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  1. #21
    Amico di Oniria..wooff...
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    Citazione Originariamente Scritto da brunik Visualizza Messaggio
    Il festival dell'ignoranza. La propaganda berluschina di disinformazione terroristica ha dato i suoi bei frutti.

    Nessuno che abbia dato la risposta esatta: il comunismo era un sistema di potere basato sulla collettivizzazione dei mezzi di produzione e sull'abolizione della proprietà privata.

    Un'ideologia sconfitta dalla storia che appartiene al passato e ora non fa più paura a nessuno, tranne che ai nuovi ideologizzati che hanno risposto come sopra possiamo ammirare. Sono le stesse risposte che avrebbe dato un giovane hitleriano negli anni '30.
    HERR BRUNIK.......bentornato....per sua informazione da mettere nei SUOI dati e........
    per non dimenticare.....................il komunismo e tutto il resto



    L’idea del "Memento Gulag", è quella di riportare alla memoria e celebrare le vittime del comunismo, che nel mondo, secondo calcoli sempre imprecisi, ma comunque molto attendibili, oscillano fra gli 80 e i 200 milioni di vittime, ovviamente includendo l’intero pianeta e l’intero secolo scorso, il ‘900.

    Di fronte al grande successo e all’importanza che tutti noi diamo al 27 gennaio come giornata della celebrazione del ricordo dell’Olocausto e della Shoah, io per primo, insieme a Vladimir Bukovski, che era il leader storico della dissidenza antisovietica, ci siamo chiesti se non fosse giusto, insieme alle vittime dell’Olocausto, ricordare anche le vittime del comunismo, l’altro grande totalitarismo del secolo scorso. C’è stato un dibattito molto ampio, che si è svolto in molti paesi sulla scelta della data. La data prescelta, alla fine, è stata il 7 novembre, che, secondo il calendario ortodosso, corrisponde alla sciagurata rivoluzione bolscevica dell’ottobre che, come sappiamo, portò alla nascita dell’Unione Sovietica e alla nascita, per volere di Lenin e non di Stalin, dei primi campi di concentramento e di sterminio, quelli a cui Hitler, lo sappiamo, si ispirò per i suoi e che poi vennero invece portati in Unione Sovietica alle estreme conseguenze da Stalin. Di conseguenza il 7 novembre, come “Memento Gulag”è stato celebrato per la prima volta a Roma, l’anno scorso a Bucarest, quest’anno a Berlino e il prossimo anno a Varsavia. Tutto questo, allo scopo di dare un carattere internazionale e ufficiale alla giornata della memoria per le vittime del comunismo e, in generale, naturalmente, di tutti i totalitarismi; però, in questo caso specifico, si è ritenuto di porre l’accento su questo momento tragico della nostra storia.

    Al “Memento Gulag” partecipano rappresentanti di tutti quei paesi che hanno subito il regime comunista?

    Sì, naturalmente, e, a seconda del paese in cui si svolge la manifestazione, si pone l’accento sulle vicende che hanno coinvolto quel determinato paese. E’ chiaro che a Bucarest, l’anno scorso, abbiamo assistito ad una serie di interventi di gente che ha sperimentato i campi di concentramento rumeni o comunque ha dovuto subire la persecuzione del regime di Ceausescu e molti interventi sono stati centrati su questo, anche se, per esempio, la presenza di Vladimir Bukovski, che è anche il presidente dei comitati della libertà e quindi è, in qualche modo, il padre di queste iniziative, assicura sempre una visione che non è solo nazionale, ma è una visione globale, internazionale degli avvenimenti. Quest’ anno, naturalmente, svolgendosi in Germania, ci sarà una serie di interventi, che faranno riferimento alla ex DDR.

    Il “Memento Gulag” non si limita alla memoria dei lager sovietici, ma ingloba anche le altre forme di persecuzione dei regimi comunisti.

