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    LA SITUAZIONE IN ITALIA RELATIVA AL CULTO DEI MARTIRI FANCIULLI:
    IL BEATO LORENZINO
    DA MAROSTICA,
    MARTIRIZZATO DUE VOLTE


    Nella ridente cittadina veneta di Marostica, conosciuta in tutto il mondo per la storica partita a scacchi, le autoritá della Chiesa conciliare stanno realizzando, nella quasi indifferenza generale, l'ennesimo delitto nei confronti della religione cattolica.
    Stiamo parlando della decisione del vescovo di Vicenza, Mons. Nonis, di proibire il culto multi secolare al Beato Lorenzino Sossio da Marostica. Il motivo? Il Beato Lorenzino é colpevole... di essere stato martirizzato dai Giudei.
    Chi scrive é andato di persona sul posto per permettere ai lettori di essere informati dettagliatamente su questa vergognosa vicenda.


    Il martirio del Beato Lorenzino

    Sfogliamo insieme un opuscoletto scritto nel 1885 da Monsignor G. Ronconi, "Il Beato Lorenzino da Marostica nella Storia e nel Culto"(1), ristampato nel 1954 con 1' imprimatur del Vicario generale di Vicenza, don Francesco Snichelotto, quindi in piena regola con la disciplina ecclesiastica.


    Mons. Ronconi inizia col narrare le vicende familiari del beato Lorenzino.

    Siamo nel 1480: Giorgio Sossio, un umile carbonaio originario di Bassano del Grappa, si trasferisce nel paesino di Valrovina, sulle montagne sopra Bassano, appartenete al distretto di Marostica della Repubblica di San Marco. A Valrovina Giorgio Sossio sposa Maria dei Rosa. Nasce il loro primogenito che viene battezzato col nome di Lorenzino, pur essendo i suoi ignari del fatto che il piccolo avrebbe ricevuto, come il suo santo patrono, la palma del martirio.
    "Era il Venerdí Santo: 5 aprile dell'anno 1485. Lorenzino - scrive il Monsignore - toccava l'etá di cinque anni. Si era allontanato alquanto dalla casa paterna con altri fanciulli (...) Smarrita la strada, vagando di sentiero in sentiero, s'internó in un bosco, perdendo ogni orientamento. (...) Nel giorno che la pietá cristiana consacra alla morte di Cristo, vagavano per quei luoghi degli ebrei, con il truce disegno di trovare tra i cristiani una vittima da sacrificare in odio a Cristo..." (2).
    Mons. Ronconi continua descrivendo come i Giudei "lo videro e pensarono di fare il colpo sicuro (...) trascinandolo presso un antico e diroccato abituro, che ancor oggi si chiama Ca' Lugo. Spogliatolo delle vesti, l'appoggiarono con il dorso al tronco di una grossa quercia, gli tirarono indietro le braccia e poi gli legarono le mani e i piedi in forma di crocifisso" (3).

    La furia degli aggressori si scatena sul piccolo cristiano: "La tenera età, le lacrime, i gemiti, lo spasimo di tutte le membra, non valsero a placare quei discendenti dei crocifissoti di Cristo, che inveirono ancor più verso il piccino, finché questi, mancandogli le forze, con il pallore mortale sul volto, piegò la dissanguata testa e morì. Allora, staccatolo dalla quercia lo seppellirono, coprendo con terra, sassi e fogliami l'insanguinato cadavere. Poi si dileguarono "(4).
    La scena, continua il Ronconi, fu vista dall'alto di un colle vicino da un eremita che si precipitò sul luogo del martirio: "La terra era insanguinata e rosseggiante era la quercia e non molto lontano il cadavere del Fanciullo non bene coperto. Anzi un suo braccio, fuori dal terreno, era alzato in aria e pareva accennasse al cielo ove l'anima sua era salita a gloria immortale " (5). L'eremita avvisa un pastore che a sua volta "avvisò subito quelli di Valrovina che accorsero in massa (6). Tra lo strazio dei genitori, gli abitanti "inorriditi e in pari tempo sdegnati" recuperano il corpicino martoriato che viene sepolto nel cimitero "comune in quel tempo a Valrovina e a Marostica"(7).

    L' omicidio rituale
    A questo punto l'Autore interrompe la narrazione del martirio del Beato Lorenzino per ricordare che "l'uccisione di Lorenzino Sossio non era il primo caso del genere. Dieci anni prima, cioè nel 1475 - precisa Mons. Ronconi - gli Ebrei avevano trucidato nel Trentino, durante la Settimana Santa un bambino di circa due anni e mezzo chiamato Simone.
    (...) Inoltre anche nella diocesi di Bressanone, nel villaggio Rinnese, un altro fanciullo, chiamato Andrea, venne martirizzato dagli stessi ebrei e per gli stessi fini, e gli fu concessa dalla S. Sede Messa propria e Ufficio. Altri fanciulli ancora subirono la stessa fine, come si può vedere nel Bollario di Benedetto XIV"(8).
    Dunque i tre piccoli martiri, il Beato Lorenzino, San Simonino di Trento e il Beato Andrea da Rimi, sono stati tutti uccisi dagli Ebrei durante la Settimana Santa. Perché? E' la stessa domanda che si pose don Giuseppe Pavani, l'autore del libretto "S. Domenichino del Val, chierichetto martire" (9), un altro fanciullo ucciso dai giudei durante il Sacro Triduo: "Ma perché tante uccisioni di fanciulli e di bambini cristiani? Perché - spiegava don Tavani, rivolgendosi ai piccoli chierichetti - gli ebrei in certi loro riti tenebrosi facevano uso di sangue cristiano, e preferivano a questo scopo il sangue di piccoli innocenti " (10).
    Si tratta dell'omicidio rituale praticato dagli Ebrei nel corso dei secoli: uccidere dei fanciulli cristiani in occasione di certe festività per usare poi il loro sangue in alcuni riti talmuduci. Prima di continuare la lettura della vita del Beato Lorenzino è bene precisare le cose a riguardo di questo argomento, basandoci essenzialmente su due documenti: il primo si riferisce a uno studio de La Civiltà Cattolica, l'autorevole rivista dei Gesuiti, il secondo a uno studio di Monsignor Umberto Benigni, storico di talento, fondatore del Sodalitium pianum auspicato da San Pio X per poter applicare concretamente le indicazioni contenute nella enciclica Pascendi contro gli adepti del Modernismo.

    11 documento della Civiltà cattolica
    Nel 1893 La Civiltà cattolica (quando era ancora cattolica) pubblicò un'importante studio sull'omicidio rituale giudaico ripreso poi, anche recentemente, da alcune riviste cattoliche. In questo studio, dopo aver esaminato i processi relativi all'uccisione di San Simonino a Trento nel XV secolo e all'omicidio del padre cappuccino Tommaso da Calangiano a Damasco nel XIX secolo, La Civiltà cattolica scrive:
    "Orbene, se si raffrontano i due processi, nel primo dei quali son otto e nel secondo sedici i rei convinti e confessi, oltre a buon numero di testimoni, tutti giudei, vedrassi con meraviglia come, malgrado la distanza di quattro secoli che li divide, le confessioni e le testimonianze deposte in essi quanto al rito e all'uso del sangue cristiano si corrispondono a capello"...

    1°) Dai due processi comparati insieme risulta con evidenza che l'assassinio di un cristiano non solamente è riputato lecito, ma è comandato ai giudei dalla legge talmudico-rabbinica. siccome già vedemmo nel precedente articolo, in cui riportammo le stesse parole del Talmud e dei dottori ebrei.
    2°) Lo scopo del detto assassinio non è solamente far onta a Cristo e danno al cristianesimo, sebbene anche a questo si miri; ma è soprattutto adempiere un dovere reliigoso, qual è celebrare degnamente le due feste del Purim e della Pasqua, facendo uso in esse del sangue cristiano. Laonde il processo di Damasco ci fa sapere che i giudei, mentre scannavano il P. Tommaso, erano festanti, come
    quelli che credevano di fare con quell' assassinio cosa graditissima a Dio e meritoria di vita eterna.
    3°) Nelle feste del Purim, per avviso dei rabbini e degli altri giudei processati, si può far uso del sangue di qualsivoglia cristiano, ma per le feste Pasquali vuol essere il sangue di un fanciullo che non abbia oltrepassato i sette anni di età, e la cui immolazione scusi quella dell' agnello.
    4°) Le azimelle, giudaicamente ammanierate con quel saporetto di sangue cristiano, si regalano nelle feste del Purim ai non giudei, massime a quei cristiani che fossero (così per modo di dire) conoscenti ed amici; ma nelle feste pasquali si mangiano per ben sette giorni dai soli giudei.
    5°) Questo è il segreto del solo padre di famiglia. cui spetta introdurre nella pasta degli azimi,
    all' insaputa della moglie e dei figlioli, un pò di sangue o fresco o coagulato e ridotto in polvere.
    ó°) Egli deve altresi nella cena pasquale versare qualche goccia di quel sangue nel vino che mesce alla famiglia e benedirne anche la mensa (Oh che cara benedizione!).
    7°) Il sangue è migliore e il sacrificio del fanciullo è più accetto a Dio, (come affermava nel processo di Trento il Rabbino Mosè vecchio di 80 anni), quando si fa nei giorni più prossimi alla Pasqua.
    8°) Perché il sangue di un bambino cristiano sia acconcio al rito e proficuo alla salute dell' anima giudaica, conviene che il bimbo muoia tra i tormenti, come appunto accadde all' innocente Simoncino e a tanti altri uccisi a punta di spilli, o tagliuzzati a membro a membro, o crocifissi. (...)
    11°) L' uso rituale e il mistero del sangue solo si trova scritto nei codici orientali, mentre negli occidentali venne soppresso per tema dei governi cristiani, e sostituito dalla pratica e tradizione orale.
    - 12°) Finalmente il detto rito è generale presso gli ebrei osservanti della loro legge (talmudica), e rimonta ai primi secoli del cristianesimo.
    Tali sono in sostanza le confessioni concordi dei rabbini e degli altri giudei esaminati in gran numero nei due processi di Trento e di Damasco "(11).

    La testimonianza dei rabbini convertiti
    La Civiltà cattolica prosegue citando "l'autorità di tre altri Rabbini convertiti al cristianesimo, cioè di Paolo Medici, di Giovanni da Feltre e di Teofito o Neofito monaco moldavo. (...) Paolo Medici - continua la rivista dei Padri Gesuiti - nella sua opera intitolata Riti e costumi degli ebrei (a pag. 323 6° ediz. di Torino - Tip. Borri 1874) confermò le frequenti uccisioni dei fanciulli cristiani; Giovanni da Feltre dichiarò solennemente innanzi al potestà di Milano l'uso che i giudei facevano del sangue cristiano (cf. La Civiltà cattolica Serie II vol. VIII, p. 230 e segg.); e Teofito ne spiegava il mistero nelle sue Rivelazioni scritte in lingua moldava e rese di pubblica ragione nel 1803 (...) tradotte in italiano dal Prof. N. F. S. e pubblicate a Prato nel 1883 sotto il seguente titolo Riti ebraici della moderna Sinagoga (...).
    L'ex-Rabbino moldavo (...) schiettamente confessa il rito sanguinario e l'uso che egli stesso, prima della sua conversione, aveva fatto del sangue cristiano, e le sue confessioni mirabilmente concordano con le deposizioni di altri rabbini e giudei processati a Trento, in Damasco e altrove".
    La Civiltà cattolica continua a riportare la terribile testimonianza dell'ex-rabbino imitatore di S. Paolo che da feroce persecutore dei cristiani divenne zelante difensore della religione contro i suoi ex-correligionari: "Codesto segreto del sangue, egli dice, non è conosciuto da tutti gli ebrei, ma dai soli Laham (dottori) o rabbini, e dagli scribi e farisei, che però si chiamano conservatori del mistero del sangue (...). Questi solo a voce lo comunicano ai padri di famiglia; i quali lo tramandano a quel figliolo che conoscono più capace del segreto, atterendolo con orrende minacce dallo svelarlo altrui" (...) "Quando io pervenni - continua Teofito - all' età di 13 anni, il mio padre, presomi in disparte, da solo a solo, dopo avermi istruito e sempre più inculcato l'odio contro i cristiani, come cosa da Dio comandata, fino ad ammazzarli e raccogliere il sangue... Figlio mio, mi disse, (dandomi un bacio) ti ho fatto il più intimo mio confidente ed un altro me stesso; e messami una corona in capo, mi diè la spiegazione del mistero... ".
    "Il che conferma - prosegue ancora La Civiltà cattolica - quanto dicemmo nel precedente articolo, cioè che l'uccisione dei cristiani e l'uso del loro sangue è un precetto della legge talmudica, un dovere di coscienza, un rito religioso... ". 'Gli ebrei - concludendo a riferire la testimonianza dell' ex rabbino moldavo - sono più contenti quando possono ammazzare bambini; perché sono innocenti e vergini, e quindi perfetta figura di Gesù Cristo; e li ammazzano nella Pasqua, acciocché possano meglio rappresentare la passione di Gesù Cristo".
    Vi è poi un'altro aspetto importante, sottolinea ancora La Civiltà cattolica, che spinge i giudei ad "avere tanta sete di sangue cristiano": le prescrizioni della Cabala, che promette guarigioni e altri benefici praticando superstizioni e sortilegi, che prevedono appunto l'uso del sangue cristiano

    Lo studio di Monsignor Benigni.
    Anche Monsignor Umberto Benigni, nella sua monumentale Storia sociale della Chiesa (12), tratta del problema dell'omicidio rituale giudaico. Col rigore dello storico serio inizia a definire la natura e i caratteri distintivi dell'omicidio rituale, cioé "una vera cerimonia cultuale", che lo differenzierebbe da altri "omicidi commessi in seguito all' odio inveterato degli ebrei contro il nome cristiano" senza "una mentalità rituale" (ad esempio il martirio di S. Stefano e di tutti gli altri cristiani uccisi dai giudei durante i primi secoli della Chiesa).
    Mons. Benigni suddivide gli omicidi rituali in due categorie: impliciti e espliciti. Implicito è "il supplizio di un cristiano messo a morte dagli Ebrei durante la Settimana Santa, in memoria e in odio della Passione di Cristo, soprattutto se questo martirio riproducesse le diverse fasi della flagellazione, del' incoronazione di spine e la crocifissione del Redentore ...con la persuasione di fare cosa grata a Dio". Sarebbe invece un omicidio rituale esplicito "se il sangue del martire o uno dei suoi organi fossero utilizzati in una cerimonia giudaica, officiale o superstiziosa o per un qualsiasi fine di propiziazione ".
    Prima di continuare la sua investigazione, il prelato fa notare che "l'omicidio rituale può non essere necessariamente né sempre l'effetto di un odio personale" riferendosi (come già indicato dai rabbini convertiti citati da La Civiltà cattolica) alla pratica di certe sette ebraiche; quindi "questa pratica superstiziosa non è assolutamente comune a tutti gli ebrei da cui deriva ( per gli ebrei delle sette incriminate) una distinzione facile a fare, tra un odio comune a tutti i loro correligionari e la loro superstizione particolare".
    Mons. Benigni esamina allora la lunga lista degli omicidi rituali più famosi: da quello commesso a Blois nel 1071 sino a quello del 1791 in Transilvania, percorrendo una settantina di casi registrati in tutti i Paesi europei.


