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Risultati da 111 a 120 di 164
  1. #111
    SENATORE di POL
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    Non dice di tagliare la pensione ai vecchietti, dice che per andare in pensione, salvo le dovute eccezioni (lavori usuranti....) bisogna in genre raggiungere necessariamente una certa età minima, o si è comunque fortemente disincentivati ad andarci prima. E' una cosa inevitabile.
    Oggi un uomo campa mediamente 77 anni e una donna 84. Andare in pensione a 57 anni significa, nella maggior parte dei casi, godere della pensione per più di 20 anni e per qualche anno continuare a lavorare, saltuariamente o meno, in nero. A pagare i contribuiti siamo, proporzionalmente, sempre di meno.....
    Shalom!

  2. #112
    Hanno assassinato Calipari
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    Correttissimo, se non prendesse lui un miliardo all'anno di pensione a meno di 57 anni.

    Allora e' uno scemo.

    Ah, dov'e' la legge sui lavori usuranti che il tuo governo si appresta a varare? E perche' non vuole mandare in pensione ADESSO persone che si sono usurate per 40 e piu' anni di lavoro? Masochismo o cattiveria?

    In realta' Fazio lavora per i fondi di gestione finanziaria, che vogliono i soldi dell'INPS.

    Ah, e trovami qualcuno che assuma uno di 60 anni che faceva l'operaio edile.

    Auguri e complimenti.

  3. #113
    SENATORE di POL
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    da www.adnkronos.com

    " Il ministro dell'Agricoltura apre alle modifiche
    Finanziaria, Alemanno: ''Spazio per il maxi-emendamento''
    ''Per rilanciare lo spirito del Patto per l'Italia di cui la manovra e' il primo banco di prova''

    Roma, 7 ott. (Adnkronos) - ''Credo che ci sia il tempo e lo spazio per utilizzare la prassi del maxi-emendamento collettivo e per rilanciare lo spirito del Patto per l'Italia di cui la Finanziaria e' il primo banco di prova''. Il ministro dell'Agricoltura Gianni Alemanno, a margine di una conferenza ha sottolineato che sia il presidente del Consgilio Silvio Berlusconi, che il ministro alle Attivita' produttive, Antonio Marzano, hanno detto chiaramente che la finanziaria e' modificabile. ''Questo -afferma Alemanno- si lega alla prassi costante di ogni finanziaria di fare arrivare un maxi-emendamento correttivo in uno dei due rami del Parlamento''.
    I contenuti del maxi-emendamento, ha spiegato Alemanno, ''sono legati alle richieste delle varie parti sociali. Credo dovremo fare una verifica sull'impatto che le misure hanno sul Mezzogiorno e complessivamente sull'equilibrio della pressione fiscale''. Cio', conclude il ministro, per fare in modo ''che venga distribuita in maniera equanime fra i diversi tipi di imprese e di contribuenti ''.
    "

    Cordiali saluti

  4. #114
    SENATORE di POL
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    da www.ansa.it

    " FINANZIARIA: SI FA STRADA L'IPOTESI DEL MAXI-EMENDAMENTO
    ROMA - Per la Finanziaria si fa strada l'ipotesi di un maxi-emendamento. Lo ha detto il sottosegretario alla presidenza, Bonaiuti. Chiarendo che comunque c'e' ancora tempo. Rimangono intanto i contrasti fra Lega e Udc sui finanziamenti a fondo perduto e sul Sud. Positivo oggi l'incontro tra Fi e Udc.Per la Uil e' positivo che il governo torni sui suoi passi. Ulivo e Prc dichiarano che 'il governo si boccia da solo'.E la Cgil reputa insufficiente l'apertura di Fini sul Sud.
    22/10/2002 160
    "

    Cordiali saluti

  5. #115
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    Già, "in economia non basta la fantasia". Bisogna anche saper fare le finanziarie...