    In realtà il discorso qui si amplia un po’, nel senso, per esempio, che i gulag erano anche jugoslavi e anche rumeni, ecc. poiché tutti i paesi comunisti, nessuno escluso, hanno attivato e creato campi di concentramento. Quello che abbiamo potuto vedere è che dove, anche se temporaneamente, si è creata una situazione politica in cui gruppi comunisti avevano un potere incontrollato, si sono sempre avute esecuzioni, uccisioni, deportazioni, persecuzioni di vario tipo. Tutto ciò vale anche per l’Italia, perché, ad esempio, nel triangolo rosso dell’Emilia, e non solo lì, dove una certa idea del comunismo aveva pieno controllo della situazione, purtroppo c’è stata una serie di eccidi, che io richiamo ne “La morte rossa” e che Pansa ha richiamato ne “Nel sangue dei vinti”.
    Il principio di fondo, che ha retto queste esecuzioni di massa, era la necessità di creare il terreno favorevole per una rivoluzione comunista, o comunque per un regime comunista. Questo è il punto centrale a cui io, personalmente, sono arrivato. Cioè, non si tratta solo di persecuzioni nazionali, come si è detto per esempio di molti italiani infoibati, né di vendette o di rivalse; si tratta proprio di una fredda programmazione di uno sterminio, per creare una situazione di omogeneità come base utile per un nuovo regime. E questo lo prova, secondo me, il fatto che le vittime sono di tutte le nazionalità e di tutte le classi, sostanzialmente, quindi c’era, evidentemente, un piano che si verificava, mentre si faceva, una sorta di work in progress.

    Che è il piano originario, sin dal ’17.

    Sì, in pratica, sì. Naturalmente c’è una serie di adattamenti tattici che possono rendere diversi i tempi di attuazione. Vorrei citare un esempio classico di questo metodo tattico. Quando Lenin, rendendosi conto dell’impossibilità di attuare un bolscevismo integrale, attua in Unione Sovietica la Nep (Nuova Politica Economica) che reintroduceva alcuni elementi di economia di mercato , lui compie un’azione tattica, come per riprendere le energie e ripartire verso la meta prefissata con nuovo slancio. Quando la rivoluzione comunista, in una zona ben diversa, cioè a Cuba viene al potere, la principale polemica che viene attuata dall’ideologo di Fidel Castro, cioè Che Guevara, è proprio una polemica molto violenta contro Lenin e la Nep, poiché essa viene considerata come una concessione fatta al capitalismo. Questo dunque, secondo me, mostra come queste fasi intermedie siano state comunque concepite, sin dall’inizio, come semplici tappe di avvicinamento alla meta finale, che era la rivoluzione, il potere assoluto e la nascita dell’uomo nuovo, l’uomo bolscevico.

    Questo “Memento Gulag” non si è ancora potuto svolgere a Mosca?

    No, fino a questo momento, a Mosca, non si è ancora riuscita a farla, poiché ci sono ancora alcuni impedimenti. Per esempio, Vladimir Bukovski non ha ancora il permesso di rientrare in Russia. Dopo che ebbe fotocopiato, di nascosto, i documenti del PCUSS e li fece uscire dall’Unione Sovietica, dando origine al famoso libro sui finanziamenti sovietici ai partiti comunisti occidentali, da allora non può più rientrare nel suo paese. Quindi un “Memento” a Mosca senza la presenza di Bukovski, sarebbe assurdo e inopportuno. E’ chiaro che prima o poi il “Memento Gulag” si svolgerà anche a Mosca. Per il momento lo si organizza in città e paesi dove ci sono meno problemi.

    Riguardo alla situazione cinese, non c’è nessuna possibilità di intervenire, affinché possa esserci una svolta riguardo al rispetto dei diritti dell’uomo?

    La Cina è un altro problema fondamentale, perché qui il totale dei morti è secondo solo a quello dell’Unione Sovietica. Il problema lì è che, indubbiamente, ci troviamo in una situazione molto strana, perché abbiamo, come sappiamo, un’economia apparentemente di mercato, di liberalismo selvaggio, ma contemporaneamente una serie di campi di concentramento cinesi, dove si vive il lavoro coatto, di schiavitù. Molti prodotti che noi importiamo purtroppo, vengono lavorati in questi campi di concentramento. Ciò dovrebbe indurci a tentare di contrattare le aperture commerciali a questo paese con il rispetto dei diritti fondamentali.

