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  1. #1
    Enclave MUSSOLINISTA
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    Predefinito Cosa non si legge della nostra italia........................!!!!!!!!!!!

    BRESCIA

    Arrestato marocchino di 16 anni per violenza su un bimbo di 3

    Un marocchino di 16 anni, residente in provincia di Bergamo, è stato arrestato e si trova ora in cella al Beccaria di Milano per abuso sessuale su minore. Secondo la procura di Brescia il ragazzo avrebbe abusato di un bimbo di soli 3 anni

    BRESCIA, 17 GIUGNO 2002. - Un marocchino di 16 anni, residente in provincia di Bergamo, è stato arrestato e si trova ora in cella al Beccaria di Milano per abuso sessuale su minore. Secondo la procura dei minori di Brescia, il ragazzo avrebbe abusato di un bimbo di soli 3 anni, suo connazionale, figlio di amici di famiglia e vicino di casa. Il sostituto procuratore, Nicola Castagnaro, ha chiesto e ottenuto l'ordine di custodia cautelare in carcere dal Gip, Maria Nebbia.

    La violenza è venuta alla luce il 7 giugno scorso quando i genitori del piccolo di 3 anni, trovatolo in lacrime, lo hanno portato al pronto soccorso dell'ospedale di Bergamo per degli accertamenti. I medici hanno rilasciato un referto inconfutabile: il bimbo era stato sottoposto a violenza. Accertamenti successivi hanno portato ad individuare nel 16enne marocchino il responsabile. L'arresto è stato operato dalla polizia giudiziaria della procura dei minori di Brescia, che ha competenza territoriale anche per la provincia di Bergamo.

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    «Ha violentato per anni un bambino»: stamani a processo


    AREZZO — E' accusato di aver violentato per tre anni un bambino di Sansepolcro che all'epoca dei fatti ne aveva poco più di undici. Un operaio marocchino, con regolare permesso di soggiorno, stamattina in tribunale dovrà rispondere dell'accusa di violenza carnale nei confronti di un minore, un minore che è rimasto nell'incubo e nel silenzio per mesi.
    I fatti risalgono al 1996, quando il marocchino, che faceva il muratore, cominciò a frequentare la famiglia del piccolo e riuscì a guadagnarsi la fiducia dei genitori tanto da riuscire a rimanere solo con lui.
    Ma anziché accudirlo e proteggerlo, come fa un amico, in quelle ore diventava l'orco che si approfittava dell'innocenza ignara del bambino.
    Un'innocenza che è stata violata per tre anni, finché un giorno la giovane vittima non ha rivelato tutto alla famiglia, finché non si è rotto quel velo di terrore e di orrore che l'aveva tenuto legato al falso «amico».
    Oggi il processo riporterà alla luce quei fatti tremendi e visto che si tratta di un episodio particolarmente delicato, con ogni probabilità l'udienza si svolgerà a porte chiuse.
    La famiglia, che si è costituita parte civile, sarà tutelata dall'avvocato Marco Messeri.





    Violenta minore: libero

    Condannato per atti contro sedicenne, ma non andrà in carcere


    PERUGIA — Neppure un giorno di carcere scontato, nè la prospettiva che finisca in cella nemmeno ora che il Tribunale di Perugia lo ha condannato a tre anni e sei medi di reclusione per violenza sessuale contro un ragazzino di sedici anni. La sentenza non porterà dentro una galera un artigiano di 29 anni condannato per turpi atti commessi contro un adolescente che lavorava saltuariamente dentro la sua bottega. Non ne pubblichiamo il nome, perchè altrimenti sarebbe riconoscibile il minore vittima delle perverse attenzioni.
    Ma non è la sola storia sbagliata che emerge oggi: un marocchino di 37 anni è infatti comparso davanti ai giudici del Tribunale di Perugia perchè accusato di costringere un diciottenne con problemi psichici a subire le sue voglie sessuali.
    Vivono, accusato e ragazzo violentato, a pochi metri di distanza, nella stessa frazione dell'hinterland perugino.
    Servizio a pagina 7






    ROVIGO: MAROCCHINO STUPRA UN'OTTANTENNE
    Come colto da un raptus ha violentato l'anziana ma è stato arrestato dai carabinieri


    ROVIGO, 24 MAGGIO 2001 - Con l'accusa di violenza sessuale e tentato omicidio, i carabinieri di Badia Polesine (Rovigo) hanno arrestato un marocchino - di cui non si conoscono al momento le generalità - che ha stuprato e tentato di uccidere un'ottantenne.