    La palma del martirio riconosciuta dalla Chiesa
    Tra tutti questi episodi di bambini martirizzati, la Santa Chiesa, nella sua proverbiale prudenza, solamente in alcuni casi ha elevato le vittime agli onori degli altari (questo non significa che la Chiesa non ritiene gli altri fanciulli come martiri, ma che si limita a dire che quelli beatificati lo sono sicuramente; come a Lourdes dove su oltre 2.500 guarigioni riconosciute dai medici come miracolose, le autorità ecclesiastiche hanno considerato come veri miracoli solamente 62 casi).Essi sono, oltre al Beato Lorenzino, di cui torneremo a parlare tra non molto:
    - San Domenichino del Val, crocifisso con chiodi alle mani e ai piedi nella Settimana Santa del 1250 a Saragozza; il corpo era venerato nella cattedrale dove una lapide ammoniva: "Questa Santa Chiesa Metropolitana volle qui deposta la salma del bimbo Domenico ... Sottoposto all'estremo supplizio qui a Saragozza dietro ordine della Sinagoga degli ebrei fu confitto con chiodi a una parete e infine gli fu trapassato da un lato il petto con una spada. Sofferse gloriosamente il martirio il dì XXXI Agosto MCCL" (13). Nel 1805 Pio VIII confermava il culto; festa il 31 agosto. Il card. Merry del Val apparteneva alla stessa famiglia del Santo.
    - il Beato Andrea, seviziato nel 1462 nel paesino tirolese di Rinn, vicino a Innsbruck, particolarmente venerato in tutto il Tirolo; Benedetto XIV nel 1755 confermava il culto, concedendo un ufficio liturgico proprio; festa il 12 luglio.
    - San Simonino, martirizzato a Trento nel 1475, di cui esistono i processi originali dai quali appare che gli Ebrei di Trento, responsabili dell'omicidio rituale di S. Simonino, ne rivelarono molte altri commessi dai giudei allo stesso scopo rituale in Tirolo, in Lombardia, nel Veneto e in altri luoghi dell'Italia, della Germania, della Polonia, ecc. Il suo nome è inserito nel Martirologio romano, in data 24 marzo: "Il nono delle calende d'aprile a Trento la passione di San Simone, fanciullo, trucidato crudelmente dai Giudei, autore di molti miracoli". Roma concesse una Messa e un Ufficio proprio (14).
    - il Beato Cristobal della Guardia, "l'infame sacrilegio fu eseguito nella Settimana Santa del 1491 " a Toledo, beatificato da Pio VII nel 1805, festa il 26 settembre.
    Inoltre vi è un culto multi secolare locale per:
    - il Beato Riccardo, immolato il giovedì santo del 1179 nel castello di Pointoise, in Francia; in seguito al processo fu riconosciuto il martirio ed è venerato tra i santi della arcidiocesi di Parigi il 25 marzo (15).
    - il Beato Ugo di Lincoln, martirizzato in Inghilterra nel 1225. Nel Medioevo fu composta l'opera sacra Passio pueri Hugonis de Lincolna (16).
    - il Beato Werner, immolato dagli Ebrei nel 1287, a Oberwezel, nella diocesi di Treveri, festeggiato il 19 aprile (17).
    - il Beato Enrico, "crudelmente martirizzato" a Monaco nel 1345, venerato nella diocesi.
    - il Beato Sebastiano da Porto Buffole nel Bergamasco, ucciso ritualmente nel 1480. - il Beato Simonino, ucciso a Vilna, in Lituania nel 1592; sul suo corpo si contarono più di 170 ferite.

    Altri argomenti
    Dopo aver esaminato questa lunga lista di delitti di fanciulli cristiani attribuiti a omicidi rituali giudaici, Mons. Benigni passa a quello che chiama "la critica" della questione, argomentando come:
    1) nessuno possa negare che "l'ebraismo, sottomesso alla lettera e allo spirito del Talmud, abbia realmente vissuto in un'atmosfera di odio implacabile contro i cristiani"; inoltre in "un'epoca di più rudezza e di ferocità"non è sorprendente che "certe sette giudee più fanatiche" abbiano potuto praticare "l'omicidio religioso, in forma più o meno rituale;
    2) pur ammettendo che tra le centinaia di casi elencati ve ne siano alcuni dubbi quanto alla loro veridicità, sembra impossibile di pensare che "tutti e ciascuno tra le centinaia di fatti raccolti dalla storia ... siano falsi assolutamente in blocco ", tanto più che emergono delle "linee caratteristiche" comuni che "hanno tutta l'apparenza della realtà".
    Esaminando poi gli argomenti dei "difensori della cattiva causa ebraica" secondo i quali alcuni papi non avrebbero creduto all'esistenza dell'omicidio rituale ebraico, Mons. Benigni taglia corto: "Un Papa parla come Papa quando ci dice <Venerate tizio come martire, perché è stato ucciso in odio alla fede cristiana>, ma quando asserisce di non credere all'omicidio rituale, parla come uomo, si tratta solamente di una <opinione personale> ".
    E allora Monsignor Benigni considera proprio tutti gli atti pontifici relativi al culto dei fanciulli martiri, annotando che:
    1) "La Santa Sede non ha mai fatto dichiarazioni neganti il fatto dell'omicidio rituale ".
    2) "A più riprese, solennemente, la Santa Sede ha riconosciuto la realtà storica del delitto implicitamente rituale (cioè l'assassinio di un fanciullo cristiano in occasione della Settimana Santa, per un rinnovamento dei supplizi della Passione di Cristo sul corpo del martire) ".
    "E questo spirito - prosegue il prelato - come questo parere della Roma papale, appare alle intelligenze oneste, competenti e informate, come il verdetto stesso della storia". Mons. Benigni termina con le ultime obiezioni relative all'omicidio rituale esplicito (l'uso del sangue per i riti segreti): "Noi ameremmo, per l'onore dell'umanità, poterne negare categoricamente la realtà: ma contro vi sono due fatti gravi".
    Il primo è che questa accusa cristiana lanciata contro i giudei è millenaria, costante e si è "perpetuata e rinnovata" nel corso dei secoli: ritroviamo qui il giudizio de La Civiltà Cattolica, sulla molteplicità dei casi incriminati e l'omogeneità degli elementi che li caratterizzano, malgrado epoche e nazioni differenti. Il che fà appunto supporre che si tratta dell'osservanza di un qualcosa di ben definito, e rigorosamente precisato.
    Inoltre, continua Mons. Benigni, vi è un altro elemento determinante (anch'esso già messo in luce dalle colonne del La Civiltà Cattolica) relativo all' uso del sangue cristiano per "dei fini extra-rituali ", come rimedio medicinale. "Gli Ebrei del Medio Evo raccolsero ...questa <ricetta> orientale, e poi greco-romana di usare il sangue umano come "rimedio" medicinale; l'adottarono, come del resto adottarono tutte le superstizioni dell'alchimia, dell'astrologia, dell'occultismo, che fanno uso del sangue umano. I filtri magici a base di sangue cristiano abbondarono per gli incantesimi, divinazioni, scoperte dei segreti della natura".
    Il Benigni arriva dunque alla conclusione della sua investigazione: l'uso di sangue cristiano da parte dei giudei "sarebbe difficile negarlo categoricamente davanti la moltitudine di testimonianze raccolte attraverso le epoche. Queste testimonianze in effetti potrebbero contraddirsi quanto alfine ricercato dall'omicidio: gli uni ci hanno visto la finalità del <rimedio> (medicinale), gli altri hanno creduto all'intenzione rituale; ma tutti concordano quanto a questo fatto tangibile e per conseguenza incontenstabile dell'uso fatto dai Giudei di sangue cristiano'
    "Ecco le ragioni che ci impediscono di credere assolutamente finita in senso negativo questa questione dell'omicidio propriamente rituale tra i giudei ".
    Evidentemente nei casi dei fanciulli beatificati, i Sommi Pontefici hanno riconosciuto come causa del delitto non un semplice uso superstizioso del sangue cristiano, essendo "questi fanciulli uccisi in odio al cristianesimo e che sono, da tempo imme-morabile, in qualche città o diocesi in possesso del culto pubblico con la scienza, con la tolleranza o addirittura con la positiva approvazione degli Ordinari ", come insegnò Benedetto XIV nel suo Bollario (tomo IV, costituzione 43).

    Il culto al beato Lorenzino
    Dopo questa lunga precisazione - mi auguro sufficiente (18) - sul fatto storico dell'omicidio rituale e dell'uso del sangue cristiano da parte dei Giudei, ritorniamo alla vita del Beato Lorenzino, illustrando la propagazione del suo culto.
    Mons. Ronconi sottolinea il fatto che anche "nel cimitero deve era stato sepolto, il cadavere del piccolo martire fu trovato con un braccio sopra la terra e la mano alzata verso il Cielo" (19).
    Per ben due volte il braccio fu sepolto ma ogni volta tornava a uscire da terra rivolto al cielo. La seconda volta addirittura sopra la terra vi era "il corpo del piccolo Martire con la solita mano destra alzata" (20) che sprigionava una gran luce.
    Il corpo risultava incorrotto. La popolazione allora esclamò: "Questo è il corpo di un Santo che Dio vuole glorificare: portiamolo in chiesa, collochiamolo in un luogo dove si possa tributargli onore e venerazione" (21).
    Ma in quale chiesa portarlo? Valrovina, Marostica e Bassano si contendevano la preziosa reliquia. Si caricò allora il corpicino su un carro trasportato da due giovenche "le quali dovevano essere lasciate libere di andare dove l'istinto le avesse condotte" (22).
    La Provvidenza li condusse in direzione di Marostica, tra il tripudio dei fedeli di quella città. Le giovenche si arrestarono nei pressi della chiesa francescana di S. Sebastiano: era il 28 aprile del 1485.
    Da allora il corpo, rimasto incorrotto sino ad oggi, fu venerato con grande fede dal popolo cristiano.
    Quando le leggi empie dei "liberatori" napoleonici fecero chiudere tutti i conventi con le loro chiese, il corpo del Beato Lorenzino fu trasportato dalla chiesa conventuale alla vicina Pieve dedicata a S. Maria Assunta, fuori dalle mura cittadine, dove è tuttora (ma non per molto, come vedremo), mentre la mano destra fu concessa alla chiesa parrocchiale di Valrovina.
    Il Ronconi sottolinea come nel corso dei secoli la Chiesa approvò il culto popolare, spontaneo, genuino che fu sempre attribuito al fanciullo martire. Ventiquattro vescovi della diocesi avevano "riconosciuto e approvato il culto <privato> al Martire bambino" (23).
    Nel 1602 Mons. Corner, vescovo di Padova, "ordinò la raccolta degli atti necessari per la canonizzazione" ma una volta arrivato a Roma morì e la causa non ebbe luogo.
    Finalmente "nel 1867 a Roma fu pubblicato il decreto che confermava (perché ad immemorabili) il culto al B. Lorenzino ". Pio IX concesse anche "al clero vicentino e padovano l' Ufficiatura propria del Beato, fissando la festa liturgica il 15 aprile e la festa esterna cittadina la seconda domenica dopo Pasqua" (24).
    In occasione del IV centenario del martirio (1885) presenziò alle funzioni il cardinale Patriarca di Venezia.

