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  1. #21
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    Originally posted by Roderigo

    . Infatti, egli chiede all'attuale gruppo dirigente dell'Ulivo di fare un passo indietro, quindi non crede affatto che D'Alema, Fassino, Rutelli, possano aderire alla sua proposta, e non per la loro persona, ma per le politiche che fino ad oggi hanno sostenuto. Tu lo pensi?

    R.
    Questi, ormai, non possono aderire ad alcunchè, non solo alla proposta di Chiesa. Prima spariscono dalla scena politica è meglio è. Mi riferisco soprattutto a D'Alema.

  2. #22
    Giacobino 1799
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    Originally posted by Roderigo

    Però, in questi anni, la sinistra, anzi le due sinistre, si sono divise, non sull'ideologia, ma su contenuti molto concreti: il sistema elettorale, l'abolizione della scala mobile, le privatizzazioni, la tassazione dei bot, la controriforma delle pensioni, la riduzione dell'orario di lavoro, i finanziamenti alla scuola privata, la flessibilità-precarietà del lavoro, la guerra, il giudizio sulla globalizzazione. Ora, su un punto mi sento di dar ragione a Jan Hus: a me pare che Chiesa non sciolga queste contraddizioni, piuttosto scelga uno dei due corni, sia pure mantenendo l'esigenza dell'unità. Cioè, egli sa che per realizzare il suo programma serve una sinistra unita, ma sul suo programma la sinistra non è affatto unita. Infatti, egli chiede all'attuale gruppo dirigente dell'Ulivo di fare un passo indietro, quindi non crede affatto che D'Alema, Fassino, Rutelli, possano aderire alla sua proposta, e non per la loro persona, ma per le politiche che fino ad oggi hanno sostenuto. Tu lo pensi?

    R.
    Indubbiamente. Però anche Bertinotti e la sinistra cosiddetta antagonista sono rimasti arroccati nel loro minoritarismo, per cui un passo indietro lo dovrebbero fare anche Bertinotti e il gruppo dirigente di Rc. Non dimentichiamoci che sia D'Alema che Bertinotti furono, specularmente, i fautori della caduta del governo Prodi, il migliore che il centrosinistra avesse potuto esprimere. La storia procede a zig-zag e non si può pretendere di avere tutto e subito, specialmente se si è minoranza e si esce da una serie di sconfitte storiche. C'è bisogno di molta umiltà, di riprendere il dialogo con le masse, di ristabilire solidi legami internazionali, ben sapendo che nessuno detiene la ricetta risolutiva. Guardo con simpatia ai girotondi, ai no-global, alla Cgil, ai nuovi soggetti che si affacciano nel mercato del lavoro, ai movimenti ambientalisti e consumeristici, al volontariato e al solidarismo cattolico, perchè da là può venire la nuova linfa che alimenti una nuova politica e una nuova classe dirigente del centrosinistra, senza settarismi e senza idee preconcette, sennò si capisce che non si vuole promuovere un progetto, ma si vogliono difendere interessi di casta e di gruppi.

  3. #23
    Roderigo
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    Originally posted by Jan Hus
    Grazie, lo so cos'è l'SDS.
    Non lo definirei, però, alleato dell'MSP, anche se ci ha governato insieme.
    Quando l'SDS prendeva molti voti si alleò con l'MSP solo per non allearsi con l'MDF, se ben ricordo.
    Non mi ricordo più, però, il nome di nessuno degli esponenti di primo piano.
    E la tizia dell'MSDP, tua moglie sa come si chiama?
    I liberi democratici (Szdsz) sono alleati dei socialisti (Mszp) dal 1994, hanno governato con loro fino al 1998, sono stati insieme all'opposizione per i quattro anni succcessi, e nell'aprile del 2002, hanno di nuovo vinto le elezioni con una coalizione comune e tuttora governano insieme. L'Szdsz ha circa il 10% e fino al 2001 ha espresso il presidente della Repubblica, Arpad.
    La socialdemocratica a cui ti riferisci dovrebbe essere Anna Petrasovics.

    R.

