Dall'Unita' di oggi:
08.07.2002
E' Toto' a fare le spese della prima prova di tv leghista?
di Maria Novella Oppo
Toto' contro i druidi? Diciamo la verita', messi a scegliere da che parte stare, in Italia sarebbero in pochi ad avere dei dubbi, anche tra quel 4% scarso che ha votato per la Lega. Fatto sta che, ieri mattina, gli spettatori del Nord Italia che si stavano godendo su Raitre le "Risate all'italiana" e si sono visti interrompere il film per dare spazio a "Celtica", manifestazione che si svolgeva sopra Courmayeur e sotto il Monte Bianco, hanno dovuto subire. E il messaggio era questo: niente Toto', sopra il Po si festeggiano usi e costumi celtici, perche' quella e' la macroregione, praticamente la Padania di invenzione bossiana, in cui quegli usi e costumi hanno una tradizione (rubando il termine a Toto') "verace". E questo anche se l'organizzatore di questa prima, clamorosa rottura dell'unita' d'Italia virtuale, che e' il direttore della sede Rai della Valle d'Aosta, Renzo Canciani, nega qualsiasi carattere leghista a quella che definisce invece "una sperimentazione di televisione territoriale". Una sperimentazione partita molto prima che la Lega mettesse piede in Rai e mettesse mano (scusando il bisticcio) alla programmazione, insediando un suo esponente alla direzione di Raidue. La prova di estraneita' della "sperimentazione" al progetto leghista sarebbe anche nel fatto che la manifestazione Celtica non ha alcun carattere politico, si svolge da parecchi anni e raccoglie espressioni artistiche di diversi paesi europei (dalla Scozia alla Spagna) che hanno la fortuna di non avere niente a che fare con Bossi.
Resta il fatto che per la prima volta nella storia Rai un evento e' stato giudicato degno di vedere televisivamente unite (e divise dal resto d'Italia) le regioni dell'arco alpino (compresa la Liguria), raccolte sotto una presunta identita' linguistica e culturale che in realta' non esiste affatto. Sostiene Canciani: "La somma dei localismi non produce programmazione nazionale. Il problema e' trovare temi capaci di unire pezzi di territorio che hanno storia comune. L'evento non lo abbiamo creato: c'era gia'. Per realizzarlo non ho speso una lira, ho solo raccolto forze interne Rai, come il direttore della sede regionale dell'Emilia Romagna, Fabrizio Binacchi, che ha condotto la diretta da questa festa popolare, tra l'altro molto poco commerciale".
Alle 9,45 ecco la bionda annunciatrice di Raitre dare la notizia della interruzione del film nelle regioni dell'arco alpino. Appariva il bellissimo scenario naturale dove sorgeva quello che poteva sembrare un accampamento indiano. Invece era un accampamento celtico, nel quale si aggirava Fabrizio Binacchi facendo domande a persone in costume. Primo fra tutti il druido (cosi' si e' definito) Guido Crossard, esperto di astronomia celtica. Seguivano altre figure notevoli, per look e serieta', come il direttore artistico della manifestazione Riccardo Teraglio o un impiegato di Trezzo d'Adda con collana di denti di cavallo, che si interessa di costruzioni celtiche. Piu' altri individui, sempre in costume e truccati, che agitavano con impaccio grandi spade mimando un combattimento o si dedicavano alla costruzione di strumenti e attrezzi.
Insomma, una festa tradizionale, se dobbiamo dire la verita', tra le meno allegre che ci sia capitato di vedere, ma senza alcuna ostentazione di bandiere o citazione di argomenti leghisti. Molto meno folcloristica delle adunate bossiane e, nel complesso, di una straordinaria pallosita'. A parte alcune schede di documentazione, come quella sulla storia dei Celti, con la citazione di Diodoro Siculo, che li descrisse con estrema precisione per i loro "corpi immani", le loro capigliature rossicce, le espressioni minacciose ed esaltate, ma anche per il loro "ingegno acuto" (e qui la prova evidente che Borghezio non viene da li'). Ora, tra le migliaia di tradizioni e culture che hanno fatto l'Italia e che continueranno a farla nonostante Bossi, sicuramente ci saranno stati anche i Celti. Ma resta il fatto singolare e unico al mondo che il capo della Lega, dopo aver visto Mel Gibson (un australiano!) che interpretava l'eroe celtico William Wallace, passato alla storia come Braveheart, ha deciso per simpatia la comune origine celtica di tutto il Nord Italia. Fornendo cosi' una comoda identita' in celluloide a tutta la sua padania e incentivando a dismisura la produzione di gadget, corna, bicorna (direbbe Toto') e altri orpelli barbarici, per far divertire le comitive di guerrieri del sabato leghista. Tutte invenzioni di cui, certo, non hanno alcuna colpa i cultori di vere tradizioni culturali, ma che comunque, tramite la diretta Rai, se non altro appaiono strumentalizzate per vellicare umori leghisti. Infatti, se la manifestazione "Celtica" e' cosi' interessante da giustificare il coinvolgimento di tante sedi regionali, perche' non estenderla a tutto il paese? E se invece rappresenta la direzione in cui muoversi per vitalizzare le sedi locali, allora non ci sono dubbi: aridatece Toto'!