    Lei è l’autore della serie di racconti “La morte rossa”. Si tratta di storie vere, riguardanti il destino tragico di italiani perseguitati dal regime comunista. Dove le ha trovate?

    Lo spirito di questa raccolta è quello di dire che una narrazione può dire più verità di un saggio storico. Nel senso che la parola può effettivamente cogliere più a fondo di una pura e semplice rivisitazione storica. Il motivo è che la nostra vita non è fatta solo di eventi, è fatta anche di sentimenti, di speranza, di dolore, di sensazioni. E quindi questo è lo sforzo della narrazione: rendere un omaggio alla memoria delle vittime attraverso la letteratura, una riproduzione delle loro effettive esperienze soggettive, ovviamente arbitraria, perché non ripetibili, ma legate al concetto di ispirazione comune.

    Lei ha cercato di immedesimarsi?

    Sì, ho tentato di fare un’operazione letteraria, perché la letteratura può immedesimarsi, mentre la storia no, convinto di fare un’opera di “verità”, nel senso di cogliere una verità più profonda di quanto sarebbe stata quella storica o, comunque una verità diversa. Questo è lo spirito dei racconti. Per quanto riguarda la scelta delle storie, è eterogenea, nel senso che alcune di queste storie figuravano comunque in quelle carte della fondazione “Memorial” e della fondazione “Feltrinelli”, che riguardavano gli italiani scomparsi in URSS. Queste sono una buona componente. Poi ce ne sono alcune che ho recuperato da una serie di testimonianze sui fatti avvenuti in Jugoslavia e un paio anche sui fatti avvenuti in Italia, nella zona dell’Emilia. Altre storie si svolgono poi fuori dall’Europa, in Asia, una anche in Australia, una in America, perché sono semplicemente le conclusioni delle storie iniziate o in Unione Sovietica o in Jugoslavia. Sono persone che sono fuggite e quindi lì le vado a recuperare. L’idea è quella che una storia, per essere raccontata, non deve sempre essere vista dal punto di vista del protagonista oppure dal punto di vista onnipotente del narratore, ma può essere vista da un testimone marginale, il quale non capisce fino in fondo quello che sta succedendo, ma chi lo può capire, naturalmente, si spera, è il lettore.

    Qualche sopravvissuto italiano, che è riuscito a rientrare in patria, non ha mai sentito la necessità di testimoniare, come accaduto ai sopravvissuti ai lager nazisti?

    I sopravvissuti a queste esperienze, di solito non parlano, sia perché sono stati minacciati di subire nuove persecuzioni se avessero parlato, sia perché tendevano a rimuovere delle esperienze terribili, sia perché, essendo comunque dei comunisti, la sofferenza reale delle loro vite rappresentava una contraddizione in termini, una smentita clamorosa degli ideali in cui avevano creduto. Il fatto di aver taciuto è da ritenersi una forma di vergogna. Molti di loro hanno preferito cancellare un tratto della loro vita, che evidentemente non riuscivano a spiegare.

    C’è una grossa differenza, rispetto ai sopravvissuti dei lager nazisti, che, al contrario, hanno sempre sentito il bisogno impellente di testimoniare, per trasmettere al mondo quanto avvenuto.

    E’ una differenza importantissima, che è dovuta a fattori diversi, ma due sono, secondo me fondamentali: mentre i deportati dei lager nazisti erano, in linea di principio, degli avversari, o appartenevano a quelle categorie razziali che i nazisti volevano eliminare, nel caso del comunismo erano, nella maggior parte dei casi, comunisti, membri del partito, o comunque persone non ostili al regime. Erano persone che non potevano capire che cosa stesse succedendo; per lungo tempo molte sono convinte di essere vittime di un errore giudiziario, oppure di un tradimento. C’è uno dei racconti de “La morte rossa”, che è estremo, in questo senso. Una delle vittime che muore nei gulag sovietici, sul letto di morte lascia, come ultimo messaggio, un avvertimento, e cioè che Stalin è una spia della polizia zarista. E’ l’idea che sono gli altri a tradire, e quindi condannare questo diventava impossibile.
    Poi c’è invece una motivazione abbastanza provocatoria, di cui sono abbastanza convinto; cioè, la mia idea è che c’era una differenza non di gravità, ma di qualità tra la dottrina nazista e quella comunista. Mentre la prima esprimeva esplicitamente i propri propositi criminali ( ad esempio la guerra contro il nemico ebraico era esplicitamente dichiarata), la seconda mentiva, diceva di voler fare tutto allo scopo di emancipare e liberare l’umanità. Mentre i nazisti dichiaravano di voler essere sterminatori, i comunisti agivano da sterminatori, spacciandosi, però da redentori dell’umanità.

