Colossali fusioni che assorbono aziende con giri
finanziari enormi.
Prometteva di abolire ogni ostacolo alla libera
concorrenza, ma sta favorendo la concentrazione
del potere economico in poche mani.
E l'Europa rischia di perdere la corsa.
di Maurizio Blondet
Il superliberismo planetario prometteva di abolire
ogni ostacolo alla libera concorrenza. Ora, sta
producendo il contrario: la nascita di monopoli
mondiali.
Da due anni il mondo assiste a colossali fusioni e
acquisizioni di aziende. Le multinazionali acquistano
i propri concorrenti, o si fondono per acquistare una
posizione dominante nel loro settore. L'ondata di
concentrazioni nuoce al lavoro (migliaia di addetti
diventano "ridondanti"), e all'economia in generale,
perché assorbe quello strato di medio-piccole imprese
che producono spesso più innovazione. Le grandissime
imprese puntano, più che ai prodotti innovativi, al
profitto finanziario: «Noi non facciamo prodotti,
facciamo soldi», come ha detto Jack Welch, presidente
della General Electric.
[...] Si stanno ricostituendo monopoli, oligopoli o
"cartelli" che le vecchie legislazioni antitrust avevano
smembrato. Così, la Bell Telephone fu costretta negli
anni '30 in Usa a separarsi in sette compagnie regionali.
Oggi, le sette "Baby Bell" sono ridiventate quattro [...]
Lo stesso fenomeno vale nel settore petrolifero: mezzo
secolo fa, la Standard Oil di Rockefeller fu costretta
separarsi in due compagnie indipendenti, Mobil ed Esso.
Oggi la Exxon ha ricomprato la Mobil per 86 miliardi di
dollari [...]
In altri settori-chiave sono avvenute concentrazioni
colossali. Nella farmaceutica, i giganti svizzeri
Ciba-Geigy e Sandoz si sono fusi, e la nuova compagnia
si chiama Novartis.
[...] Risultato: il settore farmaceutico mondiale sarà
dominato da cinque multinazionali, con fatturati annui
medi sui 10 miliardi di dollari (19 mila miliardi di lire);
le prime dieci industrie farmaceutiche controllano il 36%
del mercato.
Nel settore alimentare la Cargill, che era già il più
vasto mercante granario del pianeta, s'è fusa con la
concorrente Continental Grain, seconda o terza del
settore, che è sempre stato oligopolistico, dominato da
"Sei Sorelle del Grano".
Processi di concentrazione sono in corso per le
assicurazioni (Crédit Suisse fuso con Winterthur, ad
esempio), le telecomunicazioni (la Olivetti che ha
comprato Telecom [...] e le banche.
Cifre enormi. Ma non si tratta di denaro, e nemmeno di
emettere obbligazioni. Sempre più spesso, l'impresa
compratrice paga gli azionisti dell'impresa comprata
dando loro le proprie azioni. Ma non c'è "moneta" più
volatile delle azioni, in questi tempi di sovreccitazione
finanziaria.
Tipico è il caso della Travelers (grande banca Usa) che
ha comprato la Citicorps (una concorrente) offrendo agli
azionisti di questa sue azioni. Nella mattina dell'annuncio,
le azioni Travelers offerte valevano 72 miliardi di dollari;
durante il giorno, nella febbre di scambi seguita
all'annunciata fusione, arrivarono a 80 miliardi.
[...]
Peggio: essendo la Borsa americana di Wall Street ai massimi
storici, le multinazionali Usa sono in grado di comprare
le concorrenti europee pagando con i loro titoli
sopravvalutati. Un motivo in più per tener d'occhio la
prossima conferenza mondiale dell'Organizzazione Mondiale
del Commercio (Wto, World Trade Organisation) che si terrà
il novembre prossimo a Seattle.
Il Wto, creato nel 1995 e presieduto attualmente
dall'italiano Renato Ruggiero, è il "governo" della
globalizzazione: ha poteri coercitivi contro gli Stati
che, per salvaguardare la produzione nazionale, volessero
alzare dazi doganali contro la concorrenza straniera.
A novembre, il Wto si appresta a liberalizzare non solo
la finanza e le merci, ma i servizi.
Dalla manutenzione all'architettura, dalle assicurazioni
alle poste, dalla raccolta di rifiuti urbani
all'istruzione, fino alla sanità.
Gli americani si preparano a conquistare questi inediti
mercati. "Nei negoziati [al Wto] riteniamo possibili
grandi progressi per l'espansione delle imprese americane
sul settore sanitario europeo", dove "aumenta la
popolazione anziana" e quindi "grande consumatrice di
servizi sanitari": così si legge nel rapporto stilato
dalla Coalition of Service Industries (il sindacato
delle imprese Usa di servizi) per il ministero americano
al commercio. In Europa, persino nella liberalissima Gran
Bretagna, la salute pubblica è un monopolio statale.
Ma gli americani contano che il Wto riuscirà ad "ottenere
maggiori impegni da parte dei Paesi aderenti per quanto
riguarda l'accesso agli appalti" pubblici, e "il
trattamento nazionale", ossia la garanzia che gli Stati
trattino le imprese straniere esattamente come quelle
nazionali.
L'energia che gli Usa mettono in questo genere di
liberalizzazioni è ben nota: basta ricordare la dura
offensiva contro l'Europa, colpevole di discriminare
la carne di bovini trattati all'ormone, la "guerra
delle banane", per imporre all'Europa le banane
sudamericane (prodotte da multinazionali come la
United Brand) come più "competitive" di quelle
africane, o la battaglia per la brevettabilita'
degli organismi viventi e delle sementi transgeniche
- un settore che assicura l'oligopolio delle
multinazionali che producono in esclusiva le sementi
ibride.
Molte di queste battaglie sono state perse dall'Europa,
con conseguenze a lungo termine. Così la liberalizzazione
degli scambi agricoli, dove i prodotti dell'agricoltura
Usa, più "competitivi", svuoteranno le campagne europee:
e non si tratta solo di trovar lavoro agli ex-agricoltori,
ma di assistere alla sparizione dell'elemento umano che,
da secoli, cura i paesaggi d'Italia, di Francia e di
Germania, una ricchezza culturale non quantificabile
in dollari.
Oggi, con l'apertura ventilata dei servizi pubblici, il
discorso si aggrava. Non solo perché gli appalti pubblici
costituiscono da soli circa il 15% del prodotto interno
lordo in ogni nazione europea. Ma perché l'apertura
alla concorrenza Usa di "servizi" come la scuola e la
sanità ridurrà ulteriormente le specificità - per non
dire le sovranità - nazionali.
In più, è l'entrata in settori da sempre considerati
"sociali" di attori primariamente intesi al profitto.
I futuri competitori Usa potranno parafrasare il
presidente della General Electric: «Noi non facciamo
medicina (o non facciamo istruzione), facciamo soldi».