    La potente intercessione del Santo fanciullo
    Il culto al piccolo martire continuò e aumentò col passare dei secoli. Durante le ultime, terribili giornate della seconda guerra mondiale, quando il Nord Italia era sconvolto dalle bombe angloamericane e dalle scorribande delle bande partigiane, la popolazione di Marostica si strinse attorno al suo Santo pronunciando un voto solenne: "O beato Lorenzino, salvaci, salvaci ... salvaci dai pericoli della guerra e quanto prima una cappella sorgerà al tuo nome perché si dica ai nostri figli quanto è potente la tua piccola mano e quanto ami i tuoi devoti. O B. Lorenzino, salvaci... ".
    "Il Beato Lorenzino - annota il Ronconi - esaudì l'accorata e umile supplica dei suoi fedeli devoti. Marostica con i suoi abitanti rimase illesa in mezzo all'uragano ...e i Marosticensi mantennero la promessa" (25).
    Fu così progettata e costruita immediatamente una nuova cappella laterale nella parrocchiale di S. Maria Assunta per ospitare il corpicino sempre incorrotto del Martire.
    L'inaugurazione avvenne nell' aprile del 1947: la descrizione lasciataci dal Ronconi è commovente e la riportiamo interamente per sottolineare il contrasto con le direttive delle attuali autorità ecclesiastiche.
    La data dell'inaugurazione fu fissata alla "seconda domenica dopo Pasqua, festa annuale del beato. Fin dalla domenica in Albis (la prima dopo Pasqua), 13 aprile, cominciarono i preparativi delle solenni onoranze con predicazioni e preghiere. In quei giorni, tra i fedeli che gremivano la Chiesa, particolare commozione suscitò la traslazione dell'urna... Portato da quattro reduci, il corpo del Beato attraversò la Chiesa e fu deposto nella Sua nuova dimora. Fu un momento indimenticabile quello in cui l'Arciprete Don Casto Poletto, visibilmente commosso, rievocando i tristi momenti della guerra, rivolse il primo e pubblico ringraziamento al piccolo Martire, che tanto aveva fatto per i cittadini di Marostica.
    Le solennità cominciarono il venerdì sera con l'arrivo di S. E. Mons. Socche Vescovo di Reggio Emilia (ex vicario di Marostica) ... Al sabato sera, tra una festa di luci e di suoni, arrivò anche il vescovo diocesano S. E. Mons. Zinato... La domenica 20 aprile, tra un popolo stipatissimo e proveniente anche dai paesi vicini, pontificò solennemente il vescovo diocesano. Nel pomeriggio, dopo i vesperi pontificali, dinanzi all' urna del Beato Martire, informa solenne, il voto fu sciolto" (26).
    Nei libri devozionali del vicentino si possono trovare il triduo di preghiere al Beato ("...offristi il Tuo tenero corpo all'ira nefanda dei nemici di Cristo...") e la "Preghiera dei bambini al B. Lorenzino Sossio" ("...per lo strazio delle Tue membra purissime, che i perfidi giudei martoriarono in odio al nome cristiano...") (27).
    A Marostica la cappella contenente l'urna del martire è sempre stata meta dei fedeli, gente semplice animata da una grande fede, che amava lasciare ceri e fiori in onore del Santo fanciullo. La processione annuale manifestava la profonda devozione popolare, con le strade gremite in onore del martire, in una profusione di luci e canti. A Valrovina nella chiesa parrocchiale i fedeli veneravano il prezioso braccio destro del Santo e si assiepavano ogni anno nel luogo del martirio, in mezzo ai boschi, dove una cappellina ricorda il tragico evento. Sia a Marostica che a Valrovina una strada comunale è dedicata al "Beato Lorenzino", così pure la scuola materna adiacente alla chiesa di Marostica.

    Il revisionismo storico dei modernisti
    Oggi le cose sono cambiate e rischiano di peggiorare ulteriormente.
    Quello che state per leggere è stato visto e sentito in prima persona dal sottoscritto, andato sul posto per interpellare il "popolo di Dio" di Marostica e Valrovina che sta soffrendo impotente davanti alla prevaricazione del clero conciliare.
    Sulle prime la popolazione mi guardava con diffidenza, pensando che fossi uno dei preti "revisionisti" che vogliono eliminare il culto del B. Lorenzino. Addirittura una signora sessantenne, vedendomi scattare delle foto, mi aveva redarguito dalla finestra e poi, vedendomi devoto al "loro" santo, era corsa a cercare un santino per farmene omaggio. La perpetua mi spiega che il vescovo ha iniziato con abolire la processione annuale ("che era proprio bella, con dei luminari stupendi"), poi il parroco ha fatto togliere ceri e fiori dalla cappella dove si conserva l'urna e l'urna stessa non si apre più per permettere di venerare il corpicino incorrotto e adesso vogliono addirittura portare via il corpo! "Vogliono portarci via il nostro santo, fate qualcosa! Se può scriva a Roma... ".
    Chiedo il motivo di tanto accanimento... "Sono gli ebrei che protestano: ogni anno quando facevamo la processione, il vescovo di Vicenza riceveva telefonate da ebrei di mezza Italia: Milano, Roma, Firenze ... Ma noi non preghiamo San Lorenzino per fanatismo (alludendo probabilmente all'accusa di antisemitismo, ndr), ma perché è il nostro santo, lo abbiamo sempre pregato... " raccontandomi poi la devozione delle mamme, gli ex-voto, la pietà popolare, sincera, profonda, frutto della Tradizione cattolica. A Valrovina le scene si ripetono: fotografando la celletta costruita dove un tempo sorgeva la casa dei Sossio, i vicini di casa mi guardano con sospetto e poi iniziano a protestare per il disegno di sopprimere il culto al Beato: "Mi hanno sempre insegnato che sono stati gli ebrei a ucciderlo, là nel bosco. Adesso dicono che non è vero... " barbotta un settantenne. E una vispa signora quarantenne sfida la pioggia (pioveva a dirotto) pur di cercare le chiavi della chiesa e permettermi di venerare il braccio miracoloso.
    La reliquia è esposta in una cappella laterale: è impressionante vedere questo piccolo, esile braccio rimasto incorrotto dopo tanti secoli. Mi preme allora giungere sul luogo del martirio "ma guardi che è nel bosco, non si può arrivare in auto" mi spiegano. Mi inoltro nel bosco su una strada sterrata per circa due chilometri, poi sono costretto a proseguire a piedi per un altro chilometro, sotto la pioggia.
    Mi trovo finalmente di fronte alla cappellina sorta sul luogo esatto del martirio. Ai suoi piedi vi sono fiori freschi e ceri accesi: la fede popolare resiste malgrado i cattivi pastori. Dietro la robusta cancellata che protegge la celletta rimango esterefatto nel vedere un pannello col disegno di grande prato con delle farfalle svolazzanti e una piccola immagine del B. Lorenzino in gloria. La Provvidenza ha voluto che poco tempo dopo dei benemeriti ignoti rimuovessero il pannello, ridando alla luce l'affresco originale che rappresenta il fanciullo crocifisso su un albero attorniato da due giudei (riconoscibili dai tratti somatici, in particolare dal setto nasale) che lo seviziano con delle tenaglie ed altri strumenti. Evidentemente il pannello con le farfalle è più ecumenico...
    Tornato a Marostica incontro il parroco, avvolto in un completino grigio-topo. Gioco al turista ignaro e chiedo chi sia il santo contenuto nell'urna: "non è un santo, si tratta di una mistificazione storica", rammaricandosi di come "a Trento sia stato più facile" (!!!) (riferendosi all'abolizione del culto di S. Simonino). Allora la Chiesa ha sbagliato nel beatificarlo? `Il vescovo lo vuol far togliere (SIC!), bisogna obbedire".

    Il veto della Sinagoga
    Per la verità, l'abolizione del culto del B. Lorenzino non è una iniziativa personale del vescovo vicentino, quanto piuttosto di una decisione romana che ha già colpito gli altri piccoli martiri.
    A Trento, il vescovo Gottardi con un decreto del 28.05.1965 "sospendeva qualsiasi forma di culto pubblico" di San Simonino, trafugando il corpo del martire dall'urna esposta nella chiesa di San Pietro, per poi nasconderlo; un giurista lo ha definito un vero e proprio occultamento di cadavere. L'urna è stata poi messa in un angolino con dentro un beffardo cartello che, discolpando da ogni responsabilità gli Ebrei, riporta tra l'altro: "Serie ricerche storiche hanno smentito tale versione dei fatti... ", invitando comunque a pregare San Simonino (ma se non è santo perché bisogna pregarlo?) per "quanti sono ingiustamente perseguitati". La rivista paolina Jesus recentemente ha trattato dell'argomento parlando di un"falso beato" (28).
    Anche nel paesino tirolese di Rinn, nel 1985, le reliquie del Beato Andrea (un tempo esposte sotto l'altar maggiore) sono state fatte rimuovere dal vescovo diocesano, Mons. Stecher, perchè "La Chiesa aveva commesso un pesante errore nel beatificare il fanciullo di Rinn..." (!!!) (29) e poste in fondo alla chiesa, dietro una squallida lapide che informa che Andrea è stato rapito da sconosciuti (!) e che la colpa è stata ingiustamente attribuita ai Giudei (30). Sono spariti i numerosi ex voto e sulla roccia dove fu martirizzato la sua statua è stata sostituita da una di Gesù orante. Il culto è vietato, ma ogni anno i cattolici tirolesi si riuniscono nella chiesetta di Rinn per pregare il Martire.
    A Marina di Massa la parrocchia di Poveromo-Ronchi era dedicata a S. Domenichino: anche qui il vescovo locale ha provveduto, nel dicembre 1970, all'epurazione, cancellando ogni riferimento al Santo spagnolo; in un'opera di propaganda filo-ebraica si legge: "E' soppresso, solo in questo anno, il culto di Domenichino del Val, pseudo-santo epseudo-martire" (31). Nell'estate del 1990 si constatava ancora la devozione popolare per San Dominichino e allora il parroco riceveva del vescovo di Massa, Carrara e Pontremoli una incredibile lettera riportata del Corriere della Sera: "Deve scomparire, nell'ambito della pietà popolare, ogni riferimento al bimbo spagnolo. A suo tempo si potrà modificare anche il nome della parrocchia "(32) . Nella missiva si vietava anche la diffusione dei santini recanti l'immagine del piccolo martire.
    Il Corriere della Sera, dopo aver sottolineato che "I parrocchiani sono sconcertati. Erano affezionati alla piccola, stupenda chiesetta che portava il nome del martire", ammetteva che "il martire non sarebbe gradito alle comunità ebraiche nazionali ed estere ".
    Stranamente a Marostica le cose sono andate per le lunghe, anche se fin dal 1972 la rivista Shalom chiedeva a gran voce la soppressione del culto del Beato Lorenzino (33).
    E' eloquente il fatto che le comunità ebraiche abbiano richiesto e ottenuto dalla gerarchia cattolica di sopprimere il culto ai fanciulli cristiani uccisi dai giudei, dopo aver chiesto e ottenuto durante il Concilio Vaticano II di essere discolpati dall'accusa di deicidio.
    Se infatti il Vaticano modernista è pronto a riconoscere il popolo ebraico non responsabile della crocifissione di Nostro Signore, andando così contro la Sacra Scrittura, il Magistero, e la Storia, perché non negare anche gli omicidi rituali ebraici e quindi il martirio di questi piccoli cristiani?
    Così i gerarchi conciliari, da buoni fratelli minori, non fanno altro che imitare i loro fratelli maggiori, procurando un secondo martirio a questi Santi Fanciulli.

    Fermiamo questa empietà!
    Davanti al progetto di eliminare il culto pubblico del Beato Lorenzino invitiamo i lettori a indirizzare al vescovo di Vicenza e al parroco di Marostica delle lettere di protesta, sollecitando il mantenimento del culto multi secolare al Martire in ossequio alla verità storica e alla fede cristiana. Le lettere potranno essere indirizzate a:

    S.E.R. Mons. Nonis
    Curia Vescovile 36100 - Vicenza e al:
    M.R. Parroco
    Chiesa S. Maria Assunta 36063 Marostica (VI).

    La bella orazione del Postcommunio della Messa propria del Beato Lorenzino ci aiuti a impegnarci con fiducia e fermezza per la difesa della religione cattolica dagli assalti dei suoi nemici esterni ed interni:
    "O Dio, per il cui disprezzo gli empi giudei inflissero un genere di crudelissima morte all'innocente fanciullo e martire Lorenzino, concedi ai tuoi fedeli che venerano piamente la Sua memoria in terra, di conseguire il frutto della Tua passione in cielo" (34).

