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Discussione: Super Size Me

  1. #1
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    Ma McDonald's fa rima con libertà!
    di Tiziano Buzzacchera - 15 aprile 2005


    Gli americani sono un popolo di obesi: colpa naturalmente dei fast-food, tra cui spicca McDonald's, tanto per completare il consueto clichè. E' questa presunta verità, rimescolata comodamente da coloro che pretendono di difenderci dal famigerato "imperialismo culturale americano", ad animare Super Size me, documentario realizzato da Morgan Spurlock e uscito da pochi giorni nelle sale cinematografiche del Belpaese. Acclamato come un «appello per bambini ed adulti a svegliarsi» (Aaron Beierle, Dvdtalk.com), negli Stati Uniti l'ultima fatica di questo giovane regista del West Virginia è già oggetto di discussioni accese e polemiche roventi. Ascoltato come un Cristo in processione, Spurlock ha affermato che il film è, o promette di essere, un tentativo di «generare maggiore consapevolezza e denunciare la dipendenza senza protezioni dal fast-food». Bene, bravi, bis.

    In realtà, non c'è da aspettarsi granchè da Super Size me: l'epigono di Michael Moore si è nutrito per trenta giorni solamente presso i locali McDonald's, è ingrassato di circa 12 chili ed ha visto salire la sua pressione del sangue ed il suo colesterolo. Dunque, seguendo questa teoria, il Big Mac fa male, la patata fritta di più, il ketchup non ne parliamo, che schifo il muffin e diventiamo tutti-vegetariani-che-è-meglio. Già visto, già sentito. Precisiamo: che mangiare nei fast-food faccia male alla salute e produca sovrappeso o meno sono questioni su cui la comunità scientifica ha prodotto una scintillante incertezza. In altre parole, non ha ancora fornito una risposta definitiva. Alla luce di ciò, il fumettone di Spurlock non acquista certo i crismi della scientificità, ma al contrario si presenta come un domino di incoerenze.

    A mettere a tacere i cantori del "dagli al cheeseburger" ci ha pensato Ruth Kava dell'American Council on Science and Health, che ha ricordato come altre due persone, Soso Whaley e Chazz Weaver, si siano sottoposte all'esperimento tentato da Spurlock e come in entrambi i casi abbia dato esiti opposti a quelli registrati in Super Size me: i due si sono cibati esclusivamente di prodotti con marchio McDonald's ed hanno perso peso, nonchè migliorato il loro livello di colesterolo. D'altro canto - chiosa Kava - è importante sottolineare che «non è solo ciò che si mangia che fa la differenza, ma anche quante calorie contiene un prodotto e quanto queste sono bilanciate da una corretta attività fisica» che nel film è stata volutamente limitata.

    Sandy Szwarc, su Tech Central Station, ha incastonato una serie di confutazioni in merito ai persistenti miti sull'obesità: in particolare, la Szwarc cita un rapporto del professor Paul Campos, secondo il quale la percentuale di persone che negli States si avvicina o supera le trecento libbre (centotrentasei kg, ndr) di peso è inferiore al 2%. Ed è un altro professore, Paul Ernsberger, a dimostrare l'inconsistenza di qualsiasi rapporto causa-conseguenza fra alimentazione da fast-food e obesità: «ci sono pochissime prove che le persone grasse vi mangino in misura maggiore delle persone magre». Infatti, sempre secondo Ernsberger, studi di marketing segnalano come i tipici frequentatori dei fast-food siano i giovani maschi bianchi single, un gruppo demografico relativamente esiguo composto solitamente da individui con corporatura normale contrariamente, per esempio, alle donne di mezza età che, pur essendo la fascia di popolazione più corpulenta, raramente si accomodano in quel tipo di locali.

    Ma il piatto forte su cui gioca Supersize me è tutt'altro, e molto di più. Non c'entrano finalità pedagogiche o consigli per la salute, che magari sarebbe pure affare nostro. Per Spurlock, in realtà, il problema è a monte: dove finisce la responsabilità dell'individuo e inizia quella delle hamburgerie? Non a caso, il biasimo del regista va verso il lato dell'offerta, colpevole a suo dire di fornire porzioni di cibo troppo abbondanti senza tenere conto del fatto che questo andrebbe a svantaggio di chi acquista, incapace di gestirsi in maniera autonoma. Tralasciando il fatto che gli uomini hanno una libera volontà e non sono dei robot (ma questo non sfiora ovviamente la mente del nostro), perchè dovrebbe essere colpa di chi vende? Sarà vero, sarà falso che McDonald's offre quantità "eccessive" dei suoi prodotti, ma il giudizio su che cosa sia "troppo" rimane eminentemente soggettivo. Anzi, probabilmente il consumatore sarà ben felice di aver a che fare con un panino succulento e un bel gelatone, perchè penserà che i suoi soldi sono stati ben spesi.

