il sacro arcaico
http://www.simmetria.org/index2.php?...o_pdf=1&id=102
Mario Giannitrapani, II Sacro Arcaico. Forme della Sacertà neolitica, Simmetria Edizioni, Roma 2006, pp. 183, € 14,00.
Pochi sono gli studiosi italiani di orientamento tradizionale che si sono occupati di preistoria: Giuseppe Sermenti, Renato del Ponte e Mario Giannitrapani. Quest'ultimo, del resto, ha, in tale campo, una qualificazione di tutto rispetto: paletnologo, ha partecipato a diversi scavi in grotte preistoriche della Puglia e del Lazio e ha all'attivo varie collaborazioni in ambito accademico. "La Cittadella" si onora di averlo tra le sue firme, e con piacere segnala questo suo libro, che raccoglie i tre saggi finora apparsi sulla nostra rivista (L'orante e l'androgino. La tradizione verticale dell'immortalità nell'iconografìa neolitica del basso Adriatico; KRN. lerofanie preistoriche e relitti lessicali delle 'corna di folgore '; Keraunofanie preistoriche e lessico teonimico greco-italico della Folgore}, altri tre pubblicati su "Zuujieipia" (Urheilig: alle origini del sacro. Luoghi, ritmi, riti del Paleolitico; II simbolo neolitico del cervo sacro. Iconografìe dell 'arte rupestre italica ed europea; Forme e diffusione dell'iconografìa 'sciamanica' delle corna nelle culture neolitiche dell'Italia sud-orientale) e due su "Kultur" (Futuro arcaico. Alle sorgenti dell'essere; La sacertà italica tra ritualità etrusco-romana ed influssi orfìco-pitagoprici), ottima rivista di cui è stato tra gli animatori. L'insieme, lungi dal rappresentare una semplice somma di scritti, rivela una forte continuità tematica ed interpretativa, che la Premessa dello stesso Autore segnala con queste parole: "II filo rosso, che guida e raccorda le diverse parti dell'opera, non è tanto questa o quella specifica competenza di chi scrive su di un determinato periodo, quanto piuttosto l'organico corpus di parole-segno e riferimenti con i quali l'uomo arcaico lasciava traccia di determinate esperienze e presenze, manifestatesi in particolari luoghi di potere. Difatti la memoria rituale arcaica, ricollocata nel suo contesto primigenio e intesa come eterno presente, il 'futuro arcaico', può esser decifrata e forse compresa più profondamente, solo riattualizzandola, in una prospettiva di piena e totale empatia con ciò che fummo ed in parte, piccola, ... piccolissima parte ... forse, ancor siamo!" (pp. 4-5).
Il dato più significativo del libro, a nostro avviso, è quello teoretico e metodologico: il "primitivo" resta fondamentalmente il grande incompreso della/dalla nostra cultura; la sua comprensione deve servirsi della moderna iperspecializzazione delle ricerche, non asservirsi ad essa, nella consapevolezza che il mondo "altro" degli uomini del Paleolitico e del Neolitico, ma alla fin fine delle stesse civiltà antiche di epoca "storica", necessita di essere colto integralmente ricorrendo alla "facoltà intuitivo-sintetica" (p. 23). La capacità di connettere questa facoltà ad un pieno dominio delle attuali conoscenze scientifiche contrassegna la totalità degli scritti di questa raccolta. Così essa in larga misura si configura come un trattato sui "simboli della scienza sacra" nella cultura prei- e proto-storica, con rilievi di grande importanza, che possono perfino capovolgere l'idea che la religiosità dei moderni sia superiore rispetto a quella dei "cavernicoli" (poi tali in quanto le caverne erano soprattutto luoghi di iniziazione e di culto).
Relativamente alla figura dell'Orante o Uomo dalle Braccia Alzate, viene
ad es. scritto: "II significato innegabilmente magico di questa postura, che
non deve essere raffigurata seduta ma in piedi, potrebbe divenire allora
quasi opposto al comune significato religioso. L'ideografia, infatti, esprime
non tanto la dipendenza dalle forze della natura quanto un ruolo attivo
dell'individuo, magico-creatore appunto, protagonista nel cosmo che
riflette la posizione cultuale iniziale dell'uomo neolitico che soggioga e
pertanto sottomette la natura in quei misteri cosmici rigenerativi, disvelati
poi dalle tecniche agricole della domesticazione cerealicola e degli animali"
(p. 64). Non di poco conto è anche, sulla base dei reperti e dei dati
simbolici di essi, il ridimensionamento di una certa ipertrofìzzazione della
"maternità" e "matriarcalità" delle Divinità paleo- e neo-litiche, con
sguardo attento alla "complessità delle funzioni che la molteplicità delle
iconografie neolitiche europee rappresentano: Divinità uccello, ape-farfalla,
serpente, rana-rospo, porcospino, dispensatrice, partenogenetica,
rigeneratrice, nutrice, gravida, rapace-nudo = rigido-morte, sono solo
alcune delle innumerevoli forme in cui l'unità con la natura richiamò un
alfabeto metafisico che tramite il corpo femminile e maschile \... \
esprimeva quel principio cosmologico di. potenza, di abbondanza
.
Il richiamo al "suolo italico" ci obbliga infine a sottolineare che queste libro è anche una notevole testimonianza della lontanissima presenza e della lunga durata nella nostra terra di numina e nomina, di simboli e riti di alto livello spirituale, come quelli legati alle imagines cornute e alle "pietre del fulmine", su cui l'Autore scrive pagine di straordinaria sapienza, evocando con un certo positivo orgoglio gli "aruspici fulguratori, il più potente ordine magico-sacerdotale della vetustissima Disciplina Italiae e forse, dell'intero Occidente antico, storicamente noto" (p. 122). [Sanco]
recensione in la cittadella n.22