    NOTE:
    (1) Mons. G. Ronconi, "Il Beato Lorenzino da Marostica nella Storia e nel Culto", Tip. Ars et Religio, Vedelago (TV) 1954.
    (2) Mons. G. Ronconi, op. cit., pag. 10 (3) Mons. G. Ronconi, op. cit., pag. 11 (4) Mons. G. Ronconi, op. cit., pag. 11 (5) Mons. G. Ronconi, op. cit., pag. 12. (6) Mons. G. Ronconi, op. cit., pag. 13. (7) Mons. G. Ronconi, op. cit., pag. 13. (8) Mons. G. Ronconi, op. cit., pag. 14.
    (9) Don G. Pavani, "S. Domenichino del Val, Chierichetto Martire ", Ed. Piccolo Clero, Parma 1963. (10) Don G. Pavani, op. cit., pag. 18.
    (11) "La morale giudaica e il mistero del sangue", in La Civiltà cattolica , serie XV, vol. V, fase. 102 del 12 gennaio 1893, pag. 269 e seguenti.
    (12) Mons. Umberto Benigni, "Storia sociale della Chiesa", ed. Vallardi, Milano 1922, vol. IV, t. I, app. III, pag. 369 e seguenti.
    (13) Don G. Pavani, op. cit., pag. 42.
    (14) Per il martirio di S. Simonino rimandiamo alla lettura della "Storia del Beato Simone da Trento, compilata sui processi autentiti istituiti contro gli Ebrei e sopra altri documenti contemporanei dal Sac. Giuseppe Divina - Parroco di S. Pietro - Canonico Onorario della Cattedrale di Trenta ", Trento 1902, Tip. Ed. Artigianelli, Vol. 1 e II.
    (15) Albert Monniot, "Le crime rituel chez les les Juifs", Paris Terqui 1914, pag. 146

    (16) Henri Desportes, "Le mystere du sang chez les Juifs de tous les temps", Paris Savine 1890, pag. 105.
    (17) Albert Monniot, op. cit., pag. 159.
    (18) Chi fosse tentato a rifiutare l'evidenza storica può riflettere anche sulla notizia riportata dai maggiori quotidiani nazionali (non sospetti di antisemitismo) della strage nella moschea di Hebron lo scorso anno in occasione della festa ebraica del Purim ad opera del terrorista giudeo B. Goldstein. repubblica del 4.03.94 scriveva: "Per i coloni più fanatici è tutto scritto nei sacri testi. Massacrando decine di nemici inginocchiati in preghiera il dottor Goldstein non ha fatto altro che tradurre nella realtà il precetto di Dio... " e cioè sacrificare degli uomini proprio il giorno del Purim. Il Corriere della Sera del 4.03.95 ricordava inoltre che "Nel '92, a due anni dalla strage della spianata del Tempio, 20 arabi uccisi e 20 feriti, il bollettino ciclostilato del Kach era uscito con un editoriale dal titolo <Al posto di settanta buoi>, ricordando appunto i settanta buoi che venivano sacri reati durante la festa del Succot. I buoi, in questo caso, erano i dimostranti palestinesi ". Su Il Corriere della Sera del 4.03.1994 si legge inoltre che il Goldstein, di professione medico, durante la guerra del Libano "si rifiutò categoricamente di curare i non ebrei".
    (19) Mons. G. Ronconi, op. cit., pag. 16.

    (20) Mons. G. Ronconi, op. cit- pag. 17.

    (21) Mons. G. Ronconi, op. cit., pag. 17.

    (22) Mons. G. Ronconi, op. cit., pag. 18.

    (23) Mons. G. Ronconi, op. cit- pag. 28.

    (24) Mons. G. Ronconi, op. cit., pag. 29.

    (25) Mons. G. Ronconi, op. cit., pag. 33.

    (26) Mons. G. Ronconi, op. cit., pag. 37.

    (27) Mons. G. Ronconi, op. cit., pag. 60.

    (28) Jesus, gennaio 1995, pag. 66.
    (29) Le Chardonnet, N. 54 - Marzo 1990.
    (30) Kaplan Gottfried Melzer, "Das selige Kind Andreas von Rinn", Durach 1989, pag. 83.
    (31) Di Nola, "Antisemitismo in Italia 19621 1972 ", Vallecchi Editore 1973, pag. 168.
    (32) Il Corriere della Sera del 21.07.1990.
    (33) Shalom, luglio/agosto, M. Nardello, Il presunto martirio del beato Lorenzino Sossio da Marostica, in Archivio Veneto, serie V, vol XCV, 1972

    (34) Mons. G. Ronconni, op. cit. pag. 56.
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

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    IL BEATO LORENZINO
    DA MAROSTICA,
    MARTIRIZZATO DUE VOLTE


    Nella ridente cittadina veneta di Marostica, conosciuta in tutto il mondo per la storica partita a scacchi, le autoritá della Chiesa conciliare stanno realizzando, nella quasi indifferenza generale, l'ennesimo delitto nei confronti della religione cattolica.
    Stiamo parlando della decisione del vescovo di Vicenza, Mons. Nonis, di proibire il culto multi secolare al Beato Lorenzino Sossio da Marostica. Il motivo? Il Beato Lorenzino é colpevole... di essere stato martirizzato dai Giudei.
    Chi scrive é andato di persona sul posto per permettere ai lettori di essere informati dettagliatamente su questa vergognosa vicenda.


    Il martirio del Beato Lorenzino

    Sfogliamo insieme un opuscoletto scritto nel 1885 da Monsignor G. Ronconi, "Il Beato Lorenzino da Marostica nella Storia e nel Culto"(1), ristampato nel 1954 con 1' imprimatur del Vicario generale di Vicenza, don Francesco Snichelotto, quindi in piena regola con la disciplina ecclesiastica.


    Mons. Ronconi inizia col narrare le vicende familiari del beato Lorenzino.

    Siamo nel 1480: Giorgio Sossio, un umile carbonaio originario di Bassano del Grappa, si trasferisce nel paesino di Valrovina, sulle montagne sopra Bassano, appartenete al distretto di Marostica della Repubblica di San Marco. A Valrovina Giorgio Sossio sposa Maria dei Rosa. Nasce il loro primogenito che viene battezzato col nome di Lorenzino, pur essendo i suoi ignari del fatto che il piccolo avrebbe ricevuto, come il suo santo patrono, la palma del martirio.
    "Era il Venerdí Santo: 5 aprile dell'anno 1485. Lorenzino - scrive il Monsignore - toccava l'etá di cinque anni. Si era allontanato alquanto dalla casa paterna con altri fanciulli (...) Smarrita la strada, vagando di sentiero in sentiero, s'internó in un bosco, perdendo ogni orientamento. (...) Nel giorno che la pietá cristiana consacra alla morte di Cristo, vagavano per quei luoghi degli ebrei, con il truce disegno di trovare tra i cristiani una vittima da sacrificare in odio a Cristo..." (2).
    Mons. Ronconi continua descrivendo come i Giudei "lo videro e pensarono di fare il colpo sicuro (...) trascinandolo presso un antico e diroccato abituro, che ancor oggi si chiama Ca' Lugo. Spogliatolo delle vesti, l'appoggiarono con il dorso al tronco di una grossa quercia, gli tirarono indietro le braccia e poi gli legarono le mani e i piedi in forma di crocifisso" (3).

    La furia degli aggressori si scatena sul piccolo cristiano: "La tenera età, le lacrime, i gemiti, lo spasimo di tutte le membra, non valsero a placare quei discendenti dei crocifissoti di Cristo, che inveirono ancor più verso il piccino, finché questi, mancandogli le forze, con il pallore mortale sul volto, piegò la dissanguata testa e morì. Allora, staccatolo dalla quercia lo seppellirono, coprendo con terra, sassi e fogliami l'insanguinato cadavere. Poi si dileguarono "(4).
    La scena, continua il Ronconi, fu vista dall'alto di un colle vicino da un eremita che si precipitò sul luogo del martirio: "La terra era insanguinata e rosseggiante era la quercia e non molto lontano il cadavere del Fanciullo non bene coperto. Anzi un suo braccio, fuori dal terreno, era alzato in aria e pareva accennasse al cielo ove l'anima sua era salita a gloria immortale " (5). L'eremita avvisa un pastore che a sua volta "avvisò subito quelli di Valrovina che accorsero in massa (6). Tra lo strazio dei genitori, gli abitanti "inorriditi e in pari tempo sdegnati" recuperano il corpicino martoriato che viene sepolto nel cimitero "comune in quel tempo a Valrovina e a Marostica"(7).

    L' omicidio rituale
    A questo punto l'Autore interrompe la narrazione del martirio del Beato Lorenzino per ricordare che "l'uccisione di Lorenzino Sossio non era il primo caso del genere. Dieci anni prima, cioè nel 1475 - precisa Mons. Ronconi - gli Ebrei avevano trucidato nel Trentino, durante la Settimana Santa un bambino di circa due anni e mezzo chiamato Simone.
    (...) Inoltre anche nella diocesi di Bressanone, nel villaggio Rinnese, un altro fanciullo, chiamato Andrea, venne martirizzato dagli stessi ebrei e per gli stessi fini, e gli fu concessa dalla S. Sede Messa propria e Ufficio. Altri fanciulli ancora subirono la stessa fine, come si può vedere nel Bollario di Benedetto XIV"(8).
    Dunque i tre piccoli martiri, il Beato Lorenzino, San Simonino di Trento e il Beato Andrea da Rimi, sono stati tutti uccisi dagli Ebrei durante la Settimana Santa. Perché? E' la stessa domanda che si pose don Giuseppe Pavani, l'autore del libretto "S. Domenichino del Val, chierichetto martire" (9), un altro fanciullo ucciso dai giudei durante il Sacro Triduo: "Ma perché tante uccisioni di fanciulli e di bambini cristiani? Perché - spiegava don Tavani, rivolgendosi ai piccoli chierichetti - gli ebrei in certi loro riti tenebrosi facevano uso di sangue cristiano, e preferivano a questo scopo il sangue di piccoli innocenti " (10).
    Si tratta dell'omicidio rituale praticato dagli Ebrei nel corso dei secoli: uccidere dei fanciulli cristiani in occasione di certe festività per usare poi il loro sangue in alcuni riti talmuduci. Prima di continuare la lettura della vita del Beato Lorenzino è bene precisare le cose a riguardo di questo argomento, basandoci essenzialmente su due documenti: il primo si riferisce a uno studio de La Civiltà Cattolica, l'autorevole rivista dei Gesuiti, il secondo a uno studio di Monsignor Umberto Benigni, storico di talento, fondatore del Sodalitium pianum auspicato da San Pio X per poter applicare concretamente le indicazioni contenute nella enciclica Pascendi contro gli adepti del Modernismo.

    11 documento della Civiltà cattolica
    Nel 1893 La Civiltà cattolica (quando era ancora cattolica) pubblicò un'importante studio sull'omicidio rituale giudaico ripreso poi, anche recentemente, da alcune riviste cattoliche. In questo studio, dopo aver esaminato i processi relativi all'uccisione di San Simonino a Trento nel XV secolo e all'omicidio del padre cappuccino Tommaso da Calangiano a Damasco nel XIX secolo, La Civiltà cattolica scrive:
    "Orbene, se si raffrontano i due processi, nel primo dei quali son otto e nel secondo sedici i rei convinti e confessi, oltre a buon numero di testimoni, tutti giudei, vedrassi con meraviglia come, malgrado la distanza di quattro secoli che li divide, le confessioni e le testimonianze deposte in essi quanto al rito e all'uso del sangue cristiano si corrispondono a capello"...

    1°) Dai due processi comparati insieme risulta con evidenza che l'assassinio di un cristiano non solamente è riputato lecito, ma è comandato ai giudei dalla legge talmudico-rabbinica. siccome già vedemmo nel precedente articolo, in cui riportammo le stesse parole del Talmud e dei dottori ebrei.
    2°) Lo scopo del detto assassinio non è solamente far onta a Cristo e danno al cristianesimo, sebbene anche a questo si miri; ma è soprattutto adempiere un dovere reliigoso, qual è celebrare degnamente le due feste del Purim e della Pasqua, facendo uso in esse del sangue cristiano. Laonde il processo di Damasco ci fa sapere che i giudei, mentre scannavano il P. Tommaso, erano festanti, come
    quelli che credevano di fare con quell' assassinio cosa graditissima a Dio e meritoria di vita eterna.
    3°) Nelle feste del Purim, per avviso dei rabbini e degli altri giudei processati, si può far uso del sangue di qualsivoglia cristiano, ma per le feste Pasquali vuol essere il sangue di un fanciullo che non abbia oltrepassato i sette anni di età, e la cui immolazione scusi quella dell' agnello.
    4°) Le azimelle, giudaicamente ammanierate con quel saporetto di sangue cristiano, si regalano nelle feste del Purim ai non giudei, massime a quei cristiani che fossero (così per modo di dire) conoscenti ed amici; ma nelle feste pasquali si mangiano per ben sette giorni dai soli giudei.
    5°) Questo è il segreto del solo padre di famiglia. cui spetta introdurre nella pasta degli azimi,
    all' insaputa della moglie e dei figlioli, un pò di sangue o fresco o coagulato e ridotto in polvere.
    ó°) Egli deve altresi nella cena pasquale versare qualche goccia di quel sangue nel vino che mesce alla famiglia e benedirne anche la mensa (Oh che cara benedizione!).
    7°) Il sangue è migliore e il sacrificio del fanciullo è più accetto a Dio, (come affermava nel processo di Trento il Rabbino Mosè vecchio di 80 anni), quando si fa nei giorni più prossimi alla Pasqua.
    8°) Perché il sangue di un bambino cristiano sia acconcio al rito e proficuo alla salute dell' anima giudaica, conviene che il bimbo muoia tra i tormenti, come appunto accadde all' innocente Simoncino e a tanti altri uccisi a punta di spilli, o tagliuzzati a membro a membro, o crocifissi. (...)
    11°) L' uso rituale e il mistero del sangue solo si trova scritto nei codici orientali, mentre negli occidentali venne soppresso per tema dei governi cristiani, e sostituito dalla pratica e tradizione orale.
    - 12°) Finalmente il detto rito è generale presso gli ebrei osservanti della loro legge (talmudica), e rimonta ai primi secoli del cristianesimo.
    Tali sono in sostanza le confessioni concordi dei rabbini e degli altri giudei esaminati in gran numero nei due processi di Trento e di Damasco "(11).

