Risultati da 1 a 7 di 7
  1. #1
    Roderigo
    Ospite

    Predefinito Genova, un nuovo inizio - Il libro bianco


  2. #2
    Roderigo
    Ospite

    Predefinito Il Libro Bianco - in carta e cd


  3. #3
    Roderigo
    Ospite

    Predefinito Programma delle iniziative



    GENOVA LE RAGIONI IN MOVIMENTO
    12 - 21 LUGLIO 2002

    PROGRAMMA DELLE INIZIATIVE
    VENERDI 12 LUGLIO c/o Palazzo della Circoscrizione di Bolzaneto Via Pastorino 8: VERITA' SU BOLZANETO!

    Parteciperanno: Laura Tartarini Genoa Legal Forum e Marcello Zinola
    Rappresentante provinciale del sindacato dei giornalisti Durante la giornata sarà esposta un mostra sugli eventi del G8 in piazza Rissotto.

    Mostre fotografiche
    SOTTOPORTICATO DI PALAZZO DUCALE

    1. "Porto Alegre" a cura del Gruppo Comunicazione del Milano Social Forum
    2. "Un altro mondo e' possibile" a curo di Luciano Ferrara
    3. "Libro bianco" a cura del Gruppo Comunicazione del Milano Social Forum
    4. "L'anti G8 dei più" a cura di Silvestro Reimondo
    5. "All'ombra del recinto" a cura del Forum Sociale del Ponente Genovese.
    6. "Prima di Carlo" a cura dei comitati Roberto Franceschi, Luca Rosso,Francesco Lo Russo, Fausto e Iaio, Peppino Impastato, Franco Serantini ed altri.
    7. Testimonianze su Carlo Giuliani raccolte dall'Archivio ligure di scrittura popolare della Facoltà di Storia di Genova a cura del prof.Antonio Gibelli

    Arte
    15 - 19 luglio Mostra artisti della CGIL, Biblioteca Berio

    Teatro e poesia
    dal 17 al 19 LUGLIO: nella SALA MERCATO DEL TEATRO MODENA
    17 LUGLIO ORE 21.00: pièce teatrale del Teatro Danza di Torino
    17 LUGLIO ORE 22.30: pièce teatrale a cura del Gruppo Limpido
    18 LUGLIO ORE 21.30: pièce teatrale a cura del gruppo Homonovo
    19 LUGLIO ORE 21.00: pièce teatrale a cura del Collettivo di Ricerca teatrale di Vittorio Veneto
    19 LUGLIO ORE 22.30: pièce teatrale a cura degli amici e delle amiche di Carlo

    dal 16 LUGLIO al 18 LUGLIO nel PORTICO DI PALAZZO DUCALE
    16 LUGLIO ORE 21.30: lettura di poesie a cura della CASA PARLANTE
    17 LUGLIO ORE 18.00: incontro-dibattito sul tema "Credenti e non credenti nel processo di globalizzazione"
    18 LUGLIO ORE 21.30: "Oggi per la prima volta" pièce teatrale a cura degli amici e delle amiche di Carlo

    Presentazione libri:
    18 luglio 2002 ore 16.30 presso Sottoporticato Palazzo Ducale
    "L'informazione tradita" ed. Zelig con Angelo Ferrari, Luciano Scalettari giornalista Famiglia Cristiana
    18 luglio 2002 ore 17.30 presso Sottoporticato Palazzo Ducale
    "La trappola" controinchiesta dei fatti di Genova e sul movimento globale; editori Riuniti
    18 LUGLIO " 18.30 presso Sottoporticato Palazzo Ducale "Un anno senza Carlo" di Antonella Marrone ed.Balbini-Castoldi