    Le vittime del comunismo sono state in molti casi, anche complici perché sino al momento dell’arresto hanno appoggiato e favorito quel sistema perverso, se non addirittura avevano partecipato agli arresti e alle torture.,

    Riflettendo su questi aspetti a volte si dubita che ci sia una certa razionalità in questo processo di sterminio, perché qual è il fine autentico nello sterminare delle persone che non sono pericolose per il regime, che potrebbero essere addirittura dei tuoi collaboratori. In questo c’è un interrogativo che non può avere una risposta esatta, se non quella più terribile, cioè che si tratti del male per il male. A questo punto si può anche immaginare che nella natura umana ci sia una naturale propensione alla violenza, al male, alla persecuzione, che trovi in queste ideologie totalitarie solo uno strumento per potere realizzarsi. E’ questa ovviamente la visione più cupa che si possa avere, ma non credo che sia molto lontana dalla verità.

    Lei crede che si giungerà un giorno ad una condanna senza “se” e senza “ma” del comunismo, come invece è avvenuto per il fascismo ed il nazismo? Sembra sempre che, parlando delle pagine oscure del comunismo, si scatenino poi dei meccanismi e dei tentativi per cercare assolvere quest’esperienza storica e politica, che alla prova dei fatti risulta fallimentare sotto tutti i punti di vista.

    Io credo che ci siano delle forme di debolezza morale e intellettuale, che spingono ad una serie di tergiversazioni a questo riguardo. C’è persino una teoria, che trovo aberrante, che sostiene che la differenza fra i lager nazisti e quelli comunisti consisterebbe nel fatto che i lager miravano coscientemente allo sterminio, mentre invece, per quanto consiste i gulag, erano invece un sottoprodotto di condizioni di lavoro estreme. Dal punto di vista delle vittime, che è quello che veramente conta, il risultato non muta. Uno può ovviamente anche elaborare delle teorie a questo riguardo, purché non si arrivi a dire che le vittime di uno siano da mettere su di un piano diverso, rispetto alle vittime di un altro sistema, perché allora si tratta di una falsa interpretazione ideologica dei fatti. Ci sono degli ambienti, che, di fatto, senza essere negazionisti, sono minimalisti, tendono cioè a minimizzare le colpe del comunismo, e questo è inaccettabile. Secondo me, tutti gli uomini liberi, e soprattutto gli intellettuali, devono denunciarlo e respingerlo con tutte le loro forze. Io mi auguro che tutte queste manifestazioni di denuncia, come il “Memento Gulag”, servano a rendere pubblicamente improponibile dichiararsi comunisti, oggi, domani e sempre.
    Inoltre, sempre per il fatto che non c’è ancora stata riprovazione pubblica dei crimini comunisti, né una chiarificazione intellettuale, succede come racconto nel prologo del mio libro, che ancor oggi i turisti occidentali, in vacanza nei paesi dell’Est, acquistino dei “souvenirs” del regime comunista, del tutto ignari di ciò che questi souvenirs evochino. E’ come se, a Berlino, si acquistassero le svastiche dai venditori ambulanti.

    C’è ancora chi sostiene “l’idea era buona, ma è stata mal interpretata”.

    Questo è proprio terribile, e per certi versi è proprio diabolico. E’ un riproporre, è un dire “Abbiamo sbagliato, ricominciamo”. E’ voler fare l’impasse su di una montagna di cadaveri.

    Lo stesso atteggiamento ambiguo permane nei confronti di Cuba.

