L'Onu subisce il diktat: per un anno immunità agli americani accusati di crimini di guerra
Con voto unanime, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato l'immunità per un anno dei cittadini americani dall'incriminazione per eventuali delitti ricadenti sotto la giurisdizione della Corte Penale Internazionale (CPI). È un compromesso cui il Consiglio di Sicurezza si è piegato per salvare le missione militari di pace delle Nazioni Unite, minacciate dal veto degli Stati Uniti che pretendono di sottrarre i propri cittadini a possibili processi per crimini di guerra.
L'atteggiamento di Washington aveva suscitato una tempesta di proteste; ma poi la risoluzione di compromesso, che ammette tale immunità, sia pure limitata ad un periodo di grazia di un solo anno, è stata approvata dal Consiglio di Sicurezza con 15 voti a favore e nessuno contrario.
Il testo approvato stasera impegna la Corte Penale Internazionale (CPI) a concedere un periodo di grazia di 12 mesi, prima di inquisire o perseguire i militari delle forze di pace dell'ONU, «qualora si verifichi il caso», provenienti da quei paesi che non hanno sottoscritto il trattato istitutivo della CPI stessa. La Corte è stata creata per giudicare quegli individui che, senza essere perseguiti dalle magistrature nazionali, siano accusati di crimini di guerra, di genocidi e di violazioni gravi dei diritti umani. Malvista da Washington, che la considera alla stregua di un affronto alla sovranità nazionale statunitense, la CPI deve subire ora questa prima battuta d'arresto.
In cambio, gli Stati Uniti non bloccheranno con il loro veto le missioni di pace delle Nazioni Unite nel mondo. «È un giorno molto triste - ha commentato David Donat-Cattin, giurista del gruppo Parlamentari per l'Azione Globale - perché questa approvazione non colpisce la CPI, ma viola lo Statuto stesso delle Nazioni Unite. E per una volta ancora gli Stati Uniti hanno ottenuto quello che volevano».
Accogliendo in parte le dure obiezioni avanzate da Unione Europea, Canada, Messico ed altri Paesi, il governo degli Stati Uniti ha per il momento congelto la pretesa di una immunità permanente per i propri militari e civili inviati all'estero.