  4. #24
    Roderigo
    Ospite

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    Originally posted by patatrac
    Indubbiamente. Però anche Bertinotti e la sinistra cosiddetta antagonista sono rimasti arroccati nel loro minoritarismo, per cui un passo indietro lo dovrebbero fare anche Bertinotti e il gruppo dirigente di Rc. Non dimentichiamoci che sia D'Alema che Bertinotti furono, specularmente, i fautori della caduta del governo Prodi, il migliore che il centrosinistra avesse potuto esprimere. La storia procede a zig-zag e non si può pretendere di avere tutto e subito, specialmente se si è minoranza e si esce da una serie di sconfitte storiche. C'è bisogno di molta umiltà, di riprendere il dialogo con le masse, di ristabilire solidi legami internazionali, ben sapendo che nessuno detiene la ricetta risolutiva. Guardo con simpatia ai girotondi, ai no-global, alla Cgil, ai nuovi soggetti che si affacciano nel mercato del lavoro, ai movimenti ambientalisti e consumeristici, al volontariato e al solidarismo cattolico, perchè da là può venire la nuova linfa che alimenti una nuova politica e una nuova classe dirigente del centrosinistra, senza settarismi e senza idee preconcette, sennò si capisce che non si vuole promuovere un progetto, ma si vogliono difendere interessi di casta e di gruppi.
    Il Prc è un partito del 5% ed ha i margini di manovra di un partito del 5%. Non del 20-30%. Questi margini sono stati ulteriormente ristretti dal fatto di non avere un interlocutore nella sinistra moderata. Questa, anche ai tempi del governo Prodi, non mediava tra sinistra e centro, ma faceva direttamente la controparte della sinistra, cioè di Rifondazione. D'Alema e Bertinotti non hanno avuto un ruolo speculare nella caduta di Prodi. Per D'Alema di trattava di prenderne il posto (obiettivo di potere), per Bertinotti di modificarne gli orientamenti (obiettivo di programma). Raggiunto il traguardo dell'Euro, Prodi doveva scegliere se proseguire con una politica sostanzialmente liberista e monetarista, oppure svoltare a sinistra in senso socialdemocratico. Allora, dicevamo, doveva scegliere tra Blair e Jospin. Scelse Blair (anzi Cossiga) e perse Rifondazione. Tutto non si può avere. Il ruolo che il Prc ha poi svolto nei movimenti contro la guerra e contro la globlizzazione, non mi è parso nè arroccato nè minoritario. Ed anche nei rapporti con il centrosinistra, ogniqualvolta si sono potute stabilire alleanze, per esempio negli enti locali, lo si è fatto. Tutt'oggi, il Prc propone una unità d'azione con tutte le opposizioni, che si realizza a fatica per via delle oscillazioni diessine sull'articolo 18. Rifondazione non è un'ostacolo alla realizzazione del progetto di Chiesa, su nessuno dei suoi cinque punti, al contrario. Nè Bertinotti è contestato da girotondi, all'interno o all'esterno del suo partito. Io non credo alla par condicio dei "passi indietro".

    R.

  5. #25
    Giacobino 1799
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    Originally posted by Roderigo

    Il Prc è un partito del 5% ed ha i margini di manovra di un partito del 5%. Non del 20-30%. Questi margini sono stati ulteriormente ristretti dal fatto di non avere un interlocutore nella sinistra moderata. Questa, anche ai tempi del governo Prodi, non mediava tra sinistra e centro, ma faceva direttamente la controparte della sinistra, cioè di Rifondazione. D'Alema e Bertinotti non hanno avuto un ruolo speculare nella caduta di Prodi. Per D'Alema di trattava di prenderne il posto (obiettivo di potere), per Bertinotti di modificarne gli orientamenti (obiettivo di programma). Raggiunto il traguardo dell'Euro, Prodi doveva scegliere se proseguire con una politica sostanzialmente liberista e monetarista, oppure svoltare a sinistra in senso socialdemocratico. Allora, dicevamo, doveva scegliere tra Blair e Jospin. Scelse Blair (anzi Cossiga) e perse Rifondazione. Tutto non si può avere. Il ruolo che il Prc ha poi svolto nei movimenti contro la guerra e contro la globlizzazione, non mi è parso nè arroccato nè minoritario. Ed anche nei rapporti con il centrosinistra, ogniqualvolta si sono potute stabilire alleanze, per esempio negli enti locali, lo si è fatto. Tutt'oggi, il Prc propone una unità d'azione con tutte le opposizioni, che si realizza a fatica per via delle oscillazioni diessine sull'articolo 18. Rifondazione non è un'ostacolo alla realizzazione del progetto di Chiesa, su nessuno dei suoi cinque punti, al contrario. Nè Bertinotti è contestato da girotondi, all'interno o all'esterno del suo partito. Io non credo alla par condicio dei "passi indietro".

    R.
    Un partito del 5% non può essere "la sinistra". La sinistra è qualcosa di più diffuso, e nessuno, nè il Prc, nè i Ds, nè Cossutta, nè i Verdi, ne posseggono il "copyright". L'articolo di Chiesa mi sembra un'esortazione a questa sinistra diffusa ad unirsi e a confrontarsi e a lottare insieme. Perciò lo sforzo, soprattutto di umiltà, lo devono fare tutti. Non necessariamente, se io sostengo delle parole d'ordine, sono di sinistra. Quello che conta sono gli atteggiamenti concreti e la coerenza a perseguire un obiettivo, e il legame con la gente. Sennò si rischia di burocratizzare anche le idee. I girotondi non nascono da Rc, ma da una sinistra di base (e diffusa) che è scontenta dei propri vertici e tenta un'azione di opposizione. Scusami, ma io alle manifestazioni girotondine della mia città non ho partecipato perchè, a un certo punto, tutti volevano metterci il cappello, anche certi vecchi arnesi di Rc che io conosco bene. Allora non basta mettere il cappello e dire sono gli altri che non vogliono discutere. Bisogna immergersi e coniugare la strategia con la tattica, senza settarismi, consapevoli che le buone idee e le scintille che accendono i movimenti possono venire da qualsiasi parte. Saluti comunisti.

 

 
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