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  1. #1
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    Predefinito Il Crepuscolo degli dei

    Crisi, sviluppo, progresso.
    Tre parole, tre concetti abusati dalla tv, ormai svuotati di ogni significato.
    Il tempo passa, quasi sonnolento nella nostra vita di tutti i giorni, ma per chi riesce a sentirlo, c’e quasi un rumore di fondo, attutito, quasi nascosto.

    Il puzzle si sta scomponendo. Che puzzle? Il puzzle della crescita, dello sviluppo, del progresso. Il mito dell’occidente si sta sgretolando piano piano. In America crolla prima la Enron, poi la Worldcom, perfino la Disney annuncia che ci sono errori di bilancio. Si ma che sara’ mai, gli amministratori possono sbagliare. La Fiat perde il 30% delle quote di mercato. “Congiuntura”, questa e’ la risposta.
    L’Eurostat dice all’Italia che le cartolarizzazione di incassi presunti non possono essere contabilizzate. Mah..questioni da commercialisti.
    La Andersen Consulting e’ nell’occhio del ciclone, sembra che tutte le sue “revisioni” facciano ridere. Ci sara’ qualche corrotto.
    In Giappone addirittura il PIL l’effimero e piuttosto “influenzabile” indicatore della crescita e’ in calo. Si ma ci sono i Mondiali, la gente deve pensare ad altro, magari si aumenta il turismo. In Italia l’inflazione e’ al 2,3%, eppure tutti i prezzi sono saliti alle stelle, addirittura una manifestazione di fronte all’Istat.
    In Francia crolla il mito di Messier, con la Vivendi. In Germania addirittura si rischia di non riuscire a rispettare i parametri economici di Maastricht. Ma vabbe’ si trovera’ qualche correttivo.

    Ma “dove” nasce questa “crisi”?
    Facciamo un passo indietro, l’ultima grossa crisi “strutturale” del sistema “mondiale” risale al 1973 ed ha la precisa causa nel costo del petrolio. Se andiamo pero’ a vedere non esiste ad oggi uno “squilibrio” del genere. Si puo’ pensare allora che la crisi non sia “strutturale” ma finanziaria, ma…un momento a tutt’oggi c’e differenza tra questi due “termini”?

    Mai come oggi c’e un rincorrersi di statistiche, numeri, previsioni, analisi e chi piu’ ha piu’ ne metta sul fatto che nel futuro ci sara’ “la crescita”. Numeri contradditori, altalene di bilanci e quant’altro. Eppure tra i fattori di base (materie prime, industria agricola, fattori politici) non c’e assolutamente nulla che indichi la “ragione” della crisi o presunta tale. L’11 Settembre? Non basta di certo. Dobbiamo fare un altro “passo indietro”. Chi dice che “l’economia” va bene?

    Beh dovrebbe essere semplice, la borsa sale, i consumi aumentano, la produzione industriale aumenta, gli occupati pure e via dicendo. Bene bene, studiamo un po’ questa equazione. Se la produzione industriale aumenta, a causa del fatto che la stragrande maggioranza del mercato sta in occidente, evidentemente ci sono “piu’ soldi” che vengono spesi dagli occidentali. Ma da dove vengono? Beh, dai salari o da altri “proventi”. Pero’ i salari medi non sono granche’ aumentati anche nei periodi di “boom” o presunto tale dell’ultimo decennio, anzi oserei dire che sono perfino diminuiti in potere d’acquisto a parte un piccolo segmento di superspecializzati o di capitani d’industria e/o manager et similia.

    Quindi la “crescita” da dove veniva? Semplicemente dall’immissione sul mercato del “circolante” di quelle che venivano definite come le cosiddette ”immobilizzazioni”, ovvero capitali immobiliari dirottati su “fondi immobiliari”, la previdenza integrativa, la diffusione di un azionariato di massa e l’immissione sul mercato di nuovi titoli, ovvero la traduzione e l’immissione sul mercato dei capitali di qualunque tipologia di risorsa disponibile. La cosa curiosa e’ che ormai “i mercati” danno un parere su tutto, sulla politica, sull’economia, persino sul “modus vivendi” o su qualsiasi altra cosa. Qualcuno potrebbe anche pensare che il fenomeno sia di segno positivo. Il problema dove sta? Sta nel fatto che questa non e’ AFFATTO una crescita ma una completa finzione. Se andiamo a vedere i titoli azionari ci rendiamo conto che addirittura ancora adesso che il mercato viene definito “depresso” il valore patrimoniale delle societa’ e’ nel 90% dei casi di molti ordini di grandezza inferiore a quello definito di “capitalizzazione” di borsa.

