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Discussione: Le linee di Nazca

  1. #1
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    Predefinito Le linee di Nazca

    Dal sito http://www.edicolaweb.net/edicola.htm

    NAZCA: GEOMETRIE AERONAUTICHE
    di Mauro Paoletti

    http://www.edicolaweb.net/edic020a.htm

  2. #2
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    Predefinito

    Dal sito http://www.scienzeemisteri.it/index.htm

    I disegni di Nazca

    Nazca è una località del Perù che ha dato il nome alla omonima civiltà tra il III e il X secolo. Si tratta di una superficie di 520 km quadrati, sulle Ande, dove sono state tracciate, in epoche remote, centinaia di linee perfettamente allineate a formare enormi disegni geometrici raffiguranti figure soprattutto di animali. Tali immagini, chiamate geoglifici sono enormi e disseminati nella pampa che circonda la città di Nazca, uno dei territori più brulli ed aridi del pianeta, dove negli ultimi diecimila anni è caduta pochissima pioggia, dove un impronta lasciata da uomo o animale rimarrebbe a testimoniarne il passaggio per decenni.

    Situato ai piedi delle Ande, che qui assumono un cupo colore nero violaceo, questo territorio è composto principalmente da sabbia, argilla e calcite, spezzato saltuariamente da aguzzi frammenti di roccia rossiccia. La loro presenza era pressoché ignorata, se non per qualche sparuto appunto lasciato dai cronisti spagnoli intorno al 1600. Il primo a prendere nota dei disegni fu un archeologo peruviano di nome Julio Tello nel 1926, ma lo studio vero e proprio del sito fu operato dall'archeologo americano Paul Kosok (1941). Tutte le linee di Nazca sono semplicemente state incise raschiando la roccia in superficie fino a mettere a nudo il giallo terreno sottostante.

    Poichè esiste alcuna prova o reperto che indichi l'utilizzo di animali da traino, è lecito pensare che tutto il lavoro sia stato eseguito a mano. Un numero imprecisato di righe, di larghezza e lunghezza variabili - si pensi che una addirittura è lunga 65 km - si aprono a ventaglio in tutte le direzioni, incrociandosi spesso tra loro in maniera apparentemente casuale. Giganteschi rettangoli, triangoli, trapezi, riportano alla mente le piste di atterraggio dei moderni aeroporti, mentre forme astratte distribuite insieme a profili di animali formano immensi disegni distribuiti un po' su tutta la complessa rete di linee interpretabili come piste di atterraggio di UFO o più realisticamente fossero una modalità di dialogo con gli dei.

    Le immagini più spettacolari sono il ragno, vari tipi di uccelli, come il condor e il colibrì, un fiore (figura), la scimmia (figura), la balena, il serpente, la lucertola. Le dimensioni sono ciclopiche: la lucertola, per esempio, è lunga circa 180 metri; gli uccelli vanno da un min. di 25 m ad un massimo di 275 m; altre figure occupano lo spazio di tre campi di calcio. .

    Ma anche l'accuratezza del dettaglio con cui queste figure sono state "disegnate" è qualcosa di incredibile; è stato possibile procedere alla classificazione del ragno: appartiene al gruppo dei Ricinulei, uno degli aracnidi più rari al mondo, le cui specie vivono solo nelle zone più inaccessibili della foresta amazzonica, presenta all'estremità inferiore il caratteristico organo riproduttivo, un meccanismo copulatore che normalmente è visibile solo con grande difficoltà ad occhio nudo.

    Sparsi in tutta la zona, poi, vi sono migliaia di mucchi di pietra, simili ai ben noti tumuli europei, che sicuramente avevano un preciso scopo. Vicino ad essi sono stati ritrovati resti di pali di legno che, molto probabilmente, servivano da punto di riferimento per controllare l'esecuzione delle immagini, mentre su altri sono evidenti segni di sacrifici di animali. Al confine di questo territorio vi sono inoltre una serie di statue ed incisioni nella roccia. Una di queste è composta da un doppio masso alto 25 metri, modellato a forma di testa umana e ricoperto di disegni che, secondo taluni, stanno a raffigurare le quattro razze dell'uomo. Particolare curioso è che molte delle sculture incise sui fianchi della roccia sono visibili solo quando illuminate dal sole, a una precisa ora del giorno o in una particolare stagione dell'anno. La maggior parte delle linee sono state tracciate sopra le figure stesse e ciò sta ad indicare che i geoglifici sono stati eseguiti in due fasi: prima i disegni veri e propri, e, solo in seguito, il complesso intrico di linee e rette.

