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Discussione: Indietro Savoia

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    Predefinito Indietro Savoia

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    APPELLO CONTRO IL PROGETTO DI LEGGE PER IL RIENTRO IN ITALIA: INUTILE, SBAGLIATO, DANNOSO
    Indietro, Savoia



    10 luglio 2002



    di Maurizio Viroli
    Roberto Balzani

    ONOREVOLI Deputati, i mazziniani italiani si rivolgono a Voi per invitarVi a compiere un atto di saggezza istituzionale e di intelligenza storica, respingendo in seconda lettura il progetto di legge costituzionale che consentirà il rientro dei Savoia in Italia come se si trattasse di un caso pietoso di discriminazione oppure di una indulgente concessione alla curiosità scandalistica dei rotocalchi.

    Le cose stanno diversamente: quel progetto di legge è allo stesso tempo inutile, sbagliato e dannoso.

    È inutile, perché i discendenti maschi di Casa Savoia potrebbero rientrare oggi stesso in Italia, senza alcun intervento sul testo costituzionale, solo che rinunziassero (cosa che non hanno mai fatto) al titolo dinastico e quindi alla loro posizione di pretendenti al trono d'Italia sul piano del diritto internazionale. Questo atto fu a suo tempo richiesto e ottenuto dall'Austria per il rientro di Otto d'Asburgo. In tal modo, essi non sarebbero più appartenenti a un casato, ma sarebbero semplicemente dei cittadini come tutti gli altri il cui cognome sarebbe Savoia come Rossi o Bianchi. La XIII disposizione finale della Costituzione non li riguarderebbe più, perché essa è appunto letteralmente diretta agli appartenenti a Casa Savoia.

    È sbagliato, sul piano del diritto costituzionale e della procedura legislativa, perché si riferisce alla XIII disposizione transitoria e finale della Costituzione, mentre è del tutto evidente e confermato dai precedenti che tali disposizioni possono essere l'una o l'altra cosa, finali o transitorie. È la logica stessa a dirlo: sono transitorie quelle disposizioni che prevedono un termine prestabilito; le altre - come la XIII - sono soltanto finali, dunque non soggette ad alcuna limitazione nel tempo. Ad esempio, basti ricordare che De Nicola, nel promulgare la Costituzione il 27 dicembre 1947, si riferì alla «XVIII disposizione finale». Altrimenti, si sarebbe potuta adottare una formula simile a quella della legge costituzionale 18 marzo 1958, n. 1, che si riferisce alla XI «delle disposizioni transitorie e finali». Sembra un punto formale, ma in realtà è sostanziale perché è proprio il riferimento alla pretesa transitorietà a consentire l'escamotage giuridico che è stato inventato per placare le coscienze di chi si sarebbe dovuto opporre alla revisione costituzionale, e cioè la cessazione degli effetti della norma e non la sua abrogazione. Ma anche a questo proposito è stato commesso un grave errore: mentre il titolo del progetto parla appunto di cessazione degli effetti, il testo parla invece del loro esaurimento. I due termini non sono sinonimi: a prescindere dalla inaccettabile contraddizione che così si crea tra il titolo e il testo, l'esaurimento degli effetti può anche riverberarsi verso il passato, a differenza dalla loro cessazione, che è sempre e comunque ex nunc.

    Ultimo ma non meno importante argomento giuridico è poi l'inderogabilità dell'art. 139 della Costituzione che appunto esclude la revisione della forma repubblicana: questa norma è incompatibile con la presenza sul suolo nazionale di una persona che non ha rinunciato al rango di pretendente al trono d'Italia per sé e i suoi successori e continua invece a rilasciare diplomi cavallereschi e titoli di nobiltà. Diventano, allora, veramente insostenibili i cosiddetti riconoscimenti del regime repubblicano, che sarebbero avvenuti col semplice indirizzare una lettera al Capo dello Stato chiamandolo Presidente della Repubblica. La Costituzione repubblicana e la storia d'Italia non si possono giocare sull'indicazione di un destinatario epistolare!

