Monza, la Vandea della Brianza che ha tradito Berlusconi
Il timore della cementificazione e la scelta di un candidato imposto dall´alto hanno alienato al centrodestra i consensi della città. E ora la Lega si smarca: faremo opposizione, ma sarà costruttiva
Il neo sindaco spiega così il rovesciamento dei pronostici alle amministrative: "È stata una reazione trasversale all´assalto dei grandi gruppi immobiliari che volevano piazzare qui i loro soldi"
DAL NOSTRO INVIATO PAOLO RUMIZ
da Repubblica - 22 giugno 2002
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Eccole Forza Italia e An a Monza. Stan lì, si trastullano con la mappa del Milanese colorata di macchioline rosa come brufoli di orticaria. Oltre a Monza c´è Arcore, cui il Presidente teneva da morire. E poi Rho, Opera, Sesto San Giovanni, Pero, Cinisello, Erba, Peschiera Borromeo. Tutti alla sinistra. Troppi suicidi per non parlare di malattia. Senza contare la Bassa, col sindaco forzista di Buccinasco che per ripicca si apparenta con l´Ulivo e vince. O le valli del Bresciano, coi metallurgici lumbard che fanno tuonare i tamburi contro l´abolizione dell´articolo 18.
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E davvero non la puoi capire questa sconfitta annunciata, senza parlare di cemento armato e interessi multimiliardari. Monza è satura, ha il 90 per cento di territorio edificato. Le restano liberi solo due polmoni di verde. Il più grande si chiama «Cascinazza» - roba grossa, tipo Milano Due - e
la storia comincia quando Berlusconi, anni fa, se la compra sperando che qualcuno gliela converta in area costruibile. Ma il vento cambia e al Nord trionfa la Lega: i Lumbard conquistano la città e subito erigono barricate. Approvano un piano regolatore che è uno schiaffo ai palazzinari e al Cavaliere.
Nel ´97, quando Forza Italia fa cappotto col sindaco Roberto Colombo, la Lega va all´opposizione e sorveglia come un mastino l´ultimo verde monzese.
E quando la giunta del Polo, a fine mandato, sblocca 200 mila metri cubi di aree edificabili, i lumbard gridano allo scandalo. Trovando sponde inattese in Alleanza Nazionale.
Quando arriva il tempo delle elezioni, la Sinistra fa la mossa giusta e candida a sindaco l´indipendente Michele Faglia, architetto e uomo simbolo della guerra alla speculazione. Nell´89 ha denunciato la Tangentopoli edilizia monzese con tre anni d´anticipo su Milano. La destra, invece, non ricandida il sindaco uscente. Non può chiedere alla Lega di votare per la stessa persona che ha osteggiato fino ad allora. Così trova Roberto Radice, uno di Arcore, che è stato ministro di Berlusconi nel ´94. Ma dimentica di spiegare il salto mortale agli elettori. Dimentica persino di avvertire l´interessato, che apprende dai giornali del suo siluramento.
Un errore clamoroso. La gente comune non capisce il ribaltone. Le lobby del potente Comune longobardo si sentono scavalcate e se la legano al dito.
In più, temono che Radice sia la longa manus che cementerà l´ultimo verde monzese per conto del Cavaliere. «E così - spiega un altro degli esclusi di Fi, l´ex assessore Giovanni Antonicelli - la scelta che doveva compattare la Casa delle libertà finisce per spaccarla come una mela. E per unire, invece, l´opposizione». La quale va ben al di là dello schieramento ulivista e trova appoggi più o meno dichiarati anche tra dissidenti di An e nella Lega.In apparenza, Radice è in una botte di ferro: alle ultime politiche a Monza la Cdl ha preso il 70 per cento. E poi, il prescelto può davvero dire agli elettori: «Mi manda Berlusconi». Ma succede che il Nord non è il Sud. Succede che se tu dici a un lumbard che sei investito direttamente da Dio, diventi un corpo estraneo alla comunità. Figurarsi in Brianza, la più alta densità planetaria di parrocchie e botteghe artigiane. Così, quando a Monza sbarcano per tener comizi fior di ministri e lo stesso Capo del Governo, ormai è tardi. Anzi, più «big» vengono e peggio è.
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Domanda: ma come ha fatto il brianzolo Berlusconi a non mettere in conto questa diversità della Brianza? Come non s´è accorto che questa linea invisibile che corre a Nord di Milano è la stessa maledetta muraglia pedemontana che ha prodotto la Lega, fermato la Sinistra sul bagnasciuga, e ora può tradire anche la Destra? Ma se Berlusconi non fa cappotto in Brianza, questo vuol dire davvero che il Nord non lo addomestica nessuno.
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Un «giù le mani dalla città», diretto al Padre Padrone e ai suoi proconsoli. Faglia non usa mezzi termini. «Questo voto è la reazione, con voto trasversale, a un assalto a Monza compiuto da grandi gruppi immobiliari che volevano piazzare qui i loro soldi».
E i leghisti che fanno? Se gli azzurri tacciono, loro parlano, eccome se parlano. «Bastava scegliere in modo minimamente decoroso e si vinceva a man bassa» spiega nel suo ambulatorio medico Marco Mariani, ex sindaco e ruspante leghista antemarcia. Che ne pensa della giunta attuale? «Mi pare fatta di gente seria, hanno promesso di non dare più spazio al cemento». E Paolo Grimaldi, coordinatore dei giovani padani: «La nostra sarà un´opposizione costruttiva». Come dire: se proprio non ci costruiranno una moschea, non faremo guerre sante.
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