    Gli autori di quest'opera immane sono quasi certamente gli Indios Nazca, una popolazione antecedente gli Inca, e risalgono ad un periodo che va dal 500 a.C. al 500 d.C. Questo popolo di semplici agricoltori, dediti alla natura e a tutti gli esseri viventi, non ha però lasciato discendenti o testimonianze di scrittura, solo qualche reperto nelle migliaia di tombe scoperte, per cui i veri motivi che li hanno spinti ad intraprendere un lavoro così mastodontico sono a noi ancora oscuri, anche se qualche ipotesi, più o meno suggestiva, è stata fatta.

    Uno dei primi riferimenti alle "Piste di Nazca" le troviamo nelle documentazioni di un magistrato spagnolo al seguito dei conquistadores, tale Luis de Monzon, il quale descrive le tracce di alcuni sentieri, di pietra lavorata e di reperti archeologici di non ben precisata natura ed inoltre fa riferimento a certi Viracochas, una piccola tribù giunta da un altro "paese" e vissuta prima degli Inca. Pare che gli appartenenti a questa tribù fossero venerati dagli indiani venuti dopo di loro e che le piste siano state costruite in loro il onore.

    Come già detto un'altra ipotesi sostiene che le grandi rette avrebbero rappresentato delle piste di atterraggio per navi spaziali extraterrestri, ma il terreno in quei punti è troppo morbido e non permette l'atterraggio di nessun tipo di velivolo. E' certo che non erano neanche strade, poiché alcune finiscono all'improvviso ai piedi o in cima ad una montagna ed altre non conducono in nessun luogo.

    Grande rilievo ha avuto inoltre l'ipotesi di Paul Kosok, il primo reale studioso delle linee, che giunse alla conclusione che le righe rappresentassero un calendario astronomico. Tale pensiero venne ripreso dall'astronoma e matematica tedesca Maria Reiche, secondo cui attraverso i disegni era possibile determinare i giusti periodi per la semina e per il raccolto, i solstizi e gli equinozi, le eclissi del sole e della luna secondo modelli e schemi comuni nelle antiche culture della Terra. Le grandi dimensioni delle immagini, le loro perfette proporzioni, le righe eccezionalmente diritte, hanno fatto nascere numerose congetture sui metodi utilizzati dagli indios per realizzare le loro opere. Le rette possono essere state tracciate semplicemente utilizzando tre pali di legno come punto di riferimento per allineare le linee ad occhio.

    Un'altra idea suggestiva è che i Nazca potessero volare grazie a rudimentali mongolfiere, e che controllassero il corso dei lavori, e la direzione delle linee, dall'alto, tanto più che le figure, visto le loro grandi dimensioni, si suppone potessero essere apprezzate pienamente solo osservandole da una certa altezza. A conferma di tale ipotesi ci sono le pitture che adornano il vasellame ritrovato nella zona che mostrano immagini di oggetti indentificabili con mongolfiere o, per lo meno, aquiloni.