    Il vero tarlo degli esponenti del partito anti-McDonald's è un'altro: che siate voi ad agire pensando con la vostra testa e non loro a prendersi cura di voi. Perchè la possibilità di scegliere implica la responsabilità individuale, proprio ciò che Spurlock e compagnia vorrebbero tanto togliervi. Stiamo attenti a non farci fregare.

    Tiziano Buzzacchera

    http://www.ragionpolitica.it/testo.3333.html
    "Non spargerai false dicerie; non presterai mano al colpevole per essere testimone in favore di un'ingiustizia. Non seguirai la maggioranza per agire male e non deporrai in processo per deviate la maggioranza, per falsare la giustizia. Non favorirai nemmeno il debole nel suo processo" (Esodo 23: 1-3)

  2. #2
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    Predefinito io ci vedo anche

    la solita guerra tanto amata da Michael Moore contro le Corporation...

  3. #3
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    Predefinito Re: Super Size Me

    Originally posted by Stonewall
    Ma McDonald's fa rima con libertà!
    di Tiziano Buzzacchera - 15 aprile 2005


    Gli americani sono un popolo di obesi: colpa naturalmente dei fast-food, tra cui spicca McDonald's, tanto per completare il consueto clichè. E' questa presunta verità, rimescolata comodamente da coloro che pretendono di difenderci dal famigerato "imperialismo culturale americano", ad animare Super Size me, documentario realizzato da Morgan Spurlock e uscito da pochi giorni nelle sale cinematografiche del Belpaese. Acclamato come un «appello per bambini ed adulti a svegliarsi» (Aaron Beierle, Dvdtalk.com), negli Stati Uniti l'ultima fatica di questo giovane regista del West Virginia è già oggetto di discussioni accese e polemiche roventi. Ascoltato come un Cristo in processione, Spurlock ha affermato che il film è, o promette di essere, un tentativo di «generare maggiore consapevolezza e denunciare la dipendenza senza protezioni dal fast-food». Bene, bravi, bis.

    In realtà, non c'è da aspettarsi granchè da Super Size me: l'epigono di Michael Moore si è nutrito per trenta giorni solamente presso i locali McDonald's, è ingrassato di circa 12 chili ed ha visto salire la sua pressione del sangue ed il suo colesterolo. Dunque, seguendo questa teoria, il Big Mac fa male, la patata fritta di più, il ketchup non ne parliamo, che schifo il muffin e diventiamo tutti-vegetariani-che-è-meglio. Già visto, già sentito. Precisiamo: che mangiare nei fast-food faccia male alla salute e produca sovrappeso o meno sono questioni su cui la comunità scientifica ha prodotto una scintillante incertezza. In altre parole, non ha ancora fornito una risposta definitiva. Alla luce di ciò, il fumettone di Spurlock non acquista certo i crismi della scientificità, ma al contrario si presenta come un domino di incoerenze.

    A mettere a tacere i cantori del "dagli al cheeseburger" ci ha pensato Ruth Kava dell'American Council on Science and Health, che ha ricordato come altre due persone, Soso Whaley e Chazz Weaver, si siano sottoposte all'esperimento tentato da Spurlock e come in entrambi i casi abbia dato esiti opposti a quelli registrati in Super Size me: i due si sono cibati esclusivamente di prodotti con marchio McDonald's ed hanno perso peso, nonchè migliorato il loro livello di colesterolo. D'altro canto - chiosa Kava - è importante sottolineare che «non è solo ciò che si mangia che fa la differenza, ma anche quante calorie contiene un prodotto e quanto queste sono bilanciate da una corretta attività fisica» che nel film è stata volutamente limitata.

    Sandy Szwarc, su Tech Central Station, ha incastonato una serie di confutazioni in merito ai persistenti miti sull'obesità: in particolare, la Szwarc cita un rapporto del professor Paul Campos, secondo il quale la percentuale di persone che negli States si avvicina o supera le trecento libbre (centotrentasei kg, ndr) di peso è inferiore al 2%. Ed è un altro professore, Paul Ernsberger, a dimostrare l'inconsistenza di qualsiasi rapporto causa-conseguenza fra alimentazione da fast-food e obesità: «ci sono pochissime prove che le persone grasse vi mangino in misura maggiore delle persone magre». Infatti, sempre secondo Ernsberger, studi di marketing segnalano come i tipici frequentatori dei fast-food siano i giovani maschi bianchi single, un gruppo demografico relativamente esiguo composto solitamente da individui con corporatura normale contrariamente, per esempio, alle donne di mezza età che, pur essendo la fascia di popolazione più corpulenta, raramente si accomodano in quel tipo di locali.

