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    Thumbs up il testamento politico di Pim Fortuyn

    Mai nella mia vita mi è capitato di essere d'accordo al 100% con quello che diceva o proponeva un leader politico o un partito.Ma nel caso di Fortuyn devo dire che lo sono alla grande.La perdita di questo leader è incommensurabile, più grave di quel che si pensi.Che si utilizzino almeno le sue elaborazioni x seguire la strada che ci ha tracciato.Perchè una cosa è certa:solo attraverso la ricetta-Fortuyn è possibile arrestare l'invasione allogena.

    Dal Corriere di oggi.


    DOCUMENTI La rivista «liberal», oggi in edicola, pubblica il testamento spirituale del leader estremista olandese assassinato

    Io, Pim Fortuyn, né santo né mostro

    «La violenza è vigliacca. Con i nemici dell’Occidente vale il modello Reagan»


    Forse sarebbe diventato famoso lo stesso, Pim Fortuyn. Ma quei tre colpi di pistola alla testa che l’hanno fulminato in un parcheggio di Hilversum, il mese scorso, ne hanno fatto una specie di mito. Simbolo di un’estrema destra razzista e xenofoba, quasi una filiazione di Haider e Le Pen? O invece il partito da lui stesso creato in pochissimo tempo, e consacrato fra i maggiori d’Olanda dopo la sua morte, rappresenta una realtà più sfuggente e complessa? E ancora: chi era, in realtà, l’uomo Pim Fortuyn? Un tribuno, un violento, un libertario, un provocatore maturato attraverso la dura esperienza personale di omosessualità e anticonformismo?

    Quali pensieri nascondeva il suo sguardo vagamente ironico, sottolineato dal cranio calvo e spesso da un impertinente cravattino a farfalla? La verità, almeno quella ufficiale, Pim Fortuyn l’aveva affidata l’anno scorso a un pamphlet, una specie di summa del suo pensiero. L’ultimo numero della rivista liberal , in edicola da oggi, è in gran parte dedicato allo scritto del leader olandese assassinato per mano di un ecologista fanatico. Fortuyn mescola considerazioni personali e politiche, lontane dal cliché che gli è stato cucito addosso: «dandy razzista», «leader xenofobo», «gay che odiava l’Islam». Eccone i punti principali.

    ACCUSE Quelle che gli sono rivolte («razzista», addirittura «subumano»), gli sembrano ispirate a cinico calcolo politico: «Si cerca di minare alla base la mia credibilità per mettermi fuori gioco una volta per tutte».

    VIOLENZA Va respinta «come vigliaccheria, indegna della nostra civiltà. La parola come arma - aggiunge - è l’unica strategia ammessa nella modernità».

    FONDAMENTALISMO Le sue caratteristiche sono la mancata separazione fra Chiesa e Stato e l’assenza di una magistratura indipendente. Non si manifesta solo nell’Islam: se ne trovano esempi nel cristianesimo (storicamente in Calvino, ma anche nei movimenti estremistici americani di oggi); nel comunismo (dalla Cina alla Corea del Nord a Cuba), o nell’ebraismo (il gruppo oltranzista che ha approvato l’assassinio di Rabin).

    ISLAM Il problema riguarda non la sua base dottrinaria, ma il rapporto con il sistema occidentale. Infatti «nemmeno nelle sue varianti più liberali riconosce lo Stato laico», e soprattutto nega quattro aspetti fondamentali dell’Occidente: il principio della responsabilità personale; la separazione fra Stato e Chiesa; la parità fra uomo e donna; i limiti nell’autorità degli adulti su bambini e i giovani. Queste differenze sono «non soltanto nette e problematiche, ma anche insormontabili».

    MODELLO REAGAN L’Occidente deve anzitutto definire «la propria cultura, il nucleo del proprio sistema di norme e valori. Una formulazione che dichiari allo stesso tempo i confini di ciò che è consentito e fino a che punto si può continuare con i palliativi». Una strategia della fermezza verso l’Islam dovrebbe ispirarsi a quella di Ronald Reagan verso l’Unione Sovietica: «combinare la propria definizione culturale con una dimostrazione di forza».

    ALLEATI Appoggiarsi a paesi islamici come il Pakistan è un errore: «Si tratta di un paese estremamente pericoloso e strutturalmente inaffidabile».

    RAZZISMO Nell’Olanda di oggi l’accusa è applicata «soltanto ai bianchi, mai agli abitanti di colore di origine straniera». Eppure, osserva Fortuyn, questi ultimi hanno spesso pronunciato giudizi pubblici contro gli ebrei «perseguibili penalmente».

    IMMIGRAZIONE E’ il tema che gli ha procurato l’accusa di xenofobia. Afferma testualmente: «Quello che è pieno è pieno. Attualmente abbiamo fin troppi problemi multiculturali da risolvere urgentemente, quindi dovremmo chiudere ermeticamente i confini. I soldi che così avanzano dal budget annuo, destinati alla politica di asilo, dovrebbero essere versati direttamente all’Alto Commissariato per i rifugiati dell’Onu».