    Inoltre, alla fine di molte delle linee tracciate, sono state rinvenute delle buche circolari contenenti rocce annerite, probabili "fosse di combustione" che servivano a lanciare in area gli aerostati grazie all'aria calda sprigionata dal fuoco. Quando nelle tombe dei Nazca venne ritrovata una stoffa, dalla trama più fine di quella che viene utilizzata attualmente per i paracadute, ma più fitta di quella usata per fabbricare gli aerostati ad aria calda, Bill Spohrer, un americano, decise di provare a ricostruire un pallone utilizzando quei materiali che, si suppone, usavano anche gli indios e di farlo innalzare partendo proprio da un'antica fossa di combustione. Il Condor I, così si chiamava il pallone, si innalzò fino a quota 350 metri e volò per circa 3 km. Ciò rende quindi plausibile l'ipotesi che i tecnici Nazca dirigessero i lavori dall'alto: resta da provare che effettivamente lo abbiano fatto. Infine è stata avanzata un'ipotesi di tipo religioso, fornita da altri ricercatori, che indicava che ogni linea o pista appartenesse ad una famiglia, o più famiglie legate da vincoli di sangue che la ripulivano regolarmente. Vicino ad esse, in punti particolari, quali i mucchietti di pietra prima descritti, una fonte o una collina sacra, veniva venerata la memoria degli spiriti. Le righe e le forme geometriche più grandi, probabilmente, appartenevano alla comunità, e gli enormi disegni fungevano da icone religiose, sulle quali la popolazione si riuniva per i vari riti di adorazione delle divinità.

  3. #3
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    Predefinito Re: Le linee di Nazca

    Originally posted by Tomás de Torquemada
    Dal sito http://www.edicolaweb.net/edicola.htm

    [...] Sempre nella regione di Nazca vi sono disegni geometrici considerati evidenze di un sistema visivo d’atterraggio. Si tratta di tre distinti diagrammi, formati da cerchi concentrici, a suo tempo citati da Eric Von Daniken, nel suo libro "L’arrivo degli Dei" e da lui fotografati nel 1997.[...]
    Nonostante le numerose dissertazioni di natura scientifica sull’enigma di Nazca, alcuni disegni non sono mai stati riportati nella letteratura specialistica, forse perché la loro stessa natura è talmente inquietante da mettere in serio imbarazzo le attuali conoscenze.
    I disegni qui sotto illustrati, scoperti di recente, non sono stati fotografati né da un archeologo, né da uno studioso. Sono frutto delle ostinate ricerche di Erich von Däniken, il padre dell’archeologia cosiddetta “eretica” e autore di libri di grande successo. Nel 1995, nella regione montuosa di Palpa, non lontana in linea d’aria da Nazca, e nella vicina Valle Igenio, von Däniken ha scoperto alcuni disegni a scacchiera, mentre altri ricordano in maniera sorprendente simboli mandalici. Questo ritrovamento ha colto di sorpresa tutti gli esperti del settore.
    “Credevo ormai di essere un esperto su Nazca… c’ero stato tante volte. Durante la mia ultima visita, tuittavia, avevo un paio di giorni a disposizione ed ero ben intenzionato a sfruttarli al massimo. Eto infatti convinto che ci fosse ancora qualche scoperta interessante da fare. Perché?, vi chiederete… Perché esistono delle sottili linee rette – la più lunga è di 23 chilometri – che devono pur condurre da qualche parte. Ho chiesto quindi al pilota di seguire una di queste linee fino alle montagne: prima o poi doveva terminare. E così abbiamo fatto: abbiamo scandagliato dall’aria ogni valle e ogni pendio e… all’improvviso le abbiamo viste: figure geometriche di grandi dimensioni, che non si trovano in nessun libro.”

    Von Däniken stentava a credere ai propri occhi. “All’inizio ho pensato che doveva trattarsi di qualche disegno moderno, forse ci trovavamo, senza saperlo, nei pressi di una base militare. Ma mi sbagliavo. Sorvolando la zona a un’altitudine maggiore, alcuni giorni dopo, mi sono reso conto che alcuni dei nuovi disegni fanno, in realtà, parte di figure più grandi e complesse. Ho invitato allora a cena tutti e dodici i piloti della compagnia aerea della regione. Quando abbiamo osservato insieme le prime foto ho chiesto loro se sapessero chi fosse l’autore dei disegni. la loro risposta, sconcertante,è stata che "erano lì da sempre".
    Una volta rientrato in Svizzera, von Däniken ha spulciato nuovamente tutta la letteratura specialistica sull’argomento, senza trovare alcuna spiegazione utile, meno che mai altre foto dei disegni scoperti.
    “In genere si fa un gran parlare dei disegni degli animali, delle scimmie stilizzate, del colibrì e del ragno”, ricorda von Däniken, scuotendo il capo, “Non viene menzionata neanche una parola sui disegni – imponenti e di grande dimensione – che si trovano fra le montagne. Si sente soltanto ripetere che, ormai, il mistero di Nazca è stato risolto. Sciocchezze! Nazca sfugge a qualsiasi classificazione della scienza tradizionale.”

