DUEMILA AL CIRCOLO DELLA GHISOLFA PER L´ULTIMO SALUTO AL «MOSTRO» INNOCENTE
Musica e lacrime, l'addio anarchico a Valpreda
MILANO - Erano in duemila, ieri, a dire addio a Pietro Valpreda. Anarchici, amici, compagni di strada, ragazzi dei centri sociali. Assieme alla moglie Pia, al figlio Tupac e alla sorella Lena si sono ritrovati alla sede del Circolo del Ponte della Ghisolfa per la cerimonia funebre che lo stesso Valpreda, poco prima di morire, aveva organizzato. «Mettete su un po' di musica, e poi che sia finita», aveva detto. Così è stato. Un funerale commosso, con sottofondo di Mendelssohn e musiche jazz, e un corteo finale, improvvisato all'ultimo momento. Gli amici si sono caricati in spalla la bara dell'ex ballerino accusato ingiustamente di essere lo stragista di piazza Fontana, l'ex «mostro», l'irregolare - artista, capellone, e pure anarchico - che solo nel 1987 si è visto riconoscere innocente (dalla Cassazione, sentenza definitiva). Il corteo ha percorso un pezzo di viale Monza, in direzione del centro città, e qui, quando la bara stava per essere caricata sul furgone per il trasporto al cimitero di Lambrate (dove avverrà la cremazione), è successo un incidente che per un attimo - ma solo per un attimo - ha turbato gli animi, peraltro già provati, degli amici di Valpreda. Due persone sono state leggermente ferite da alcuni pallini (di plastica) sparati - probabilmente con un fucile ad aria compressa - da un palazzo sotto le cui finestre il corteo funebre aveva fatto una breve sosta. «Stavo alzando il pugno chiuso per salutare Pietro», ha raccontato Ombretta, la donna colpita - quando mi sono accorta di essere stata colpita da qualcosa. Pensavo ad un sasso, poi mi hanno detto trattarsi di un pallino». La donna è stata medicata al San Raffaele. L'altro ferito, un uomo che aveva portato anche la figlia bambina al funerale, e che in quel momento la teneva a cavalcioni sulle
spalle, è stato appena sfiorato. «Una bravata di ragazzi», spiegavano ieri sera alla DIGOS. Gli agenti che indagano sul fatto hanno infatti individuato due ragazzini di 12 e 13 anni: stavano giocando con delle armi ad aria compressa e tiravano dal balcone di casa in strada. Non hanno ammesso di aver sparato, mentre i genitori hanno spiegato di non essersi accorti di nulla. C'è stato allarme, ma fin da subito è apparso chiaro che l'episodio non poteva avere un significato politico. E gli stessi anarchici del Ponte della Ghisolfa hanno fin da subito escluso che il fatto potesse avere un collegamento con il funerale.
Una coda politica invece c'è stata più tardi, in consiglio comunale. Pietro Valpreda è stato infatti commemorato, in assenza del sindaco Albertini, e senza i consiglieri dell'Alleanza Nazionale, che hanno abbandonato l'aula. «Valpreda non è certo un personaggio illustre che merita di essere commemorato», ha dichiarato il capogruppo dell'AN Marco Ricci. Il discorso è stato tenuto da Giovanni Marra, presidente del consiglio comunale ed esponente di Forza Italia. «Valpreda è il simbolo di quanti sono stati condannati da un certo uso strumentale della giustizia e che poi, passata l´emergenza, sono risultati innocenti. A Pietro Valpreda dedichiamo un minuto di silenzio, rinnovando insieme la nostra preghiera per tutte le vittime di piazza Fontana, di quel tragico 12 dicembre 1969 che resterà per sempre impresso nella nostra memoria civile». Il capogruppo dei DS Emanuele Fiano ha proposto che «il Comune intitoli a Valpreda una strada, a perenne ricordo dell´ingiustizia da lui subita. Un monito per le future generazioni, per una giustizia che sia fondamento della democrazia». Una «via Pietro Valpreda, anarchico», oppure una piazza, che nel progetto dell'opposizione di Palazzo Marino potrebbe essere proprio piazza Fontana.
Dalla Stampa