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Discussione: legge immigrazione

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    Predefinito legge immigrazione

    A poco più d’un anno dall’insediamento delle camere è finalmente passata la nuova legge sull’immigrazione.
    Era una della idee su cui ci s’era maggiormente spesi durante al scorsa compagna elettorale, anzi durante tutti gli ultimi due anni d’agonia dell’esecutivo di sinistra.
    Viste le premesse qualcuno avrebbe voluto più decisione, più rapidità.
    A costoro sommessamente ricordo che in questi stessi giorni anche in Austria è giunta in porto una nuova regolamentazione sullo stesso argomento e che quel governo, con gli uomini di Haider, è in carica dal febbraio 2000.
    Una volta tanto a Roma s’è stati più tempestivi che a Vienna.
    Per carità mentre nelle due capitali continentali si dibatteva per settimane e mesi il governo britannico ha deciso, senza bisogno di sentire la Camera di Comuni, d’inviare la Royal Navy a bloccare le carrette del mare in Mediterraneo, le navi di Sua Maestà sono già sul posto e ancora noi attendiamo la legge pubblicata in gazzetta ma tant’è.
    Tornando alla nuova norma l’opinione pubblica voleva questa legge e la Casa delle Libertà, non questo o quel partito della coalizione, ne fece un punto qualificante del programma con cui vinse la scorsa primavera.
    Quest’impegno con l’elettorato era dunque vincolante per tutti quelli che vennero eletti sotto l’unico simbolo della CdL nei collegi uninominali, cioè il 100% dei parlamentari CCD-CDU.
    Non è stato così, purtroppo abbiamo rivisto l’antico uso democristiano di prendere i voti a destra e usarli a sinistra.
    Sintomatica di ciò l’uscita d’un autorevole esponente centrista, questi redarguì il solito «rozzo» leghista dicendogli che la campagna elettorale era finita e cominciava il tempo di «far politica», come dire che un DC in servizio permanente effettivo non si sente vincolato dalle promesse elettorali né dai programmi sottoscritti.
    Come a dire che «far politica» significa fare qualcosa di diverso da quello per cui ci s’è impegnati con gli elettori.
    Nulla di nuovo, prassi antica, antica ma non per questo meno deleteria per il Paese, prassi praticabile in tempi di guerra fredda quando non c’erano alternative, ben difficile da perseguire oggi quando nessuno ha più voglia né bisogno di votare turarsi il naso.
    Fors’anche questa è una chiave di lettura per il recente insuccesso della CdL alle Amministrative.
    Al di là di tutto però questa è la migliore delle leggi possibili: permetterà di programmare i flussi migratori, darà alle Forze dell’Ordine qualche strumento efficace per contrastare la clandestinità il che oggi è pressappoco una fatica di Sisifo, eliminerà quei vergognosi privilegi contributivi di cui fino ad ora hanno goduto i lavoratori extracomunitari e diminuirà il potere di quella banda che si fa chiamare caritas.
    Sarebbe stato necessario qualcosa di più? Certo ma se non lo si è potuto fare il «merito» non è dei centristi ma dell’Europa.
    Non va dimenticato che oggi non siamo più una Nazione sovrana, libera di autodeterminarsi nella proprie scelte. L’Unione Europea, al di là ed al disopra d’ogni rappresentanza democratica ha già imposto la propria politica sull’immigrazione di cui non si può non tener conto.
    La Commissione, da ben prima dell’arrivo di Romano Prodi, ha sposato la politica dell’accoglienza indiscriminata e dell’assoluta indifferenza ad ogni reciprocità.
    Hanno enfatizzato il postulato dell’eguaglianza giuridica: «a condizioni eguali trattamento eguale» dimenticato il secondo enunciato: «a condizioni differenti trattamento differente».
    Bruxelles ha azzerato il valore della cittadinanza, oggi trattare individui in modi diverso perché in diversa posizione riguardo lo status giuridico di cittadino diventa discriminazione, andatelo a raccontare a chi ha il passaporto degli Stati Uniti d’America, vedrete le risate che si fa.
    Un malinteso diritto d’eguaglianza tra soggetti che eguali non sono diventa il grimaldello per scardinare secoli di civiltà giuridica.
    E bastasse questo! L’UE considera minoranze etniche gruppi d’immigrati.
    Dunque un individuo che singolarmente ha deciso di trasferirsi in un luogo, sovente scelto per motivi puramente contingenti, se vi trova altri individui della sua stessa origine diventa minoranza etnica con tutti i diritti che le vere minoranze hanno ottenuto con secoli di lotte e persecuzioni, se mai li hanno effettivamente ottenuti.
    Con queste premesse non si poteva far di più, centristi o no, era assai difficile fare una legge diversa.

  2. #2
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    Predefinito

    Dimenticavo le impronte digitali, obtorto collo son passate ma a condizione che siano perse a tutti.
    E perché mai? Perché mai lo Stato dovrebbe schedare me incensurato, impormi un fastidio se io non chiedo nulla? Non hanno capito o, peggio, è mancato il coraggio morale di dire, che, per chi non ne è cittadino, entrare in questo paese non è diritto ma privilegio, generosa nostra concessione, per la qual cosa val bene insozzarsi i polpastrelli.
    Lo Stato non mi può umiliare imponendomi d’andare in giro in mutande ma può porre ciò come condizione imprescindibile per regalarmi un miliardo, starà a me decidere se ne valga la pena.
    Le impronte sono condizione per ricevere qualcosa che non è dovutol premesso di soggiorno, viste così, nulla ne giustifica il prelievo al Civis Italicus incensuratus.
    Il governo Blair è in crisi di credibilità anche per aver ventilato l’ipotesi d’introdurre nel Regno le carte d’identità, ciò è stato percepito come una inaudita provocazione alle secolari libertà britanniche, noi accettiamo contenti la schedatura, grande è la differenza tra una nazione di liberi borghesi ed una d’ex servi della gleba

 

 

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