    Altre Iniziative
    17 luglio 2002 Biologgia 5 a Loggia Banchi
    15 luglio 2002 ore 21 incontro con i Sem Terra Brasiliani Loggia Banchi
    18 luglio 2002 ore 21 atrio Palazzo Ducale Concerto di gruppi con presentazione del CD 'Piazza Carlo Giuliani'.
    19 luglio 2002 dalle 15 alle 21 spazi per l'agricoltura biologia e l'alimentazione responsabile in Piazza Matteotti e Loggiato Palazzo Ducale.
    19 di luglio: consiglio nazionale ARCI alle ore 21 sessione aperta dei lavori dal titolo ³Società civile, movimenti democratici per il cambiamento a un anno dai fatti di Genova².
    19 luglio alle ore 21.30: LETTURE DALLA MEMORIA DEL FUOCO di Edoardo Galeano, a cura della Comunità di S.Benedetto al Porto e del Connettivo Oskar Matzerath - porticato di Palazzo Ducale


    LE RAGIONI IN MOVIMENTO

    19 luglio 2002 ore 10 - 13 Teatro della Corte, uscendo da stazione Brignole a sinistra.
    Assemblea plenaria di presentazione delle tematiche che verranno affrontate

    19 luglio 2002 ore 15 - 20 FORUM da tenere in parallelo
    Migranti: Commenda di Pre, vicino stazione Principe
    Alimentazione - Agricoltura: Loggia Banchi, dietro piazza Caricamento
    Antiproibizionismo: Sala Cambiaso, salita S. Francesco vicino piazza Meridiana
    Ambiente: Sala del Camino, via Garibaldi
    Guerre: Teatro della Corte
    Sanitari del GSF: Villa Rosazza, uscendo da stazione Principe a sinistra.
    lavoro - Non lavoro - precarietà;: Palazzo San Giorgio, piazza Caricamento


    VERITA' E GIUSTIZIA SUI FATTI DI GENOVA

    20 luglio 2002 ore 10 - 13 Convegno gestito dal Genoa Legal Forum Teatro della Corte
    20 luglio 2002 ore 10 - 13 consiglio nazionale forum ambientalista sala Germi, vico Boccanegra, traversa di via Garibaldi.
    20 luglio 2002 ore 10 - 15 incontro cooperative sociali sala Cambiaso.
    20 luglio 2002 pomeriggio - Incontro di Action for Peace presso Loggia Banchi
    BiciG8 da Bolzaneto a Piazza Alimonda

    PIAZZE TEMATICHE:

    Migranti: piazza della Commenda
    Disobbedienza, antiproibizionismo: piazza delle Americhe
    Guerre: Piazza Paolo da Novi
    ATTAC: Piazza Palermo
    sono in via di definizione altre piazze (Legambiente ...)

    IL 20 LUGLIO in Piazza Alimonda dalle ore 9.00 alle ore 19.00 il Comitato Piazza Carlo Giuliani accoglierà il fluire delle persone che verranno a rendere testimonianza a Carlo con musica, lettura di testi , di poesie

    CORTEO:

    20 LUGLIO 2002 ore 18: piazza Verdi CORTEO per i diritti.

    CONCERTO:

    20 luglio 2002 ore 21 CONCERTO di presentazione del CD 'Genova chiama' Ponte Parodi

    ASSEMBLEA:
    21 luglio 2002 ore 10 - 18 ASSEMBLEA PLENARIA sulle PROPOSTE DEL MOVIMENTO DEI MOVIMENTI Teatro della Corte

    CONCERTO:

