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    Il Patriota
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    Predefinito Voglia di Europa di Gilberto Oneto

    Voglia di Europa

    di Gilberto Oneto

    All'inizio del 1999 è stato fatto - ci dicono - un altro passo verso l'integrazione europea ma, ancora una volta, si tratta di un passo fatto in banca, da finanzieri che sono lontani dai popoli europei milioni di anni luce. In questa Europa di banchieri e di burocrati manca del tutto l'anima dei popoli. L'Europa rischia di essere una costruzione artificiosa, apolide e anonima, una specie di Società per Azioni fatta di numeri, un'altra multinazionale senza morale, una sigla quotata in borsa. Ci dicono anche che è così che si fa e che non ci sono altre strade per mettere assieme un continente che non ha mai avuto unità né identità comune. È già tanto che abbia una moneta comune. Eppure c'è stato un passato in cui i popoli d'Europa avevano monete diverse ma un solo spirito, una idea di cultura e del mondo che era la stessa. Leggende antichissime ma mai morte ci raccontano di Ambigato, potente re dei Biturigi che era considerato l'imperatore dei Celti. Un impero celtico non è mai esistito, almeno nella concezione moderna di una entità statuale, ma è esistita per secoli una grande comunità di tribù che avevano gli stessi usi e la stessa religione, che parlavano lingue comuni. Più tardi essa è in qualche modo tornata in vita, dopo secoli di schiavitù mediterranea, con un impero immerso nelle brume di leggende piene di cavalieri, santi e Paladini. Ancora oggi leggende che infiammano i cuori delle nostre genti raccontano di condottieri che se ne stanno acquattati sotto le Alpi, il vero cuore d'Europa, in attesa di uscirne, cavalcando davanti ai loro eserciti, per liberare e unificare la vecchia Europa: Carlo Magno sotto l'Untersberg, Brenno fra i dirupi del Monte Bibele, il Barbarossa nelle viscere delle Alpi bavaresi e Re Laurino ben protetto dai suoi Monti Pallidi, sono solo alcune delle diverse personificazioni di un mito eterno come il mondo, più robusto del tempo e gagliardo come il toro ancestrale su cui cavalca Europa. C'è stato un tempo in cui l'Europa delle cattedrali si riconosceva sotto le bandiere crociate che hanno sbaragliato i suoi nemici eterni a Poitiers, a Gerusalemme, a Lepanto e sotto le mura di Vienna. Quell'Europa in verità non è mai cambiata come non sono mai cambiati i suoi nemici che vengono sempre dal Meridione e da Oriente, dal Mediterraneo o dalle steppe d'Asia. È sempre la stessa Europa ancestrale dei Garalditani, dei Liguri, dei Celti e dei Germani. Una patria arcaica che va dall'Ebro al Baltico, dal Danubio al Finistere, e che a sud si ferma da sempre al Fosso del Chiarone, un rigagnolo che vale un Oceano. E' una Europa di sangue, di sentimenti, di identità, di storia, fatta di antenati comuni, di dei eterni della pietra e dell'acqua, di campanili e di vergini madri scure come la terra, di eroi, di canti, di idromele, di popoli operosi e di eserciti spavaldi, di mille colori e di leggende. Non sarà mai uno stato come lo intendono i politicanti, o un mercato come lo intendono i cambiavalute. E' una nazione di nazioni, è una comunità di popoli fratelli per cuore e per cultura. Al suo interno può esistere solo una speciale applicazione del principio di sussidiarietà all'identità. Ci sono uomini e donne, e famiglie che si sentono parte della loro comunità locale, della loro piccola patria, del loro popolo e, infine, dell'ecumene europeo. Un cittadino di Savona, si sente Savonese, Ligure, Padano ed Europeo. E tenderà a risolvere i problemi, come è giusto, al livello più basso a cui si pongono percorrendo verso l'alto o verso il basso questa scala di appartenenza identitaria: come Savonese affronterà - ad esempio - i problemi dell'abitazione e del lavoro, come Ligure quelli culturali, come Padano quelli della giustizia e, infine, come Europeo, quelli della difesa di una concezione di vita economica, etica e sociale. Non a caso, non sono stati citati due gradini di cui si sente fin troppo parlare: quello dell'essere Italiani e di sentirsi "cittadini del Mondo". Si tratta di identità che non hanno consistenza organica, che sono il risultato di una imposizione illiberale (la prima) e di un lavaggio del cervello (la seconda); di due fasi (quella nazionalista-giacobina e quella mondialista) del medesimo processo di distruzione. L'Italia è solo uno stato imposto con la violenza e con la menzogna, non impersonifica (al di fuori dagli stadi calcio) nessuna identità, non risponde a nessuna esigenza vera e serve solo a porre problemi invece che a risolverne. Sentirsi "cittadini del Mondo" non significa nulla, è il rifugio di perdenti, apolidi e disadattati, non riflette nessuna identità organica o nessun senso di riconoscimento, almeno fino a che non compariranno "altri" con cui confrontarsi, ma finché non sbarcheranno astronavi cariche di alieni resta solo una imbecillità. E' purtroppo una imbecillità sempre più pericolosa e carica di ambigui risvolti mondialisti da quando esistono forze che si sono poste come obiettivo il governo mondiale o il controllo globale delle risorse economiche. Questo piano criminale implica (allo stesso tempo come presupposto e come conseguenza) la distruzione di ogni identità, specificità e differenza culturale locale, la sparizione delle comunità organiche a tutti i livelli (dalle famiglie alle nazioni) e la riduzione di miliardi di persone a una indistinta melassa di consumatori, spettatori, elettori a comando, di rincoglioniti che parlano la stessa lingua povera, che mangiano le stesse polpette rotonde, bevono lo stesso intruglio color marrone e mettono le stesse magliette di "colori uniti". Questa Europa che ci vogliono propinare somiglia drammaticamente a una stazione sulla linea che porta alla mondializzazione, mentre l'Europa dei popoli che vogliamo noi è l'esatto contrario, è l'esaltazione delle differenze e delle Piccole Patrie. Proprio come fosse una grande Padania, vogliamo unire l'Europa per difendere le nostre differenze, le nostre autonomie e libertà da tutti coloro, Arabi, Americani o Marziani, che ci vogliono tutti uguali, tutti schiavi. Quello che ci vogliono imporre è un processo di negazione delle identità vere a vantaggio di aggregazioni fasulle e degradate. Non vogliamo una moneta unica e una unica schiavitù: vogliamo tante monete e tante libertà. Non vogliamo una sola bandiera senza cuore e senza storia ma mille e mille bandiere dietro cui far marciare l'armata che dobbiamo fare uscire dalle viscere delle Alpi.


    c

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  3. #3
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