    È dannoso, perché la revisione costituzionale sta avvenendo secondo un andazzo buonistico e perdonistico che fa a pugni con le ragioni storiche, etiche e politiche della fondazione della Repubblica per referendum popolare e con il patriottismo della Costituzione che oggi può e deve rappresentare l'ancoraggio dei valori comuni a tutti i cittadini. Non si tratta di chiedere ai Savoia di scontare le colpe dei padri, ma non si può accettare che il loro rientro avvenga senza una discontinuità con l'eredità dinastica, senza una storicizzazione consapevolmente condivisa dalla popolazione. Si sta invece per infliggere un colpo durissimo alla memoria storica nazionale, quando dovrebbe ormai essere sin troppo chiaro a tutti, e in particolare ai politici, quali gravi conseguenze ne possano derivare.

    Su questa strada, anche la XII disposizione finale (anch'essa non transitoria) relativa al divieto di ricostituzione del Partito Nazionale Fascista potrà presto essere dichiarata esaurita, anche perché fa sistema con la precedente, essendo entrambe ispirate dall'avvento della dittatura mussoliniana e dalla successiva tragedia della seconda guerra mondiale. Noi mazziniani non siamo dunque contrari al rientro dei Savoia in Italia, ne riconosciamo anzi il diritto, ma ci facciamo altresì carico di alcune responsabilità molto precise sul piano storico e su quello giuridico. Siamo perciò contrari a un rientro che avviene tra il detto e il non detto, sull'onda di un falso senso umanitario o peggio sulla pretesa di riscrivere una storia nazionale che è costata lacrime e sangue.

    Contestiamo poi che si tratti di un atto dovuto ai sensi del Trattato di Schengen. Innanzitutto, la Corte costituzionale ha sempre rivendicato i limiti al diritto comunitario derivanti dalla stessa Carta costituzionale (di cui la XIII disposizione finale è parte integrante); inoltre, l'Italia ha sempre aderito a Schengen e agli atti successivi esplicitamente ponendo una riserva a questo proposito. Dunque, nessun obbligo automatico e tantomeno una violazione. Onorevoli deputati, per queste ragioni, i mazziniani italiani Vi chiedono di bloccare il processo di revisione costituzionale, che è giunto al suo ultimo atto. In caso contrario, siamo comunque pronti a ricorrere al giudizio dei cittadini, grazie alla possibilità del referendum confermativo che è previsto dall'art. 138 della Costituzione. Ciò è possibile perché al Senato non si è raggiunta la maggioranza dei 2/3 dei componenti che l'avrebbe impedito. Ci rivolgeremo a tutte le forze politiche, sociali e culturali che hanno a cuore la memoria storica nazionale e vogliono preservare lo spirito della Costituzione repubblicana perché, come accadde il 2 giugno 1946, siano direttamente i cittadini a esprimersi su un punto che coinvolge direttamente il senso di appartenenza alla comunità nazionale, il senso dell'italianità.

    Dal giorno successivo al voto parlamentare che fosse definitivo, ci adopereremmo quindi per la raccolta delle cinquecentomila firme necessarie insieme a tutti coloro i quali vorranno essere nostri compagni di strada. Ci appelleremo anche a tutti i parlamentari, anche a quelli che avranno votato a favore del progetto di revisione, perché sottoscrivano la richiesta del referendum, riconoscendo il valore della consultazione popolare. Siamo fiduciosi che gli italiani, che oggi pure appaiono favorevoli al rientro dei Savoia magari per scarsa attenzione, sapranno invece riflettere e comprendere le profonde ragioni di questa battaglia che non intende discriminare nessuno, ma pretende però il rispetto dei valori della storia e del diritto.


    Viroli e Balzani sono presidente e vice presidente vicario dell'Associazione mazziniana italiana

  2. #2
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    Ma perché?

    Che vengano pure, e, se vogliono, tentino pure di restaurare la forma monarchica dello stato.