    La testimonianza dei rabbini convertiti
    La Civiltà cattolica prosegue citando "l'autorità di tre altri Rabbini convertiti al cristianesimo, cioè di Paolo Medici, di Giovanni da Feltre e di Teofito o Neofito monaco moldavo. (...) Paolo Medici - continua la rivista dei Padri Gesuiti - nella sua opera intitolata Riti e costumi degli ebrei (a pag. 323 6° ediz. di Torino - Tip. Borri 1874) confermò le frequenti uccisioni dei fanciulli cristiani; Giovanni da Feltre dichiarò solennemente innanzi al potestà di Milano l'uso che i giudei facevano del sangue cristiano (cf. La Civiltà cattolica Serie II vol. VIII, p. 230 e segg.); e Teofito ne spiegava il mistero nelle sue Rivelazioni scritte in lingua moldava e rese di pubblica ragione nel 1803 (...) tradotte in italiano dal Prof. N. F. S. e pubblicate a Prato nel 1883 sotto il seguente titolo Riti ebraici della moderna Sinagoga (...).
    L'ex-Rabbino moldavo (...) schiettamente confessa il rito sanguinario e l'uso che egli stesso, prima della sua conversione, aveva fatto del sangue cristiano, e le sue confessioni mirabilmente concordano con le deposizioni di altri rabbini e giudei processati a Trento, in Damasco e altrove".
    La Civiltà cattolica continua a riportare la terribile testimonianza dell'ex-rabbino imitatore di S. Paolo che da feroce persecutore dei cristiani divenne zelante difensore della religione contro i suoi ex-correligionari: "Codesto segreto del sangue, egli dice, non è conosciuto da tutti gli ebrei, ma dai soli Laham (dottori) o rabbini, e dagli scribi e farisei, che però si chiamano conservatori del mistero del sangue (...). Questi solo a voce lo comunicano ai padri di famiglia; i quali lo tramandano a quel figliolo che conoscono più capace del segreto, atterendolo con orrende minacce dallo svelarlo altrui" (...) "Quando io pervenni - continua Teofito - all' età di 13 anni, il mio padre, presomi in disparte, da solo a solo, dopo avermi istruito e sempre più inculcato l'odio contro i cristiani, come cosa da Dio comandata, fino ad ammazzarli e raccogliere il sangue... Figlio mio, mi disse, (dandomi un bacio) ti ho fatto il più intimo mio confidente ed un altro me stesso; e messami una corona in capo, mi diè la spiegazione del mistero... ".
    "Il che conferma - prosegue ancora La Civiltà cattolica - quanto dicemmo nel precedente articolo, cioè che l'uccisione dei cristiani e l'uso del loro sangue è un precetto della legge talmudica, un dovere di coscienza, un rito religioso... ". 'Gli ebrei - concludendo a riferire la testimonianza dell' ex rabbino moldavo - sono più contenti quando possono ammazzare bambini; perché sono innocenti e vergini, e quindi perfetta figura di Gesù Cristo; e li ammazzano nella Pasqua, acciocché possano meglio rappresentare la passione di Gesù Cristo".
    Vi è poi un'altro aspetto importante, sottolinea ancora La Civiltà cattolica, che spinge i giudei ad "avere tanta sete di sangue cristiano": le prescrizioni della Cabala, che promette guarigioni e altri benefici praticando superstizioni e sortilegi, che prevedono appunto l'uso del sangue cristiano

    Lo studio di Monsignor Benigni.
    Anche Monsignor Umberto Benigni, nella sua monumentale Storia sociale della Chiesa (12), tratta del problema dell'omicidio rituale giudaico. Col rigore dello storico serio inizia a definire la natura e i caratteri distintivi dell'omicidio rituale, cioé "una vera cerimonia cultuale", che lo differenzierebbe da altri "omicidi commessi in seguito all' odio inveterato degli ebrei contro il nome cristiano" senza "una mentalità rituale" (ad esempio il martirio di S. Stefano e di tutti gli altri cristiani uccisi dai giudei durante i primi secoli della Chiesa).
    Mons. Benigni suddivide gli omicidi rituali in due categorie: impliciti e espliciti. Implicito è "il supplizio di un cristiano messo a morte dagli Ebrei durante la Settimana Santa, in memoria e in odio della Passione di Cristo, soprattutto se questo martirio riproducesse le diverse fasi della flagellazione, del' incoronazione di spine e la crocifissione del Redentore ...con la persuasione di fare cosa grata a Dio". Sarebbe invece un omicidio rituale esplicito "se il sangue del martire o uno dei suoi organi fossero utilizzati in una cerimonia giudaica, officiale o superstiziosa o per un qualsiasi fine di propiziazione ".
    Prima di continuare la sua investigazione, il prelato fa notare che "l'omicidio rituale può non essere necessariamente né sempre l'effetto di un odio personale" riferendosi (come già indicato dai rabbini convertiti citati da La Civiltà cattolica) alla pratica di certe sette ebraiche; quindi "questa pratica superstiziosa non è assolutamente comune a tutti gli ebrei da cui deriva ( per gli ebrei delle sette incriminate) una distinzione facile a fare, tra un odio comune a tutti i loro correligionari e la loro superstizione particolare".
    Mons. Benigni esamina allora la lunga lista degli omicidi rituali più famosi: da quello commesso a Blois nel 1071 sino a quello del 1791 in Transilvania, percorrendo una settantina di casi registrati in tutti i Paesi europei.


    La palma del martirio riconosciuta dalla Chiesa
    Tra tutti questi episodi di bambini martirizzati, la Santa Chiesa, nella sua proverbiale prudenza, solamente in alcuni casi ha elevato le vittime agli onori degli altari (questo non significa che la Chiesa non ritiene gli altri fanciulli come martiri, ma che si limita a dire che quelli beatificati lo sono sicuramente; come a Lourdes dove su oltre 2.500 guarigioni riconosciute dai medici come miracolose, le autorità ecclesiastiche hanno considerato come veri miracoli solamente 62 casi).Essi sono, oltre al Beato Lorenzino, di cui torneremo a parlare tra non molto:
    - San Domenichino del Val, crocifisso con chiodi alle mani e ai piedi nella Settimana Santa del 1250 a Saragozza; il corpo era venerato nella cattedrale dove una lapide ammoniva: "Questa Santa Chiesa Metropolitana volle qui deposta la salma del bimbo Domenico ... Sottoposto all'estremo supplizio qui a Saragozza dietro ordine della Sinagoga degli ebrei fu confitto con chiodi a una parete e infine gli fu trapassato da un lato il petto con una spada. Sofferse gloriosamente il martirio il dì XXXI Agosto MCCL" (13). Nel 1805 Pio VIII confermava il culto; festa il 31 agosto. Il card. Merry del Val apparteneva alla stessa famiglia del Santo.
    - il Beato Andrea, seviziato nel 1462 nel paesino tirolese di Rinn, vicino a Innsbruck, particolarmente venerato in tutto il Tirolo; Benedetto XIV nel 1755 confermava il culto, concedendo un ufficio liturgico proprio; festa il 12 luglio.
    - San Simonino, martirizzato a Trento nel 1475, di cui esistono i processi originali dai quali appare che gli Ebrei di Trento, responsabili dell'omicidio rituale di S. Simonino, ne rivelarono molte altri commessi dai giudei allo stesso scopo rituale in Tirolo, in Lombardia, nel Veneto e in altri luoghi dell'Italia, della Germania, della Polonia, ecc. Il suo nome è inserito nel Martirologio romano, in data 24 marzo: "Il nono delle calende d'aprile a Trento la passione di San Simone, fanciullo, trucidato crudelmente dai Giudei, autore di molti miracoli". Roma concesse una Messa e un Ufficio proprio (14).
    - il Beato Cristobal della Guardia, "l'infame sacrilegio fu eseguito nella Settimana Santa del 1491 " a Toledo, beatificato da Pio VII nel 1805, festa il 26 settembre.
    Inoltre vi è un culto multi secolare locale per:
    - il Beato Riccardo, immolato il giovedì santo del 1179 nel castello di Pointoise, in Francia; in seguito al processo fu riconosciuto il martirio ed è venerato tra i santi della arcidiocesi di Parigi il 25 marzo (15).
    - il Beato Ugo di Lincoln, martirizzato in Inghilterra nel 1225. Nel Medioevo fu composta l'opera sacra Passio pueri Hugonis de Lincolna (16).
    - il Beato Werner, immolato dagli Ebrei nel 1287, a Oberwezel, nella diocesi di Treveri, festeggiato il 19 aprile (17).
    - il Beato Enrico, "crudelmente martirizzato" a Monaco nel 1345, venerato nella diocesi.
    - il Beato Sebastiano da Porto Buffole nel Bergamasco, ucciso ritualmente nel 1480. - il Beato Simonino, ucciso a Vilna, in Lituania nel 1592; sul suo corpo si contarono più di 170 ferite.

    Altri argomenti
    Dopo aver esaminato questa lunga lista di delitti di fanciulli cristiani attribuiti a omicidi rituali giudaici, Mons. Benigni passa a quello che chiama "la critica" della questione, argomentando come:
    1) nessuno possa negare che "l'ebraismo, sottomesso alla lettera e allo spirito del Talmud, abbia realmente vissuto in un'atmosfera di odio implacabile contro i cristiani"; inoltre in "un'epoca di più rudezza e di ferocità"non è sorprendente che "certe sette giudee più fanatiche" abbiano potuto praticare "l'omicidio religioso, in forma più o meno rituale;
    2) pur ammettendo che tra le centinaia di casi elencati ve ne siano alcuni dubbi quanto alla loro veridicità, sembra impossibile di pensare che "tutti e ciascuno tra le centinaia di fatti raccolti dalla storia ... siano falsi assolutamente in blocco ", tanto più che emergono delle "linee caratteristiche" comuni che "hanno tutta l'apparenza della realtà".
    Esaminando poi gli argomenti dei "difensori della cattiva causa ebraica" secondo i quali alcuni papi non avrebbero creduto all'esistenza dell'omicidio rituale ebraico, Mons. Benigni taglia corto: "Un Papa parla come Papa quando ci dice <Venerate tizio come martire, perché è stato ucciso in odio alla fede cristiana>, ma quando asserisce di non credere all'omicidio rituale, parla come uomo, si tratta solamente di una <opinione personale> ".
    E allora Monsignor Benigni considera proprio tutti gli atti pontifici relativi al culto dei fanciulli martiri, annotando che:
    1) "La Santa Sede non ha mai fatto dichiarazioni neganti il fatto dell'omicidio rituale ".
    2) "A più riprese, solennemente, la Santa Sede ha riconosciuto la realtà storica del delitto implicitamente rituale (cioè l'assassinio di un fanciullo cristiano in occasione della Settimana Santa, per un rinnovamento dei supplizi della Passione di Cristo sul corpo del martire) ".
    "E questo spirito - prosegue il prelato - come questo parere della Roma papale, appare alle intelligenze oneste, competenti e informate, come il verdetto stesso della storia". Mons. Benigni termina con le ultime obiezioni relative all'omicidio rituale esplicito (l'uso del sangue per i riti segreti): "Noi ameremmo, per l'onore dell'umanità, poterne negare categoricamente la realtà: ma contro vi sono due fatti gravi".
    Il primo è che questa accusa cristiana lanciata contro i giudei è millenaria, costante e si è "perpetuata e rinnovata" nel corso dei secoli: ritroviamo qui il giudizio de La Civiltà Cattolica, sulla molteplicità dei casi incriminati e l'omogeneità degli elementi che li caratterizzano, malgrado epoche e nazioni differenti. Il che fà appunto supporre che si tratta dell'osservanza di un qualcosa di ben definito, e rigorosamente precisato.
    Inoltre, continua Mons. Benigni, vi è un altro elemento determinante (anch'esso già messo in luce dalle colonne del La Civiltà Cattolica) relativo all' uso del sangue cristiano per "dei fini extra-rituali ", come rimedio medicinale. "Gli Ebrei del Medio Evo raccolsero ...questa <ricetta> orientale, e poi greco-romana di usare il sangue umano come "rimedio" medicinale; l'adottarono, come del resto adottarono tutte le superstizioni dell'alchimia, dell'astrologia, dell'occultismo, che fanno uso del sangue umano. I filtri magici a base di sangue cristiano abbondarono per gli incantesimi, divinazioni, scoperte dei segreti della natura".
    Il Benigni arriva dunque alla conclusione della sua investigazione: l'uso di sangue cristiano da parte dei giudei "sarebbe difficile negarlo categoricamente davanti la moltitudine di testimonianze raccolte attraverso le epoche. Queste testimonianze in effetti potrebbero contraddirsi quanto alfine ricercato dall'omicidio: gli uni ci hanno visto la finalità del <rimedio> (medicinale), gli altri hanno creduto all'intenzione rituale; ma tutti concordano quanto a questo fatto tangibile e per conseguenza incontenstabile dell'uso fatto dai Giudei di sangue cristiano'
    "Ecco le ragioni che ci impediscono di credere assolutamente finita in senso negativo questa questione dell'omicidio propriamente rituale tra i giudei ".
    Evidentemente nei casi dei fanciulli beatificati, i Sommi Pontefici hanno riconosciuto come causa del delitto non un semplice uso superstizioso del sangue cristiano, essendo "questi fanciulli uccisi in odio al cristianesimo e che sono, da tempo imme-morabile, in qualche città o diocesi in possesso del culto pubblico con la scienza, con la tolleranza o addirittura con la positiva approvazione degli Ordinari ", come insegnò Benedetto XIV nel suo Bollario (tomo IV, costituzione 43).