    La realta’ e’ che ormai non si sa piu’ come sviluppare mercati “reali” perche’ il consumo di beni e’ pressoche’ stabile se non in diminuzione e si sviluppano mercati “virtuali”. A questo punto entra nel discorso anche un'altra logica. Chi e’ “vincente” nel mercato odierno? Chi produce beni o chi produce utili? O meglio ancora chi sviluppa “denaro” (virtuale o meno) o chi vende prodotti?

    La domanda e’ meno capziosa di quello che sembra. Se si pensa che il 99% delle transazioni riguarda il mercato finanziario e non uno scambio di beni reali appare chiara la direzione in cui si e’ mosso il mondo economico. C’e anche un altro problema. La globalizzazione impone alle societa’ delle acquisizioni e delle fusioni per sopravvivere sul mercato “reale” ma queste in realta’ sono condizionate pesantemente dalla capacita’ di liquidita’ delle varie societa’. Il mezzo piu’ semplice e’ ricorrere come sempre al mercato finanziario e utilizzare la propria capacita’ di “capitalizzazione” dei valori borsistici con le piu’ varie e fantasiose operazioni per acquisire altre societa’.
    C’e un ma.
    Il valore finanziario ed anche l’atteggiamento dei mercati nei confronti delle societa’ e’ fortemente condizionato dall’utile presentato dalla societa’ e dai dividendi promessi. A questo punto e’ facile comprendere la ragione per la quale cosi’ tante societa’ ed anche grossissime abbiano falsato i bilanci. In realta’ lo hanno fatto per sopravvivere. In Italia la Fiat e’ in crisi? Probabilmente verra’ ceduto il ramo Auto alla GM nel 2004.

    Semplicemente perche’ non e’ ammissibile che lo stato generale dell’economia e che il mercato reale non cresca piu’ e che in realta’ il circolante non aumenti, che in realta’ la gente sia piu’ povera o meno disposta a spendere. Se perdi quote di mercato muori, il tuo destino e’ essere venduto ad altri. E magari quell’altro sta anche peggio di te ma riesce a nasconderlo meglio e tentera’ di spogliare tutto quello che trovera’ nell’azienda oggetto dell’acquisizione.

    E’ una logica perversa, che ormai sta prendendo il sopravvento. E’ come una catena alimentare alterata, cominciano a scarseggiare le prede, gli squali cominciano a divorarsi fra loro oppure a allearsi per sopravvivere. E tutti a invocare “la crescita”. A caratteri cubitali. Sembra una danza della pioggia.
    In realta’ credo che si sia arrivati alla frutta.

    Ovvero che non ci siano piu’ margini o altre immobilizzazioni, o risparmio “non gestito” o qualsiasi altra risorsa economica da dare in pasto ai mercati finanziari per aumentare le quotazioni e via discorrendo. La gente potra’ anche essere condizionata dai mass-media, ideologizzata, confusa, adulata, convinta e via cosi’, ma alla fine ci si apre anche gli occhi. I soldi sono meno. Altro che crescita.

    Il problema sta in quello che io chiamo “il teorema del castello di carte”. Ovvero l’occidente in realta’ la crisi non se la puo’ permettere. La crisi “non esiste” ormai per definizione. Esiste la “congiuntura”. Ovvero un presunto momento di stallo in attesa della nuova “crescita”. Anche gli stati, la politica, la comunicazione, tutto ormai partecipa in massa alla trasmigrazione dell’economia dal “patrimoniale” al “finanziario” e quindi non e’ permesso ormai da nessuno degli attori il “tirarsi indietro”.

    Perche’ se qualcuno parla di crisi tutto il sistema crolla. Tutti i presunti “rendimenti” dei fondi di ogni genere e tipo, qualsiasi attivita’ va male. Anche il “mattone”, tradizionale riferimento nelle cosiddette crisi in realta’ e’ ormai legato a doppio filo a questa logica con i fondi “immobiliari” anch’ essi radicati nel mondo finanziario. Anche l’oro ha i suoi fondi. Tutto il sistema sta in realta’ in piedi su “cio’ che la gente pensa” ovvero sulla convinzione della gente che tutto vada bene.