  3. #3
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    Ma gliele chiediamo le impronte digitali quali cittadini extra U.E.?
    saluti
    echiesa

  4. #4
    Alessandra
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    Predefinito Re: Indietro Savoia

    Originally posted by Alberich
    da: www.lastampa.it


    APPELLO CONTRO IL PROGETTO DI LEGGE PER IL RIENTRO IN ITALIA: INUTILE, SBAGLIATO, DANNOSO
    Indietro, Savoia



    10 luglio 2002



    di Maurizio Viroli
    Roberto Balzani

    ONOREVOLI Deputati, i mazziniani italiani si rivolgono a Voi per invitarVi a compiere un atto di saggezza istituzionale e di intelligenza storica, respingendo in seconda lettura il progetto di legge costituzionale che consentirà il rientro dei Savoia in Italia come se si trattasse di un caso pietoso di discriminazione oppure di una indulgente concessione alla curiosità scandalistica dei rotocalchi.

    Le cose stanno diversamente: quel progetto di legge è allo stesso tempo inutile, sbagliato e dannoso.

    È inutile, perché i discendenti maschi di Casa Savoia potrebbero rientrare oggi stesso in Italia, senza alcun intervento sul testo costituzionale, solo che rinunziassero (cosa che non hanno mai fatto) al titolo dinastico e quindi alla loro posizione di pretendenti al trono d'Italia sul piano del diritto internazionale. Questo atto fu a suo tempo richiesto e ottenuto dall'Austria per il rientro di Otto d'Asburgo. In tal modo, essi non sarebbero più appartenenti a un casato, ma sarebbero semplicemente dei cittadini come tutti gli altri il cui cognome sarebbe Savoia come Rossi o Bianchi. La XIII disposizione finale della Costituzione non li riguarderebbe più, perché essa è appunto letteralmente diretta agli appartenenti a Casa Savoia.

    ** Ma la stessa Costituzione non ha abolito i titoli nobiliari? Ma dai ma come si fa a dire una cosa simile? Di sicuro se Vittorio Emanuele ed il figlio fossero in questi anni rientrati in Italia non li avrebbero certo arrestati, e forse anche neppure rimandati al confine. Però questi principi un pò di nobiltà d'animo almeno vorranno averla o no? La disposizione è anacronistica e non più sensata e da un pò avrebbe dovuto essere espunta dalla Costituzione.

    È sbagliato, sul piano del diritto costituzionale e della procedura legislativa, perché si riferisce alla XIII disposizione transitoria e finale della Costituzione, mentre è del tutto evidente e confermato dai precedenti che tali disposizioni possono essere l'una o l'altra cosa, finali o transitorie. È la logica stessa a dirlo: sono transitorie quelle disposizioni che prevedono un termine prestabilito; le altre - come la XIII - sono soltanto finali, dunque non soggette ad alcuna limitazione nel tempo. Ad esempio, basti ricordare che De Nicola, nel promulgare la Costituzione il 27 dicembre 1947, si riferì alla «XVIII disposizione finale». Altrimenti, si sarebbe potuta adottare una formula simile a quella della legge costituzionale 18 marzo 1958, n. 1, che si riferisce alla XI «delle disposizioni transitorie e finali». Sembra un punto formale, ma in realtà è sostanziale perché è proprio il riferimento alla pretesa transitorietà a consentire l'escamotage giuridico che è stato inventato per placare le coscienze di chi si sarebbe dovuto opporre alla revisione costituzionale, e cioè la cessazione degli effetti della norma e non la sua abrogazione. Ma anche a questo proposito è stato commesso un grave errore: mentre il titolo del progetto parla appunto di cessazione degli effetti, il testo parla invece del loro esaurimento. I due termini non sono sinonimi: a prescindere dalla inaccettabile contraddizione che così si crea tra il titolo e il testo, l'esaurimento degli effetti può anche riverberarsi verso il passato, a differenza dalla loro cessazione, che è sempre e comunque ex nunc.