    Non è un caso, infatti, che periodicamente la scienza “ufficiale” offra nuove soluzioni per i disegni di Nazca. Peccato che tralasci di riflettere su come gli Indios abbiano potuto eseguire queste figure, in scala, con una precisione strabiliante. “Anziché ammettere semplicemente che non siamo in grado di spiegare né il significato, né la finalità dei disegni né, tantomeno, la tecnica utilizzata per la loro realizzazione, i dubbi vengono accantonati o rimossi. Gli studiosi non vogliono creare problemi all’opinione pubblica. I problemi fanno scaturire altre domande che, a loro volta, hanno bisogno di nuove risposte. Quindi è meglio tacere.”


    Disegno fotografato da von Daniken nel 1997 e ispirato
    ai principi della geometria sacra.



    Il sistema a celle e punti fotografato da von Däniken che,
    per tecnici del settore aeronautico, rappresenta un sistema
    visivo di atterraggio o di segnalazione.


    Diligentemente trascritto dalla sottoscritta da Archeologia misterica di Luc Bürgin, Edizioni Piemme


  4. #4
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    Discarica all’interno delle linee di Nazca...


    LIMA – Una discarica è stata collocata all’interno delle linee di Nazca, determinando così un traffico continuo di camion rombanti attraverso i misteriosi segni incisi nella roccia più di un millennio fa. Le linee coprono una striscia di deserto di 35 miglia, circa 250 km a sud di Lima. Enigma per gli scienziati, sono state aggiunte all’elenco dei siti considerati "Patrimonio dell’Umanità" dall’UNESCO nel 1994.

    Daniel Mantella, sindaco di Nazca, ha spiegato di aver deciso di utilizzare l’area come discarica non avendo ottenuto l’approvazione per un altro sito da parte dell’Istituto Nazionale di Cultura del Perù.
    Alberto Urbano, archeologo del sito per l’Istituto Culturale, ha dichiarato che nel 2001 era stata concesso l’utilizzo di una zona 25 miglia a sud di Nazca, mai utilizzata, perché Mantella aveva obiettato che la distanza rendeva troppo costoso il trasporto e lo smaltimento dei rifiuti municipali.

    L'utilizzo della discarica è al momento sospeso, ma intanto i convogli hanno danneggiato due linee a forma trapezoidale. (Fonte: www.newsday.com)




  5. #5
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    In Origine Postato da Silvia
    Discarica all’interno delle linee di Nazca...


    LIMA – Una discarica è stata collocata all’interno delle linee di Nazca, determinando così un traffico continuo di camion rombanti attraverso i misteriosi segni incisi nella roccia più di un millennio fa. Le linee coprono una striscia di deserto di 35 miglia, circa 250 km a sud di Lima. Enigma per gli scienziati, sono state aggiunte all’elenco dei siti considerati "Patrimonio dell’Umanità" dall’UNESCO nel 1994.

    Daniel Mantella, sindaco di Nazca, ha spiegato di aver deciso di utilizzare l’area come discarica non avendo ottenuto l’approvazione per un altro sito da parte dell’Istituto Nazionale di Cultura del Perù.
    Alberto Urbano, archeologo del sito per l’Istituto Culturale, ha dichiarato che nel 2001 era stata concesso l’utilizzo di una zona 25 miglia a sud di Nazca, mai utilizzata, perché Mantella aveva obiettato che la distanza rendeva troppo costoso il trasporto e lo smaltimento dei rifiuti municipali.