    Sì, c’è sicuramente, perché c’è un esempio concreto cioè il mito del Che Guevara, che è appunto completamente scisso dalla realtà storica di questo personaggio, che pur nelle sue contraddizioni, nei suoi eroismi, nelle sue abnegazioni era comunque il sostenitore dello sterminio degli oppositori, che ha messo in atto concretamente, organizzando il servizio di sicurezza cubano che, appunto, deportava e rinchiudeva nei gulag cubani gli oppositori e li faceva fucilare.


    Intervista a Dario Fertilio di Lanfranco Di Genio


    Dario Fertilio è uno dei promotori, insieme allo scrittore Bukovski, della giornata della memoria dei Gulag, denominata “Memento Gulag”. Quest’anno, alla sua terza edizione, la manifestazione si svolgerà a Berlino.

  2. #22
    Amico di Oniria..wooff...
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    Citazione Originariamente Scritto da adso88 Visualizza Messaggio
    Ottima analisi.
    Se ci fosse veramente questa supremazia "rossa" sull'informazione e sul mondo della cultura, non si spiegherebbero questi commenti.

    Cmq non è vero che i giovani sono in maggioranza di destra, anzi secondo me oggi la maggioranza degli under 30 è più orientata a sinistra, come dimostrano le elezioni dell'anno scorso, col diverso risultato dell'Unione tra la Camera e il Senato, dove sono esclusi dal voto gli elettori tra 18 e 24 anni.

    guarda che sei fuori dai binari.....ke ciorciola c'entra la sx con il komunismo?

    questa è una TUA idea....come la mela kol VERME....non marcia ma.....rara

    o la tua analisi deduce che quelli che hanno votato l'UNIONE,alla camera,sono tutti....komunisti o tu hai DERAGLIATO......kredo e non ci sono dubbi ke al posto degli occhi hai falce/martello.....un'idea in estinzione.

    wooff...wooff...

  3. #23
    are(a)zione
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    Anche io voglio giocare a questo gioco. Quali sono le regole?

  4. #24
    Amico di Oniria..wooff...
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    Citazione Originariamente Scritto da barabba1 Visualizza Messaggio
    il comunismo e' morto con la caduta del muro di berlino

    esiste ancora...CUBA...KOREA DEL NORD....CINA.... in alcuni partiti minori,della maggioranza,in ITALIA

  5. #25
    Amico di Oniria..wooff...
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    Indovina?

    Citazione Originariamente Scritto da are(a)zione Visualizza Messaggio
    Anche io voglio giocare a questo gioco. Quali sono le regole?

    i NUMERI.....

  6. #26
    are(a)zione
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    Cioè, devo scrivere una serie numerica, e voi indovinate di che tipologia si tratta?

    Okkei.

  7. #27
    Amico di Oniria..wooff...
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    Citazione Originariamente Scritto da are(a)zione Visualizza Messaggio
    Cioè, devo scrivere una serie numerica, e voi indovinate di che tipologia si tratta?

    Okkei.

    MAH.....FA TU.....incominciamo

    quanti gulac?


  8. #28
    are(a)zione
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    Gulac?

    Non conosco niente del genere. Al limite conosco il gulag.

  9. #29
    Amico di Oniria..wooff...
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    - 80000 fucilati senza essere stati giudicati tra il 1918/1922.

    - 5000000 di morti a causa della carestia indotta alla popolazione rurale agli inizi degli anni 20.

    - assassinio programmato di 10000000 di persone nei gulag fra il 1918/1930

    - deportazione ed eliminazione dei COSACCHI del DON.

    - sterminio programmato di 8000000 di UKRAINI nel 1933 per carestia indotta e non soccorso.

    - eliminazione di 1000000 di persone durante la " GRANDE PURGA " 1937/1938

    - DEPORTAZIONE E STERMINIO dei tedeschi del VOLGA nel 1941

    - DEPORTAZIONE E STERMINIO dei TATARI della CRIMEA nel 1943

    - DEPORTAZIONE E STERMINIO dei CECENI nel 1944.....


    KONTINIUAMO A GIOKARE? o si vomita?

  10. #30
    Amico di Oniria..wooff...
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    Citazione Originariamente Scritto da are(a)zione Visualizza Messaggio
    Gulac?

    Non conosco niente del genere. Al limite conosco il gulag.


    errore di battitura please........sono un kane!

 

 
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