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  1. #11
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    PATTO PER L'ITALIA

    FISCO:
    Sgravi, 5,5 mld € alle fasce basse
    di Dino Pesole


    Prima novità: con la prossima Finanziaria sono in arrivo «almeno 5,5 miliardi di euro» per ridurre le imposte sui redditi fino a 25mila euro. Seconda novità: nel confermare la riduzione dal 36 al 34% dell'aliquota Irpeg, il Governo annuncia che stanzierà 500 milioni di euro per tagliare il costo del lavoro nel calcolo della base imponibile dell'Irap.
    Due importanti postille, aggiunte nel documento finale, che hanno convinto Cisl e Uil da un lato (per la parte relativa all'Irpef), commercianti e artigiani dell'altro (per l'Irap) a rompere gli ultimi indugi e a siglare il «Patto per l'Italia». Poco prima della ripresa del lungo negoziato, fissata per le 13,30, era stato proprio il capitolo fiscale a richiedere un supplemento di istruttoria. E si era temuto uno slittamento della sigla alla prossima settimana, perchè il Governo non sembrava disponibile a inserire cifre e impegni finanziari così cogenti. Lo stesso Berlusconi, lasciando momentaneamente Palazzo Chigi, non aveva escluso uno slittamento.
    Le organizzazioni del lavoro autonomo lamentavano, in particolare, l'assenza, nella prima bozza del documento, dell'impegno finanziario destinato al primo ritocco dell'Irap. Per Cisl e Uil, invece, non era esplicitato con esattezza lo scaglione di reddito sul quale si concentreranno maggiormente gli sgravi Irpef. La soluzione adottata soddisfa per ora entrambi, anche se lo stesso Tremonti non ha fornito ulteriori dettagli, rinviando al confronto che il Governo avrà «sul tema specifico della riforma fiscale», da qui alla prossima Finanziaria (non c'è più il riferimento alle «parti sociali firmatarie del presente accordo»). Lo sconto - ha spiegato - deriverà dalla combinazione di aliquote, base imponibile e deduzioni. «Per ora non è possibile entrare più nello specifico, perché l'attuale struttura dell'Irpef è estremamente complessa. È certo, in ogni caso, che concentreremo gli sgravi sui redditi bassi». Dai primi calcoli, si può dedurre, a titolo di esempio, che un operaio con reddito fino a 8.893 euro l'anno otterrà uno sconto di 576 euro, mentre un pensionato al minimo (516 euro) avrà un beneficio di 287 euro.
    In risposta alla richieste di artigiani e commercianti, Tremonti ha ricordato che la delega fiscale, in discussione al Senato, prevede il concordato preventivo triennale. Ora un accenno esplicito a tale procedura compare anche nel testo del documento, insieme all'impegno a introdurre forme di contabilità semplificata per le piccole e medie imprese «con riferimento alla mormativa Iva».
    È stato poi lo stesso Berlusconi a illustrare i restanti punti dell'intesa sul fisco. Chi ha la pensione al minimo «avrà una riduzione del 100% delle imposte». Un pensionato con 18 milioni di reddito potrà avvalersi di uno sconto del 52 per cento. Sarà altresì riconosciuta una specifica deduzione per i lavoratori dipendenti e pensionati «che forfettizzi i costi per spese di produzione del reddito, modulata in base al reddito complessivo».
    ------------------------
    tratto dal sito U.I.L
    http://www.uilfpl.org/NEWS/pattoxitalia/pattohome.htm

  2. #12
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    PATTO PER L'ITALIA

