Risultati da 1 a 4 di 4
  1. #1
    Roderigo
    Ospite

    Predefinito Macerata - Operai sul libro nero dell'Arma

    I carabinieri: «Un errore» ma c'è il sospetto che si tratti di un monitoraggio nazionale
    Operai sul libro nero dell'Arma

    Macerata, schedati gli iscritti ai sindacati di alcune fabbriche

    Checchino Antonini

    Schedati, sorvegliati, spiati. In piazza, in fabbrica, in autostrada o alle frontiere non importa: il destino di chi rivendica i diritti negati è il medesimo. Quello di finire immortalato su chilometri di pellicola, su montagne di schede di carta o elettroniche. Con i tonfa - per ora - nel cassetto, le forze dell'ordine si rendono comunque protagoniste di operazioni inquietanti sul versante della cosiddetta prevenzione.
    E' accaduto a Genova, nella tre giorni di movimento indetta in memoria di Carlo Giuliani e per il rilancio delle campagne (vedi l'articolo in basso). Si è ripetuto di nuovo, si è saputo ieri, in alcune fabbriche dove gli iscritti al sindacato sono finiti su un "libro nero" della quarta forza armata.


    A Tolentino, provincia di Macerata, tre carabinieri in borghese si sono presentati nella fabbrica di poltrone Frau (400 dipendenti) per avere l'elenco dei lavoratori iscritti al sindacato. Una richiesta motivata, come ha denunciato ieri il senatore diessino Guido Calvi, dalla «necessità di provvedere al controllo del territorio». L'azienda - che ha comunicato il fatto alla locale Unione Industriali - avrebbe espresso riserve, richiamandosi alla legge sulla privacy, ma i carabinieri hanno insistito fino a ottenere la lista. Stesso copione alle pelletterie di "Nazareno Gabrielli" (250 addetti) e chissà in quante altre fabbriche. Di una si conosce anche il nome ma i sindacati non ne svelano il nome perché, per ora, i 190 dipendenti sono all'oscuro dell'accaduto. Ma il prefetto di Macerata, Piero Giulio Marcellino, nel pomeriggio, ha negato si tratti di un'iniziativa nazionale «tantomeno del Viminale». Glielo avrebbe assicurato il comandante provinciale dell'Arma che ha liquidato gli episodi come il frutto di «un'iniziativa sbagliata» dell'ufficiale che comanda i carabinieri di Tolentino e che avrebbe voluto «acquisire dati sulle condizioni economiche sociali della zona». «Un'iniziativa improvvida, estemporanea e impropria», dirà anche il prefetto ai sindacati confederali locali, convocati subito dopo aver ascoltato le spiegazioni dell'Arma.

    Eppure, secondo Sergio Sinchetto del dipartimento organizzativo nazionale della Cgil, i carabinieri si erano presentati alla Frau «dicendo che avevano preso l'elenco dei sindacalizzati (ora restituito, ndr) in virtù di una indicazione di carattere nazionale». Aldo Benfatto, segretario provinciale della Cgil di Macerata, che ha partecipato all'incontro col prefetto spiega che ai sindacalisti è stato riferito «genericamente di un monitoraggio del territorio nell'ambito di attività di prevenzione rispetto a eventuali fenomeni che possono provocare allarme. Ma qui non c'è criminalità organizzata, non ci sono infiltrazioni mafiose. E poi perché controllare solo queste aziende, e perché chiedere i nomi degli iscritti al sindacato?». Sempre secondo le spiegazioni fornite ai segretari provinciali di Cgil, Cisl e Uil, l'iniziativa dei carabinieri potrebbe intendersi come volta ad acquisire dati numerici nel caso di manifestazioni sindacali, in modo da poter disporre al meglio delle proprie forze. ''Ma perché - si domanda ancora il sindacalista - rivolgersi direttamente alle aziende, quando la consistenza degli iscritti può essere verificata all'Ufficio del lavoro?».

    Anziché fugarli, come spesso accade, la versione ufficiale aumenta i dubbi di un monitoraggio in corso sugli iscritti al sindacato ordinato da un apparato repressivo sempre più aggressivo grazie al clima politico intollerante nei confronti dell'opposizione sociale e rabbioso per l'approssimarsi di un autunno che si preannuncia caldo.

    Liberazione 27 luglio 2002
    http://www.liberazione.it

  2. #2
    Roderigo
    Ospite

    Predefinito

    Con le telecamere riprese migliaia di perquisizioni "anomale". Interrogazione Prc
    E a Genova la Digos filma


    Che. Ant.