    L'utilizzo della discarica è al momento sospeso, ma intanto i convogli hanno danneggiato due linee a forma trapezoidale. (Fonte: www.newsday.com)

    Anche qui non sappiamo dove accidenti mettere una discarica... Però a Nazca non ci avremmo pensato neanche noi...

  6. #6
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    Sul significato dei geoglifi di Nazca sono state avanzate nel corso degli anni diverse ipotesi. Nel 1926, quando il peruviano Julio Tello si accorse per primo di quelle strane figure che sembravano comunicare col cielo, si pensò a un singolare sistema di irrigazione. Grande rilievo ha avuto poi la tesi della matematica tedesca Maria Reiche che, concordando con le precedenti teorie di Paul Kosok, ipotizzò si trattasse di un gigantesco calendario astronomico in grado di determinare i periodi propizi per la semina e il raccolto, e di calcolare eclissi, solstizi ed equinozi. E non sono mancate teorie stravaganti e perfino fantascientifiche: dall’ipotesi new-age (i geoglifi sarebbero canali di energia ristabilizzante) all’ipotesi ufologica (piste di atterraggio per navicelle spaziali).


    L’archeologo bresciano Giuseppe Orefici, che ha recentemente eseguito gli scavi a Cahuachi, città sacra dei Nazca, sta forse per chiudere uno dei capitoli più misteriosi dell'archeologia.
    Secondo Orefici, quegli arabeschi ciclopici (ottenuti asportando la rossa pietra vulcanica per far affiorare il terreno sottostante) avevano uno scopo propiziatorio. Erano sentieri sacri. Percorsi cerimoniali. Vie di pellegrinaggio che la comunità agricola dei Nazca percorreva per ingraziarsi le divinità. I disegni più antichi sono realizzati sul fianco delle alture e rappresentano eroi mitici o antenati. I geoglifi veri e propri sono invece visibili sulla superficie della pianura, e sono riferibili al culto dell'acqua o della fertilità. Inoltre, questi tracciati hanno tutti un ingresso e un'uscita: ciò significa che i geoglifi - anche quelli geometrici che appartengono all'ultimo periodo e in alcuni casi sovrastano i primi – erano stati ideati per essere percorsi.


    Il colibrì

    Orefici è giunto a questa conclusione grazie allo strumento più antico al servizio dell’archeologia: la pala. Infatti, se sono stati gli aerei a svelare all’uomo l’unicità di Nazca, è grazie agli scavi (soprattutto quelli nell'antico centro cerimoniale di Cahuachi) se si è scoperto che le divinità-animali dei geoglifi non sono altro che la riproduzione su grande scala di quelli che, in ben più modeste dimensioni, sono raffigurate su un’infinità di ceramiche e di tessuti sottratti alla decomposizione del fango.
    Sta venendo alla luce la storia di un popolo che viveva in complicità con il proprio ambiente ingrato, perché avarissimo di acqua. Un popolo che aveva costruito complessi acquedotti a spirale rivestiti di pietre grazie ai quali si sostentava con l'agricoltura. Una vita non facile, ma confortata dal pensiero che gli dei non potevano non apprezzare la devozione dimostrata dal grande messaggio dei cerimoniali.

    Ma a un certo punto gli dei abbandonarono questo popolo, o almeno così sembrò alla gente di Nazca quando la furia delle alluvioni, i terremoti, i mutamenti climatici resero insopportabilmente precaria la loro esistenza: nei livelli archeologici di questo periodo spessi strati di argilla portati da devastanti alluvioni si alternano a fasi sempre più ravvicinate di siccità. A niente servirono le imponenti cerimonie nei grandi spazi disegnati sulla pampa desertica. I geoglifi della terza fase (500 - 600 d. C.) sembrano infatti il risultato di una crisi profonda: i disegni si fanno più schematici e le lunghe linee che attraversano il territorio in tutte le direzioni sembrano voler cancellare le ormai inutili divinità-uccello, che non avevano ascoltato le richieste degli uomini. Una furia iconoclasta pare aver pervaso questo popolo che, prima di abbandonare i villaggi e migrare verso nuovi territori, fece sparire i suoi luoghi di culto con un sigillo fatto di strati di terra e paglia. I Nazca calarono su se stessi e su Cahuachi un immenso sipario che solo ora gli archeologi stanno risollevando: una vicenda umana che si prospetta più affascinante della ventilata, remotissima ipotesi aliena.