    La donna è stata aggredita dall'uomo mentre era nei campi a lavorare la terra in località Villa Fora, una frazione di Badia Polesine. Come preso da un raptus, il marocchino, che transitava in bicicletta, vista l'ottantenne le si è avvicinato e l'ha aggredita trascinandola in un fosso dove l'ha violentata per poi tentare di ucciderla strangolandola.


    A salvare la donna è stato un agricoltore che, passando di lì con un trattore, si è accorto di quanto stava accadendo.L'uomo ha tentato di bloccare l'extracomunitario che però è riuscito a fuggire. L'agricoltore ha quindi chiamato i carabinieri che in pochi minuti si sono messi alla ricerca dell'uomo e a circa un chilometro di distanza da dove si è consumata la violenza, l'hanno bloccato e arrestato.









    Lecce, bandito muore per 26 milioni
    Tragica sparatoria tra malviventi e carabinieri durante rapina in ufficio postale: due complici feriti, un quarto catturato. Bottino da miseria. In azione la Sacra corona libera


    SALICE SALENTINO (LECCE), 23 MAGGIO - Un rapinatore è stato ucciso altri due sono stati feriti in un conflitto a fuoco con le forze dell' ordine durante una rapina compiuta questa mattina, poco dopo le 9, in un ufficio postale a Salice Salentino. Un quarto rapinatore, rimasto illeso, è stato arrestato.
    Il rapinatore ucciso è Giancarlo Tursi, di Mesagne. Il suo corpo è rimasto a lungo all' interno di una Lancia Delta gialla utilizzata per la rapina. I due feriti, anche loro di Mesagne, sono Fabrizio Zurlo e Antonio Petiti, mentre il quarto rapinatore, Arcangelo Gallone, è di Latiano.
    Secondo gli investigatori, i quattro farebbero parte di una banda specializzata negli assalti agli uffici postali che, negli ultimi mesi, avrebbe compiuto numerose rapine in centri del nord del leccese, al confine con la provincia di Brindisi.
    Contrariamente a quanto si era appreso in un primo momento, la sparatoria si è verificata quando la rapina era già stata compiuta. A dare l' allarme, infatti, sarebbe stato un passante, accortosi di quanto stava avvenendo. Per entrare nell' ufficio postale, i rapinatori hanno sfondato una vetrata sparando a raffica una trentina di colpi con un fucile a canne sovrapposte, un automatico calibro nove e un kalashnikov.
    La pattuglia, composta da due carabinieri, è arrivata mentre i rapinatori erano ancora nell' ufficio postale. I militari hanno quindi atteso e quando i rapinatori, con un borsone in mano, sono usciti dall' ufficio dirigendosi verso la vettura sulla quale sarebbero fuggiti, hanno intimato l'alt. Sempre secondo la ricostruzione fatta dagli investigatori, i rapinatori non si sono fermati, ed è cominciata la sparatoria.

    UN BOTTINO MISEREVOLE
    Avevano preso poco più di 26 milioni di lire gli uomini che stamane hanno rapinato l'ufficio postale di Salice Salentino ed hanno finito la loro corsa sotto il fuoco delle armi di una pattuglia di carabinieri.
    Il rapinatore ucciso si chiamava Antonio Petiti, di 50 anni, di Mesagne (e non Giancarlo Tursi, come si era detto in un primo momento). I malfattori feriti sono Arcangelo Gallone, di 27 anni, di Latiano (Brindisi), e Fabio Zurlo, di 25, di Mesagne: le loro condizioni non sono gravi, sono stati colpiti alle gambe e alle braccia. Il rapinatore rimasto illeso è Giancarlo Tursi, di 30 anni, di Mesagne.
    Tutti e quattro hanno precedenti penali per ricettazione, detenzione di armi e reati contro il patrimonio. Tursi e Petiti erano detenuti sino al marzo scorso.
    L'azione con la quale i quattro hanno fatto la rapina - secondo la ricostruzione fatta dalle forze di polizia - è stata da guerriglia, un vero e proprio assalto.
    Dopo che i malfattori sono arrivati dinanzi all'ufficio postale con una Lancia Delta gialla, Petiti - secondo una prima ricostruzione - è rimasto in automobile a fare il palo; Tursi, Zurlo e Gallone hanno assaltato l'ufficio postale: una trentina di colpi di fucili e di mitragliatore kalashnikov per abbattere una vetrata ed entrare nel locale interno all' ufficio, quello dov' era il denaro: la vetrata ha resistito, ma non ha retto la porta passapacchi.
    Fattisi consegnare il danaro, i malfattori sono usciti di corsa, ma la loro azione violenta aveva già richiamato l'intervento di una pattuglia dei carabinieri, che li attendeva all' esterno. I rapinatori hanno tentato di fuggire, i militari hanno intimato loro l' alt per due volte; Petiti che era in automobile ha avuto la peggio quando è cominciata la sparatoria.
    Sul posto si è recato il sostituto procuratore di Lecce Leonardo Leone de Castris.
    Negli ultimi mesi, sono assai numerose rapine le rapine compiute in uffici postali in centri al confine tra le province di Brindisi e di Lecce: gli investigatori stanno cercando di accertare se i quattro componenti del commando odierno abbiano partecipato anche a quegli assalti.