    ** Ex nunc o ex tunc non ha nessun senso, anche se gli effetti della abrogazione fossero ex tunc non potrebbero in sostanza esserci conseguenze diverse da un effetto ex nunc.

    Ultimo ma non meno importante argomento giuridico è poi l'inderogabilità dell'art. 139 della Costituzione che appunto esclude la revisione della forma repubblicana: questa norma è incompatibile con la presenza sul suolo nazionale di una persona che non ha rinunciato al rango di pretendente al trono d'Italia per sé e i suoi successori e continua invece a rilasciare diplomi cavallereschi e titoli di nobiltà. Diventano, allora, veramente insostenibili i cosiddetti riconoscimenti del regime repubblicano, che sarebbero avvenuti col semplice indirizzare una lettera al Capo dello Stato chiamandolo Presidente della Repubblica. La Costituzione repubblicana e la storia d'Italia non si possono giocare sull'indicazione di un destinatario epistolare!

    ** Davvero mi meraviglia come si possano *sfruttare* minime conoscenze giuridiche per dire certe cose assolutamente inveritiere. La impossibilità di una revisione della forma repubblicana dello Stato è principio fondamentalissimo del nostro ordinamento. Senza forma repubblicana cioè, non esisterebbe lo stato italiano ma un altro Stato. Questo è il senso della disposizione ed il motivo per cui è stata prevista. Non crede questo signore e chi la pensa come lui che se tale principio fondamentalissimo potesse essere violato dalla sola presenza nel territorio nazionale di questi principi, la forma repubblicana del nostro stato sarebbe violabile con un semplice stato di fatto?

    È dannoso, perché la revisione costituzionale sta avvenendo secondo un andazzo buonistico e perdonistico che fa a pugni con le ragioni storiche, etiche e politiche della fondazione della Repubblica per referendum popolare e con il patriottismo della Costituzione che oggi può e deve rappresentare l'ancoraggio dei valori comuni a tutti i cittadini. Non si tratta di chiedere ai Savoia di scontare le colpe dei padri, ma non si può accettare che il loro rientro avvenga senza una discontinuità con l'eredità dinastica, senza una storicizzazione consapevolmente condivisa dalla popolazione. Si sta invece per infliggere un colpo durissimo alla memoria storica nazionale, quando dovrebbe ormai essere sin troppo chiaro a tutti, e in particolare ai politici, quali gravi conseguenze ne possano derivare.

    ** L'Assemblea costituente non era *buonista*? Pensiamo alle forze politiche che la componevano, alla profonda differenza esistente tra queste forze ed al contempo analizziamo i principi fondamentali del nostro stato in cui ad esempio accanto al principio di uguaglianza formale si è previsto quello speculare della uguaglianza sostanziale, pensiamo a tutte le libertà positive e negative in essa riconosciute, pensiamo a quello che i costituenti hanno saputo fare in un clima affatto facile. Non esiste al mondo, neanche negli Stati dittatoriali, l'esigenza di avere una Costituzione che non sia improntata al buonismo.

    Su questa strada, anche la XII disposizione finale (anch'essa non transitoria) relativa al divieto di ricostituzione del Partito Nazionale Fascista potrà presto essere dichiarata esaurita, anche perché fa sistema con la precedente, essendo entrambe ispirate dall'avvento della dittatura mussoliniana e dalla successiva tragedia della seconda guerra mondiale. Noi mazziniani non siamo dunque contrari al rientro dei Savoia in Italia, ne riconosciamo anzi il diritto, ma ci facciamo altresì carico di alcune responsabilità molto precise sul piano storico e su quello giuridico. Siamo perciò contrari a un rientro che avviene tra il detto e il non detto, sull'onda di un falso senso umanitario o peggio sulla pretesa di riscrivere una storia nazionale che è costata lacrime e sangue.

    ** No comment. Quella disposizione è seguita da numerosi leggi in materia che la applicano, l'assurdità di tale affermazione non vale la pena di alcun commento.