    CAPITALISMO Affinché sia ben funzionante è «necessario che la responsabilità individuale abbia un posto centrale». Per questo non può esistere «una forma asiatica o giapponese di capitalismo».

    DONNE Fortuyn condanna le discriminazioni cui sono soggette da parte dell’Islam e ostenta una specie di iperfemminismo: in futuro «il timone passerà dalle mani degli uomini tradizionali a quelle delle donne e degli uomini che saranno disposti a sviluppare ed apprendere competenze e qualità femminili».

    OMOSESSUALITA’ Rievocando l’isolamento e le difficoltà sperimentate ai tempi del suo primo amore gay, nel Sessantotto, dichiara: «E’ di un’evidenza palmare che la parità tra uomo e donna, qualunque sia il loro orientamento sessuale, è uno dei valori centrali e irrinunciabili della nostra società».

    EUROPA Ha «un lato oscuro»: «le persone hanno una naturale avversione per la megalomania, la grande scala, la burocrazia e il dirigismo». Ora, afferma, «senza alcuna necessità cediamo parte della sovranità del nostro Paese a istituzioni politicamente scialbe come il Parlamento e la Commissione europea». Si dichiara poi a favore del principio di sussidiarietà, contro le sovvenzioni alla politica agricola, e per l’abolizione del parlamento di Strasburgo.


    La rivista «liberal», oltre al testo di Fortuyn pubblica una replica dell’imam di Rotterdam. Nella sezione «Primo piano», un colloquio con Edmund Stoiber, candidato al cancellierato in Germania.


    Dario Fertilio

  2. #2
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    Predefinito

    Ecco l'indice della rivista. (Credo che la sezione su Fortuyn esca come pamphlet separato, e che sia opera di Rocco Ronza--autore tra l'altro per i Quaderni Padani di un'eccezionale ricostruzione delle "radici cattoliche del libertarismo migliano").

    Primo piano

    La nuova Germania
    colloquio con Edmund Stoiber
    di Renato Cristin

    Culture politiche/Riforme impossibili?

    L'anoressia italiana?
    di Renzo Foa

    Massimalismo sindacale
    di Natale forlani

    Scriviamo le nuove regole del dialogo sociale
    di Renato Brunetta

    Oltre il 18!
    di Giorgio La Malfa

    Tre grandi riforme
    di Sergio D'Antoni

    Immobilismo che lusso!
    di Ettore Gotti Tedeschi

    Il pensiero debole del governo
    di Franco debenedetti

    La vera bomba sono le pensioni
    di Giuliano Cazzola

    Polemiche/Pistole libere?

    Dalla parte di Abele
    di Carlo Stagnaro

    Liberali e disarmati
    di Sergio Belardinelli

    A proposito di... Firenze

    No global? No Florence
    di Wanda Lattes

    Guerre e ideologie

    La verità su Jenin
    di Fiamma Nirenstein

    L'Europa nel mirino
    colloquio con Serge Klarsfeld
    di Francesca Pierantozzi

    Dagli all'ebreo
    (e subito dopo alla chiesa)
    di Rino Cammilleri

    A proposito di... sistemi elettorali

    Il figlio di Mitterrand
    di Angelo Maria Petroni

    Speciale/La scuola nell'era
    della globalizzazione

    La scuola della società etica
    di Ferdinando Adornato

    L'identità europea, declino
    o rilancio?
    di Francesco Alberoni

    Va' dove ti porta l'eros
    di James Hillman

    Maestra solitudine
    di Susanna Agnelli

    La vostra è una missione
    di Abram Yehoshua

    Religione e società/Opus dei,
    la rivincita

    Il fantasma dell'opera
    di Rodolfo Brancoli

    San Lavoro
    di Gaetano Lo Castro

    Attento a quei due
    di Francesco Cossiga

    Il dono della libertà
    di Javier Echevarria

    XXI secolo

    Un clima da non credere
    di Roger Bate

    Portfolio

    Padre Pio: più santo del suo festival
    di Mattia Feltri

    Bazar delle arti, della cultura, dello spettacolo

    Storia medioevale

    La Dama e l'unicorno...
    La prova dell'esistenza di Dio
    di Franco Cardini

    Storia contemporanea

    Salvatore Giuliano:
    la vera storia
    di Mauro Canali

    Politica

    La sconfitta annunciata
    dei riforisti per forza
    di Giuseppe Bedeschi

    La maglia nera

    Maitre à penser antiberlusconismo
    di Dino Cofrancesco

    Storia economica

    Solo la globalizzazione
    ci salva dall'Apocalisse
    di Giancarlo Galli

    Europeismo

    L'identità europea?
    Il gusto dell'avventura
    di Renato Cristin

    Il pensiero libertario

    Dall'homo oeconomicus
    all'homo agens
    di Alberto Mingardi

    Biografie

    Montanelli politico
    attraverso il giornalismo
    di Renzo Foa

    Filosofia

    La rivoluzione non è
    del proletariato
    di Emanuele Severino

    Psiche e società

    La crisi della sinistra
    un lutto da elaborare
    di Claudio Risé

    I misteri dell'universo

    E se la bomba atomica al plutonio fosse nata nella Grande piramide?
    di Emilio Spedicato