    Capita che sei diretto al corteo di Genova e che ti fermi all'autogrill per uno dei celebri panini "Fattoria". Sei con i tuoi compagni, sei giovane, magari coi "piercing" e una maglietta del Che. Capita che vieni avvicinato da alcuni agenti che ti invitano a seguirli a Bolzaneto. La sola parola evoca, da un anno, le torture e i soprusi di polizia, avvenuti in una caserma della Celere trasformata in carcere provvisorio, su cui sta indagando la magistratura. Ma stavolta non è lì ma al casello di Bolzaneto, a nord di Genova, che fanno riferimento gli uomini di ps. Lì ti perquisiscono, svuotano il tuo zaino, controllano i documenti, aprono la macchina. E filmano tutto.
    E' legale tutto ciò? A che serve filmare? E che fine faranno le cassette? Secondo Graziella Mascia e Giuliano Pisapia, deputati di Rifondazione comunista firmatari di un'interpellanza urgente al ministro degli Interni, si tratta di «una forma atipica di fotosegnalamento perché avviene in assenza di indizi di reato che lo legittimi».

    Secondo il racconto dei perquisiti, i poliziotti hanno intercettato ai caselli o hanno "scovato" negli autogrill, le persone dirette a Genova costringendole a scendere dalle macchine per mostrare i documenti e i bagagli. Tutto sotto l'occhio elettronico di una videocamera.

    Privacy addio
    Le domande, che Mascia e Pisapia hanno formulato al ministro degli Interni, sono tante: chi, e in base a quale presupposto, ha ordinato le riprese? Chi le ha fatte eseguire? In base a quale circolare ministeriale o ordinanza del questore? E, soprattutto, che uso verrà fatto del "girato"? Tutto ciò, accanto alle palesi violazioni delle leggi sulla privacy o della grave limitazione alla libertà di circolazione che sono stati costretti a subire i cittadini dirottati ai caselli. «L'articolo 349 del codice penale - ha detto Mascia giovedì alla Camera - stabilisce che i rilievi fotografici siano esperiti solo nei confronti di chi sia indagato. La legge 121 (quella che smilitarizza la ps) non permette che la raccolta dei dati venga fatta per una serie di ragioni tra cui le opinioni politiche o la scelta di aderire a partiti, associazioni, sindacati. E' la stessa Costituzione, all'articolo 13, a dire che qualsiasi forma di detenzzione, ispezione, perquisizione venga disposta con atto motivato dall'autorità giudiziaria». Alfredo Mantovano, sottosegretario al Viminale per conto di An, ha laconicamente risposto, nel question time, garantendo che tutti gli interventi «sono stati concepiti e organizzati in piena armonia con la normativa». Tutto sarebbe stato disposto per evitare il ripetersi della «guerriglia urbana» dello scorso anno causata, a suo dire, da «alcuni manifestanti». Per questo la «prevenzione» della questura genovese avrebbe condotto all'identificazione - cifre del Viminale - di 3650 persone, a sette delle quali sarebbero stati sequestrati «oggetti atti a offendere». I filmati sarebbero risultati utili «a eventuali riscontri successivi in caso di disordini», ha spiegato il sottosegretario "giurando" che non esisterebbe alcuna banca dati e che i materiali non saranno spediti a polizie alleate.

    Archivio preventivo
    Per Mantovano filmati del genere furono effettuati anche l'anno scorso e tutti, in effetti, ricordano gli otto agenti della scientifica travisati da giornalisti che spararono in aria dalle parti di Corso Sardegna il 20 luglio 2001. O, ancora, l'esercito di telecamerine mescolate ai reparti in armi a riprendere ogni singola lacrima versata sul cadavere di Carlo Giuliani o le urla di sdegno di chi accorse sotto la Diaz la notte della mattanza mentre altissimi funzionari della ps giuravano, lì davanti, che non stava accadendo nulla. «Ma gli esiti dell'inchesta alla Diaz dimostrano che a cercare di trasformare la protesta pacifica in guerriglia urbana non furono "alcuni manifestanti" - riprende Mascia - dal governo ci giunge una risposta preoccupante e senza alcun sostegno legislativo. E non abbiamo alcuna garanzia che i video saranno distrutti». Dietro le cine-perquisizioni, invece, si intravede la costruzione di una sorta di «archivio preventivo» per costruire i possibili colpevoli di qualsiasi cosa o per intimidire «migliaia di giovanissimi», conclude Mascia che fa appello ai perquisiti per organizzare il ricorso legale contro le schedature filmate.

