Se questa grande opera faraonica vedrà la luce sarà come avere una grande città fra Reggio e Messina. E’ stato scritto che sarà la San Francisco del Mediterraneo. Esistono ,però, ancora mille opere da ultimare e con carattere di priorità.
Di Giovanni Venezia*
Il ferry-boat naviga nelle acque dello stretto tra Villa San Giovanni e Messina. Le luci dell’alba tingono di rosa un cielo terso. I vagoni del Treno del Sole, allineati lungo tutto il piano del traghetto, sono spenti. I viaggiatori, tra un morso al panino imbottito, un’arancina o un caffellatte discute su un argomento che di questi tempi è di viva attualità. La costruzione del Ponte. Si farà? I giornali dicono di sì. Ma il governo i soldi ce li ha?
“Quantu travagghiu ci sarìa, te l’immaggini ?” ‘nu ci vogghiu cridiri ancora. Si ‘nni parla dai tempi di Caribardi. Mah! Speramu beni pi li nostri figghi”. ( Quanto lavoro ci sarà, ma non ci posso ancora credere. Se ne parla dai tempi di Garibaldi. Speriamo bene per i nostri figli).
Don Salvatore e don Pètru sono due simpatici vecchietti di Milazzo. M’inserisco nel dialogo e spiego loro che finalmente il ponte si farà; che l’Italia, sarà più unita, più corta e che porterà tanto benessere al Sud per via delle facilitazioni nelle comunicazioni con il “continente”.
“Chi vòli,- mi dice don Petru ormai nuàntri avèmu fattu lu nostru tèmpu. Li frutti ‘nna lu tèmpu l’ànnu li nostri fìgghi a pàttu chi stù binidittu ponti si fà. ( Cosa vuole, ormai noi siamo vecchi. Il benessere sarà per i nostri figli a condizione che questo ponte si faccia). Un lungo fischio della sirena del traghetto annuncia prossimo l’arrivo nel porto di Messina. Prolungate le manovre.Ricomposizione del treno e via verso la stazione di Messina centrale.
Un “state bene!” affettuoso ai due vecchietti che, senza pronunciare parola mi salutano con un sorriso compiaciuto ed una alzata della coppola.
Ma sarà vero, poi, che il Ponte sullo stretto di Messina si farà? Oppure rimarrà sempre un sogno. Il dubbio ti assale. Se poi ti metti in testa di andare indietro nel tempo quando questo ‘sogno’ è entrato nella testa di tutti, ti accorgi che la notizia, vera o falsa che fosse, era stata ‘messa in giro’ per far dimenticare i veri problemi della Nazione e regalare un momento di ottimismo agli italiani. La ‘storia’ , così, dava ancora un ulteriore rinvio alla soluzione dei problemi del Mezzogiorno, nota come questione meridionale. Una “spacconata politica”, un inganno infinito come tanti altri che ne seguirono.
Ma andiamo per ordine
Il 1969 è un anno di grandi e gravi avvenimenti. L’uomo con la conquista della luna compie un altro piccolo passo ma un balzo gigantesco per l’umanità. A Milano esplode una bomba alla Banca Nazionale dell’Agricoltura di Piazza Fontana e l’Italia ne piange le vittime. Ma è anche l’anno della strategia della tensione e dell’autunno caldo.. In quello stesso anno al Ministero dei Lavori pubblici viene compilato un ‘rapporto segreto’. Si tratta del più ambizioso progetto che sia mai stato approntato in Italia, più del Grande Naviglio o della Grande Malpensa.
Siamo alla fine degli anni sessanta, tra il 1967 ed il 1969. Un ‘rapporto segreto’ sul progetto per la costruzione del ponte sullo Stretto di Messina, giace nei cassetti del Ministero dei Lavori Pubblici. Quali i motivi? Si sa solo la notizia. Ma perché segreto il progetto su una grande opera pubblica? E’ la domanda che i cittadini si pongono .Subito pensano a qualche “intrallazzo” di grandi dimensioni.
Dicono: Chi può dire se è fattibile quel progetto? Quanto costerebbe? Che forma ha? Dove trovare i fondi? Il silenzio è imposto perché nessuno possa intervenire con critiche, valutazioni sull’opportunità e convenienza.
“Ma fino a quando in Italia questi rapporti resteranno ‘segreti’ non resta spazio che per annotazioni metodologiche e storico-politiche”.
Sono domande inutili perchè è incredibile che un progetto di opera pubblica non debba essere reso pubblico come accade in tutti i Paesi del Mondo.
Probabilmente non si vogliono far conoscere dati che non consentono in tempi brevi il recupero della spesa oppure che i volumi di traffico non giustificano l’opera. Insomma, discussioni largamente legittime e normali.
Ma nessuno pensa che quest’opera potrà dare frutti per mille anni?
Ed allora, sotto questo aspetto quel sogno del ponte sullo Stretto di Messina dovrà diventare realtà.
E finalmente così sarà in quanto compreso nel corpo delle grandi opere previste dal patto che l’attuale governo ha sottoscritto con gli italiani.
Osservatori semplici ed attenti sono i cittadini. Essi hanno compreso l’importanza di tali opere ma nutrono dubbi sulla opportunità che vi si dia corpo entro il termine prefissato, E ciò perché molti altri problemi, importanti ed urgenti, incombono in questa nostra terra.
Ultimi in ordine di tempo le dissestate secolari strade ferrate ad unico binario (vedi distrastro in Sicilia), la siccità nel sud e nelle isole ( problemi d’antico tempo). Gli interventi urgenti non possono mai essere improvvisati e dunque provvisori ma determinati e definitivi. Ciò per evitare che la carenza dell’elemento vitale possa ancora essere oggetto di sfruttamento per profitti illegittimi e privilegi di pochi. Non dimenticare i terremotati dell’Umbria e delle Marche, l’assetto del territorio , le speculazioni edilizie e la crescita del cemento a danno dei boschi e dei polmoni di verde per la difesa della salute e contro l’inquinamento, l’economia, il caro-vita, l’occupazione.
Da non trascurare le migliaia di miliardi sprecati per le centinaia di cattedrali nel deserto che vivono da decenni come scheletri o se preferite ‘zombi’ sul territorio della penisola e che con una manciata di miliardi potranno ottenere il brevetto di funzionalità per le esigenze dei cittadini.
Sono problemi importanti e vitali e con l’aggiunta che rivestono caratteristiche di priorità.
La realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina potrà essere collocata in un momento di condizioni favorevoli e di particolare benessere della Nazione. Il progetto può essere ancora rivisto, reso completamente pubblico per vedere se necessita di correzioni anche se c’è il rischio, secondo alcuni economisti, che i costi possano esplodere. E’ un rischio calcolato che avviene in ogni opera pubblica; ma potrebbe non esserlo se la situazione economica nel contesto europeo avrà aspetti positivi.
In questo caso il ‘via’ al sogno del ponte potrà essere dato e la San Francisco del Mediterraneo diverrà splendida realtà.
L’invito a riflettere, però, appare legittimo. Importante è che l’Italia conquisti il suo posto in Europa e risalga quella classifica che oggi le fa vestire la maglia nera.
*direttore del Pungolo www.ilpungolo.com (collabora anche con www.legnostorto.com)
25 luglio 2002