    A questo punto si puo’ pensare che vabbe’ che ci frega, funziona cosi’ e siamo contenti lo stesso. Dove sta il problema? Il problema sta che questo sistema e’ in realta’ basato sulla “dinamica” ovvero funziona quando c’e afflusso di capitali. Ma i capitali stanno finendo. E soprattutto sta entrando in profonda crisi la parte piu’ sana del sistema, quella della produzione e della vendita dei beni. E per quanto si possa mascherare, finanziarizzare, rivoltare e nascondere o minimizzare la cosa risulta oramai evidente.

    In Giappone nessuno compra piu’ niente, In Italia idem. I primi a morire sono i piccoli, e per certi versi questa logica fa comodo ai grossi gruppi che fin qui hanno divorato per quanto piu’ possibile i piccoli. Ma finira’ anche l’acquisizione esasperata, il franchising ha ormai invaso il commercio, le piccole imprese boccheggiano, le “economie di scala” che permettono le riduzioni di prezzo e l’aumento delle vendite e del fatturato oramai sono arrivate al limite di rottura anche per i grossi gruppi.
    Certo, si puo’ pensare che in nome del principio sopra enunciato questi discorsi siano “controproducenti” e che invece si debba partecipare al coro della “crescita crescita”. Io invece mi son stufato. Per me siamo alla vigilia di una vera e grossa “rivoluzione” che non e’ ne’ politica ne’ tantomeno marxista. E’ semplicemente il crollo del castello di carte. Prima o poi tutte le mitologie finiscono e anche questo sistema e’ destinato a “implodere”. E’ meglio in ogni caso che si ritorni a misurare l’economia e la realta’ con un metro un po’ piu’ realistico di quello che stiamo continuando ad usare.

    Saluti

    Luca Loi

    (Estratto da www.news1.it, in corso di pubblicazione)
    Vuoi una soluzione VERA alla Crisi Finanziaria ed al Debito Pubblico?

    NUOVA VERSIONE COMPLETATA :
    http://lukell.altervista.org/Unasolu...risiEsiste.pdf




  2. #2
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    Predefinito

    Molto bene Loi!

    Questa analisi è molto calzante; ma tu pensi che siano in crisi i nostri modelli di sviluppo?

    Cercherò di risponderti con calma

    CATONE

  3. #3
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    Predefinito Re

    Non solo lo credo, ma secondo me e' assolutamente evidente.
    Ora non voglio tediarti ripostandoti l'intera analisi che ho gia' fatto un anno fa sulle pagine di www.news1.it con il titolo "Dossier Globalizzazione" (che peraltro potrai trovare nell'archivio articoli del sito medesimo se ti interessa), ma secondo me si sta andando inconsapevolmente sull'orlo del baratro.
    Tutti i "parametri" utilizzati per la misura del cosiddetto "sviluppo" sono sempre piu' falsati. Il fenomeno piu' preoccupante e' il tipo di redistribuzione del reddito che si va configurando. Ovvero un modello che anziche risultare "compensativo" o comunque che tenda a riequilibrare la capacita' reddituale o comunque la ricchezza, tende invece all'opposto ovvero a aumentare la forbice di differenza, il che ha come diretta conseguenza un fortissimo aumentare delle tensioni sociali, ed un aumento della "compartimentazione" delle stesse, prefigurando cosi' fenomeni quali il razzismo e il nazionalismo e aumentando il livello di incomunicabilita' tra i ceti sociali. Una situazione di stampo "sudamericano" in cui convivono i ricchissimi e i poverissimi, senza alcuna possibilita' di dialogo intrinseco tra le parti. Con un problema ulteriore. Ovvero che in realta' non c'e nessuna garanzia che nemmeno le classi "alte" possano continuare ad esserlo. L'Argentina ne e' un perfetto esempio, non tanto per le ragioni del crack, ma in quanto a "modus operandi" e a ricadute sulla societa' una volta sviluppata la "dinamica della crisi".

    Sono contento che in mezzo a tanto grigiore in questo forum qualcuno si interessi di problemi che vanno un po' al di la' di ridicoli giochi delle parti e di stalinismi o di fascismi o sfascismi vari.

    Saluti

    Luca Loi
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    http://lukell.altervista.org/Unasolu...risiEsiste.pdf




  4. #4
    hussita
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    bel thread
    analisi acuta
    grazie per la segnalazione di news1

  5. #5
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    più avanza la crisi, più ci avviciniamo al crollo di questa odiosa civiltà degenerata, e quindi alla palingenesi-rinascita. Molto bene! Speriamo che il corso degli eventi sia abbastanza rapido da consentirci di vivere nel Mondo Nuovo che ci aspetta.

