Baldassarre, la storia la riscrivo io e ve la insegno sulla Rai
di Federica Fantozzi
[ ] Sarà guerra alla storia «faziosa e ideologizzata», anzi alle
«storielle» dei testi scolastici. Il presidente della Rai Antonio
Baldassarre annuncia la sua rivoluzione «revisionista» in uno scenario
per niente casuale: il convegno degli intellettuali di Alleanza
Nazionale. Suscitando commenti entusiasti: «È musica per le nostre
orecchie», dice il senatore Michele Bonatesta.
Il progetto è affidato a Rai Educational e al suo nuovo direttore
Giovanni Minoli. Che risponde con qualche imbarazzo: «Bella avventura,
ma per ora abbiamo spazi e budget ridotti». Ma attorno alle frasi del
presidente della Rai si scatena un vero e proprio caso politico.
Prendono le distanze i consiglieri in quota all'opposizione Carmine
Donzelli e Luigi Zanda: «Siamo certi che i presidenti di Senato e Camera
vorranno considerare le dichiarazioni che ha reso in un crescendo di
protagonismo, e valutare quanto si discostino dalla pacatezza e dall'
equilibrio che sarebbe chiamato a garantire». Auspicano poi maggiore
riservatezza da parte sua. «Non rappresenta il complesso di
professionalità e di cultura della Rai e di chi vi lavora. Mai in
passato vi è stato da parte di un presidente tanto disprezzo per la
storia dell'azienda».
La «battaglia» di Baldassarre è estesa alla Rai «romanocentrica» che fa
piangere l'auditel e ai sindacati interni. Comincerà in autunno la
campagna per riportare la tv di Stato alla «normalità democratica» e al
«pluralismo».
Tre i filoni di azione. A Rai Educational spetterà la missione
culturale. Ambiziosa: riscrivere la storia d'Italia finora raccontata in
modo «fazioso, unilaterale e ideologico», per colpa di libri di scuola
che propinano «storielle». Segue il programma operativo: è possibile che
la riforma provochi nei sindacati reazioni che potrebbero sfociare in
scioperi, ma questo non fermerà il nuovo CdA. Avverte Baldassarre: «Temo
reazioni da parte di quei sindacati che finora hanno gestito la Rai e
costruito dei privilegi. Immagino che alcuni di loro temano di
perderli...». Infine il filone della riorganizzazione aziendale: basta
perdere audience al Nord e perpetuare l'«irrazionalità economica» della
precedente gestione. Per tracciare questo percorso, Baldassarre sceglie
la platea del convegno di An, che lo ricompensa per bocca di Bonatesta:
«Musica per le nostre orecchie».
Giovanna Melandri intende convocare il presidente della Rai in
Vigilanza: «È certo che il compito affidatogli dalla legge sia di
correggere "storielle"?». Il vicepresidente della Camera Mussi: «Usare
la Rai per revisionismo storico e dichiarare guerra ai sindacati è un
anuncio squadristico. Ma non è lui il proprietario del servizio
pubblico». Vincenzo Vita: «Affermazioni inaudite»
Da parte sua il presidente Rai sottolinea che la tv passata «garantiva
solo una cultura e non altre» e che il nuovo CdA «ha posto fine a
qualcosa che non può esistere in un Paese democratico». Attacca i testi
non tanto universitari ma «soprattutto di liceo» che «spesso forniscono
interpretazioni di parte dei fatti storici, distorcendoli e non
raccontandoli come invece sono accaduti». Indica come obiettivi la
riforma del servizio pubblico per liberarlo «da tutti i vincoli» e «la
valorizzazione delle professionalità interne». Preconizza la fine delle
divisioni sostituite da un coordinamento «orizzontale che farà capo
direttamente ai vertici». Polemizza con il sindaco di Roma Veltroni
secondo cui «la Rai ha trovato nella capitale il suo sviluppo perché qui
si fa cinema e fiction. Roma è il bacino naturale della produzione
culturale». Replica di Baldassarre: il servizio pubblico «è un'impresa
nazionale e deve riflettere le differenze culturali del Paese. Al Nord
perde quote di mercato con Mediaset perché il suo messaggio è troppo
romano». Esempio pratico: «Un colonnello che faceva le previsioni del
tempo con accento romanesco».
Poi la requisitoria su eventuali scioperi che potrebbero essere decisi
dai sindacati e sui loro «privilegi». Immediate le reazioni di Usigrai e
Fnsi. Durissimo Roberto Natale: «Baldassarre è un irresponsabile, un
incompetente e un ipocrita». D'accordo Serventi Longhi: «Il presidente
Rai è un incosciente, incredibile quanto sta accadendo». In una
successiva dichiarazione Baldassarre farà marcia indietro: che i
sindacati possano reagire scioperando «è solo un'ipotesi.... certamente
irrealistica» perché «sono convinto del loro senso di responsabilità.
Ironizza il diessino Giulietti: «Ormai fa come Berlusconi: dichiarazioni
con rettifica incorporata».
Commenti?