  7. #7
    sacher.tonino
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  8. #8
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    Citazione Originariamente Scritto da Silvia
    Sul significato dei geoglifi di Nazca sono state avanzate nel corso degli anni diverse ipotesi. Nel 1926, quando il peruviano Julio Tello si accorse per primo di quelle strane figure che sembravano comunicare col cielo, si pensò a un singolare sistema di irrigazione. Grande rilievo ha avuto poi la tesi della matematica tedesca Maria Reiche che, concordando con le precedenti teorie di Paul Kosok, ipotizzò si trattasse di un gigantesco calendario astronomico in grado di determinare i periodi propizi per la semina e il raccolto, e di calcolare eclissi, solstizi ed equinozi. E non sono mancate teorie stravaganti e perfino fantascientifiche: dall’ipotesi new-age (i geoglifi sarebbero canali di energia ristabilizzante) all’ipotesi ufologica (piste di atterraggio per navicelle spaziali).


    L’archeologo bresciano Giuseppe Orefici, che ha recentemente eseguito gli scavi a Cahuachi, città sacra dei Nazca, sta forse per chiudere uno dei capitoli più misteriosi dell'archeologia.
    Secondo Orefici, quegli arabeschi ciclopici (ottenuti asportando la rossa pietra vulcanica per far affiorare il terreno sottostante) avevano uno scopo propiziatorio. Erano sentieri sacri. Percorsi cerimoniali. Vie di pellegrinaggio che la comunità agricola dei Nazca percorreva per ingraziarsi le divinità. I disegni più antichi sono realizzati sul fianco delle alture e rappresentano eroi mitici o antenati. I geoglifi veri e propri sono invece visibili sulla superficie della pianura, e sono riferibili al culto dell'acqua o della fertilità. Inoltre, questi tracciati hanno tutti un ingresso e un'uscita: ciò significa che i geoglifi - anche quelli geometrici che appartengono all'ultimo periodo e in alcuni casi sovrastano i primi – erano stati ideati per essere percorsi.


    Il colibrì

    Orefici è giunto a questa conclusione grazie allo strumento più antico al servizio dell’archeologia: la pala. Infatti, se sono stati gli aerei a svelare all’uomo l’unicità di Nazca, è grazie agli scavi (soprattutto quelli nell'antico centro cerimoniale di Cahuachi) se si è scoperto che le divinità-animali dei geoglifi non sono altro che la riproduzione su grande scala di quelli che, in ben più modeste dimensioni, sono raffigurate su un’infinità di ceramiche e di tessuti sottratti alla decomposizione del fango.
    Sta venendo alla luce la storia di un popolo che viveva in complicità con il proprio ambiente ingrato, perché avarissimo di acqua. Un popolo che aveva costruito complessi acquedotti a spirale rivestiti di pietre grazie ai quali si sostentava con l'agricoltura. Una vita non facile, ma confortata dal pensiero che gli dei non potevano non apprezzare la devozione dimostrata dal grande messaggio dei cerimoniali.

    Ma a un certo punto gli dei abbandonarono questo popolo, o almeno così sembrò alla gente di Nazca quando la furia delle alluvioni, i terremoti, i mutamenti climatici resero insopportabilmente precaria la loro esistenza: nei livelli archeologici di questo periodo spessi strati di argilla portati da devastanti alluvioni si alternano a fasi sempre più ravvicinate di siccità. A niente servirono le imponenti cerimonie nei grandi spazi disegnati sulla pampa desertica. I geoglifi della terza fase (500 - 600 d. C.) sembrano infatti il risultato di una crisi profonda: i disegni si fanno più schematici e le lunghe linee che attraversano il territorio in tutte le direzioni sembrano voler cancellare le ormai inutili divinità-uccello, che non avevano ascoltato le richieste degli uomini. Una furia iconoclasta pare aver pervaso questo popolo che, prima di abbandonare i villaggi e migrare verso nuovi territori, fece sparire i suoi luoghi di culto con un sigillo fatto di strati di terra e paglia. I Nazca calarono su se stessi e su Cahuachi un immenso sipario che solo ora gli archeologi stanno risollevando: una vicenda umana che si prospetta più affascinante della ventilata, remotissima ipotesi aliena.