    RIFORME

    Il faro resta l'accordo del '93

    di Lina Palmerini


    Il Patto per l'Italia comincia con una data, luglio '93. Non è un caso che proprio il primo capitolo del documento siglato ieri richiami espressamente la politica dei redditi sancita con quel Protocollo. E in un certo senso, quell'accordo e quella data diventano le fondamenta anche di questa intesa firmata, invece, senza la Cgil. Il Governo puntava a una conferma di quello strumento, riconoscendone l'efficacia nell'opera di risanamento pubblico ma anche ritenendolo una premessa indispensabile per lo sviluppo del Paese. Il risultato esibito ieri dall'Esecutivo è di essere riuscito in due traguardi: conferma di quel Protocollo e smantellamento della concertazione "bocciata" come l'acquisizione di diritti di veto. Ora si prova a coniugare il dialogo sociale («si tratta con chi ci sta») con il mantenimento di quei principi del '93.
    L'adesione al Patto di Cisl e Uil, che si estende alla politica economica del Governo fissata con il Dpef e comprende la fissazione all'1,4% del tasso di inflazione programmata per il 2003, sembra mettere al riparo dai timori più forti. Quelli, cioè, che avrebbe alimentato e forse anche realizzato una rottura totale con il sindacato: una rincorsa salariale nei prossimi rinnovi contrattuali. L'incognita però resta. L'assenza della Cgil è infatti il punto interrogativo dell'autunno per il Governo, per le imprese ma anche, se non soprattutto, per Cisl e Uil.
    Le conseguenze dello strappo tra sindacati non sono ancora tutte visibili e non si limitano alla proclamazione dello sciopero generale separato della Cgil. Il problema saranno i rinnovi contrattuali d'autunno: se, cioè, la confederazione di Cofferati presenterà o no delle piattaforme da sola. La competizione sul salario è un terreno sindacale scivoloso soprattutto quando i rinnovi si fanno sulla base di un tasso di inflazione programmata che appare piuttosto distante da quella tendenziale.
    Dalla Cgil è già arrivato qualche segnale in questa direzione. I metalmeccanici sono già sul piede di guerra e non è un caso che il leader della Uil, Luigi Angeletti, abbia richiamato, in questi ultimi giorni il precedente contratto separato considerandolo un «flop» della Fiom. A dicembre, però, si ricomincia. E in un clima del tutto diverso da quello che pure produsse una firma separata di Fim-Cisl e Uilm-Uil.
    «Prima o poi bisognerà ritrovarsi», diceva il leader della Cisl la scorsa settimana riferendosi alla rottura con la Cgil. E i rinnovi rappresenteranno proprio questo: un ritrovarsi o un perdersi del tutto. Con conseguenze ed effetti naturalmente diversi anche in termini di obiettivi di politica economica fissati dal Governo, a partire dal controllo dell'inflazione. «La Cgil dica o no se sta fuori dalla politica dei redditi, da quel Protocollo del '93 che porta la firma del presidente Ciampi», rispondeva Guidalberto Guidi, consigliere incaricato di Confindustria a Giorgio Cremaschi della Fiom che buttava a mare quegli accordi. Certo, vale la pena di ricordare che anche il Governo, nell'ultimo rinnovo del pubblico impiego, non ha dato il buon esempio elargendo un 6% circa di incrementi, di gran lunga superiori a quelli del settore privato.
    -----------------------
    tratto dals ito U.I.L.
    http://www.uilfpl.org/NEWS/pattoxitalia/pattohome.htm

  3. #13
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    PATTO PER L'ITALIA

    MERCATO DEL LAVORO

    Formazione, una svolta in arrivo

    Il Patto per l'Italia rafforza l'istruzione professionale e punta all'aggiornamento permanente per 700mila addetti.
    Collegamento più stretto tra indennità di disoccupazione e qualificazione: niente sussidio a chi rifiuta i corsi.

    di Serena Uccello


    L'obiettivo è ambizioso: mettere a punto un sistema in grado di fornire competenze di base, linguistiche, matematiche, tecnologiche e sociali a 700mila persone a partire dal 2003. A fissarlo nero su bianco è il Patto per l'Italia, siglato da tutte le parti sociali (con l'eccezione della Cgil) la scorsa settimana, che per la prima volta sposta il ruolo della formazione professionale da complementare, rispetto all'istruzione superiore e universitaria, a centrale per lo sviluppo dell'occupazione. L'idea è quella di potenziare, per i giovani, le possibilità di ingresso nel mercato del lavoro attraverso un'adeguata formazione che tenga conto dei fabbisogni delle imprese e che soprattutto, strutturandosi come canale stabile, sappia costantemente fornire, ai lavoratori adulti, alternative e opportunità in termini di riqualificazione professionale.