    21 luglio 2002 ore 21 CONCERTO a Ponte Parodi

  4. #4
    Roderigo
    Ospite

    Predefinito Genova, un anno dopo

    Vittorio Agnoletto

    "L'Italia è il Paese delle cento città"; ognuno di noi avrà ascoltato decine e decine di volte questa affermazione, che illustra fedelmente la natura policentrica del nostro Paese, ben rappresentata anche nella sua storia politica e sociale. Ma ogni periodo storico ha i suoi riferimenti: oggi non vi è dubbio che nel cuore e nella mente di un'intera generazione vi è Genova.
    A Genova, un anno fa, si è consumata una rottura, si è aperta una ferita che tuttora continua a sanguinare. La Costituzione italiana è stata sospesa, calpestata, ignorata ma anche derisa; non da un gruppo eversivo, non da un nucleo di terroristi, ma da chi ne doveva essere geloso custode, da chi era ed è stato delegato, dalle regole scritte della nostra convivenza civile, ad essserne difensore e rappresentante. In spregio del dettato costituzionale, contro tutta la nostra legislazione, rappresentanti delle forze dell'ordine hanno aggredito, picchiato selvaggiamente, insultato pacifici dimostranti; hanno umiliato, torturato (il solo scrivere questa parola provoca in me angoscia e incredulità), privato di qualunque diritto cittadini inermi; hanno impedito ad avvocati e giornalisti di compiere il proprio lavoro, ignorando che l'indipendenza dell'informazione e il diritto alla difesa, anche contro il potere politico, costituiscono due principi fondanti del moderno stato liberale nato dalla rivoluzione francese. Non solo è stato negato il diritto-dovere del personale sanitario a prestare sempre, comunque e verso chiunque, la propria opera di soccorso, ma abbiamo anche assistito alla rottura del giuramento d'Ippocrate da parte di medici, uomini e donne (fortunatamente un numero ristretto in confronto ai tanti sanitari che si sono prodigati durante quelle drammatiche giornate), che hanno posto il loro sapere scientifico non a tutela della salute individuale e collettiva ma al servizio di un potere accecato dall'odio e dalla violenza. Non si può inoltre dimenticare che, tra chi dovrebbe contribuire all'accertamento della verità, vi è chi è stato accusato non solo di false dichiarazioni, ma anche di aver costruito prove false. Chi, in quelle giornate di luglio era a Genova, ha visto tutto ciò con i propri occhi e spesso lo ha "sentito" sul proprio corpo; per chi non c'era, per chi non ha voluto credere alle nostre parole, vi è la denuncia di Amnesty International a ricordarlo. Chi, tra i magistrati, a Napoli prima ancora che a Genova, ha scelto di svolgere il proprio lavoro secondo coscienza e in linea con l'obbligatorietà dell'azione penale, prevista dal nostro codice, si è ritrovato a sua volta oggetto d'indagine punitiva.

    C ertamente abbiamo il dovere di non semplificare, di ricordarci sempre che i comportamenti di singoli non possono mai tradursi in condanne indiscriminate di intere fasce di popolazione; lo sappiamo bene e non abbiamo esitato ad essere i primi a ricordarlo anche in occasione dell'aggressione subita a Roma nell'ex ghetto. Ma quanto è avvenuto a Genova non può essere sbrigativamente archiviato come «semplici atti di violenza commessi da singole persone»; l'estensione di simili comportamenti, la loro ripetitività, il coinvolgimento di ruoli apicali delle forze dell'ordine, la difesa compatta esercitata dai vertici della polizia dell'operato dei propri sottoposti, fino quasi a negare l'evidenza dei fatti, il vergognoso scaricabarile esercitato dalle varie autorità, testimoniano che non siamo di fronte ad un'escrescenza in un corpo sano, ma ad un organismo profondamente malato che necessiterebbe di urgenti e profondi interventi chirurgici.

    Proprio chi, all'interno della polizia, dei carabinieri, della guardia di finanza e della polizia penitenziaria crede nel proprio ruolo di tutore del dettato costituzionale e di garante della libertà e della convivenza sociale dovrebbe per primo chiedere indagini rigorose, finalizzate ad individuare le precise responsabilità degli esecutori materiali come dei mandanti. Dovrebbe costituirsi parte civile contro costoro per tutelare la dignità del proprio lavoro e della propria immagine, così fortemente compromessa presso l'opinione pubblica. Abbiamo sperato, allora, che qualcuno, come avvenuto nel passato, si rifiutasse di obbedire, si ricordasse che «l'obbedienza non è più una virtù», abbiamo atteso che qualcuno, tra le forze dell'ordine presenti in quelle giornate, denunciasse l'operato dei propri colleghi, ricordandosi la differenza tra delazione e dovere civico, tra violenza e rispetto dei diritti umani. Qualche voce si è levata, qualche sindacato di categoria ha preso posizione, e a loro manifestiamo il nostro apprezzamento e il nostro sostegno, ma ci saremmo aspettati di più. Siamo consapevoli di cosa rischiano, forse anche il posto di lavoro, ma siamo altresì consapevoli che spesso la difesa della democrazia ha richiesto anche l'assunzione di responsabilità e di rischi individuali.

