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- Ciampi ammonisce il governo sulla gestione e la vendita dei beni pubblici: sono necessarie, fa sapere in una lettera a Berlusconi resa pubblica dall'ufficio stampa del Quirinale, particolari cautele. E chiede che non rimanga lettera muta (come di solito accade) l'ordine del giorno approvato in Senato che impegna l'esecutivo "ad assicurare particolari garanzie per la gestione di tutti i beni di interesse culturale e ambientale". Insomma, se qualcuno intendesse cedere i gioielli di famiglia dello Stato per fare cassa e far tornare i conti statali, sappia che il Presidente della Repubblica vigila con attenzione.
Il Capo dello Stato coglie l'occasione per lanciare il suo monito comunicando a Berlusconi di aver promulgato il decreto legge salva deficit, approvato giovedì al Senato. Il decreto, per capire bene la questione, istituisce la "Patrimonio s.p.a.", una società cui sarà attribuito il delicato compito di avviare la grande operazione di cartolarizzazione dei beni pubblici: immobili, litorali, caserme, torri, castelli e quant'altro costituisce il patrimonio oggi infruttuoso dello Stato. I beni della "Patrimonio s.p.a." potranno essere trasferiti anche alla "Infrastrutture s.p.a", una seconda società che avrà il compito altrettanto importante di accendere i motori della ripresa economica finanziando le grandi opere pubbliche. Finanziamenti che troveranno linfa dalla emissione di titoli ad hoc, che saranno a loro volta garantiti dal patrimonio e dai diritti relativi alle stesse grandi opere pubbliche.
Lo spettro della vendita dei monumenti statali è quindi reale, e già oggetto di polemiche fra maggioranza e opposizione, fra ambientalisti e governo, ma anche all'interno della stessa compagine ministeriale, come testimonia il divorzio fra il ministro, Urbani, e il sottosegretario, Sgarbi, ai Beni culturali.
Il Senato ha pensato bene di porre dei paletti a questa prospettiva. Ciampi li sottolinea, e fa capire a Berlusconi che ne sarà in sostanza in qualche modo il garante e stimola il governo a tradurre "tempestivamente'' le indicazioni ricevute dal Parlamento in ''disposizioni operative''.
Ciampi sottolinea innanzitutto l'importanza che le due società non sfuggano al controllo di merito della magistratura contabile: bisogna che il rendiconto economico delle due società venga allegato al Rendiconto generale dello Stato per far sì che la Corte dei Conti, in sede di parificazione, possa "riferire al Parlamento anche sulla gestione della Patrimonio s.p.a.".
Ma non basta. Ciampi sottolinea con forza che dovrà essere il Cipe, e quindi non solo il ministero dell'Economia, "la sede per la ponderazione di tutti gli interessi coinvolti dall'attività di gestione dei beni del patrimonio dello Stato, in modo da assicurare che la valorizzazione del patrimonio stesso (affidata alla Patrimonio s.p.a.) sia coerente non solo con principi di economicità e di redditività ma anche con il rigoroso rispetto dei valori che attengono alle finalità proprie dei beni pubblici". Il riferimento di Ciampi è evidente: non si potrà slegare la gestione dei beni pubblici e dei monumenti "alla tutela dei predetti beni", ma anche ai principi costituzionali "culturali e ambientali, che costituiscono identità e patrimonio comune di tutto il Paese".
Infine, cita l'ordine del giorno Vizzini, che impegna il governo "ad assicurare particolari garanzie per la gestione di tutti i beni di interesse culturale e ambientale, nonché il pieno coinvolgimento del Ministro per i Beni culturali e ambientali nelle relative procedure".
Insomma, una griglia di vincoli che il governo non deve disattendere, anzi, pretende Ciampi, occorre che Palazzo Chigi "traduca tempestivamente in disposizione operative - anche attraverso gli strumenti di indirizzo, coordinamento e di direttiva che l'ordinamento attribuisce al Presidente del Consiglio dei ministri - le esigenze" che motivavano l'ordine del giorno.
E se Patrimonio s.p.a. trasferisse a Infrastrutture s.p.a. i beni? Non potrà farlo con i principali beni pubblici che restano, per la loro natura, "indisponbili" alla vendita. Bisognerà puntualizzare, chiede Ciampi al governo, "che i beni patrimoniali che ad essa possono essere trasferiti, e che la società può adibire a garanzia dell'emissione di titoli di debito per i finanziamenti di propria competenza, non possono che essere beni alienabili, affinché la garanzia sia effettiva. Il che porta implicitamente aescludere tutti i principali beni pubblici, dei quali appare necessario preservare l'indisponibilità".
(15 GIUGNO 2002; ORE 135)