    Punto di partenza dell'«educazione per l'occupabilità» è la convinzione che «l'arricchimento permanente delle risorse deve essere promosso mediante la riforma dell'istruzione, fondata su una più elevata preparazione culturale e un più stretto rapporto tra scuola e lavoro, e un migliore coordinamento delle risorse pubbliche e private per la formazione permanente, attraverso il negoziato e la collaborazione tra Governo, regioni, province e parti sociali». Punto di arrivo, invece, la riforma del sistema educativo così da produrre l'innalzamento del diritto-dovere all'istruzione e alla formazione a una durata di almeno 12 anni, il potenziamento dell'alfabetizzazione informatica, la possibilità ricorrente di alternare scuola e lavoro, la comunicabilità tra percorsi scolastici e formativi. Ed inoltre: il sostegno alle attività formative legate ai contratti di apprendistato per i giovani fino ai 18 anni. Una sfida che vuole fare essenzialmente leva su tre canali: l'istruzione e formazione tecnica superiore (Ifts), l'educazione degli adulti, la formazione continua. E a conferma di come dalle intenzioni il Governo intenda passare presto ai fatti, in particolare per i primi due punti sono già in cantiere alcuni interventi. Per gli Ifts il documento di programmazione 2002-2003 è alle ultime battute e in tempi brevi andrà all'esame, per l'approvazione, della conferenza Stato-regioni.

    Predisposta anche la copertura finanziaria per un ammontare complessivo di 76 milioni di euro circa, dei quali 20 milioni circa stanziati dalla direttiva 53 del 2002 applicativa della legge 440 del 1997, 40 milioni erogati dal Cipe (ai quali potrebbero aggiungersene altre 12), 4 milioni - in particolare per le attività turistiche - stanziati dal programma operativo nazionale 2000-2006. Sul fronte dell'educazione degli adulti, per quanto non si parli ancora di cifre, è l'obiettivo stesso delle 700mila persone da coinvolgere a confermare la consistenza dell'impegno: si tratta, infatti, del doppio rispetto all'utenza monitorata per il 2001, che a sua volta rappresenta un incremento del 24% rispetto agli anni precedenti. Per il 2001 l'impegno finanziario era stato pari a circa 13 milioni e mezzo di euro.

    Ma a sostanziare il nuovo ruolo della formazione professionale è l'inserimento di questa in un «circolo virtuoso tra sostegno al reddito, orientamento, impiego e autoimpiego che rafforzi la tutela del lavoratore in situazione di disoccupazione involontaria, ne riduca il periodo di disoccupazione, ne incentivi un atteggiamento responsabile e attivo verso il lavoro». In sostanza, oltre a un incremento dell'indennità di disoccupazione ordinaria, sono previsti «programmi a frequenza obbligatoria per i soggetti che percepiscono l'indennità, con certificazione finale del risultato ottenuto». E soprattutto «la perdita del diritto al sussidio nel caso di rifiuto della formazione».
    ---------------------
    tratto dal sito U.I.L.
    http://www.uilfpl.org/NEWS/pattoxitalia/pattohome.htm

  4. #14
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    Predefinito tratto da IL RESTO DEL CARLINO 29 luglio 2002

    Il Pri analizza gli accordi
    tra Governo e sindacati

    Patto per l'Italia, contratto per il lavoro, intesa per la competitività e l'inclusione sociale sono i temi che saranno affrontati questa sera alle 20.30 al circolo Mameli di via Ravegnana 110, nel corso di una tavola rotonda organizzata dai repubblicani ravennati. Interverranno Giancarlo Cimatti, segretario comunale del partito, Lorenzo Cottignoli, vice presidente di Legacoop, Giorgio Guberti, direttore dell'Associazione commercianti, Sergio Folicaldi, direttore della Confartigianato/Fapa, Francesco Proli, segretario provinciale della Uil, Giannantonio Mingozzi, vicesindaco di Ravenna. «L'auspicio — sottolinea il partito repubblicano — è quello di favorire maggiore comprensione dei fenomeni economici in atto e il recupero di un dialogo sociale e di una collaborazione per evitare tensioni e conflittualità che rischiano di appesantire ulteriormente lo scenario».