    Prendiamo atto dell'indignazione e delle proteste sollevate dalle varie forze politiche di opposizione, ma ci saremmo aspettati anche qualche sana autocritica da parte di chi trasformò i carabinieri in un corpo militare, garantendogli nei fatti l'impunità, da parte di chi nominò l'attuale capo della polizia e mai ne volle chiedere con forza le dimissioni, da parte di chi, per non pochi giorni, continuò a parlare della connivenza del Gsf con la violenza.

    Oggi, ancora una volta chiediamo le dimissioni di De Gennaro, di tutti i vertici delle forze dell'ordine e del ministro Castelli, testimone oculare e reticente delle violenze consumatesi quella notte. Da parte di questo governo non ci siamo mai aspettati molto, ma certo meraviglia il silenzio di coloro che, militando nella Casa delle Libertà, si sono più volte dichiarati nel passato attenti e sensibili ai diritti umani; con il loro silenzio hanno perso un'importante occasione per chiarire come questa loro attenzione sia indipendente dal reddito e dal potere della persona da tutelare.

    Chiediamo verità e giustizia e continueremo a batterci per ottenerle. Ma è bene che tutti siano consapevoli che quella che si sta giocando anche durante queste giornate non è una partita privata tra il movimento e i vertici delle forze dell'ordine; il rispetto dei diritti umani e della nostra Costituzione, riguardano chiunque, anche coloro che non hanno condiviso e che ancora oggi non condividono le nostre idee.

    La democrazia e il diritto non possono essere invocati a seconda del colore politico e delle convinzioni sociali di questo o quel cittadino, altrimenti è destinata a prevalere la legge della giungla, la legge del più forte e diventerebbe quasi troppo facile ricordare che quello che oggi capita a noi domani potrebbe capitare a voi, o meglio «non lasciar fare ad un altro quello che non vorresti fosse fatto a te stesso».

    Ecco perché oggi chiediamo a tutti di venire a Genova, a tutti: a chi c'era, a chi non aveva potuto venire, a chi allora non condivideva le nostre ragioni ma oggi si sente più vicino alle nostre posizioni, a chi continua a non condividere completamente le nostre idee ma è consapevole che a Genova, nei prossimi giorni, si lotterà per i diritti di tutti, anche di coloro che non la pensano come noi, perché questa è l'unica democrazia nella quale crediamo.


    Liberazione 17 luglio 2002
    http://www.liberazione.it

  5. #5
    Roderigo
    Ospite

    Predefinito

    CS48-2002 07/19/2002

    GENOVA, UN ANNO DOPO LA SEZIONE ITALIANA DI AMNESTY INTERNATIONAL CONTINUA A CHIEDERE L'INTRODUZIONE DEL REATO DI TORTURA. IDENTIFICAZIONE DELLE FORZE DELL'ORDINE, UN MEZZO PER SCONFIGGERE L'IMPUNITA'.

    A un anno dallo svolgimento del G8 di Genova e dalla drammatica serie di violazioni dei diritti umani che vi ebbero luogo, la Sezione Italiana di Amnesty International rilancia la propria campagna per l'introduzione del reato di tortura nel codice penale.

    "I fatti di Genova, così come altri episodi che li precedettero a Napoli e altrove nel corso del 2001, hanno confermato che la campagna sul reato di tortura non ha un mero, seppure importante, valore simbolico" – ha dichiarato Marco Bertotto, Presidente della Sezione Italiana di Amnesty International.

    L'Italia non ha ancora adeguato la propria legislazione alle disposizioni del diritto internazionale, nonostante con la ratifica della Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura – ben 14 anni fa – il nostro paese si sia espressamente impegnato a prevedere nel codice penale la specifica fattispecie del reato di tortura.

