Vito Nocera, Peppe De Cristofaro
Una successiva legge ne definirà criteri di assegnazione, numero dei beneficiari, entrate presumibili ricavate dalla vendita degli immobili di proprietà regionale (da cui è previsto debbano arrivare le risorse), spesa complessiva da erogare ai destinatari. Ma intanto che la regione Campania, seconda regione italiana, in cui da due anni si cimenta in una complessa esperienza di governo Rifondazione comunista, abbia votato nella sua legge di bilancio l'istituzione di un salario di cittadinanza per i disoccupati è un fatto politicamente straordinario. Da mesi il nostro partito e il suo gruppo alla regione lavoravano con pazienza sul versante sociale (il rapporto costante con i movimenti di disoccupati) e su quello politico-istituzionale (la definizione della cornice normativa e l'individuazione delle risorse). Non c'è alcuna contraddizione - in una regione con un tasso di disoccupazione superiore al 20% e con aree come Napoli e Caserta in cui si sfiora il 30% - tra un provvedimento che prova a tutelare, con l'uso della leva del bilancio, fasce deboli e il tentativo faticoso di delineare una qualche strategia di sviluppo. Confindustria, Governo e tanti opinionisti stanno avanzando in queste ore obiezioni molto forti. Infastidisce il segnale di controtendenza che viene dalla Campania di fronte a chi punta per il Mezzogiorno a concentrare ogni risorsa in direzione di incentivi diretti per le imprese.
Che un Governo regionale autorevole del Mezzogiorno abbia scelto di utilizzare risorse finanziarie a sostegno del reddito di chi è privo di un lavoro viene vissuto come uno schiaffo allo strapotere dell'impresa. Una impresa che percepisce come un vincolo anacronistico ogni pur residuo spazio pubblico e come variabile del tutto dipendente dalla sua centralità e dei suoi fini la vita e i bisogni delle persone. Un risultato dunque importantissimo che incoraggia l'azione del partito a Napoli e in Campania, che rilancia la proposta di un salario sociale a tutti i disoccupati del Sud, che può incrociare la crescita di un movimento per il lavoro in tutto il Mezzogiorno. Un risultato che spedisce un messaggio politico di controtendenza ai processi prevalenti perché allude anche, simbolicamente, a un'altra idea della società e dell'economia.
Liberazione 13 luglio 2002
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