  5. #15
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    Predefinito

    Il Patto per l’Italia portera’ meno tasse per tutti i lavoratori e i pensionati.
    ------------------------------------------------------------------------------------
    U.I.L.: i perche’ di una firma
    La UIL ha sottoscritto, assieme alla CISL e alle categorie imprenditoriali, il Patto per l’Italia, aprendo cosi’ una stagione di riforme in nome degli interessi generali. Di seguito riportiamo i punti su cui si basa l’importante accordo tra Governo e i rappresentanti dei Lavoratori.
    FISCO
    L’aliquota del prelievo fiscale passera’ al 23% per i redditi fino a 25 mila euro (48.400.000), determinando cosi’ una riduzione fiscale che, a seconda delle fascie di reddito, andra’ da 400 a 1.000 euro in meno rispetto al prelievo attuale. Complessivamente saranno stanziati 5,5 miliardi di euro per la riduzione delle tasse nel 2003 per i lavoratori dipendenti e i pensionati. Ci sara’ anche l’esenzione per i redditi da pensione fino al minimo (516 euro), e ci sara’ un aumento delle deduzioni e delle esenzioni in base ai carichi familiari e alle condizioni redittuali.
    ARTICOLO 18
    La sospensione dell’art.18 dello Statuto dei Lavoratori avra’ una durata di tre anni e riguardera’ le imprese che, facendo nuove assunzioni, supereranno il limite di 15 dipendenti. Piu’ volte Cgil Cisl e UIL hanno concordato con i Governi, per alcune categorie di lavoratori (tendenzialmente nuovi assunti), la sospensione dell’art.18 qualora queste assunzioni superassero i 15 dipendenti. Tali accordi sono poi diventati Leggi che hannno interessato i contratti di formazione e lavoro nel 1984, i contratti di apprendistato nel 1987, i contratti di reinserimento nel 1991, i lavoratori interinali nel 1997 e i lavoratori socialmente utili nel 2000. La norma stabilita non potra’ essere applicata alle imprese che gia’ avevano superato i 15 dipendenti nei 12 mesi precedenti all’entrata in vigore di queste nuove norme. Le eventuali iniziative legislative, dopo i 3 anni di sperimentazione, saranno definite in base ad accordi tra le parti sociali.
    INDENNITA’ DI DISOCCUPAZIONE
    L’indennnita’ di disoccupazione sara’ aumentata nell’importo e potra’ essere erogata fino a 12 mesi consecutivi. L’accordo prevede che il sussidio per chi perde il lavoro sara’ pari al 60 % dell’ultima retribuzione per i primi 6 mesi di disoccupazione, per poi passare al 40% per i 3 mesi successivi e al 30% per gli ultimi 3 mesi. La durata massima del trattamento di disoccupazione comunque non potra’ essere superiore ai 24 mesi (36 per il Sud) nell’arco del quinquennio. A questo fine il Governo stanziera’ 700 milioni di euro all’anno. Sono previsti programmi formativi a frequenza obbligatoria per coloro che percepiscono la disoccupazione, con la certificazione finale del risultato ottenuto.
    SUD
    Sono previste per il Sud un’insieme di azioni concertate tra le istituzioni e le parti sociali, per un impiego definito attraverso accordi di programma delle risorse destinate dalla prossima finanziaria. Interventi atti a favorire l’accesso al credito e l’avvio di una serie di opere pubbliche infrastrutturali.

    La prossima legge finanziaria, infine, non prevedera’ nessuna riduzione della spesa sociale rispetto allo scorso anno.

    ------------------------------------------------------------------------------------
    Tratto dal Pensiero Romagnolo Repubblicano
    Pubblicato in Forli’ n.7 luglio/agosto 2002

  6. #16
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    Predefinito .....lo sciopero della CGIL....

    Sciopero/Nucara: la piazza contro la democrazia

    ''Lo sciopero proclamato per domani dalla Cgil e' uno sciopero inutile e dannoso per la mancanza di serie motivazioni sindacali. Il suo obiettivo, come dimostrano gli appelli e le sottoscrizioni dei cosiddetti intellettuali girotondini, e' solo politico: prevaricare con la piazza la democrazia''.
    Lo sottolinea in una nota il segretario del Pri Francesco Nucara.

    dalla Agenzia (Adnkronos) 17 ottobre 2002
    ------------------------------------------------------------------------------------