    La campagna di Amnesty Italia ha ottenuto l'adesione di oltre 100 tra deputati e senatori di tutte le forze politiche e di 212 enti locali. In questi giorni l'organizzazione ha rivolto un nuovo appello a tutti i parlamentari, sollecitando una rapida discussione e approvazione delle sette proposte di legge finora presentate per l'introduzione del reato di tortura nel codice penale.

    Secondo Bertotto, "quello dei maltrattamenti e delle torture in Italia non è un problema nuovo, come si può verificare nei Rapporti Annuali di Amnesty International. Tuttavia, esso è stato a lungo ed è tuttora sottovalutato, se non addirittura negato. Riconoscerne l'esistenza è il primo, indispensabile passo per introdurre meccanismi in grado di prevenire e reprimere atti del genere".

    La Sezione Italiana di Amnesty International rileva inoltre la necessità che la legislazione, i regolamenti e le procedure riguardanti l'operato delle forze dell'ordine siano sempre in linea con le norme internazionali. Nel settembre 2001, il Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa ha adottato il Codice europeo di etica della polizia: esso richiede, tra l'altro, che tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine siano chiaramente identificabili durante lo svolgimento del proprio servizio. "Anche in questo caso" – ha affermato Bertotto – "il richiamo ai fatti di Genova è evidente: l'individuazione degli autori delle violazioni dei diritti umani, come ad esempio quelle commesse alla Scuola Diaz, è resa estremamente complicata dalla mancanza di norme in materia di identificazione delle forze dell'ordine impegnate in servizio pubblico. Tutto questo è causa di una sostanziale impunità".

    FINE DEL COMUNICATO
    http://library.amnesty.it/it_news.ns...256BFB00288F04

    Roma, 19 luglio 2002

  6. #6
    Roderigo
    Ospite

    Predefinito Intervista a Giuliano Pisapia, legale della famiglia Giuliani

    «A piazza Alimonda si sparò per uccidere»

    Angela Nocioni

    «Carlo Giuliani è stato colpito quando era ad oltre tre metri dal Defender dei Carabinieri. Sia il primo che il secondo proiettile sono stati sparati ad altezza d'uomo. Non c'è stato alcun impatto in aria tra il proiettile e un calcinaccio lanciato verso la camionetta e quindi non c'è stata nessuna deviazione della traiettoria». Così Giuliano Pisapia, legale della famiglia Giuliani, riassume i principali elementi di verità emersi dalla nuova perizia sui fatti di piazza Alimonda. «Tre elementi che contrastano con le conclusioni di alcuni dei consulenti del pubblico ministero. Le loro però sono ricostruzioni virtuali fatte sulla base di ipotesi e deduzioni. Le nostre sono il prodotto dell'esame delle immagini girate a piazza Alimonda, compreso il filmato della polizia. Da notare che quattro consulenze del pm sono arrivate a quattro differenti conclusioni».

    L'ultima, però, conferma l'innegabile verità ritratta dal video di Rainews: chi ha sparato a Carlo lo ha fatto quando lui era ad oltre tre metri dal Defender. Sì, però i consulenti del pubblico ministero sostengono sulla base di mere ipotesi che Carlo Giuliani si sarebbe spostato avanti di un metro e mezzo in un secondo. Da tutti i filmati acquisiti agli atti si evidenzia invece che Carlo è stato colpito quando stava sollevando l'estintore. Lo aveva ancora dietro la schiena. Non ha fatto passi in avanti. Si vede l'uscita del sangue mentre è in piedi. Si era appena spostato indietro per portare l'estintore dietro la nuca.

    Dopo mesi dai fatti il carabiniere Mario Placanica ha dichiarato a Mediaset di aver sparato in aria. Lo aveva mai detto con tanta chiarezza ai magistrati?
    Placanica ha dichiarato al pm di aver perso la testa e quindi di non sapere esattamente come aveva sparato. Solo nell'intervista resa al Tg5 ha dichiarato di aver sparato in aria. Non è l'unica strana dichiarazione di quell'intervista. Dice anche che durante gli scontri in piazza Alimonda uno dei manifestanti tentò di togliergli la pistola dalla fondina. Dai filmati si vede invece che nessun manifestante si avvicina mai al Defender dal retro in modo da poter addirittura tentare di prendergli la pistola. Quindi: o Placanica dice cose assolutamente non veritiere o, se qualcuno ha tentato e forse è riuscito a prendere la pistola, lo ha fatto dall'interno del Defender.