    Il culto al beato Lorenzino
    Dopo questa lunga precisazione - mi auguro sufficiente (18) - sul fatto storico dell'omicidio rituale e dell'uso del sangue cristiano da parte dei Giudei, ritorniamo alla vita del Beato Lorenzino, illustrando la propagazione del suo culto.
    Mons. Ronconi sottolinea il fatto che anche "nel cimitero deve era stato sepolto, il cadavere del piccolo martire fu trovato con un braccio sopra la terra e la mano alzata verso il Cielo" (19).
    Per ben due volte il braccio fu sepolto ma ogni volta tornava a uscire da terra rivolto al cielo. La seconda volta addirittura sopra la terra vi era "il corpo del piccolo Martire con la solita mano destra alzata" (20) che sprigionava una gran luce.
    Il corpo risultava incorrotto. La popolazione allora esclamò: "Questo è il corpo di un Santo che Dio vuole glorificare: portiamolo in chiesa, collochiamolo in un luogo dove si possa tributargli onore e venerazione" (21).
    Ma in quale chiesa portarlo? Valrovina, Marostica e Bassano si contendevano la preziosa reliquia. Si caricò allora il corpicino su un carro trasportato da due giovenche "le quali dovevano essere lasciate libere di andare dove l'istinto le avesse condotte" (22).
    La Provvidenza li condusse in direzione di Marostica, tra il tripudio dei fedeli di quella città. Le giovenche si arrestarono nei pressi della chiesa francescana di S. Sebastiano: era il 28 aprile del 1485.
    Da allora il corpo, rimasto incorrotto sino ad oggi, fu venerato con grande fede dal popolo cristiano.
    Quando le leggi empie dei "liberatori" napoleonici fecero chiudere tutti i conventi con le loro chiese, il corpo del Beato Lorenzino fu trasportato dalla chiesa conventuale alla vicina Pieve dedicata a S. Maria Assunta, fuori dalle mura cittadine, dove è tuttora (ma non per molto, come vedremo), mentre la mano destra fu concessa alla chiesa parrocchiale di Valrovina.
    Il Ronconi sottolinea come nel corso dei secoli la Chiesa approvò il culto popolare, spontaneo, genuino che fu sempre attribuito al fanciullo martire. Ventiquattro vescovi della diocesi avevano "riconosciuto e approvato il culto <privato> al Martire bambino" (23).
    Nel 1602 Mons. Corner, vescovo di Padova, "ordinò la raccolta degli atti necessari per la canonizzazione" ma una volta arrivato a Roma morì e la causa non ebbe luogo.
    Finalmente "nel 1867 a Roma fu pubblicato il decreto che confermava (perché ad immemorabili) il culto al B. Lorenzino ". Pio IX concesse anche "al clero vicentino e padovano l' Ufficiatura propria del Beato, fissando la festa liturgica il 15 aprile e la festa esterna cittadina la seconda domenica dopo Pasqua" (24).
    In occasione del IV centenario del martirio (1885) presenziò alle funzioni il cardinale Patriarca di Venezia.

    La potente intercessione del Santo fanciullo
    Il culto al piccolo martire continuò e aumentò col passare dei secoli. Durante le ultime, terribili giornate della seconda guerra mondiale, quando il Nord Italia era sconvolto dalle bombe angloamericane e dalle scorribande delle bande partigiane, la popolazione di Marostica si strinse attorno al suo Santo pronunciando un voto solenne: "O beato Lorenzino, salvaci, salvaci ... salvaci dai pericoli della guerra e quanto prima una cappella sorgerà al tuo nome perché si dica ai nostri figli quanto è potente la tua piccola mano e quanto ami i tuoi devoti. O B. Lorenzino, salvaci... ".
    "Il Beato Lorenzino - annota il Ronconi - esaudì l'accorata e umile supplica dei suoi fedeli devoti. Marostica con i suoi abitanti rimase illesa in mezzo all'uragano ...e i Marosticensi mantennero la promessa" (25).
    Fu così progettata e costruita immediatamente una nuova cappella laterale nella parrocchiale di S. Maria Assunta per ospitare il corpicino sempre incorrotto del Martire.
    L'inaugurazione avvenne nell' aprile del 1947: la descrizione lasciataci dal Ronconi è commovente e la riportiamo interamente per sottolineare il contrasto con le direttive delle attuali autorità ecclesiastiche.
    La data dell'inaugurazione fu fissata alla "seconda domenica dopo Pasqua, festa annuale del beato. Fin dalla domenica in Albis (la prima dopo Pasqua), 13 aprile, cominciarono i preparativi delle solenni onoranze con predicazioni e preghiere. In quei giorni, tra i fedeli che gremivano la Chiesa, particolare commozione suscitò la traslazione dell'urna... Portato da quattro reduci, il corpo del Beato attraversò la Chiesa e fu deposto nella Sua nuova dimora. Fu un momento indimenticabile quello in cui l'Arciprete Don Casto Poletto, visibilmente commosso, rievocando i tristi momenti della guerra, rivolse il primo e pubblico ringraziamento al piccolo Martire, che tanto aveva fatto per i cittadini di Marostica.
    Le solennità cominciarono il venerdì sera con l'arrivo di S. E. Mons. Socche Vescovo di Reggio Emilia (ex vicario di Marostica) ... Al sabato sera, tra una festa di luci e di suoni, arrivò anche il vescovo diocesano S. E. Mons. Zinato... La domenica 20 aprile, tra un popolo stipatissimo e proveniente anche dai paesi vicini, pontificò solennemente il vescovo diocesano. Nel pomeriggio, dopo i vesperi pontificali, dinanzi all' urna del Beato Martire, informa solenne, il voto fu sciolto" (26).
    Nei libri devozionali del vicentino si possono trovare il triduo di preghiere al Beato ("...offristi il Tuo tenero corpo all'ira nefanda dei nemici di Cristo...") e la "Preghiera dei bambini al B. Lorenzino Sossio" ("...per lo strazio delle Tue membra purissime, che i perfidi giudei martoriarono in odio al nome cristiano...") (27).
    A Marostica la cappella contenente l'urna del martire è sempre stata meta dei fedeli, gente semplice animata da una grande fede, che amava lasciare ceri e fiori in onore del Santo fanciullo. La processione annuale manifestava la profonda devozione popolare, con le strade gremite in onore del martire, in una profusione di luci e canti. A Valrovina nella chiesa parrocchiale i fedeli veneravano il prezioso braccio destro del Santo e si assiepavano ogni anno nel luogo del martirio, in mezzo ai boschi, dove una cappellina ricorda il tragico evento. Sia a Marostica che a Valrovina una strada comunale è dedicata al "Beato Lorenzino", così pure la scuola materna adiacente alla chiesa di Marostica.

    Il revisionismo storico dei modernisti
    Oggi le cose sono cambiate e rischiano di peggiorare ulteriormente.
    Quello che state per leggere è stato visto e sentito in prima persona dal sottoscritto, andato sul posto per interpellare il "popolo di Dio" di Marostica e Valrovina che sta soffrendo impotente davanti alla prevaricazione del clero conciliare.
    Sulle prime la popolazione mi guardava con diffidenza, pensando che fossi uno dei preti "revisionisti" che vogliono eliminare il culto del B. Lorenzino. Addirittura una signora sessantenne, vedendomi scattare delle foto, mi aveva redarguito dalla finestra e poi, vedendomi devoto al "loro" santo, era corsa a cercare un santino per farmene omaggio. La perpetua mi spiega che il vescovo ha iniziato con abolire la processione annuale ("che era proprio bella, con dei luminari stupendi"), poi il parroco ha fatto togliere ceri e fiori dalla cappella dove si conserva l'urna e l'urna stessa non si apre più per permettere di venerare il corpicino incorrotto e adesso vogliono addirittura portare via il corpo! "Vogliono portarci via il nostro santo, fate qualcosa! Se può scriva a Roma... ".
    Chiedo il motivo di tanto accanimento... "Sono gli ebrei che protestano: ogni anno quando facevamo la processione, il vescovo di Vicenza riceveva telefonate da ebrei di mezza Italia: Milano, Roma, Firenze ... Ma noi non preghiamo San Lorenzino per fanatismo (alludendo probabilmente all'accusa di antisemitismo, ndr), ma perché è il nostro santo, lo abbiamo sempre pregato... " raccontandomi poi la devozione delle mamme, gli ex-voto, la pietà popolare, sincera, profonda, frutto della Tradizione cattolica. A Valrovina le scene si ripetono: fotografando la celletta costruita dove un tempo sorgeva la casa dei Sossio, i vicini di casa mi guardano con sospetto e poi iniziano a protestare per il disegno di sopprimere il culto al Beato: "Mi hanno sempre insegnato che sono stati gli ebrei a ucciderlo, là nel bosco. Adesso dicono che non è vero... " barbotta un settantenne. E una vispa signora quarantenne sfida la pioggia (pioveva a dirotto) pur di cercare le chiavi della chiesa e permettermi di venerare il braccio miracoloso.
    La reliquia è esposta in una cappella laterale: è impressionante vedere questo piccolo, esile braccio rimasto incorrotto dopo tanti secoli. Mi preme allora giungere sul luogo del martirio "ma guardi che è nel bosco, non si può arrivare in auto" mi spiegano. Mi inoltro nel bosco su una strada sterrata per circa due chilometri, poi sono costretto a proseguire a piedi per un altro chilometro, sotto la pioggia.
    Mi trovo finalmente di fronte alla cappellina sorta sul luogo esatto del martirio. Ai suoi piedi vi sono fiori freschi e ceri accesi: la fede popolare resiste malgrado i cattivi pastori. Dietro la robusta cancellata che protegge la celletta rimango esterefatto nel vedere un pannello col disegno di grande prato con delle farfalle svolazzanti e una piccola immagine del B. Lorenzino in gloria. La Provvidenza ha voluto che poco tempo dopo dei benemeriti ignoti rimuovessero il pannello, ridando alla luce l'affresco originale che rappresenta il fanciullo crocifisso su un albero attorniato da due giudei (riconoscibili dai tratti somatici, in particolare dal setto nasale) che lo seviziano con delle tenaglie ed altri strumenti. Evidentemente il pannello con le farfalle è più ecumenico...
    Tornato a Marostica incontro il parroco, avvolto in un completino grigio-topo. Gioco al turista ignaro e chiedo chi sia il santo contenuto nell'urna: "non è un santo, si tratta di una mistificazione storica", rammaricandosi di come "a Trento sia stato più facile" (!!!) (riferendosi all'abolizione del culto di S. Simonino). Allora la Chiesa ha sbagliato nel beatificarlo? `Il vescovo lo vuol far togliere (SIC!), bisogna obbedire".

    Il veto della Sinagoga
    Per la verità, l'abolizione del culto del B. Lorenzino non è una iniziativa personale del vescovo vicentino, quanto piuttosto di una decisione romana che ha già colpito gli altri piccoli martiri.
    A Trento, il vescovo Gottardi con un decreto del 28.05.1965 "sospendeva qualsiasi forma di culto pubblico" di San Simonino, trafugando il corpo del martire dall'urna esposta nella chiesa di San Pietro, per poi nasconderlo; un giurista lo ha definito un vero e proprio occultamento di cadavere. L'urna è stata poi messa in un angolino con dentro un beffardo cartello che, discolpando da ogni responsabilità gli Ebrei, riporta tra l'altro: "Serie ricerche storiche hanno smentito tale versione dei fatti... ", invitando comunque a pregare San Simonino (ma se non è santo perché bisogna pregarlo?) per "quanti sono ingiustamente perseguitati". La rivista paolina Jesus recentemente ha trattato dell'argomento parlando di un"falso beato" (28).
    Anche nel paesino tirolese di Rinn, nel 1985, le reliquie del Beato Andrea (un tempo esposte sotto l'altar maggiore) sono state fatte rimuovere dal vescovo diocesano, Mons. Stecher, perchè "La Chiesa aveva commesso un pesante errore nel beatificare il fanciullo di Rinn..." (!!!) (29) e poste in fondo alla chiesa, dietro una squallida lapide che informa che Andrea è stato rapito da sconosciuti (!) e che la colpa è stata ingiustamente attribuita ai Giudei (30). Sono spariti i numerosi ex voto e sulla roccia dove fu martirizzato la sua statua è stata sostituita da una di Gesù orante. Il culto è vietato, ma ogni anno i cattolici tirolesi si riuniscono nella chiesetta di Rinn per pregare il Martire.
    A Marina di Massa la parrocchia di Poveromo-Ronchi era dedicata a S. Domenichino: anche qui il vescovo locale ha provveduto, nel dicembre 1970, all'epurazione, cancellando ogni riferimento al Santo spagnolo; in un'opera di propaganda filo-ebraica si legge: "E' soppresso, solo in questo anno, il culto di Domenichino del Val, pseudo-santo epseudo-martire" (31). Nell'estate del 1990 si constatava ancora la devozione popolare per San Dominichino e allora il parroco riceveva del vescovo di Massa, Carrara e Pontremoli una incredibile lettera riportata del Corriere della Sera: "Deve scomparire, nell'ambito della pietà popolare, ogni riferimento al bimbo spagnolo. A suo tempo si potrà modificare anche il nome della parrocchia "(32) . Nella missiva si vietava anche la diffusione dei santini recanti l'immagine del piccolo martire.
    Il Corriere della Sera, dopo aver sottolineato che "I parrocchiani sono sconcertati. Erano affezionati alla piccola, stupenda chiesetta che portava il nome del martire", ammetteva che "il martire non sarebbe gradito alle comunità ebraiche nazionali ed estere ".
    Stranamente a Marostica le cose sono andate per le lunghe, anche se fin dal 1972 la rivista Shalom chiedeva a gran voce la soppressione del culto del Beato Lorenzino (33).
    E' eloquente il fatto che le comunità ebraiche abbiano richiesto e ottenuto dalla gerarchia cattolica di sopprimere il culto ai fanciulli cristiani uccisi dai giudei, dopo aver chiesto e ottenuto durante il Concilio Vaticano II di essere discolpati dall'accusa di deicidio.
    Se infatti il Vaticano modernista è pronto a riconoscere il popolo ebraico non responsabile della crocifissione di Nostro Signore, andando così contro la Sacra Scrittura, il Magistero, e la Storia, perché non negare anche gli omicidi rituali ebraici e quindi il martirio di questi piccoli cristiani?
    Così i gerarchi conciliari, da buoni fratelli minori, non fanno altro che imitare i loro fratelli maggiori, procurando un secondo martirio a questi Santi Fanciulli.