    Contestiamo poi che si tratti di un atto dovuto ai sensi del Trattato di Schengen. Innanzitutto, la Corte costituzionale ha sempre rivendicato i limiti al diritto comunitario derivanti dalla stessa Carta costituzionale (di cui la XIII disposizione finale è parte integrante); inoltre, l'Italia ha sempre aderito a Schengen e agli atti successivi esplicitamente ponendo una riserva a questo proposito. Dunque, nessun obbligo automatico e tantomeno una violazione. Onorevoli deputati, per queste ragioni, i mazziniani italiani Vi chiedono di bloccare il processo di revisione costituzionale, che è giunto al suo ultimo atto. In caso contrario, siamo comunque pronti a ricorrere al giudizio dei cittadini, grazie alla possibilità del referendum confermativo che è previsto dall'art. 138 della Costituzione. Ciò è possibile perché al Senato non si è raggiunta la maggioranza dei 2/3 dei componenti che l'avrebbe impedito. Ci rivolgeremo a tutte le forze politiche, sociali e culturali che hanno a cuore la memoria storica nazionale e vogliono preservare lo spirito della Costituzione repubblicana perché, come accadde il 2 giugno 1946, siano direttamente i cittadini a esprimersi su un punto che coinvolge direttamente il senso di appartenenza alla comunità nazionale, il senso dell'italianità.

    ** Sì, sarei davvero favorevole al referendum costituzionale, se naturalmente si riuscirà ad ottenere il numero delle richieste necessarie per averlo, solo così qualunque sarà il risultato finale non ci saranno rinfacciamenti un domani.

    Dal giorno successivo al voto parlamentare che fosse definitivo, ci adopereremmo quindi per la raccolta delle cinquecentomila firme necessarie insieme a tutti coloro i quali vorranno essere nostri compagni di strada. Ci appelleremo anche a tutti i parlamentari, anche a quelli che avranno votato a favore del progetto di revisione, perché sottoscrivano la richiesta del referendum, riconoscendo il valore della consultazione popolare. Siamo fiduciosi che gli italiani, che oggi pure appaiono favorevoli al rientro dei Savoia magari per scarsa attenzione, sapranno invece riflettere e comprendere le profonde ragioni di questa battaglia che non intende discriminare nessuno, ma pretende però il rispetto dei valori della storia e del diritto.

    ** Bah!

    Viroli e Balzani sono presidente e vice presidente vicario dell'Associazione mazziniana italiana

  5. #5
    give peace a chance
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    Originally posted by echiesa
    Ma gliele chiediamo le impronte digitali quali cittadini extra U.E.?
    saluti
    echiesa
    secondo la nuova norma per il figlio dovrebbero essere prese....

  6. #6
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    Il problema è solo uno: finchè il *re* non rinuncerà ufficialmente ai suoi titoli -e sarebbe bello che riconoscesse anche il referendum del '46- non dovrebbe poter essere accettato in Italia, in quanto egli si propone come potere sovrano costituito per diritto divino, e, pertanto, quantomeno alla pari con la costituzione e lo stato italiano.
    E accettabile che si introduca in italia un potere alternativo a quello attuale? secondo me no.

  7. #7
    Cavaliere
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    Originally posted by Jan Hus
    Ma perché?

    Che vengano pure, e, se vogliono, tentino pure di restaurare la forma monarchica dello stato.
    Cosa intendi dire?

  8. #8
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    Originally posted by gribisi
    Cosa intendi dire?
    Intendo dire che trovo del tutto naturale che una famiglia di ex regnanti non rinunci alle proprie prerogative simboliche; mi sembra del tutto naturale che, se lo desidera, possa cercare di restaurare un movimento monarchico in Italia; non mi sembra giusto condizionare la possibilità di rientro a dichiarazioni di rinuncia in qualche direzione, o alle scuse per le leggi razziali, che non state fatte né da Vittorio Emanuele né da Emanuele Filiberto.