    Carissima Silvia!
    La tesi dell'Orefici è molto attendibile,mentre il Däniken si è già rovinato la reputazione!!
    A mio modesto parere ogni animale o disegno geometrico nasconde dietro di sè una conoscenza metafisica ben precisa che veniva "teatralmente" ripetuta, probabilmente a scadenze temporali,ecco l'aggancio calendaristico,anche per iniziazioni individuali o collettive.Per dare un esempio mi riferirò al disegno della scimmia con la coda ravvolta a forma di spirale.Questa spirale rappresenta l'inizio e l'espansione dell'Universo che porta alla creazione dell'Uomo in questo caso la scimmia,il che non si riferisce ad una qualsivoglia forma di evoluzionismo, ma ad una semplificazione simbolica che purtroppo non ci sarà possibile decodificare!
    Saluti Abdel Nur

  9. #9
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    Citazione Originariamente Scritto da harunabdelnur
    Carissima Silvia!
    La tesi dell'Orefici è molto attendibile,mentre il Däniken si è già rovinato la reputazione!!
    A mio modesto parere ogni animale o disegno geometrico nasconde dietro di sè una conoscenza metafisica ben precisa che veniva "teatralmente" ripetuta, probabilmente a scadenze temporali,ecco l'aggancio calendaristico,anche per iniziazioni individuali o collettive.Per dare un esempio mi riferirò al disegno della scimmia con la coda ravvolta a forma di spirale.Questa spirale rappresenta l'inizio e l'espansione dell'Universo che porta alla creazione dell'Uomo in questo caso la scimmia,il che non si riferisce ad una qualsivoglia forma di evoluzionismo, ma ad una semplificazione simbolica che purtroppo non ci sarà possibile decodificare!
    Saluti Abdel Nur
    Caro Abdel Nur, in effetti i geoglifi di Nazca rimangono in gran parte ancora un mistero. Si sa che le linee sono state tracciate in tre periodi diversi, corrispondenti a tre diversi momenti culturali. Compaiono per prime le spirali (sono circa 80), cui seguono i primi geoglifi raffiguranti animali. Il passaggio alla seconda fase è graduale ma, a un certo punto, vengono "disegnati" solo uccelli. Sempre più grandi. L'uccello è il simbolo della pioggia per eccellenza e l'insistenza (e l'enfasi) con cui è rappresentato indica probabilmente una richiesta di pioggia che si fa via via sempre più disperata. Ma, come spesso accade, la verità non è mai assoluta e nessuno può ancora affermare con certezza che i geoglifi fossero tutti sentieri propiziatori, o tutti luoghi di culto per la celebrazione dell'acqua o magari percorsi dedicati al culto funerario degli antenati, né che facessero tutti parte di un enorme calendario astronomico. Probabilmente sono un insieme di tutto questo...

    Un caro saluto!



    La scimmia


    P. S. D'accordissimo su Däniken: ho riportato le sue considerazioni... "eretiche" per amor d'informazione.

  10. #10
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    Nazca ci ha riservato una nuova sorpresa: un disegno mai notato prima d'ora, scoperto nella zona sud del sito da un team di ricercatori giapponesi. Misura 65 metri e raffigura un animale sconosciuto, provvisto di corna. Purtroppo il geoglifo non è integro e reca evidenti tracce di veicoli che hanno transitato nella zona, ma la cosa singolare è che in tutta l'area non si trovano disegni analoghi.

    E' la prima volta dal 1980 che a Nazca viene individuato un nuovo animale: le successive scoperte si riferiscono tutte a motivi geometrici.

 

 

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