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  1. #61
    Cavaliere
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    Originally posted by yurj


    Ti sta dicendo che furono Ronald Reagan e Donald Rumsfiled complici di Saddam nel gassare i curdi, cosa sempre saputa.


    Oggi Bush sostiene con molti dollari l'"opposizione" irachena all'estero, signori di cui sentiremo parlare in futuro, com'e' stato per Saddam O Bin Laden.
    Favorire la fonte prego.
    Chiunque fa una porcata, è sempre colpa degli Stati Uniti.

  2. #62
    Estremista del Welfare
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    Originally posted by gribisi
    Favorire la fonte prego.
    Chiunque fa una porcata, è sempre colpa degli Stati Uniti.
    Penso che si riferisca all'articolo che ho pubblicato in questo stesso thread forzandone un tantino i termini.
    Un articolo che racconta dei contatti di Rumsfeld, inviato di Reagan, con il Saddam antiIran e delle reazioni all'epoca assai moderate degli USA alla notizia che Saddam usava armi chmiche contro gli iraniani.
    E racconta anche delle sanzioni approvate del Senato (quando furono usate contro i curdi) bloccate e sepolte dalla casa bianca.

    Le armi chicobatteriologiche da qualcuno le avrà avute, non penso avesse le capacità di svilupparle da solo, ma potrebbe benissimo essere stata anche la Russia.
    Diciamo che potrebbe venire il legittimo sospetto...

    Il punto sicuro è che a quel tempo le armi non convenzionali non suscitavano nè timore nè sdegno, anche se le usava.

  3. #63
    Forumista assiduo
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    Originally posted by yurj
    Ti sta dicendo che furono Ronald Reagan e Donald Rumsfiled complici di Saddam nel gassare i curdi, cosa sempre saputa.
    Nessuno alzò un dito per aiutare i curdi in quella circostanza.

    Non gli Stati Uniti (che spesso esagerano nella realpolitik); ma neanche gli altri paesi.

    Va ricordato che nell'articolo non si dice da nessuna parte che gli Stati Uniti abbiano forinto armi chimiche all'Iraq, e neanche che le azioni criminali contro i curdi siano state commesse su richiesta, o con il beneplacito, degli Stati Uniti.

    Gli Stati Uniti hanno, in quella circostanza, perseguito in modo cinico i loro interessi strategici; esattamente come qualsiasi altro paese.

    All'epoca l'Iraq di Saddam Hussein non era certo peggio dell'Iran di Khomeini, questo non va dimenticato.

  4. #64
    Hanno assassinato Calipari
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    Originally posted by Jan Hus


    Nessuno alzò un dito per aiutare i curdi in quella circostanza.

    Non gli Stati Uniti (che spesso esagerano nella realpolitik); ma neanche gli altri paesi.

    Va ricordato che nell'articolo non si dice da nessuna parte che gli Stati Uniti abbiano forinto armi chimiche all'Iraq, e neanche che le azioni criminali contro i curdi siano state commesse su richiesta, o con il beneplacito, degli Stati Uniti.

    Gli Stati Uniti hanno, in quella circostanza, perseguito in modo cinico i loro interessi strategici; esattamente come qualsiasi altro paese.

    All'epoca l'Iraq di Saddam Hussein non era certo peggio dell'Iran di Khomeini, questo non va dimenticato.
    Se i risultati sono quelli odierni, mi chiedo quanto valga questa "tattica" perseguita e quanto in realta' sia stato fatto per gli interessi "nazionali".

    Uccidere persone fa parte degli "interessi nazionali". Che bel mondo...

  5. #65
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    La fuga dall'Iraq
    Se non si vuole cedere al ricatto a Nassiriya si resta

    Anche nella maggioranza, all'indomani dell'ultimo attentato contro i nostri soldati in Iraq, ci sono voci che sottolineano la necessità di non cedere al ricatto. Eppure non capiamo come altro si possa ritenere il ritiro dei nostri soldati se non come un cedimento al ricatto: e tanto più esso apparirà tale, se sarà dettato dalla mera fretta di fare i bagagli, come sembra che il governo italiano voglia fare.



    Perché se è vero - come è stato detto dal ministro della Difesa Parisi - che non bisogna voltare le spalle alla giovane democrazia irachena e che quindi va addirittura rafforzato l'impegno (tanto che in un primo momento il ministro D'Alema aveva parlato di missione civile, adeguatamente protetta), è chiaro che la prima esigenza da ottemperare in Iraq è proprio quella della sicurezza e dei rischi a cui andrebbe incontro una popolazione abbandonata alle fazioni armate che vi imperversano.

    La domanda che noi ci poniamo è molto semplice: i terroristi vogliono o non vogliono i militari occidentali in Iraq? Visto che tutti sanno che non li vogliono, non capiamo perché dovremmo darla vinta ai terroristi, soprattutto dopo i colpi subiti dai nostri soldati. Se non si vuole cedere al ricatto, come dice il responsabile esteri dei Ds Vecchi, ferito come noi dall'ennesima vittima italiana, bisogna rafforzare il nostro contingente militare, non ritirarsi.