  7. #17
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    FINANZIARIA: MUSI, GIUDICHEREMO SU TESTO DEFINITIVO

    CANTIERE ANCORA APERTO

    Torino, 22 ott. - (Adnkronos) - Giudizio sospeso del segretario generale aggiunto della U.I.L., Adriano Musi sulla Finanziaria, anche all'indomani delle dichiarazioni del vicepremier Fini e del ministro per il Welfare Maroni che si sono dichiarati disponibili ad eventuali aggiustamenti della manovra. ''Questa Finanziaria -ha detto Musi a margine della manifestazione nazionale Uiltucs-Uil- e' ancora come un cantiere aperto, in pratica e' una Finanziaria che ancora deve essere fatta. Siamo in presenza di una bozza, di qualcosa che viene continuamente smentita, poi corretta, poi riemendata. Siamo in presenza di una Finanziaria del ministro Tremonti, del ministro Bossi, dei cattolici, di Forza Italia. Siamo, cioe', in presenza di tante finanziarie che commenteremo quando riusciremo a capire qual e' il testo, quali sono le scelte e come queste siano coerenti con l'intesa che abbiamo sottoscritto il 5 luglio''.
    (Abr/Pn/Adnkronos)
    22-OTT-0211:13
    --------------------------------------------------------------------------------
    Per il VIDEO in RealPlayer della Manifestazione Nazionale della UILTucs (turismo, commercio e servizi) di Torino del 22 ottobre scorso....con le conclusioni del Segretario Nazionale Confederale aggiunto Adriano Musi....cliccare sopra questa frase



  8. #18
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    Predefinito LIBERTA' Oline 23 ottobre 2002

    Pezzotta: non rinunciamo al Patto
    «Unità sindacale solo nell'autonomia»

    Musi (Uil): pronti a discutere

    Roma

    - La Cisl crede ancora all'unità sindacale ed è disposta a riavvicinarsi alla Cgil, a partire dal contratto dei metalmeccanici, ma non rinuncerà al Patto per l'Italia e a un ruolo autonomo rispetto agli altri sindacati. Nessuna apertura verso la riforma delle pensioni, la «questione prioritaria» con il governo è il Mezzogiorno. Torna d'attualità la possibile convergenza su alcuni punti per Cgil, Cisl e Uil, ma ognuno mette i suoi paletti e i più disponibili, come Adriano Musi, numero due Uil sottolineano come si debba «avviare un confronto tra organizzazioni sindacali che metta al centro gli interessi del mondo del lavoro prima ancora che delle sigle». Dal palco del Palazzo dei Congressi, per il cinquantennale della federazione dei pensionati Cisl, il segretario generale Savino Pezzotta pone le sue condizioni: «Siamo disponibili a discutere con tutti e a trovare convergenze, senza però che nessuno ci chieda di rinnegare il Patto per l'Italia che abbiamo sottoscritto». Non è tenero Pezzotta, ma sa bene che dentro la sua stessa organizzazione c'è chi preme per la ripresa del confronto. Epperò non rinuncia a polemizzare ancora sullo sciopero di venerdì, «senza obiettivi chiari che si è via via, caricato di cose sempre nuove». Per questo, archiviato lo sciopero e segnalato il fatto che non ci saranno abiure sul Patto, trova una «prima occasione» per ritrovare se non l'unità almeno una convergenza: i metalmeccanici. La presentazione di tre piattaforme è «un brutto segnale che non aiuta il sindacato». Occorre «uno sforzo congiunto per riportare le nostre federazioni su una posizione più unitaria che tenga conto dello spirito dell'accordo del 23 luglio». Intanto, dopo la segreteria Cgil di ieri, è il convegno della UilTuCS (turismo, commercio e servizi) a riproporre il tema del confronto delle tre organizzazioni. Parlando a Torino, il segretario generale aggiunto Adriano Musi, si distingue dal suo leader quando spiega che lo sciopero di venerdì è stato «un'eredità da rispettare» ed esprime apprezzamento per i toni usati dal leader della Cgil, Guglielmo Epifani. «Era un momento che andava fatto - dice - oltre tutto erano state cambiate le motivazioni dello sciopero rispetto a quelle per cui era stato proclamato». Non solo. Aggiunge Musi: «Forse, su questi contenuti, se meglio confrontati con tutte le organizzazioni, avremmo potuto trovare maggiore unità e maggiore forza anche nelle richieste. Siccome, però, la speranza è l'ultima a morire, da oggi in poi speriamo si ritrovi finalmente la strada del sindacato». Fiat, Sud e democrazia sindacale, sono i temi sui quali ragionare, secondo Musi che preferisce gli argomenti all'unità tout court che comunque persegue il leader della Quercia. «L'unità sindacale è necessaria non solo perché rende più forte la capacità negoziale dei lavoratori - dice Fassino - ma anche perché non si può avere una politica di concertazione senza un soggetto sindacale forte e la forza sta nell'unità». «Ci sono le condizioni - ha proseguito il segretario dei Ds - per non avere la testa rivolta all'indietro e guardare avanti». Fiducioso Rutelli che non ha condiviso il patto di luglio e nemmeno lo sciopero separato della Cgil: «Si arriverà all'unità sindacale perché lo chiedono i lavoratori, i pensionati, le forze sociali.
    Paolo Meocci

