I carabinieri: «Un errore» ma c'è il sospetto che si tratti di un monitoraggio nazionale
Operai sul libro nero dell'Arma
Macerata, schedati gli iscritti ai sindacati di alcune fabbriche
Checchino Antonini
Schedati, sorvegliati, spiati. In piazza, in fabbrica, in autostrada o alle frontiere non importa: il destino di chi rivendica i diritti negati è il medesimo. Quello di finire immortalato su chilometri di pellicola, su montagne di schede di carta o elettroniche. Con i tonfa - per ora - nel cassetto, le forze dell'ordine si rendono comunque protagoniste di operazioni inquietanti sul versante della cosiddetta prevenzione.
E' accaduto a Genova, nella tre giorni di movimento indetta in memoria di Carlo Giuliani e per il rilancio delle campagne (vedi l'articolo in basso). Si è ripetuto di nuovo, si è saputo ieri, in alcune fabbriche dove gli iscritti al sindacato sono finiti su un "libro nero" della quarta forza armata.
A Tolentino, provincia di Macerata, tre carabinieri in borghese si sono presentati nella fabbrica di poltrone Frau (400 dipendenti) per avere l'elenco dei lavoratori iscritti al sindacato. Una richiesta motivata, come ha denunciato ieri il senatore diessino Guido Calvi, dalla «necessità di provvedere al controllo del territorio». L'azienda - che ha comunicato il fatto alla locale Unione Industriali - avrebbe espresso riserve, richiamandosi alla legge sulla privacy, ma i carabinieri hanno insistito fino a ottenere la lista. Stesso copione alle pelletterie di "Nazareno Gabrielli" (250 addetti) e chissà in quante altre fabbriche. Di una si conosce anche il nome ma i sindacati non ne svelano il nome perché, per ora, i 190 dipendenti sono all'oscuro dell'accaduto. Ma il prefetto di Macerata, Piero Giulio Marcellino, nel pomeriggio, ha negato si tratti di un'iniziativa nazionale «tantomeno del Viminale». Glielo avrebbe assicurato il comandante provinciale dell'Arma che ha liquidato gli episodi come il frutto di «un'iniziativa sbagliata» dell'ufficiale che comanda i carabinieri di Tolentino e che avrebbe voluto «acquisire dati sulle condizioni economiche sociali della zona». «Un'iniziativa improvvida, estemporanea e impropria», dirà anche il prefetto ai sindacati confederali locali, convocati subito dopo aver ascoltato le spiegazioni dell'Arma.
Eppure, secondo Sergio Sinchetto del dipartimento organizzativo nazionale della Cgil, i carabinieri si erano presentati alla Frau «dicendo che avevano preso l'elenco dei sindacalizzati (ora restituito, ndr) in virtù di una indicazione di carattere nazionale». Aldo Benfatto, segretario provinciale della Cgil di Macerata, che ha partecipato all'incontro col prefetto spiega che ai sindacalisti è stato riferito «genericamente di un monitoraggio del territorio nell'ambito di attività di prevenzione rispetto a eventuali fenomeni che possono provocare allarme. Ma qui non c'è criminalità organizzata, non ci sono infiltrazioni mafiose. E poi perché controllare solo queste aziende, e perché chiedere i nomi degli iscritti al sindacato?». Sempre secondo le spiegazioni fornite ai segretari provinciali di Cgil, Cisl e Uil, l'iniziativa dei carabinieri potrebbe intendersi come volta ad acquisire dati numerici nel caso di manifestazioni sindacali, in modo da poter disporre al meglio delle proprie forze. ''Ma perché - si domanda ancora il sindacalista - rivolgersi direttamente alle aziende, quando la consistenza degli iscritti può essere verificata all'Ufficio del lavoro?».
Anziché fugarli, come spesso accade, la versione ufficiale aumenta i dubbi di un monitoraggio in corso sugli iscritti al sindacato ordinato da un apparato repressivo sempre più aggressivo grazie al clima politico intollerante nei confronti dell'opposizione sociale e rabbioso per l'approssimarsi di un autunno che si preannuncia caldo.
Liberazione 27 luglio 2002
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