da www.corriere.it :
"An, una dose di gollismo nella strategia europea
Con l’alleanza nazionalista battezzata ieri, Gianfranco Fini ha aggiunto un tassello alla sua strategia europea. Che si può riassumere così: da un lato, non farsi assorbire nella cornice del Partito Popolare, dominio di Berlusconi, pur senza escludere una futura adesione (quando l’Unione sarà più vicina a un reale bipolarismo tra conservatori e socialdemocratici); dall’altro, non farsi schiacciare sui movimenti populisti dell’estrema destra : da Haider agli eredi di Pym. Come si vede, davanti al presidente di An si apre un sentiero stretto. Ma è l’unico percorribile, considerando che l’obiettivo è sempre lo stesso: utilizzare l’Europa per affermare sul piano politico un’identità distinta da quella dell’ingombrante alleato della Casa delle Libertà; e al tempo stesso ritagliarsi un’immagine e un ruolo di politico non marginale o non provinciale, come si conviene al vice-premier e membro della Convenzione Giscard.
Il disegno è ambizioso, ma condotto con accortezza. Fini sfrutta abilmente l’esaurirsi della spinta verso l’Europa integrata e sovranazionale; e vi costruisce sopra l’idea di questa Alleanza per l’Europa delle Nazioni. In cui si avverte pienamente l’eco della gollista «Europa delle patrie» .
La novità è proprio qui. Nel patto ideale sancito con uno storico esponente del gollismo duro e puro come Charles Pasqua . Un signore che a Parigi è tagliato fuori dal potere, ma che sul piano europeo è perfettamente funzionale al disegno finiano. Anzi, ne è un po’ l’ideologo. All’ombra di un continente sempre meno socialdemocratico e sempre più conservatore, Pasqua permette al presidente di An di completare il percorso verso «l’altra destra». Quella che ha origine in De Gaulle, antitesi della destra che un tempo guardava a Pétain e oggi si appella a Le Pen. De Gaulle: ossia la destra democratica e antifascista. Pétain-Le Pen: ossia la destra autoritaria e collaborazionista. Il cerchio di An, il partito nato dal vecchio Msi, si chiude anche in Europa.
Dietro lo scudo gollista, Fini ha ottimi argomenti per tenere a distanza il populismo dei tanti Haider che cercano il consenso degli europei diffidenti verso Maastricht e i Trattati. Operazione non sempre facile, perché suggestioni di questo tipo sono comuni talvolta alle due destre e soprattutto ai due elettorati.
Ma un certo grado di nazionalismo dovrebbe permettere a Fini-Pasqua di coprire a destra i Popolari, riassorbendo pulsioni che altrimenti andrebbero a ingrossare i movimenti populisti. Questo almeno nelle intenzioni. La stessa vocazione verso «le identità nazionali» serve anche a fissare i confini nei confronti della Lega, non a caso qualificata come forza «regionalista».
Tanto più che la nuova Alleanza delle Nazioni sembra essere una sigla che raccoglie l’interesse di osservatori esterni di notevole rilievo. Come il partito russo di Putin e, in particolare, il Likud israeliano. Elemento, quest’ultimo, tutt’altro che sgradito a Fini.
Restano da capire meglio i rapporti tra le destre al potere e la Commissione di Bruxelles. Ieri Fini ha smentito contrasti con l’Unione. Si riferiva alla questione del pareggio di bilancio e ai possibili tagli fiscali. Ma si capisce che il tema dei parametri di Maastricht e della loro eventuale riforma resta incombente. La nuova Europa si deciderà su questo e sui risultati della Convenzione Giscard dedicata alle istituzioni. Fini e il suo alleato Pasqua lo sanno bene.
di STEFANO FOLLI "
Saluti liberali