  9. #19
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    Predefinito LIBERTA' 25 ottobre 2002

    Pezzotta chiede a Cgil e Uil
    di riallacciare il dialogo

    «Epifani, però, non può chiederci di rinunciare al Patto per l'Italia che abbiamo firmato». Tiepide le reazioni della Cgil: vediamoci per andare contro la Finanziaria
    Roma - Savino Pezzotta, segretario generale della Cisl, ci riprova e chiede ai segretari di Cgil e Uil di tornare a parlarsi. Dopo pochi minuti, elogia il viceministro dell'economia Mario Baldassarri che ha manifestato l'intenzione di convocare i sindacati per esaminare i contenuti della Finanziaria in data attorno al 15 novembre, quando il dibattito parlamentare ha già ampiamente avviato la disamina della legge quadro. Pone anche delle condizioni alla Cgil. Dice: «Deve essere chiaro che come noi non abbiamo chiesto alla Cgil di rinunciare allo sciopero generale, la Cgil non può chiedere a noi di rinunciare al Patto per l'Italia che abbiamo firmato». Ma la risposta non si fa attendere. E mentre Adriano Musi, segretario generale aggiunto della Uil, fa finta di non aver sentito le condizioni dettate da Pezzotta, Beppe Casadio, segretario confederale della Cgil, ribatte sia a Baldassarri che a Pezzotta. Casadio chiede «un riscontro positivo» «di fronte all'emergenza dettate dalle questioni connesse alle politiche industriali e al Mezzogiorno». Insomma, rivedersi, per decidere che cosa?, si chiede il sindacalista. Ci si vede solo se si vuole andare contro questa Finanziaria «dannosa e iniqua». E ci si vede se si vuole organizzare assieme azioni di protesta contro il governo. Dunque, nessuna mediazione. Con l'aggravante che, durante un breve confronto televisivo, il viceministro ha confessato che nel patto per l'Italia c'è la norma che prevede l'esclusione della giusta causa per i licenziamenti per tutti i nuovi assunti. «Proprio nel Patto per l'Italia» spiega Casadio «si afferma che tutte le nuove assunzioni sono escluse dal computo della soglia quantitativa per l'applicazione dell'articolo 18: tutte fossero pure 5000, non la sedicesima di una piccola azienda». Secondo la Uil però, il Patto non basta a far buttare nel cestino l'unità sindacale. Adriano Musi definisce «importante» l'appello di Pezzotta. Aggiunge: «Discutiamo a partire dai problemi più urgenti come la finanziaria, il Mezzogiorno e la politica industriale... Partiamo dai problemi concreti, smettiamola di guardare al passato, e cerchiamo di costruire il futuro».
    A Corso d'Italia, però, si reputa di aver fatto già un passo avanti con la nota di tre giorni fa quando si chiedeva una presa di posizione nei confronti di questo governo.
    a. f.

  10. #20
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    Predefinito IL MATTINO Online 25 ottobre 2002

    Primo sì dai sindacati
    di Epifani e Angeletti


    La Uil condivide l'appello di Pezzotta per la ripresa del dialogo tra i sindacati. Lo ha detto il segretario generale aggiunto, Adriano Musi, definendo «importante» l'affermazione del leader della Cisl. «Discutiamo a partire dai problemi più urgenti come la Finanziaria, gli investimenti, il Mezzogiorno e la politica industriale».
    Anche la Cgil raccoglie l'invito di Pezzotta, chiedendo a Cisl e Uil un «riscontro positivo» a quanto deliberato dalla segreteria Cgil nei giorni scorsi. «Ma più che di una generica ripresa di confronto - spiega il segretario confederale Giuseppe Casadio - c’è l'esigenza di attivare azioni di lotta contro la Finanziaria».

 

 
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