    Ma il piatto forte su cui gioca Supersize me è tutt'altro, e molto di più. Non c'entrano finalità pedagogiche o consigli per la salute, che magari sarebbe pure affare nostro. Per Spurlock, in realtà, il problema è a monte: dove finisce la responsabilità dell'individuo e inizia quella delle hamburgerie? Non a caso, il biasimo del regista va verso il lato dell'offerta, colpevole a suo dire di fornire porzioni di cibo troppo abbondanti senza tenere conto del fatto che questo andrebbe a svantaggio di chi acquista, incapace di gestirsi in maniera autonoma. Tralasciando il fatto che gli uomini hanno una libera volontà e non sono dei robot (ma questo non sfiora ovviamente la mente del nostro), perchè dovrebbe essere colpa di chi vende? Sarà vero, sarà falso che McDonald's offre quantità "eccessive" dei suoi prodotti, ma il giudizio su che cosa sia "troppo" rimane eminentemente soggettivo. Anzi, probabilmente il consumatore sarà ben felice di aver a che fare con un panino succulento e un bel gelatone, perchè penserà che i suoi soldi sono stati ben spesi.

    Il vero tarlo degli esponenti del partito anti-McDonald's è un'altro: che siate voi ad agire pensando con la vostra testa e non loro a prendersi cura di voi. Perchè la possibilità di scegliere implica la responsabilità individuale, proprio ciò che Spurlock e compagnia vorrebbero tanto togliervi. Stiamo attenti a non farci fregare.

    Tiziano Buzzacchera

    http://www.ragionpolitica.it/testo.3333.html

    E bravo Tiziano!!!!!!!!!!!! Ho lasciato un commento su ragiopolitica.
    Bravo Brave!!!!!!!!!

  4. #4
    Straborghese
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    Ehm, ragazzi, vi ringrazio di cuore, ma mi fate arrossire.... Grazie anche a Stonewall per aver postato il pezzo.

  5. #5
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    ieri l'altro tornando a casa, e visto che era tardi, mi sono fermato a pranzo da un mc-donald.... petto di pollo alla piastra, insalata mista, frutta......

    non mi ricordo come si chiama il menu'.... non sono un praticante acceso.... ma non demonizziamo..... alla fine ognuno mangia quello che vuole.. anche al mc-donald...
    X

  6. #6
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    Si. Tutto vero.La ridicola,falso salutista"hamburger-fobia". Gli strumentali attacchi ai Mc Donald's. Ma vorrei anche notare 2 cose:
    1) I Michael Moore vari non " ce l'hanno",davvero, con le grandi corporations. Ma solo con alcune,pochissme specifiche corporations non completamente "disciplinate" e allineate politicamente.Fondamentalmente..3: I.R.A( cioe'..armi).Compagnie del tabacco e "Mc Donald's".Punto. Nessun altra. E...
    2) A dirla tutta ..io ...NON ho in grande simpatia i Mc Donald's e le varie, invadentissime, ultra-sempre-presenti catene e corporations americane.Sono una specie di Fiat versione americana,che usufruiscono di grandissimi vantaggi, protezioni politiche legali arbirarie ed anche sussidi . Sono dei monopoli che,oltretutto, rendono questa nazione triste, noiosissima e tutta uguale. Da una costa all'altra.
    Un esempio:Mi trovavo alcuni mesi orsono,per lavoro, a guidare in una citta diversa e lontanissima dalla mia : Cincinnati. Di notte, stanco e dopo il lavoro.
    Ebbene,a un certo punto...mi ero dimenticato di trovarmi li'! Credevo di trovarmi ancora a Los Angeles...
    tanta era la similitudine del paesaggio!
    Un "Walmart" dopo un "Mc Donald's", dopo un "Arby" che segue un "Toys'r'us",che, apparentemente..precede un .."Burger King", un "Border",un "Danny's"..etc. etc. etc...ad infinitum.
    Stessi simboli.Stessi luminosi cartelloni. Dove trovi SEMPRE,SOLO, lo stesso identico prodotto, servizio,immagine e standard.
    Ti fa' pensare che, in fondo,chi,in Europa o in Italia, non voglia essere totalmente invaso e soggiogata dalla cultura e dall'immagine americana,anche se per ragioni e con modi diversi dai miei, anche se completamente sballati,..dopotutto...non abbia nemmeno tutti i torti.
    Cio' che ,invece e' importante ed interessante, qui', e' il falso,inventatissimo, noiosissimo salutismo antiscientifico da 2 soldi,dei rompicoglioni raccontafrottole professionisti a tempo pieno.
    QUELLO vale SEMPRE la pena di smascherare.
    Ciao.

 

 

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