    Tascabili

    Ennio Flaiano
    leader dell'antiretorica
    di Antonio Debenedetti

    Narrativa italiana

    Anatomia di un dolore
    con lieto fine
    di Maria Pia Ammirati

    Narrativa straniera

    La rivelazione di Dio
    (e quella di Giovanni Ibba)
    di Luca Doninelli

    Rilettura

    Autioritratto cristiano
    di Carlo Betocchi
    di Leone Piccioni

    Musica classica

    Haydn e i concerti
    disconosciuti
    di Pietro Gallina

    Musica leggera

    Un po' Proust, un po' Warhol
    alla ricerca del ritmo perduto
    di Stefano Bianchi

    Autostorie

    E Lamborghini lanciò
    il guanto a ferrari
    di Paolo Malagodi

    Costume

    Come spiegare ai nostri figli
    perché il mondo brucia
    di Annamaria Guadagni

    Il rigorista

    Il sogno di vincere
    sul filo di lana
    di Darwin Pastorin

    Arte

    Ritratto parlante del Bernino
    di Marco Vallora

    Cinema

    Antonioni & co.
    maestri di paesaggi
    di Claudio Trionfera

    Design
    Prouvé ritrovato
    grazie a vitra
    di Marina Pinzuti Anzolini

    Diario culinario

    A Colonnata
    i segreti del lardo
    di Pablo Echaurren

    http://www.liberalfondazione.it

  3. #3
    PADANIA LIBERA!
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    Predefinito Re: il testamento politico di Pim Fortuyn

    Originally posted by aran banjo
    Io, Pim Fortuyn, né santo né mostro

    «La violenza è vigliacca. Con i nemici dell’Occidente vale il modello Reagan»



    ISLAM Il problema riguarda non la sua base dottrinaria, ma il rapporto con il sistema occidentale. Infatti «nemmeno nelle sue varianti più liberali riconosce lo Stato laico», e soprattutto nega quattro aspetti fondamentali dell’Occidente: il principio della responsabilità personale; la separazione fra Stato e Chiesa; la parità fra uomo e donna; i limiti nell’autorità degli adulti su bambini e i giovani. Queste differenze sono «non soltanto nette e problematiche, ma anche insormontabili».

    ALLEATI Appoggiarsi a paesi islamici come il Pakistan è un errore: «Si tratta di un paese estremamente pericoloso e strutturalmente inaffidabile».

    RAZZISMO Nell’Olanda di oggi l’accusa è applicata «soltanto ai bianchi, mai agli abitanti di colore di origine straniera». Eppure, osserva Fortuyn, questi ultimi hanno spesso pronunciato giudizi pubblici contro gli ebrei «perseguibili penalmente».

    IMMIGRAZIONE E’ il tema che gli ha procurato l’accusa di xenofobia. Afferma testualmente: «Quello che è pieno è pieno. Attualmente abbiamo fin troppi problemi multiculturali da risolvere urgentemente, quindi dovremmo chiudere ermeticamente i confini. I soldi che così avanzano dal budget annuo, destinati alla politica di asilo, dovrebbero essere versati direttamente all’Alto Commissariato per i rifugiati dell’Onu».

    CAPITALISMO Affinché sia ben funzionante è «necessario che la responsabilità individuale abbia un posto centrale». Per questo non può esistere «una forma asiatica o giapponese di capitalismo».

    OMOSESSUALITA’ Rievocando l’isolamento e le difficoltà sperimentate ai tempi del suo primo amore gay, nel Sessantotto, dichiara: «E’ di un’evidenza palmare che la parità tra uomo e donna, qualunque sia il loro orientamento sessuale, è uno dei valori centrali e irrinunciabili della nostra società».


    Questi punti li appoggio in pieno,specie la frase sul razzismo...."oggi l’accusa è applicata «soltanto ai bianchi, mai agli abitanti di colore di origine straniera"
    Saluti Padani

  4. #4
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    Predefinito Re: Re: il testamento politico di Pim Fortuyn

    Originally posted by Wyatt Earp


    Questi punti li appoggio in pieno,specie la frase sul razzismo...."oggi l’accusa è applicata «soltanto ai bianchi, mai agli abitanti di colore di origine straniera"
    Saluti Padani
    E' questo il vero scandalo.Le leggi Mancino-Gayssot valgono solo x gli occidentali, gli allogeni possono dire tutto quello che vogliono senza che nessun magistrato fiati

 

 

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