Ima-press: Vladimir Putin ha approvato l’implementazione di una graduale transizione verso la formazione di una parte delle forze armate della Federazione Russa su basi professionali anziché sulla leva. Acconsentiranno i generali a trasformare l’intero esercito in un’armata di professionisti?

AD : Ho alcune osservazioni a fare in proposito, poiché l’elaborazione di un modello geopolitico di riforma delle forze armate, in particolare la loro divisione, è collegata alla prospettiva strategica. E posso darle un’unica risposta valida, perché la riforma militare, compresa la transizione verso un esercito di professionisti, è stata rinviata nel corso degli ultimi 10 anni. Nei fatti, la riforma militare in quanto pratica dovrebbe accompagnarsi con l’elaborazione di una dottrina militare come teoria. Tali cose sono strettamente interdipendenti e non possono esistere separatamente l’una dall’altra. La nostra presente dottrina militare è ambigua, perché non dà una risposta al problema più importante: "chi è il nostro potenziale oppositore". E la risposta a questo problema definisce anche tutto il sistema della dottrina militare e, di conseguenza, l’indirizzo della riforma militare, dove la transizione verso un esercito a basi contrattuali è solo uno degli elementi. Per quanto riguarda questo principale, causale punto del potenziale oppositore, si sta combattendo in questi anni un’invisibile, ma intensissima e dura lotta tra potenti ministeri, uffici ad alto livello ed il governo politico del paese. I militari insistono che, in quanto gli Americani considerano la Russia o il cosiddetto blocco eurasiano uno dei più probabili oppositori potenziali, anche noi dovremmo considerare gli USA come il nostro principale avversario. Questo è logico. Il Kremlino opera in modo opposto. Di conseguenza, la riforma dell’esercito non ha luogo e tutti le questioni ad essa collegate, compreso l’esercito professionale, sono di carattere astratto, non concreto. Con Putin, sembra, era stato raggiunto il consenso con l’adozione di un concetto di sicurezza nazionale orientata verso un mondo multipolare, che rende gli USA – costruttori del mondo unipolare – il nostro principale avversario potenziale. Ma gli eventi dell’11 settembre hanno rimescolato tutte le carte – ancora non è chiaro se l’America sia per noi un oppositore oppure no. Se non lo è, allora la Russia ha bisogno di formare un esercito in cui il settore strategico sia ridotto al minimo, mentre la massima attenzione va data alla costruzione di compatte forze armate professionali, in grado di condurre in modo efficiente operazioni di guerra all’interno dei confini della Federazione Russa. In questo caso, l’esercito diventa la continuazione delle forze di polizia o, diciamo, delle truppe di frontiera. Ma nei fatti questo è in contraddizione con la logica stessa della geopolitica. Durante l’ultima visita del nostro Presidente negli USA, noi ci siamo convinti che gli Americani sono pronti al sorriso, a discutere di alcune concessioni, ma nella sfera strategica le loro posizioni non cambiano. Come risultato, le contraddizioni si sono di nuovo acuite, non tra i sostenitori dell’esercito professionale ed i loro avversari, ma tra le due definizioni basilari della funzione geopolitica della Russia. Io penso che anche il Presidente non abbia ancora preso unadecisione inequivocabile su questo problema.

Ima-press : Osama Bin Laden progetta apertamente – con l’aiuto di suo figlio – di mettere fine alla sua vita, suicidandosi davanti alle telecamere, cosa che servirà da segnale per attacchi terroristici sul Campidoglio a Washington, sul Big Ben a Londra e sulla Torre Eiffel a Parigi. Lei crede in questa possibilità?

AD : Mi sembra tutta una farsa macabra. Quando vedo Bin Laden sullo schermo mi sembra che tutto lo scenario venga costruito da qualche parte in California, poiché esso non si intona tanto con la coscienza islamica, quanto esprime alcune aspettative dell’uomo moderno dell’Occidente. I do sempre meno credito all’esistenza di Bin Laden. È noto che egli era un agente della CIA ed io non escludo che egli sia un attore a pagamento, indispensabile agli USA per giustificare le nuove tendenze geopolitiche – quali, l’instaurazione di basi in Asia Centrale, la mobilitazione della propria popolazione civile, ferma nel pantano dell’indifferenza politica e della disintegrazione, l’intimidazione dell’Europa che ora deve pagare le spese militari americane, e della Russia che giura di obbedire in tutto agli USA. E in più va avanti la storia con Bin Laden, più essa assume un carattere hollywoodiano.
Non voglio dire che stiamo parlando di qualcosa di frivolo, ma noi viviamo in un mondo dove le immagini distorcono completamente la realtà. Su questo argomento ha parlato il filosofo francese Guy Débord nel suo famoso libro “La società dello Spettacolo”. Egli si suicidò veramente, in segno di protesta contro la “società dello Spettacolo”, mostrando che la vita umana non può dipendere dalla falsificazione virtuale, di cui noi siamo nutriti. Bin Laden e i Taliban sembrano immagini rappresentative della “società dello Spettacolo”. Il filosofo anticonformista francese Jean Baudrillard ha considerato la tragedia dell’11 settembre come il solo evento dell’ultimo decennio che ci abbia riportato alla realtà. Ma tutto ciò che ne seguirà, dice Baudrillard, sarà spettacolo. Riguardo ciò che lei mi ha chiesto, è una farsa idiota. Ogni nuovo dettaglio mediacratico alleva con cura le paure del filisteo americano – suicidio, sangue, TV, figlio, Bin Laden, religione... Così vengono simultaneamente demonizzati e idealizzati la vita umana, la fede, l’esempio degli altri, gli attacchi, lo stesso Bin Laden. In pratica, anche le realtà più serie vengono rese vittime della insaziabile natura sensazionale della televisione. Fondamentalmente è la continuazione di programmi “Behind the glass” e “The Last Hero”, solamente prodotti su toni più cupi, in stile horror-movie. Io interpreto tutti gli eventi più recenti come un segno del pieno intorpidimento della nostra civiltà e della sua estrema inadeguatezza.

