ROMA. Cofferati: un problema si aggira per l'Italia
Un problema si aggira per il Paese. Il problema di mestiere fa, per alcuni giorni ancora, il segretario generale della Cgil. Dopo di che, pare, riprenderà il suo posto di lavoro alla Pirelli. L'impressione è che in molti si augurino che il suo lavoro degli ultimi mesi venga dimenticato in fretta. Perché Cofferati è riuscito in alcune operazioni politiche che sembravano impossibili: porre il problema del lavoro di nuovo al centro della politica, riunire garantiti e precari sotto l'esigenza della difesa dei diritti, unire anime della sinistra lontane tra loro e lontane, nelle parole, dai problemi reali, riuscire a essere radicale senza essere estremista, portare in piazza 3 milioni di persone.
Tutte cose che hanno fatto molto arrabbiare la destra che lo ha accusato di essere responsabile del ritorno del terrorismo. E che è riuscita a fare accettare agli altri due sindacati - Cisl e Uil - di trasformarsi in organismi parastatali. Se la strategia del governo è chiara, e in qualche misura anche legittima, più difficile è accettare il progressivo isolamento in cui Cofferati si è trovato a sinistra. Prima Rutelli e poi Fassino hanno preso le distanze dalla sua linea politica. Tra i Ds lo chiamano "il piccolo Peron". Per loro Cofferati rimane una "importante risorsa", espressione con cui da tempo in Italia si cerca di rendere inoffensiva ogni risorsa importante.
La nostra impressione, basta leggere Verderami sul Corriere di ieri, è che Cofferati abbia tentato di sparigliare un gioco politico bloccato. Essendoci in parte riuscito, la sua presenza sulla scena politica risulta un problema. Per uno così non c'è posto nei piccoli feudi di cui la sinistra in Italia oggi è composta. L'uomo oggi appare isolato. La sua parabola politica sembra ritornata nelle strette del gioco bloccato di cui sopra.
Eppure qualche carta in mano Cofferati la possiede. Ieri, per esempio, a Roma molti intellettuali della sinistra - da Umberto Eco a Furio Colombo, passando per Eugenio Scalfari e Alberto Asor Rosa -, hanno concordato su molte delle sue analisi: "E' singolare che la sinistra abbia rinunciato a tenere in campo la propria idea di libertà che è fatta delle regole condivise, dei valori. Quando si rinuncia alle proprie idee si svilisce il rapporto con i propri valori di riferimento" ha detto. Ma gli intellettuali, si sa, non contano molto. Anzi, contano sempre meno. Le carte di Cofferati sono due: gode di un seguito popolare vasto, grazie al quale potrebbe sottrarre moltissimi voti a Ds (che non possono permetterselo), molti ai Comunisti italiani e qualcuno a Rifondazione e Margherita. Inoltre, semplicemente, la sua analisi della società e della sinistra ci sembra più profonda e moderna di quella di ogni altro uomo politico italiano di sinistra. Se le idee hanno ancora un valore, e noi crediamo che lo abbiano, non è un vantaggio da poco.
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