    SACRA CORONA LIBERA
    È la Sacra corona libera del 'marocchino' Antonio Vitali, il boss mesagnese finito sotto inchiesta per traffici di sigarette di contrabbando ma anche per traffico di droga ed estorsione, quella che - secondo gli investigatori brindisini - stamattina è entrata in azione nell' ufficio postale di Salice Salentino, comue al confine tra le province di Brindisi e di Lecce.
    Antonio Petiti, di Mesagne (Brindisi), il rapinatore morto nel corso di un conflitto a fuoco con i carabinieri, era infatti - secondo le forze di polizia - un affiliato al gruppo criminale di Vitali. Con lui era finito in carcere già lo scorso anno per associazione per delinquere di stampo mafioso. Petiti, del resto, era molto conosciuto a Mesagne per i suoi precedenti penali per rapina.
    Stessi precedenti anche per gli altri tre malfattori arrestati subito dopo la rapina all' ufficio postale: Fabrizio Zurlo e Giancarlo Tursi, entrambi di Mesagne, e Arcangelo Gallone, di Latiano. Non si sa se anche ora siano aderenti o solo contigui alla Sacra corona libera, l' organizzazione mafiosa pugliese nata dalle ceneri della 'storica' Sacra corona unita.








    La Polfer arresta in stazione il marocchino accusato
    di aver violentato e rapinato una ragazza ad Arezzo


    E' stato arrestato in stazione a Livorno dalla Polfer uno dei delinquenti che il 31 luglio ad Arezzo avevano rapinato e violentato una trentenne senese che tornava da un concerto di Eugenio Finardi a Badia al Pino: si tratta di un marocchino di 21 anni, F.J. Gli agenti della Polfer sono stati messi in allarme dal fare sospetto col quale un giovane extracomunitario si aggirava per la stazione e con la velocità con la quale, appena li ha visti, si è avvicinato a un treno in partenza per Genova. Lo hanno avvicinato e gli hanno chiesto i documenti: lui ha dato un nome ma ha nicchiato e durante la perquisizione è venuto fuori il permesso di soggiorno che pareva in regola. Per scrupolo, comunque, gli agenti lo hanno invitato ad accompagnarli per un controllo al terminale. E qui il marocchino è stato smascherato.
    La Polfer labronica lo aveva già fermato domenica, il giorno dopo lo stupro, sulla linea Livorno-Grosseto perchè era senza biglietto e lo aveva multato. In quell'occasione però non era stato riconosciuto perché il nome non era ancora inserito nel terminale.







    FIRENZE

    Nasce l'associazione donne arabe e italiane

    Le socie arabe sono le ambasciatrici e le consorti di altri rappresentanti governativi arabi a Roma; le italiane rappresentano il mondo imprenditoriale, professionale, culturale e sociale in Italia

    FIRENZE, 17 GIUgno 2002 - Donne arabe e italiane unite in una associazione allo scopo di incoraggiare gli scambi culturali e sociali tra due mondi così lontani culturalmente e tuttavia così vicini geograficamente e storicamente.
    A questo scopo è stata costituita a Firenze l' associazione Aiwa, Arab Italian Women Association«, una realtà tutta al femminile, che avrà due sedi, una a Roma e una nel capoluogo toscano. Le socie arabe sono le ambasciatrici e le consorti di altri rappresentanti governativi arabi a Roma; le italiane rappresentano il mondo imprenditoriale, professionale, culturale e sociale in Italia.