Ima-press: La Russia chiude le sue ultime grandi basi militari, a Cuba (Lurdes) e in Vietnam (Kamran). Come si può giustificarlo, specialmente tenendo conto della presente situazione mondiale instabile e delle voci sulla terza guerra mondiale?

AD : Questa decisione può essere considerata da parecchi lati. In primo luogo, essa è una simbolica capitolazione della Russia di fronte al vincitore della guerra fredda – l’ “atlantismo”. La NATO si sta espandendo verso est e la cosa è triste dal punto di vista della morte di una grande potenza. Di una grande fase della nostra storia nazionale. In secondo luogo, io non escludo che tecnologicamente queste basi abbiano esaurito il loro valore militare operativo e che in linea di principio esse possano essere sostituite da qualcosa di diverso, su altri livelli. In terzo luogo, è probabilmente il corso diplomatico di Vladimir Putin, che cerca ad ogni costo di normalizzare le relazioni con l’Occidente. In verità, il problema dei costi non viene, a mio avviso, determinato in modo adeguato e tutto andrà a finire in un fallimento. L’Occidente troverà qualche scusa per non lasciarci entrare né nella NATO, né nel WTO o nell’Unione Europea. Il risultato sarà simile a quello ottenuto sotto Gorbachev – noi facciamo passi in avanti e in risposta otteniamo di essere ingessati e schiaffeggiati in faccia. Il Presidente russo tra qualche tempo ritornerà necessariamente ad un diverso modello di comportamento di fronte ai paesi occidentali – un modello eurasista. Ma, sfortunatamente, noi dovremo ancora per molto tempo liberarci dalle conseguenze della presente decisione del governo federale. Si sta facendo un’enorme quantità di errori fatali. E, cosa importantissima, le nostre concessioni non vengono compensate da nulla. L’equivoco che la Russia non deve trarre beneficio dall’opposizione tra gli USA e i Taliban non rappresenta solo un errore, come l’ignoranza delle leggi della geopolitica in quanto tale. La dottrina strategica di Clinton sugli interessi americani nel XXI secolo è stata pubblicata nel 1997, anche i bambini ne hanno sentito parlare. È un documento fondamentale, epocale in cui si dice che il compito principale degli USA è impedire il sorgere di un blocco strategico in Eurasia. Fino all’11 settembre Putin stava delineando questo blocco, ma l’America ha usato la tragedia al fino di scompaginarlo. Che vantaggio può esserci qui per la Russia?!

Ima-press: Il Presidente Putin sta per incontrarsi a Bruxelles con il segretario generale della NATO, Robertson. Quanto sono fondate le voci secondo le quali una condizione per il coinvolgimento della Russia nella Campagna Antiterroristica sarebbe la decisione della sua inclusione nell’alleanza Nord-Atlantica o, in ogni caso, lo stop dell’espansione della NATO verso est?

AD : La Russia distruggerebbe questa organizzazione: la nostra partecipazione all’alleanza nord-atlantica cambierebbe considerevolmente la sua struttura e la sua direzione geopolitica. Vede, l’ingresso in questo blocco di una forte potenza nucleare eurasiana ridurrebbe a nulla il concetto di “atlantismo”, trasformerebbe l’alleanza nord-atlantica in qualcosa di assolutamente diverso! In questo caso la NATO, per definizione, non sarebbe capace di adempiere a quelle funzioni per cui è stata creata. Sarebbe un tipo di unione strategica completamente nuova: il peso strategico e militare della Russia sarebbe così rilevante che l’organizzazione non si rivelerebbe più in grado di dedicarsi ad una linea uniforme di civiltà e di strategia come quella che sta seguendo ora la NATO. Il nostro Presidente ha fatto costantemente sin dall’inizio dei passi chiari e perseveranti in questa direzione: ad esempio, proponendo di creare un sistema pan-europeo di difesa anti-missili. Come sono da tempo a conoscenza, tale cambiamento del presente modello di relazione geostrategica con l’Occidente è per Putin uno dei compiti prioritari ed è una compente organica della sua politica estera. In ogni modo, la NATO avverte assai perfettamente che cosa sta succedendo. A mio avviso, gli USA ora non sono assolutamente pronti ad una simile conversione dell’alleanza e ci passeranno solo nel caso in cui essi si accorgano della sua fondamentale vulnerabilità. Perciò noi dobbiamo puntare ad entrare nella NATO, ma non dovremmo essere sorpresi se essi non ci accettassero mai: non abbiamo a che fare con degli idioti! Un’altra questione è che nella situazione presente la Russia cerchi di mostrare all’Europa e agli USA la propria soggettività geopolitica. Questo è assolutamente corretto, ed ogni nostro coinvolgimento nell’assemblaggio internazionale dell’attività antiterroristica dovrebbe con un numero di condizioni strategiche da parte della Russia. Nel complesso, la nostra diretta partecipazione alle azioni antiterrorismo americane è estremamente non desiderabile ed anche pericoloso. Ma anche forme più morbide di coinvolgimento della Russia nell’opposizione al terrorismo internazionale vanno indubbiamente accompagnate da un numero di requisiti. In particolare, dalla richiesta di fermare l’espansione della NATO. Io penso che Putin discuterà di questi problemi con Robertson, sebbene in realtà sia difficile riuscire a capire quanto rigida sarà la posizione tenuta da entrambe le parti.



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