L’INTERVISTA
«Si agita, ma l’allarme va colto»
La Russa: anche i centristi esagerano con le schermaglie contro la Lega
di MARIO STANGANELLI
ROMA - «Il popolo delle discoteche trova il rumore delle discoteche del tutto normale. Così il popolo della Lega trova normali le parole di Bossi. Se in discoteca arriva uno che non c’è mai andato non capisce niente sente solo il rumore senza avvertire la musica. Allo stesso modo, se uno avverte la musica sotto le parole di Bossi, capisce che non c’è da drammatizzare né da scandalizzarsi. Quando parla lui, bisogna avvertire il messaggio sotto il rumore».
La metafora musical-politica serve a Ignazio La Russa, capogruppo di An alla Camera, a stemperare le affermazioni "forti" del Senatùr alla manifestazione leghista di Venezia.
Allora, onorevole La Russa, non ci sarebbe di che preoccuparsi per la maggioranza, anche quando Bossi si mostra particolarmente ruvido con i centristi della Cdl?
«Certo, Bossi ha un’insofferenza pronunciata verso i centristi che, a loro volta, lo ricambiano con un atteggiamento uguale e contrario. Di sicuro non ce l’ha con An. Al massimo da noi si sarebbe aspettato qualche più risoluta chiusura verso certe uscite centriste, come quelle sull’immigrazione di Tabacci. Ma noi sappiamo che bisogna costruire convergenze all’interno della coalizione, mentre non solo Bossi ma anche i centristi talora eccedono con un certo loro "canto di chiesa" che, come i "proclami" di Bossi, va saputo leggere».
Può spiegarsi meglio?
«Voglio dire che mentre tutti, avvertendo la difficoltà del momento, sono alla ricerca di una maggiore visibilità, certi toni duri della Lega potrebbero anche non essere dannosi per la Cdl che ha bisogno probabilmente di trovare nuovi punti di convergenza. E, da questo punto di vista, alcune uscite sopra le righe dei centristi della coalizione, se non controbilanciate da Bossi, potevano creare qualche problema. Quindi, alla fine, può darsi che la centralità e l’equilibrio che An propugna li si possa ottenere anche grazie alla spinta uguale e contraria di Bossi di fronte a certe esagerazioni di esponenti dell’Udc come Tabacci o D’Onofrio quando dicono "o si fa come diciamo noi o niente"».
In conclusione, tutto ok nelle forzature del Senatùr?
«Dobbiamo interpretare le forzature alla luce del fatto che lui parla a una platea e a un elettorato a cui, a differenza del nostro, non sembrano eccessive o fuori luogo. E Bossi sa bene che per farsi ascoltare deve usare quei toni. Sta a noi non sopravvalutare i toni e la forma di quel linguaggio, ma coglierne il messaggio reale».
http://ilmessaggero.caltanet.it/
--------------------------------------------------------------------------------