    Cum Feris Ferus

  6. #116
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    da www.cnnitalia.it

    "

    Fmi, rapporto sull'Italia:
    crescita ancora più lenta
    25 ottobre 2002
    Articolo messo in Rete alle 212 ora italiana (192 GMT)



    Horst Koehler
    ECONOMIA (CNN) -- Il Fondo monetario internazionale (Fmi) rivede al ribasso le stime di crescita dell'economia italiana. Lo fa in nel cosiddetto "Article IV", il rapporto annuale sull'Italia, presentato venerdì dal capo missione Carlo Cottarelli. Nel rapporto si indica anche preoccupazione per la natura "una tantum" di alcune misure previste dalla Finanziaria e si chiede il ricorso a riforme strutturali della spesa, in particolare quella per le pensioni.

    Ecco il dettaglio dei diversi punti sollevati dal rapporto: il Pil crescerà quest'anno di appena lo 0,5 per cento e non più dello 0,7 per cento come stimato nel World Economic outlook un mese fa. Per il prossimo anno, poi, è prevista ora una crescita del due per cento contro il precedente 2,3 per cento.

    Il deficit italiano salirà quest'anno al 2,3 per cento del pil. Cottarelli, precisa che in ogni caso "la situazione della finanza pubblica italiana richiede un impegno più accentuato nella direzione delle riforme strutturali" della spesa: pensioni, stipendi dei dipendenti pubblici e costi della Sanità.

    L'Italia deve rimettere mano alle pensioni. A fronte del debito pubblico italiano, il più alto in Eurolandia, e delle prospettive di invecchiamento della popolazione, "un'ulteriore riforma della spesa previdenziale è considerata fondamentale"
    . In particolare, i responsabili del Fondo hanno accolto con favore il progetto di sviluppare il cosiddetto secondo pilastro previdenziale, interamente basato su fondi pensione privati, "ma ritengono che bisognerebbe anche pensare a innalzare l'età pensionabile".

    "Allo stato attuale il Fondo monetario internazionale non ritiene che per il 2003 sia necessaria una manovra bis, a meno che sul deficit non pesino fattori strutturali. Per adesso, peraltro, su questo versante non vediamo grossi rischi". Il Fondo monetario invita il governo "ad astenersi da nuovi" condoni. Cottarelli sottolinea che il ricorso al condono "scoraggia i contribuenti dal fare il loro dovere e di conseguenza arreca in prospettiva perdite all'erario".

    Il Fmi "accoglie con favore la significativa riduzione del deficit fissata" nella Finanziaria 2003 ma "è preoccupato per la qualità delle misure" previste. Secondo Cottarelli ben la metà della riduzione del disavanzo (0,6 per cento) prevista dalla manovra per il prossimo anno "si basa su aggiustamenti solo contabili o addirittura non realizzabili". Le entrate temporanee, come condono e cartolarizzazioni, "pesano inoltre per l'1,3 per cento del Pil e c'è da chiedersi come si riuscirà a recuperare queste risorse dopo il 2003
    "

    Saluti liberali

  7. #117
    SENATORE di POL
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    da www.lasicilia.it

    " Formigoni: "I correttivi alla Finanziaria non soddisfano le Regioni"

    PALERMO - "I correttivi alla finanziaria non soddisfano le Regioni. Noi abbiamo presentato una serie di emendamenti, nessuno dei quali è stato accolto". Lo ha sostenuto il presidente della regione Lombardia, Roberto Formigoni, a margine della conferenza dei presidenti delle Regioni in corso a Palermo.

    In particolare, Formigoni ha citato il calcolo delle risorse proprie in materia sanitaria e la questione dei trasferimenti alle Regioni a seguito del decentramento amministrativo.

    "Abbiamo firmato un accordo nell'agosto del 2001 che prevedeva un determinato importo da erogare alle Regioni in materia sanitaria, e con questa finanziaria - ha ricordato - rischiamo di perdere circa 300 miliardi di vecchie lire. Per quanto riguarda i trasferimenti, c'erano stati impegni precisi assunti nei precedenti governi dell'Ulivo".