  6. #6
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    Predefinito

    Non preoccuparti, il sistema borghese-tardoccidentale non può reggersi in piedi più di qualche decennio ancora (io credo non più di un paio, ad essere molto generosi).

  7. #7
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    cari amici,

    allora aveva ragione Marx piuttosto che Adam Smith, Mill e compagnia?

    Certo che il sistema capitalista occidentale è caduto in crisi più volte, ricordo il crollo di wall street del 1929, ma poi c'è sempre una ripresa; provvedono le teorie Keynesiane o quelle di Marshall, insomma non è detto che dal baratro ci si possa uscire solo cambiando il sistema e finendo in rigidi sistemi ad economia statlizzate, che uccidono l'iniziativa privata ed allineano tutti su una povertà estrema, senza alcuna speranza.

    io non sono un economista, però mi piaccioni le analisi approfondite sull'econmia dei vari paesi; l'economia è una scienza molto complessa, ma penso che a fondo del tutto ci sia il lavoro, che è il produttore di ricchezza.
    La crisi economica attuale io credo che trova le sue ragioni nell'ormai saturazione degli usuali mercati ricchi occidentali, perciò occorre aprire mercati nel terzo mondo, espandendovi l'economia e finanziando attività, che portino il lavoro in quei paesi poveri, nei quali la miseria, la sottoccupazione e la disoccupazione dilagano.

    Non sono convinto che sia saggio abbandonare gli strumenti economici liberali, per ritornare al Comunismo in nome di ideologie del tutto utopistiche, come ha dimostrato la storia degli ultimi anni.
    Gli strumenti liberali vanno corretti, gli sati debbono intervenire incanalando l'iniziativa privata in settori dove essa manca; è vero che non si può impunemente produrre beni ad alto costo per venderli su un mercato, che non li assorbe più.

    Ciò che ho detto mi sembra una delle molte ragioni per giustificare la cr, il difficile è veramente trovare quelle misure che possono rompere quel circolo vizioso finanziario, che fa lievitare rendimenti surrettizi.

    SALUTI
    CATONE

  8. #8
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    Illusi.

    La crisi in corso non portera' certo alla caduta del sistema Capitalista, ma solo delle sue mele marce (e questa e' una cura positiva). Il Capitalismo ne uscira' addirittura rafforzato.

    Nella dettagliata analisi del "poeta" Luca mancano le due motivazioni principali della crisi:
    1 - la paura di un attacco nucleare contro una o piu' metropoli Americane, con conseguente deflagrazione della III Guerra Mondiale;
    2 - la pressione concorrenziale dei prodotti cinesi e est-asiatici in genere che sta spazzando via le comode (e false) certezze dello stato sociale.

    L'Occidente (vale a dire gli States) sono in grado di affrontare e vincere entrambe queste sfide e poi di ripartire alla grande, ovviamente confermando il Modello Liberal-Capitalista. Avremo enormi spazi su cui espanderci (i territori attualmente occupati dagli islamici, che alla fine della III GM sarebbero cancellati come i pellerossa) e non avremo piu' il catto-buonismo e il social-sindacalismo fra i piedi

  9. #9
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    acci acci!!
    quanti profeti a questo mondo.......
    Ma Il condor dimentica che se anche le società asiatiche colonizzeranno il mondo, avranno poi il compito di colonizzare...... gli asiatici che avranno ugualmente bisogno di welfare.....
    Gli altri dimenticano che la sete di potere e l'ingodigia degli uomini nuovi che saliranno sugli altari nel futuro, perpetuerà i brandelli del capitalismo sino all'ultimo spasimo.....
    su questo forum è meglio non rispondere ai fessi!
    voi nazifascisti di oggi e i vostri servi siete solo gli ayatollah E I TALEBANI dell'occidente..

  10. #10
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    Cari amici,
    mi fa piacere notare che su questi temi il dibattito si accende; d'altra parte i temi sono attualissimi con Cofferati che vuol fare il Commendatore venuto dal Cielo per trascinare all'Inferno il Cavaliere ( vedi finale del Don Giovanni di Mozart)

    Mi scuso per gli strafalcioni contenuti nel mio precedente messaggio, dovuti all'eccessiva fretta.....spero tuttavia che sia stato comprensibile.

    Saluti

    Catone


 

 
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