    E, a fronte di una situazione di questo tipo, un governo responsabile, consapevole dei suoi doveri in politica estera, concerterebbe i passi da compiere con gli alleati sul campo e con la autorità irachene; soprattutto con queste ultime, se volesse dare davvero un contributo al processo democratico e di ricostruzione che si è iniziato. Semmai, il governo italiano, dovrebbe svolgere un ruolo presso gli altri Stati europei per convincerli ad un loro impegno diretto nell'area, invece di pensare alla data del ritiro.

    Il centrosinistra è del resto convinto che la guerra in Iraq sia alla base della diffusione del terrorismo, non essendosi mai voluto accorgere che il terrorismo era giù diffuso, mentre la guerra in Iraq è stata una risposta. Una risposta sbagliata, diranno. Può darsi, anche se la nostra opinione è invece quella della prospettiva di un popolo fuori dalla dittatura. L'unica risposta sbagliata, a questo punto, sarebbe darla vinta a coloro i quali vorrebbero tornare al passato, o far precipitare l'Iraq nell'orbita dell'integralismo iraniano. O peggio ancora.

    Roma, 6 giugno 2006



    tratto dal sito del Partito Repubblicano
    http://www.pri.it


  6. #66
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    Citazione Originariamente Scritto da nuvolarossa
    La fuga dall'Iraq
    Se non si vuole cedere al ricatto a Nassiriya si resta

    Anche nella maggioranza, all'indomani dell'ultimo attentato contro i nostri soldati in Iraq, ci sono voci che sottolineano la necessità di non cedere al ricatto. Eppure non capiamo come altro si possa ritenere il ritiro dei nostri soldati se non come un cedimento al ricatto: e tanto più esso apparirà tale, se sarà dettato dalla mera fretta di fare i bagagli, come sembra che il governo italiano voglia fare.



    Perché se è vero - come è stato detto dal ministro della Difesa Parisi - che non bisogna voltare le spalle alla giovane democrazia irachena e che quindi va addirittura rafforzato l'impegno (tanto che in un primo momento il ministro D'Alema aveva parlato di missione civile, adeguatamente protetta), è chiaro che la prima esigenza da ottemperare in Iraq è proprio quella della sicurezza e dei rischi a cui andrebbe incontro una popolazione abbandonata alle fazioni armate che vi imperversano.

    La domanda che noi ci poniamo è molto semplice: i terroristi vogliono o non vogliono i militari occidentali in Iraq? Visto che tutti sanno che non li vogliono, non capiamo perché dovremmo darla vinta ai terroristi, soprattutto dopo i colpi subiti dai nostri soldati. Se non si vuole cedere al ricatto, come dice il responsabile esteri dei Ds Vecchi, ferito come noi dall'ennesima vittima italiana, bisogna rafforzare il nostro contingente militare, non ritirarsi.

    E, a fronte di una situazione di questo tipo, un governo responsabile, consapevole dei suoi doveri in politica estera, concerterebbe i passi da compiere con gli alleati sul campo e con la autorità irachene; soprattutto con queste ultime, se volesse dare davvero un contributo al processo democratico e di ricostruzione che si è iniziato. Semmai, il governo italiano, dovrebbe svolgere un ruolo presso gli altri Stati europei per convincerli ad un loro impegno diretto nell'area, invece di pensare alla data del ritiro.

    Il centrosinistra è del resto convinto che la guerra in Iraq sia alla base della diffusione del terrorismo, non essendosi mai voluto accorgere che il terrorismo era giù diffuso, mentre la guerra in Iraq è stata una risposta. Una risposta sbagliata, diranno. Può darsi, anche se la nostra opinione è invece quella della prospettiva di un popolo fuori dalla dittatura. L'unica risposta sbagliata, a questo punto, sarebbe darla vinta a coloro i quali vorrebbero tornare al passato, o far precipitare l'Iraq nell'orbita dell'integralismo iraniano. O peggio ancora.

    Roma, 6 giugno 2006



    tratto dal sito del Partito Repubblicano
    http://www.pri.it

    Cazzo ma ci vada lei! ma con che coraggio parla? Io non ciritco i militari, alla fine se stiamo qui a digitare cazzate su un computer è anche per merito loro, se possiamo parlare di pace è anche per merito loro che la pace in qualche modo (quello peggiore, ma il mondo di Imagine è putroppo un'utopia in questa società di uomini-babbuinimostraculoperfarvederecheiohopèiùsoldiecel 'hopiùgrossoesonopiùfortedite) ce la conservano, ma credo che i soldati chiedano in cambio solo una cosa:

    MORIRE PER NOI SOLO SE E' ASSULUTAMENTE E INDISCUTIBILMENTE NECESSARIO

    E morire in Iraq non è necessario, cazzo!

  7. #67
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    Citazione Originariamente Scritto da Tomás de Torquemada
    E nemmeno solo con le buone parole, sarebbe stato diverso se ci fosse stata la collaborazione vera di tutta l'europa per creare una democrazia in Iraq all'indomani dell'occupazione sbagliata o meno che fosse, si è lasciato per il dopoguerra carta bianca agli americani ed inglesi lasciando ai soli italiani e pochi altri ruoli marginali. Oggi il nostro ruolo marginale è finito, quindi via e senza rimpianti.

  8. #68
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    Citazione Originariamente Scritto da Tomás de Torquemada
    per forza di cose l'occidente andrà difeso con le armi.

  9. #69
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    Citazione Originariamente Scritto da alessandro74
    per forza di cose l'occidente andrà difeso con le armi.
    Allora aspetto Rambo.

 

 
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