    Formigoni ha aggiunto che "le Regioni non chiedono nè un centesimo in più nè un centesimo in meno, ma il rispetto degli impegni".


    Cordiali saluti

  8. #118
    SENATORE di POL
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    " Il Sole 24 ore del 13/11/2002


    --------------------------------------------------------------------------------
    Roma cade al 39esimo posto nella classifica del World Economic Forum - Ai primi posti ci sono Stati Uniti, Finlandia e Taiwan

    L'Italia perde la gara della competitività
    I nostri punti deboli: scarsa flessibilità del lavoro, tasse sulle imprese, debole innovazione tecnologica, conti pubblici, criminalità

    Barbara Pezzotti
    --------------------------------------------------------------------------------

    GINEVRA - Italia in caduta libera sulla competitività. Nella classifica stilata dal "World economic forum", I'organismo non profit organizzatore del Forum di Davos, il nostro Paese è scivolato dal 26esimo posto dello scorso anno alla 39esima posizione del 2002. Terreno perso soprattutto a causa della scarsa flessibilità nel mondo del lavoro, del peso delle tasse sulle attività produttive, ma anche della criminalità e del cattivo andamento dei conti pubblici . La classifica. Primi nell'inchiesta svolta fra 4.700 dirigenti d'impresa in 80 Paesi in tutto il mondo, sono risultati gli Stati Uniti, che hanno riconquistato la vetta ceduta nel 2001 a un Paese europeo, la Finlandia, scivolata al secondo posto. A contribuire alla rimonta americana hanno contribuito i risultati raggiunti nei settori tecnologici. Seguono Taiwan, Singapore, Svezia, Svizzera e Australia. L'Estonia, che si aggiudica il 26esimo posto, si conferma il primo tra i Paesi candidati a entrare nell'Unione europea. Riguardo le economie emergenti, il rapporto sottolinea i "sostanziali progressi" compiuti da Cina e India, rispettivamente al 33esimo e al 48esimo posto nella classifica. Se la prima guadagna terreno sul fronte delle istituzioni pubbliche, la seconda trae giovamento dal fronte tecnologico e macroeconomico. Tra le nazioni che hanno realizzato i più sensibili miglioramenti figurano Giappone (che, nonostante il deterioramento dell'ambiente macroeconomico, migliora nell'innovazione) Israele (con un sorprendente balzo in avanti della performance tecnologica), Cile e Lituania. L'Europa. C'è un'ampia divergenza nei risultati raggiunti dai principali Paesi europei. Svezia e Svizzera avanzano alla quarta e quinta posizione rispetto al nono e al 15esimo posto del 2001. Perdono terreno l'Italia (39esima a livello mondiale e 19esimo in Europa) e la Francia (che passa dal 20esimo al 30esimo posto nella classifica generale), mentre la Germania guadagna tre posizioni dalla 17esima alla 14esima . I Paesi in crisi. Argentina e Turchia, vessate da pesanti crisi economiche e finanziarie, occupano gli ultimi posti della graduatoria del World economic forum. Le prospettive per entrambi i Paesi non sono incoraggianti perché, si legge nel rapporto, la caduta non è dovuta solo a un pessimo ambiente macroeconomico, ma anche a un deterioramento delle istituzioni pubbliche. Le prospettive di crescita. Due sono gli indici su cui si basa la classifica della competitività. II primo indicatore rappresenta una stima delle prospettive di crescita del Paese nei prossimi cinque-otto anni. È questa la parte in cui si registra un netto peggioramento della performance dell'Italia, che scende a metà classifica, superata da Trinidad e Tobago, da Tunisia, Mauritius e Lituania, precedendo di poco il Botswana. Tra i maggiori svantaggi competitivi di cui risente l'Italia il rapporto segnala la spesa governativa (70esimo posto), il tasso nazionale di risparmio, il deficit pubblico, I'inflazione, il livello di innovazione delle aziende (54esimo posto) e il crimine organizzato (65esima posizione) . Sul fronte dei vantaggi competitivi, l'Italia occupa il terzo posto per la diffusione di cellulari, mentre in campo macroeconomico sono positivi il tasso di cambio e l'accesso al credito. "Sono risultati-spiega Paola Dubini, docente senior dell'area Strategia della Sda Bocconi di Milano (Università che ha raccolto i dati italiani per conto del World economic forum) - che ovviamente risentono del campione utilizzato, vale a dire aziende di grandi dimensioni e filiali di multinazionali operanti in Italia". Escluse, quindi dalla ricerca le piccole e medie aziende, il tessuto del sistema industriale italiano. L'ambiente economico. II secondo indicatore utilizzato dal rapporto del World Economic Forum misura invece l'insieme delle istituzioni, delle strutture di mercato e delle politiche economiche che sostengono gli attuali livelli di prosperità. L'Italia, in questo caso, cede solo una posizione rispetto allo scorso anno, sostenuta da un brillante primo posto per lo sviluppo dei distretti industriali, dal terzo posto per la disponibilità a livello locale di parti e componenti e di know-how di processo e dall'ottavo per la penetrazione sui mercati internazionali. Assai più corposa è la lista degli svantaggi, tra cui figurano il 72esimo posto per la collaborazione tra dipendenti e datore di lavorò, il 42esimo per la spesa in ricerca e sviluppo, il 47esimo per l'efficienza del contesto legale. Ma pesano anche la disoccupazione, il tasso di investimenti, il sistema fiscale, la normativa per le pratiche di assunzione e licenziamento e la flessibilità nella determinazione dei salari. "Ma-conclude Dubini-i punteggi particolarmente negativi sui temi del lavoro riflettono il periodo di raccolta dei dati, quando la flessibilità era diventato un tema rovente nel mondo politico".
    "