    In ogni caso chi ha sparato non lo ha fatto in aria nemmeno al secondo colpo. E' vero infatti che una traccia del secondo proiettile è stata trovata sul muro esterno della chiesa in alto, ma il Defender era distante dalla chiesa oltre 20 metri e, tenuto conto della posizione di Carlo e degli altri manifestanti e della pistola impugnata a un'angolazione di 10 gradi, il proiettile arrivava su chi stava dietro il Defender ad un'altezza di un metro e sessanta. Ossia ad altezza d'uomo. Riguardo il calcinaccio, poi, riteniamo che i consulenti del pm abbiano commesso due errori. Innanzitutto non hanno considerato che la velocità del suono e la velocità della luce sono differenti e quindi la contemporaneità tra il momento in cui si sente lo scoppio dello sparo e il momento in cui c'è la frantumazione del calcinaccio è solo apparente. Risulta evidente, inoltre, che il calcinaccio si è frantumato sul tetto del Defender sopra la lettera I della scritta Carabinieri. I frammenti rotolano sul tetto per poi cadere sulla parte anteriore del mezzo e non sul retro. Se il calcinaccio fosse stato colpito da un proiettile avrebbe avuto un'andatura diversa.

    Chi copre Mario Placanica con la teoria della legittima difesa? Quante persone vi risulta fossero sul Defender? Tre come dicono i carabinieri o quattro come ha dichiarato un testimone inglese?
    Su chi fosse e quanti fossero all'interno del Defender i dubbi rimangono. La dichiarazione di Placanica rispetto al tentativo di prelevargli la pistola dalla fondina conferma però il sospetto che oltre all'autista le persone presenti potessero essere più di due.

    E' stato tutto regolare nei rilievi fatti dalla scientifica a piazza Alimonda?
    Non ho elementi per dirlo. Però la repertazione riguardante il Defender è stata affidata ai carabinieri che sono direttamente coinvolti nell'inchiesta. E' stata sequestrata un'unica arma, le altre presenti all'interno del mezzo sono state sequestrate dopo mesi quando una consulenza del pm, poi smentita da quelle successive, ritenne che i due bossoli ritrovati provenissero da pistole diverse.

    Il corpo di Carlo è arrivato all'ospedale Galliera alle 19,15. La famiglia è stata avvisata solo alle 23. Nel frattempo sono state realizzate la Tac al tronco e quella encefalica. Chi ha perquisito Carlo lo ha fatto alla presenza di un magistrato?
    Rispetto agli orari bisogna tener conto che Carlo Giuliani non aveva documenti addosso. Quello che non trova una spiegazione è invece che nella Tac encefalica si vede con evidenza un pezzo metallico all'interno della testa, quasi certamente la camicia di un proiettile il cui reperimento e il cui referto avrebbero fornito elementi utilissimi. Caso strano, nell'autopsia che viene disposta immediatamente dal pubblico ministero e che viene consegnata con ritardo inconcepibile, dopo oltre quattro mesi e dopo numerosi solleciti formali e informali del pm, il pezzo di ferro non risulta.

    Perché durante l'autopsia erano presenti solo i consulenti del pm e nessuno della difesa?
    Sono stato contattato dalla famiglia Giuliani solo successivamente e il corpo di Carlo era già stato cremato.


    Liberazione 18 luglio 2002
    http://www.liberazione.it

  7. #7
    -Obbediente di destra-
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    Predefinito

    quante mazzate e quanti ricordi...ahhh bei tempi quando i carabinieri travestiti da Black Blocc....facevano casino per scaricare la colpa su di voi poveri ignri e ignavi contestatori ......
    Il principe destrorso

 

 

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