    Tra i primi compiti che si prefigge Aiwa quello della divulgazione della cultura araba in Italia, e di quella italiana nei paesi arabi, tramite mostre, convegni, attività di studio e di scambi, unendo folklore e tradizione e favorendo anche il turismo tra questi due mondi. Il consiglio direttivo è costituito da otto persone di cui quattro arabe e quattro italiane. La presidente onoraria è Sua altezza reale la principessa Fadwa Al-Saud, moglie dell' ambasciatrice dell' Arabia Saudita a Roma, mentre la presidente del consiglio direttivo è la Signora Yasmine Reguieg, moglie dell' ambasciatore dell'Algeria a Roma. La Vice- Presidente è Marialina Marcucci, ex vicepresidente della Regione Toscana ed attualmente la presidente di Ultima Communication srl. Gli altri membri sono: la signora Anoud Rifae, moglie dell' ambasciatore di Giordania, la signora Fathiya Al-Araimi, moglie dell' ambasciatore dell'Oman, e Lamya Al-Saqqaf, dell' ufficio stampa dell' ambasciata del Kuwait.

    Tra le italiane, oltre alla vice-presidente Marialina Marcucci, fanno parte del consiglio, la duchessa Silvia d' Aosta, la signora Teresa Becagli, Randa Eid Passalacqua, editore e promotrice dell' iniziativa. Il consiglio direttivo dura in carica due anni e la presidenza toccherà alternativamente ad una rappresentante del mondo arabo e ad una italiana. Le socie, fino ad un numero massimo di 150, dovranno contribuire alla vita associativa, organizzando convegni di studio, congressi, conferenze, manifestazioni. L'associazione viene definita apartitica, apolitica e non ha scopo di lucro.














    .

  2. #2
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    Brutti razzisti e Xenofobi!!!!!

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    Buon riassunto, anche se le "bellezze" della società multirazziale ormai sono all'ordine del giorno.

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    Sassi dal cavalcavia, arrestati 3 marocchini
    Tentato omicidio: è l'accusa per 3 marocchini autori di una fitta sassaiola da un cavalcavia. Nessuno è rimasto ferito, ma i sassi hanno sfondato il parabrezza e ammaccato la carrozzeria di una macchina.

    GENOVA - Sono stati arrestati con l'accusa di tentato omicidio tre marocchini autori di una fitta sassaiola da un cavalcavia. Gli immigrati, tutti regolari hanno lanciato sassi contro giovani passanti e auto parcheggiate, nel quartiere di Nervi. I tre non hanno ferito nessuno, ma hanno sfondato il parabrezza e ammaccato la carrozzeria della Golf di due giovani di Milano.
    I tre marocchini, uno di 19 anni e due di 17, sono stati arrestati dai carabinieri nella notte fra sabato e domenica. Sono accusati anche di danneggiamenti. Il maggiorenne, abitante nel centro storico, anche di induzione di minori a commettere reati.
    Il lancio di pietre è avvenuto intorno alle tre del mattino di domenica. Dall' alto del cavalcavia su via Gazzolo della ferrovia Genova-Roma, i marocchini hanno cominciato a lanciare le pietre della massicciata, usando anche un bastone. I tre hanno preso di mira un gruppo di ragazzi che si trovavano sulla strada e le auto parcheggiate. Fra queste, la Golf di una coppia di 20enni milanesi, che ha avuto il parabrezza sfondato e ammaccature su tutta la carrozzeria.
    I genovesi e la coppia di milanesi hanno dovuto rifugiarsi sotto il cavalcavia. Sull'asfalto sono state trovate 70 pietre. Un ragazzo genovese di 25 anni ha schivato un sasso che gli stava arrivando in testa ed è stato colpito alla schiena, senza riportare lesioni. I giovani hanno visto due ragazzi sul
    cavalcavia e hanno chiamato i carabinieri, che hanno mandato subito un'auto sul posto. Ai militari i giovani hanno fornito una descrizione dei lanciatori.

    Perlustrando la zona, i carabinieri hanno trovato poco lontano i tre marocchini seduti su di una panchina, nei pressi di una scalinata che porta alla ferrovia. Due di loro corrispondevano alla descrizione dei lanciatori fornita dalle vittime. Gli stranieri avevano ancora le mani sporche della polvere rossastra sulle pietre e sono stati bloccati. Sul cavalcavia è stato trovato il bastone usato per i lanci.
    (da IL NUOVO - 17 GIUGNO 2002)

    Migliaia e migliaia di immigrati hanno invaso il nostro Paese! Solo il blocco dell'immigrazione e l'immediata espulsione dei clandestini può mettere fine a questa minaccia!
    Degrado, disgregazione sociale, contaminazione della nostra identità nazionale: sono questi i "vantaggi" della multiculturalità?

    BASTA IMMIGRAZIONE, FERMIAMO L'INVASIONE!

 

 

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