    Fermiamo questa empietà!
    Davanti al progetto di eliminare il culto pubblico del Beato Lorenzino invitiamo i lettori a indirizzare al vescovo di Vicenza e al parroco di Marostica delle lettere di protesta, sollecitando il mantenimento del culto multi secolare al Martire in ossequio alla verità storica e alla fede cristiana. Le lettere potranno essere indirizzate a:

    S.E.R. Mons. Nonis
    Curia Vescovile 36100 - Vicenza e al:
    M.R. Parroco
    Chiesa S. Maria Assunta 36063 Marostica (VI).

    La bella orazione del Postcommunio della Messa propria del Beato Lorenzino ci aiuti a impegnarci con fiducia e fermezza per la difesa della religione cattolica dagli assalti dei suoi nemici esterni ed interni:
    "O Dio, per il cui disprezzo gli empi giudei inflissero un genere di crudelissima morte all'innocente fanciullo e martire Lorenzino, concedi ai tuoi fedeli che venerano piamente la Sua memoria in terra, di conseguire il frutto della Tua passione in cielo" (34).

    NOTE:
    (1) Mons. G. Ronconi, "Il Beato Lorenzino da Marostica nella Storia e nel Culto", Tip. Ars et Religio, Vedelago (TV) 1954.
    (2) Mons. G. Ronconi, op. cit., pag. 10 (3) Mons. G. Ronconi, op. cit., pag. 11 (4) Mons. G. Ronconi, op. cit., pag. 11 (5) Mons. G. Ronconi, op. cit., pag. 12. (6) Mons. G. Ronconi, op. cit., pag. 13. (7) Mons. G. Ronconi, op. cit., pag. 13. (8) Mons. G. Ronconi, op. cit., pag. 14.
    (9) Don G. Pavani, "S. Domenichino del Val, Chierichetto Martire ", Ed. Piccolo Clero, Parma 1963. (10) Don G. Pavani, op. cit., pag. 18.
    (11) "La morale giudaica e il mistero del sangue", in La Civiltà cattolica , serie XV, vol. V, fase. 102 del 12 gennaio 1893, pag. 269 e seguenti.
    (12) Mons. Umberto Benigni, "Storia sociale della Chiesa", ed. Vallardi, Milano 1922, vol. IV, t. I, app. III, pag. 369 e seguenti.
    (13) Don G. Pavani, op. cit., pag. 42.
    (14) Per il martirio di S. Simonino rimandiamo alla lettura della "Storia del Beato Simone da Trento, compilata sui processi autentiti istituiti contro gli Ebrei e sopra altri documenti contemporanei dal Sac. Giuseppe Divina - Parroco di S. Pietro - Canonico Onorario della Cattedrale di Trenta ", Trento 1902, Tip. Ed. Artigianelli, Vol. 1 e II.
    (15) Albert Monniot, "Le crime rituel chez les les Juifs", Paris Terqui 1914, pag. 146

    (16) Henri Desportes, "Le mystere du sang chez les Juifs de tous les temps", Paris Savine 1890, pag. 105.
    (17) Albert Monniot, op. cit., pag. 159.
    (18) Chi fosse tentato a rifiutare l'evidenza storica può riflettere anche sulla notizia riportata dai maggiori quotidiani nazionali (non sospetti di antisemitismo) della strage nella moschea di Hebron lo scorso anno in occasione della festa ebraica del Purim ad opera del terrorista giudeo B. Goldstein. repubblica del 4.03.94 scriveva: "Per i coloni più fanatici è tutto scritto nei sacri testi. Massacrando decine di nemici inginocchiati in preghiera il dottor Goldstein non ha fatto altro che tradurre nella realtà il precetto di Dio... " e cioè sacrificare degli uomini proprio il giorno del Purim. Il Corriere della Sera del 4.03.95 ricordava inoltre che "Nel '92, a due anni dalla strage della spianata del Tempio, 20 arabi uccisi e 20 feriti, il bollettino ciclostilato del Kach era uscito con un editoriale dal titolo <Al posto di settanta buoi>, ricordando appunto i settanta buoi che venivano sacri reati durante la festa del Succot. I buoi, in questo caso, erano i dimostranti palestinesi ". Su Il Corriere della Sera del 4.03.1994 si legge inoltre che il Goldstein, di professione medico, durante la guerra del Libano "si rifiutò categoricamente di curare i non ebrei".
    (19) Mons. G. Ronconi, op. cit., pag. 16.

    (20) Mons. G. Ronconi, op. cit- pag. 17.

    (21) Mons. G. Ronconi, op. cit., pag. 17.

    (22) Mons. G. Ronconi, op. cit., pag. 18.

    (23) Mons. G. Ronconi, op. cit- pag. 28.

    (24) Mons. G. Ronconi, op. cit., pag. 29.

    (25) Mons. G. Ronconi, op. cit., pag. 33.

    (26) Mons. G. Ronconi, op. cit., pag. 37.

    (27) Mons. G. Ronconi, op. cit., pag. 60.

    (28) Jesus, gennaio 1995, pag. 66.
    (29) Le Chardonnet, N. 54 - Marzo 1990.
    (30) Kaplan Gottfried Melzer, "Das selige Kind Andreas von Rinn", Durach 1989, pag. 83.
    (31) Di Nola, "Antisemitismo in Italia 19621 1972 ", Vallecchi Editore 1973, pag. 168.
    (32) Il Corriere della Sera del 21.07.1990.
    (33) Shalom, luglio/agosto, M. Nardello, Il presunto martirio del beato Lorenzino Sossio da Marostica, in Archivio Veneto, serie V, vol XCV, 1972

    (34) Mons. G. Ronconni, op. cit. pag. 56.
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

