Immigrazione, gli ebrei contro la legge
Gad Lerner offrirà le sue impronte digitali al Viminale. Accuse anche dall’opposizione
Il «sì» definitivo alla legge Bossi-Fini sull’immigrazione ha prodotto l’effetto di una ritrovata unità delle comunità ebraiche italiane, che si erano divise al recente congresso sulla politica di Israele verso i paesi arabi.
Il loro presidente nazionale, Amos Luzzatto, guiderà lunedì mattina una delegazione rappresentativa di tutto l’ebraismo, che si presenterà davanti al Viminale con l’offerta provocatoria delle proprie impronte digitali.
La proposta ufficiale sarà fatta questa mattina alla prima riunione del nuovo consiglio, ma l’approvazione è scontata, dal momento che anche il congresso si pronunciò in questo senso su proposta di Gad Lerner. Lo stesso Lerner e Riccardo Pacifici, che sui problemi di linea generale erano su versanti contrapposti, adesso sono «pronti» a manifestare insieme. Davanti a una «odiosa discriminazione», propongono che il governo faccia decorrere la data di applicazione del provvedimento, adesso destinato ai soli immigrati, «al momento in cui la legge potrebbe essere applicata anche ai cittadini italiani».
Luzzatto ha confermato questo indirizzo, affermando che gli ebrei saranno i primi a offrire le loro impronte ai commissariati di polizia. Sulla legge Bossi-Fini, c’è «decisa contrarietà», perché discrimina «tra persone appartenenti a gruppi umani diversi» e non garantisce una mediazione «fra integrazione nella società che accoglie e la conservazione e lo sviluppo della propria identità culturale».
Questa presa di posizione si accompagna alle reazioni che hanno investito anche ieri il mondo politico e la società civile, nelle sue espressioni laiche e religiose. Massimo D’Alema e Francesco Rutelli, oltre che ingiusta, considerano «sbagliata e inefficace» la nuova legge. La «politica del volto feroce», dice il presidente dei Ds, è destinata a produrre nuovi fenomeni di clandestinità. Chi vive nella paura, e nascosto, è portato a legarsi alle organizzazioni criminali che gestiscono il mercato dei clandestini. In attesa di vedere che cosa succederà nei prossimi mesi, Rutelli prevede «più immigrati e meno integrazione delle persone oneste che vengono per lavorare».
Il capogruppo forzista Schifani critica il «vizio» della sinistra di parlare male della legge prima che sia applicata. Il ministro Giovanardi la esalta con vigore perché «protegge» gli onesti, italiani e extracomunitari, e definisce «scomposte» le reazioni che ha suscitato. Buttiglione difende le impronte e ricorda che quando, all’estero, le hanno prese a lui, non ha «sofferto».
All’opposto, il verde Paolo Cento propone «disubbidienza civile» davanti a una legge definita «razzista e incostituzionale». Don Ciotti, presidente di Libera, chiama «intollerante» la norma sulle impronte. I referenti nazionali e regionali dell’associazione manderanno le proprie alla questura di Roma.
Amarezza esprimono anche il comboniano padre Zanotelli e monsignor Albanesi, per le comunità di accoglienza. La legge sugli immigrati e gli annunci sulla sanità – dice con sarcasmo Albanesi – sono «i fari che illuminano la linea sociale del governo». Amnesty, il commissariato Onu per i rifugiati e la Cir sollecitano una legge sul diritto di asilo.