    Riforme Subito! Sveglia!!!!!!!!!!!!!!!!!!!


    Saluti liberali

  9. #119
    Hanno assassinato Calipari
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    E' chi crede all'FMI che si deve svegliare. Se non si induce a pagare le tasse, a fare i furbi, a fregarsene dell'ambiente (sociale e naturale) questi sono i risultati.

    Aggiungiamo il vostro assistenzialismo e la frittata è fatta.

    Dimettetevi.

  10. #120
    SENATORE di POL
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    da www.ansa.it

    " LA COMMISSIONE EUROPEA: IL PATTO DI STABILITA' VA RINNOVATO
    BRUXELLES - La Commissione Ue propone che gli stati membri riaffermino il loro ''solenne impegno politico'' all'attuazione del patto di stabilita' con una ''risoluzione'' che li vincoli ad applicarlo ''in modo severo e tempestivo'' secondo le regole concordate sulla base delle proposte in arrivo da Bruxelles. Lo afferma l'esecutivo Ue nel documento - che sara' approvato mercoledi' e di cui l'Ansa ha ottenuto una bozza ormai quasi definitiva - in cui la Commissione delinea un programma in quattro punti per ''combinare flessibilita' e rigore'' nel Patto di stabilita'. La risoluzione dovrebbe essere approvata dai leader dell'Ue al vertice della primavera 2003.

    In linea generale, ''il mancato raggiungimento del ritmo atteso di riduzione del debito da parte di un paese con debito elevato'' dovrebbe far scattare una ''procedura per deficit eccessivo'' nei suoi confronti. Nel documento l'esecutivo Ue sottolinea tuttavia che nella concreta valutazione del rispetto del requisito ''sara' necessario esaminare tutte le componenti che guidano la dinamica del debito.

    L'enfasi sulla riduzione del debito riguarda soprattutto l'Italia - il cui debito e' stimato dalla Commissione Ue in aumento dal 109,9% del 2001 al 110,3% del Pil nel 2002 con un calo al 108,0% nel 2003 - e la Grecia, che fra il 2000 ed il 2001 ha fatto segnare un incremento dello stock dal 106,2% al 107,0%, per poi riportarlo su una traiettoria discendente nel 2002.
    25/11/2002 16:40

    "



    Saluti liberali

 

 
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