La Rosse soffrono il nuovo dispositivo. Eliminarlo? Rivoluzione dispendiosa
STEFANO MANCINI
MELBOURNE
Il Gran premio della Malesia è la prova d’appello: di nuovo in pista tra cinque giorni, via il dente via il dolore. Un altro ko segnerebbe senza rimedio la stagione della Ferrari, ma un riscatto lenirebbe la ferita. In Australia tutto ciò che poteva andare male è andato: per la legge dei grandi numeri è quasi impossibile che il Cavallino sbagli due gare consecutive, soprattutto su un circuito favorevole come Sepang. «Dobbiamo fare in fretta a recuperare - raccomanda Stefano Domenicali - ma niente drammi. Abbiamo corso una gara su diciassette, quindi non abbiamo l’intenzione di fare già la valigia». A Melbourne è mancato tutto, compresa la lucidità: ci sono stati eventi casuali (tipo la rottura del portamozzo sulla monoposto di Felipe Massa o il testacoda di Kimi Raikkonen) e problemi strutturali (usura delle gomme, prestazioni generali). Qualche rimedio è adottabile in fretta, altri richiederanno tempo e risorse. Entro domenica ci sarà poco da fare. In pista scenderanno le stesse F60 viste in Australia.
Il portamozzo, impacchettato e spedito a Maranello già domenica sera, sarà analizzato per capire se il problema è dovuto a un urto (contro la Bmw di Kubica) oppure a un difetto strutturale. In quest’ultimo caso, l’unico rimedio per adesso sarà il tradizionalissimo «incrocio di dita». Anche il differenziale di Raikkonen faceva i capricci negli ultimi giri. È possibile che la Ferrari approfitti del ritiro del finlandese per sostituire il pezzo difettoso assieme al cambio senza incorrere in penalizzazioni. Ma altri sono i pensieri che agitano la vigilia del secondo Gran premio. Il kers, per esempio. Telemetrie alla mano, Domenicali l’ha messo in discussione: «Ci ha dato un vantaggio soprattutto al via, malgrado il rettilineo fosse corto, ma provoca un’usura anomala degli pneumatici. Non dico che lo toglieremo, solo che dobbiamo valutarne con attenzione le prestazioni». Nei lunghi rettilinei malesi il dispositivo più caro e controverso della Formula 1 dovrebbe in teoria dare il meglio di sé. In teoria, appunto. La Renault è altrettanto insoddisfatta. «Se non funziona neanche a Sepang non lo butto via - tuona Flavio Briatore -. Lo lascio direttamente lì».
Succede che, durante la carica delle batterie in frenata, le gomme posteriori si rovinano. A Melbourne dopo 10 giri Massa era già ai box per il pit stop con una macchina inguidabile. Prima soluzione, usare il kers in modo più delicato: 40 cavalli per 14 secondi a giro invece di 80 cavalli per 7 secondi. La seconda soluzione è il «metodo Briatore», ma non è così semplice: se togliere batterie e motore elettrico è facile, sfruttare bene lo spazio che si libera richiede un lungo lavoro di riprogettazione che altrimenti sarebbe destinato allo sviluppo di altre parti. Per non parlare dello spreco. C’è un altro aspetto da valutare: qualora la stagione si dimostrasse perduta, l’esperienza con il kers servirebbe in chiave 2010, quando il diabolico dispositivo sarà obbligatorio e forse standardizzato. Nei commenti a caldo il team manager Luca Baldisserri ha detto: «Mentre noi l’anno scorso lottavamo per il titolo, quelli che ora vanno forte (Brawn, Bmw, Red Bull, ndr) hanno guadagnato cinque mesi di vantaggio». Ecco l’occasione per rendere il favore.
Infine il caso diffusori. La classifica del Gran premio d’Australia è sub iudice perché contro Brawn, Toyota e Williams è stato sporto un reclamo che sarà discusso il 14 aprile a Parigi. L’esito è più no che sì, anche se la Ferrari (che l’ha presentato assieme a Renault e Red Bull) spera. In caso favorevole, a Maranello eviterebbero di dover rifare il retrotreno della macchina, mentre gli avversari perderebbero un po’ della loro forza.