    Per inciso, penso che i Savoia, tra le famiglie di ex regnanti, siano i più scialbi, incolori ed inetti. In retrospettiva, trovo che la scelta della repubblica sia stata giusta anche nel merito.

    Ciò detto, penso che la loro insipienza sia dimostrata anche dal tono querulo e lamentoso con cui hanno rivendicato il diritto di recarsi nel nostro paese. Da che mondo è mondo, i re deposti se ne sono sempre andati in esilio, quando non hanno perso la vita.

    Sarebbe stato più dignitoso, da parte loro, se fossero rimasti in esilio senza sollevare periodicamente la questione della disposizione transitoria della Costituzione.

  9. #9
    Alessandra
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    Originally posted by Alberich
    Il problema è solo uno: finchè il *re* non rinuncerà ufficialmente ai suoi titoli -e sarebbe bello che riconoscesse anche il referendum del '46- non dovrebbe poter essere accettato in Italia, in quanto egli si propone come potere sovrano costituito per diritto divino, e, pertanto, quantomeno alla pari con la costituzione e lo stato italiano.
    E accettabile che si introduca in italia un potere alternativo a quello attuale? secondo me no.
    La forma repubblicana dello Stato non è assolutamente in discussione nonostante la prerogativa nobiliare in capo ai Savoia. Cosa importa cosa pensa *lui*, ciò che conta è che la spocchia savoiarda nulla possa. Se poi ci sarà chi vorrà inchinarsi o baciare le mani al principe, che importa?

  10. #10
    Cavaliere
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    Originally posted by Jan Hus


    Intendo dire che trovo del tutto naturale che una famiglia di ex regnanti non rinunci alle proprie prerogative simboliche; mi sembra del tutto naturale che, se lo desidera, possa cercare di restaurare un movimento monarchico in Italia; non mi sembra giusto condizionare la possibilità di rientro a dichiarazioni di rinuncia in qualche direzione, o alle scuse per le leggi razziali, che non state fatte né da Vittorio Emanuele né da Emanuele Filiberto.

    Per inciso, penso che i Savoia, tra le famiglie di ex regnanti, siano i più scialbi, incolori ed inetti. In retrospettiva, trovo che la scelta della repubblica sia stata giusta anche nel merito.

    Ciò detto, penso che la loro insipienza sia dimostrata anche dal tono querulo e lamentoso con cui hanno rivendicato il diritto di recarsi nel nostro paese. Da che mondo è mondo, i re deposti se ne sono sempre andati in esilio, quando non hanno perso la vita.

    Sarebbe stato più dignitoso, da parte loro, se fossero rimasti in esilio senza sollevare periodicamente la questione della disposizione transitoria della Costituzione.
    Io invece li ritengo pericolosi, perchè potrebbero costituire un simbolo capace di raccogliere i monarchici (nel qual caso avremmo l' ennesimo partitino del 5% e meno governabilità) oppure potrebbero tentare Berlusconi di ristabilire la monarchia, allo scopo di distruggere la memoria storica della Resistenza e dell' Antifascismo, e liquidare una volta per tutte la Costituzione "comunista" del 1948.
    Può sembrare fantapolitica, ma prima del 1994 chi credeva che B. avrebbe potuto costituire un partito e prendere il potere?
    Io mi ricordo che, dopo Mani Pulite e la fine di Craxi, lo si riteneva a sua volta un uomo finito. Si pensava che Occhetto avrebbe vinto le elezioni e che il partito di B. tutt'al più avrebbe sottratto qualche voto moderato a M. Segni. Poi qualche mese dopo l' Italia era in mano al Cavaliere.
    Io degli italiani non mi fido, e nemmeno di Berlusconi.
    Non abbiamo già abbastanza guai? Chi ce lo fa fare di prenderci anche i Savoia e rischiare la loro "discesa in campo"? Non hai visto cosa è successo in Bulgaria?

 

 
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