LA MAGICA POLVERE DEL BOKOR
Nel 1982 Wade Davis, antropologo americano, riuscì a procurarsi un campione della polvere misteriosa che i bokor usano nel rito di zombificazione. L’ingrediente principale è costituito dalla vescica del pesce palla, contenente la tetrodotossina, un potentissimo neurotossico in grado di agire attraverso i pori della pelle. A questo veleno vengono mescolate le secrezioni cutanee del rospo bouga (da cinquanta a cento volte più potenti della digitale), semi e foglie di piante velenose e altre sostanze inattive, ma decisamente folkloristiche, come terra di cimitero e polvere di penne di gallo nero. Altri componenti, come l'albizzia e i vetri, servono a provocare prurito, per costringere la vittima a grattarsi e fare così penetrare il veleno.
Il bokor soffia nelle narici o nella schiena del futuro zombi, ben vivo, questa polvere giallastra, capace di causare un sonno letargico. Questi cade in catalessi: dato per morto, viene sepolto e, terrorizzato, assiste spesso cosciente al proprio funerale e alla propria inumazione. Esperienza estremamente traumatica che, unita a una buona dose di superstizione, distrugge la lucidità mentale della vittima, che finisce così per perdere la memoria e la ragione, cadendo in uno stato di autismo perenne e continuato. La notte stessa, il bokor disseppellisce il malcapitato e lo rianima somministrandogli un pasto a base di patate dolci e datura stramonium, un potente allucinogeno che, se da un lato contribuisce a intontire ulteriormente la vittima, dall'altro interrompe l'azione progressiva di distruzione delle cellule cerebrali da parte della tetrodotossina. Non si tratta di un antidoto, poiché l'azione del veleno è irreversibile, ma è da considerarsi come uno degli ingredienti necessari per "fabbricare" uno zombi che, muto e semideficiente, si crede effettivamente un morto risorto. E si rassegna a questa nuova esistenza di schiavitù e lavoro.
Negli anni Settanta la televisione francese riuscì addirittura ad intervistare un ex-zombi che era riuscito a riconquistare sia la libertà che parte della ragione (il che si verifica assai raramente). L’uomo viveva comunque in una clinica psichiatrica, non avendo smaltito del tutto gli effetti deleteri della droga del bokor.
Scrive William B. Seabrook nel suo saggio etnografico sui costumi di Haiti The Magic Island (1929):
"… La luna piena saliva lentamente nel cielo, sbiancando le colline e le piantagioni di cotone, ed io me ne stavo seduto davanti alla porta di casa con Costantino Polinice, un fittavolo haitiano, a parlare di demoni, licantropi e vampiri. Il discorso cadde sugli zombi. Avevo sentito dire che lo zombi è un corpo privo di anima, clinicamente morto, che riacquista magicamente un’apparenza di vita puramente meccanica; un cadavere che agisce, si muove, cammina come se fosse vivo, grazie alle arti di uno stregone. Questi sceglie un cadavere sepolto di fresco che non abbia ancora avuto il tempo di decomporsi e lo sottopone ad una specie di galvanizzazione. Poi lo asservisce sia per fargli commettere qualche delitto, sia per affidargli, come capita più sovente, lavori agricoli o domestici pesanti. Non appena il morto accenna a rilassarsi, questi lo bastona come una bestia da soma. Quando ne parlai a Polinice, il mio scettico amico mi rispose: “Creda a me, non si tratta di una superstizione. Fa parte purtroppo dei nostri usi e costumi. Sono cose vere ad un punto che voi bianchi non sospettate neppure. Lei non si è mai chiesto perché i contadini più poveri seppelliscono i loro morti sotto massicce torri di muratura? Che altro motivo vuole che ci sia se non quello di difendere i propri morti?…"
Secondo il CICAP, la spiegazione alla credenza negli zombi non è farmacologica, ma sociale.
”… In un clima caldo come quello di Haiti le sepolture vengono eseguite velocemente, e fino a pochi anni fa i certificati di morte erano compilati in modo piuttosto frettoloso; quindi qualche caso di morte apparente potrebbe essersi verificato. Inoltre alcuni macabri riti vodoo comportano effettivamente l'utilizzo di parti di cadaveri, che vengono illegalmente esumati, e certi aspetti della religione vodoo venivano assecondati da parte del regime dittatoriale di Duvalier per indurre terrore nella popolazione. Infine sono stati scambiati per zombi fuggiti anche alcuni vagabondi con problemi mentali, persi per le campagne di Haiti…”