    Liberazione 27 luglio 2002
    http://www.liberazione.it

  3. #3
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    Unhappy Carabinieri, lavoratori e diritti...

    Un atto di gravissima violazione non tanto della privacy, quanto della dignità e dei diritti dell'uomo, del lavoratore.
    Un reato, in pratica.
    Quanto commesso dalle forze dell'ordine rientra in una struttura di azioni illegali, anticostituzionali e perfettamente adeguate all'opera politica di deregolamentazione democratica dell'Italia, per rendere vuoto il potere parlamentare e instaurare un presidenzialismo populista, alla Peron.
    La risposta di Rifondazione, di tutti noi comunisti è e sarà forte, incisiva, democratica e pacifica. Sarà di insegnamento e di monito a chi vuole distruggere l'impianto di salute democratica della Repubblica Italiana.
    Onorevole Presidente del Consiglio, si vergogni! Si dimetta!
    Faccia questo "sacrificio", per il bene del Popolo Sovrano! (invece che dei Savoia...).

    Marco

    www.geocities.com/prcsvcentro

    www.geocities.com/rossebandiere


  4. #4
    Roderigo
    Ospite

    Predefinito

    In vista dell'autunno caldo, nuova provocazione dopo i gravi fatti di Tolentino
    Cgil schedata anche a Venafro


    Roberto Farneti

    Agenti della Digos della questura di Isernia entrano alla Camera del lavoro e si fanno dare i nomi dei dirigenti della confederazione. La replica: «Iniziativa incomprensibile»
    Che cosa c'entra la Cgil con le minacce delle Brigate Rosse spedite via "sms" sui cellulari dei sindacalisti della Cisl? Evidentemente "nulla", essendo ben nota la lotta che il sindacato guidato da Sergio Cofferati conduce contro il terrorismo, sia a livello pubblico che nei luoghi di lavoro. Ma in vista dell'autunno caldo ogni pretesto è buono per cercare di intimidire tutte le organizzazioni che si oppongono al pesante attacco sferrato dal governo Berlusconi ai diritti dei lavoratori.
    E così ieri mattina due agenti della Digos della questura di Isernia si sono presentati nella sede della Cgil di Venafro e hanno chiesto i nomi dei dirigenti e la struttura organizzativa della confederazione. In quel momento erano presenti Giovanni D'Aguanno segretario della Fiom Molise e Terenzio Vincenzo della segreteria regionale Filcea Cgil. «Abbiamo domandato il motivo di quella richiesta, esprimendo le nostre perplessità e ricordando il clamore suscitato da iniziative analoghe in altre città italiane - riferiscono a Liberazione i due sindacalisti -. Ci hanno risposto che non conoscevano le ragioni per cui era stato affidato loro quell'incarico, ma che probabilmente l'iniziativa era giustificata da esigenze di monitoraggio del territorio, dopo quanto è avvenuto a Termoli». Proprio ieri, infatti, la stampa locale riportava la notizia di due "messaggini" firmati Br ricevuti da altrettanti esponenti della Cisl dello stabilimento Fiat. In precedenza, circa 20 giorni fa, una lettera delle Br in busta chiusa era stata indirizzata alle Rsu della Powertrain di Termoli. «A quel punto - spiegano D'Aguanno e Vincenzo - ci siamo consultati con il regionale e, successivamente, abbiamo fornito agli agenti i nominativi che ci erano stati richiesti».

    Nei giorni scorsi le stesse informazioni erano state chieste via telefono ai responsabili della Cgil di Isernia e Campobasso. Un accanimento «incomprensibile», accusa Michele Pietraroia, segretario generale della Cgil del Molise, secondo il quale l'iniziativa del ministero dell'Interno, «in assenza di motivi di merito», rappresenta «una schedatura di fatto dei dirigenti delle federazioni e della Cgil». L'episodio si collega a fatti altrettanto gravi avvenuti nei giorni scorsi: l'ingresso dei carabinieri nelle fabbriche di Tolentino, lo strano furto del pc contenente i nomi dei delegati della Fp Cgil di Milano, la richiesta dei nomi dei lavoratori che, il 12 luglio scorso, hanno aderito allo sciopero regionale indetto dalla Cgil Campania. E' per queste ragioni che Pietraroia invita i lavoratori a respingere «sul nascere» tutti i tentativi «che, direttamente o indirettamente, mirano a limitare la libertà sindacale e a restringere l'agibilità democratica».

    Liberazione 7 agosto 2002
    http://www.liberazione.it

 

 

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