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    ANCORA SULL’OMICIDIO
    RITUALE
    don Curzio Nitoglia
    Alcuni esponenti del Giudaismo inglese,
    tramite l’Arcivescovo di Westminster,
    si rivolsero a Leone XIII, verso la fine del
    1899, per ottenere una dichiarazione della S.
    Sede che condannasse come falsa l’accusa di
    Omicidio Rituale giudaico (1).
    Pio IX nel 1867 aveva autorizzato il culto
    del Beato Lorenzino da Marostica, il cui
    Omicidio Rituale risaliva al Venerdì Santo
    del 1485 (2).
    Nel 1894, al Congresso Eucaristico di
    Torino, Rocca D’Adria, alla presenza di 16
    Vescovi del Piemonte, aveva illustrato la natura
    dell’Omicidio Rituale in una relazione
    intitolata: L’Eucarestia e il rito pasquale
    ebraico moderno, che si trova negli Atti del
    Congresso Eucaristico tenutosi in Torino nei
    giorni 2-6 settembre 1894, Torino, 1895, vol.
    II, pagg. 79-95 (3).
    Secondo Rocca D’Adria, scrive il professor
    Miccoli, «L’idea... che l’uccisione dei
    bambini cristiani avvenisse in odio a Cristo,
    per profanare così la Pasqua... non avrebbe
    corrisposto al vero motivo. Il delitto in realtà
    era strettamente imposto dalla religione talmudica,
    era atto di devozione religiosa, un
    “delitto nazionale e legale”. I rabbini... sanno
    e riconoscono che il Messia è già venuto
    nella persona del Cristo. Con il suo sangue
    egli ha salvato e salva i cristiani. Impadronirsi
    di sangue cristiano innocente: ecco il mezzo
    escogitato dai rabbini per rendere il proprio
    popolo partecipe di quella strada di salvezza.
    Una goccia di quel sangue doveva venire
    mescolata agli azzimi prescritti per la
    Pasqua ebraica... Depositari del terribile segreto
    erano i rabbini e i capi famiglia, che a
    loro volta lo tramandavano al figlio maggiore
    o più fidato. Ne usciva così ribadito il carattere
    superstizioso e... formalistico, esteriore,
    della religione talmudica. Ma non solo:
    perché una religione fondata su un tale rito
    non poteva non essere una religione completamente
    depravata, l’intero popolo, o quanto
    meno tutti gli ebrei osservanti ne erano coinvolti.
    Lo stesso persistente rifiuto del Cristo
    e della Chiesa da parte degli ebrei mutava
    completamente carattere: esso infatti non
    muoveva da cecità e ignoranza, ma dalla positiva
    volontà di restare nell’errore. Il gesto
    di Satana trovava nella religione ebraica la
    sua perfetta analogia: era dunque una religione
    satanica che aveva rotto ogni ponte
    con l’antico mosaismo» (4).
    Il Padre Oreglia concludeva così un suo
    articolo pubblicato sulla Civiltà Cattolica:
    «Resta per sola difesa dei popoli specialmente
    cristiani che si faccia con questi ebrei
    come appunto si fa con la peste: che, se non
    si può distruggere, si può circoscrivere» (5).
    Henry Desportes, nel 1899, nell’inviare a
    Leone XIII una copia del suo libro Le mystère
    du sang chez les juifs de tous les temps,
    aveva scritto: «Non è una vergogna che coloro
    che martirizzano così i nostri bambini in
    odio alla fede cristiana, siano onorati dappertutto,
    e che i popoli cristiani bacino queste
    mani rosse del sangue dei loro fratelli?
    Io ho voluto far cessare quest’infamia» (6).
    Il Cattolicesimo inglese e l’Omicidio Rituale
    Alcuni cattolici, e moltissimi ebrei, erano
    contrari alla tesi dell’Omicidio Rituale
    ebraico specialmente «un cattolicesimo minoritario
    come quello inglese... manifestò attraverso
    la propria stampa tutta la sua perplessità
    nel vedere teologi e preti... coinvolgere
    la Chiesa (...).
    Le accuse di intolleranza e di antisemitismo
    mosse ai cattolici e alla Chiesa da autorevoli
    organi della stampa conservatrice e liberale
    inglese costituirono per la minoranza
    cattolica un ulteriore stimolo a prendere
    apertamente posizione. Era un altolà all’antisemitismo...
    Ma solo il Papa poteva pronunciarlo
    con piena autorevolezza» (7).
    Lord Russel in una lunga lettera del 28
    novembre 1899 a Leone XIII lo invitava a
    dichiarare l’infondatezza della tesi dell’Omicidio
    Rituale ebraico; ma L’Osservatore Romano
    proprio in quei giorni pubblicava un
    articolo che sembrava sostenerne la fondatezza.
    In esso si legge: «Credete voi che in
    tal caso vi sia un Omicidio Rituale? Senza il
    minimo dubbio... Ma allora perché avete liberato
    l’assassino? (...) Perché all’indomani
    della condanna, il popolo avrebbe probabilmente
    ucciso ventimila ebrei, e allora chi vo-
    La questione ebraica
    lete che ci dia il denaro, se non abbiamo più
    gli ebrei?» (8).
    Anzi fin dal 1892 l’Osservatore aveva
    pubblicato due articoli sull’Omicidio Rituale:
    nel primo: Bushoff e gli omicidi rituali,
    scriveva «intorno alla possibilità dei sacrifici
    umani, o assassinii rituali di fanciulli perpetrati
    dagli ebrei. (...) Ciò non ostante si continua
    a raccogliere danari per inviarli a Bushoff
    [accusato di Omicidio Rituale n.d.a.],
    come se egli fosse immune da ogni sospetto
    nell’atroce fatto (...). Si badi che a furia di
    negare giustizia per simili delitti, non sorga
    poi qualche volta tremenda e incomposta la
    giustizia popolare» (9).
    Nel secondo articolo: “A proposito di Bushoff”,
    l’Osservatore scriveva circa «la assoluzione
    del macellaio cristianicida [Bushoff],
    cui la Germania contrappone il fatto di tre
    uccisioni rituali di fanciulli fatte da ebrei» (10).
    E siccome L’Osservatore Romano non è
    l’organo ufficiale del Vaticano, ma è solo…
    un giornale sul quale i comunicati del Vaticano
    sono ufficialmente pubblicati... risultava
    intollerabile a Lord Russel che il nome
    del Papa e della S. Sede potesse venir immischiato
    in simili vicende! Attraverso la condanna
    della tesi della veridicità dell’Omicidio
    Rituale ebraico, si tendava a colpire la
    polemica antigiudaica. Si mossero anche il
    duca di Norfolk e il cardinal Vaughan, Arcivescovo
    di Westminster.
    «In realtà non pochi segni lasciano chiaramente
    intendere che la Santa Sede non solo
    non era per niente incline a intervenire sulla
    questione, ma che il suo giudizio su tali accuse
    era ben diverso da quello dei suoi interlocu-
    5
    tori inglesi. Nel ricevere i volumi del Desportes
    Leone XIII aveva invariabilmente risposto
    manifestandogli la sua “riconoscenza” per
    “il filiale omaggio” e impartendogli “dal fondo
    del cuore l’apostolica benedizione”» (11).
    Gli articoli de L’Osservatore Romano
    avevano sdegnato Lord Russel, ma il pensiero
    della S. Sede e della Segreteria di Stato
    era ben lungi da quello del Lord inglese. Basti
    pensare ai 26 articoli che, tra gli anni Ottanta
    e Novanta La Civiltà Cattolica aveva
    dedicato all’Omicidio Rituale ebraico, sostenendo
    e dimostrando la fondatezza della tesi
    “sterminazionista” dell’Ebraismo talmudico
    verso i Cristiani.
    La pratica è affidata al Sant’Uffizio
    «Tuttavia l’autorevolezza dei personaggi
    che si erano rivolti a Leone XIII per sollecitare
    un suo intervento non permetteva certo
    che si potessero lasciare senza una risposta...
    Tutta la pratica venne perciò girata al Santo
    Uffizio, da tempo oramai deputato a trattare
    le questioni riguardanti gli ebrei che avessero
    attinenza con la fede» (12).
    Occorre sapere che già nella seconda
    metà del Settecento il S. Uffizio si era occupato
    della questione e che il Padre francescano
    Lorenzo Ganganelli (che in seguito
    divenne cardinale e poi Papa) espresse
    un’opinione personale apparentemente contraria
    alla tesi dell’Omicidio Rituale (13).
    Molti avversari della tesi si basano su tale
    fatto, omettendo di dire che l’opinione
    espressa dal Ganganelli è quella di un semplice
    dottore privato e non quella del Papa e
    attribuendo un significato diverso al suddetto
    documento, come si è dimostrato in nota,
    per affermare che la S. Sede era contraria
    alla veridicità storica dell’Omicidio Rituale.
    La pratica, avviata sotto il Pontificato di
    Leone XIII, fu spedita al S. Uffizio il 4 dicembre
    1900, e venne affidata a Monsignor
    Merry del Val.
    «L’appunto interno, che segnala l’arrivo
    della pratica e illustra la scelta di Merry del
    Val, è altamente espressivo dell’animo con
    cui i responsabili del Santo Uffizio si apprestavano
    ad affrontare la questione:
    Il Card. Arciv. di Westminster ha creduto di
    denunziare alla Santa Sede l’odierno anti-semitismo,
    specie sul punto dell’Assassinio Rituale.
    Quanto sia grave la cosa è facile a capirsi,
    se si considera l’arditezza degli ebrei potenti
    Papa Innocenzo IV
    di Londra, i quali nel loro non contrastato
    dominio in Europa spingono l’orgogliosa demenza
    sino a pretendere di essere difesi dalla
    Santa Sede.
    Riflettendo a tutto questo, il Commissario
    ha pensato di proporre a Mons. Assessore di
    affidare l’incarto del Card. Vaughan... a
    Mons. Merry del Val...
    Il Merry del Val, che tra i suoi antenati
    ha un fanciullo crocifisso dagli Ebrei or venerato
    sugli altari, [si tratta del Beato Domenichino
    del Val, crocifisso a Saragozza nella
    Pasqua del 1250] è un uomo adatto al lavoro.
    Il fastidio per l’iniziativa dell’arcivescovo
    di Westminster - continua il Miccoli - considerato
    implicitamente poco meno di una pedina
    in mano ebraica, risulta evidente...
    Il suggerimento di scegliere Merry del
    Val... mostra chiaramente in quali termini si
    auspica e si vuole che tale proposta sia redatta
    » (14).
    La faccenda non fu risolta rapidamente
    da Roma e gli inglesi ritornarono alla carica.
    Il 26 marzo del 1900 il cardinale Vaughan
    trasmise una petizione chiedendo un intervento
    di Roma, al cardinale che, dopo aver
    informato il Papa, la trasmise, dietro suo ordine,
    al Sant’Uffizio. Secondo gli autori della
    petizione “l’Accusa del Sangue” è «un’antica,
    una crudele, ed affatto screditata leggenda
    ».
    Il professor Miccoli commenta: «Non ho
    trovato commenti diretti della Segreteria di
    Stato o del Sant’Uffizio sui rilievi e le argomentazioni
    prospettati nella petizione. Non
    v’è dubbio che la premessa da cui essa partiva,
    essere cioè l’accusa di “Omicidio Rituale”
    “un’antica... leggenda”, non era per nulla
    condivisa né dagli ambienti romani, né dalla
    grande maggioranza della pubblicistica e
    della stampa cattolica europea (...)
    In realtà... trasparente era stato il fastidio
    con cui il Sant’Uffizio aveva accolto la loro
    iniziativa. Ma era l’intero cattolicesimo inglese...
    a non godere di buona stampa a Roma
    (...) da Roma si guardava con diffidenza
    ed ironia alle campagne “filosemite” di quei
    cattolici. Nell’ottobre 1899 La Civiltà Cattolica,
    reagendo alle accuse rivolte alla Chiesa di
    essere corresponsabile della campagna antisemita...
    non nascose la sua riprovazione per
    i cattolici inglesi... giudicandoli “alquanto
    ombrosi e timidi rispetto ad ogni accusa che
    si diffonda, pur senza fondamento, contro la
    Chiesa romana e il cattolicesimo”» (15).
    6
    “Petitam declarationem dari non posse”
    La congregazione del S. Uffizio si riunì
    infine il 25 luglio del 1900. «Manca... il verbale...
    La richiesta tuttavia era chiara: dichiarare
    infondata l’accusa di Omicidio Rituale
    mossa agli ebrei. La risoluzione recita: “Respondeatur
    per Secretarium Status, petitam
    declarationem dari non posse”. Il 27 luglio
    essa fu approvata dal Papa e il 31 luglio l’assessore
    del Sant’Uffizio ne comunicò il tenore
    al cardinal Rampolla. Questi... tramite il
    cardinale Vaughan, la fece pervenire al duca
    di Norfolk e a lord Russel: il loro tentativo
    dunque era completamente fallito» (16).
    In un breve testo manoscritto della S. Sede,
    del 25 luglio 1900 si legge: «È storicamente
    certo l’Assassinio Rituale, e ne parla
    Benedetto XIV; e la S. Sede l’ha canonizzato
    con mettere sugli altari un bambino [Andrea
    da Rinn] da essi [ebrei] ucciso in odio
    alla fede (...). Stante ciò la S. Sede non può
    dare la chiesta dichiarazione» (17).
    In breve la S. Sede risponde: «La dichiarazione
    richiesta non può esser data, (...) perché
    quegli Omicidi Rituali che si vorrebbero
    negare sono invece realmente accaduti» (18).
    Obiezioni e risposte
    La Civiltà Cattolica, già nel 1881, aveva
    evidenziato che la Lettera di Papa Innocenzo
    IV in difesa degli ebrei non solo non di-
    Il cardinale Merry del Val, segretario di Stato di S. Pio X
    mostrava nulla riguardo all’Omicidio Rituale,
    ma addirittura non ne parlava in maniera
    specifica. Scrive infatti l’autorevole rivista
    dei Gesuiti: «Pensano alcuni... che... ineluttabile
    argomento contro le prove legali e
    storiche della legge e della pratica talmudico-
    ebraica di assassinare i cristiani per ispirito
    di pietà e di devozione giudaica, specialmente
    nelle feste Pasquali, possa ricavarsi
    dalla lettera che... scrisse da Lione ...Innocenzo
    IV... il 3 di luglio del 1274, per difendere,
    secondo l’uso di tanti altri suoi predecessori
    e successori, gli ebrei di quei paesi
    dalle calunnie e dalle persecuzioni ond’erano
    fieramente oppressi (...).
    Nessun argomento può però ricavarsi
    dalla sopraccennata lettera di Innocenzo IV
    contro la, non soltanto fondata, ma certissima
    legge talmudica, non rare volte messa in
    pratica... dalla razza ebrea, dell’assassinare...
    i cristiani fanciulli e non fanciulli per spirito
    di pietà, di devozione e di osservanza legale
    (...). Nessuno... ha mai accusato... gli ebrei di
    comunicarsi, nella festa di Pasqua, con il
    cuore di un fanciullo ucciso... che è la calunnia
    onde Innocenzo IV li scagiona. Bensì essi
    furono sempre accusati e spesso convinti
    di tutt’altro: cioè ...di usare il sangue dei cristiani
    fanciulli o non fanciulli per impastare
    il loro pane azzimo; del che Innocenzo IV
    non dice verbo» (19).
    Padre P. Silva, circa quindici anni dopo, su
    La Civiltà Cattolica rispose alle obiezioni contro
    la fondatezza storica dell’Accusa del Sangue
    (da parte di Lord Rothshild) in due articoli
    intitolati Raggiri ebraici e documenti papali
    («CC», 65 [1914], II, pagg. 196-215 e 330-344).
    «Tra le autorità interpellate... per comprovare
    la inesistenza del Delitto Rituale, ve
    ne ha una alla cui testimonianza la sinagoga
    attribuiva maggior valore... e che merita anche
    da noi singolare attenzione: tale è l’autorità
    della S. Sede» (20).
    La rivista dei Gesuiti cita una lettera di
    Lord Rothshild al card. Merry del Val (7 ottobre
    1913), in cui il Lord ebreo si rifà all’opinione
    espressa dal Padre Ganganelli
    consultore del S. Uffizio (che sarebbe poi diventato
    Papa Clemente XIV) apparentemente
    contraria alla tesi dell’Omicidio Rituale
    ebraico. E cita poi una lettera di papa Innocenzo
    IV, in cui il Pontefice dichiarerebbe
    infondata l’accusa di Omicidio Rituale.
    Ma, continua il Lord ebreo, Justinus Elisejevitch
    Pranaitis, maestro di Teologia e
    7
    diocesano romano cattolico della provincia
    del Turkestan, asserisce che tali testi sarebbero
    stati manipolati, e chiede al Card.
    Merry del Val di autenticare il testo pubblicato
    della lettera di Innocenzo IV e della relazione
    del Ganganelli.
    La Civiltà Cattolica risponde: «Che cosa
    richiede il Lord ebreo? Egli vuol sapere... se
    una lettera di Innocenzo IV e una dissertazione
    di un consultore del S. Uffizio siano
    autentici o no. Ora, fu giustamente osservato,
    che per tale verifica non era davvero necessario
    ricorrere al cardinale segretario di
    Stato né incaricarlo di un’incombenza che
    non gli appartiene... anzi per il documento di
    Innocenzo IV bastava che il Lord banchiere
    consultasse in una pubblica biblioteca le edizioni
    critiche dei regesti di quel Pontefice...
    dove, senza far perdere il tempo ad altri,
    avrebbe potuto cerziorarsi della verità (...).
    Quanto alla lettera di Innocenzo IV... essendo
    il ritornello obbligato che la sinagoga
    ricanta ogni volta che le si rinfaccia l’onta del
    Delitto Rituale... il dott. Pranaitis non avrà
    già dubitato che il testo di Innocenzo IV sia
    autentico, ma avrà negato che sia autentico il
    significato che le danno i difensori della sinagoga
    e che suppone lo stesso Lord: e in questo
    il Pranaitis aveva mille volte ragione,
    giacché la lettera di quel Pontefice dice ben
    altro di quello che coloro le fanno dire» (21).
    La rivista dei Gesuiti cita la lettera di Innocenzo
    IV e ne dà il vero significato, dissipando
    “i raggiri ebraici”.
    La prima parte della lettera - scrive La
    Civiltà Cattolica - è solo l’esposizione delle
    ragioni presentate dai ricorrenti (gli ebrei); la
    seconda parte contiene il dispositivo, vale a
    dire la volontà del Papa e ciò che egli ordina.
    «Ora in tutto questo è manifesto che nulla
    vi è di quello che il Rothschild e i suoi
    correligionari pretendono di trovare.
    Il Pontefice..., mentre da un lato riceveva
    quelle... lamentazioni, dall’altro conosceva
    molto bene quella gente e già pochi anni prima,
    nel 1244, aveva pressato il santo re Luigi
    IX perché togliesse loro di mano l’empio
    Talmùd per gettarne tutte le copie al fuoco...
    quel savio Pontefice non avrebbe potuto prudentemente
    giudicare da lontano, e senza udire
    gli avversari, fino a che punto bisognasse
    credere o non credere ai lamenti presentati
    nel ricorso: perciò non discute i fatti, e si contenta
    di dare quegli ordini la cui applicazione
    non poteva soggiacere ad errore, poiché era-
    no le semplici norme di giustizia che costituiscono
    un dovere fondamentale per l’uomo.
    Che i vescovi facciano riparare i torti commessi
    dai prepotenti... il Pontefice... nulla afferma
    o definisce, ma, data la ipotesi che esistano
    i torti lamentati, ne comanda la riparazione.
    Ecco tutto. Questa lettera non è dunque una
    sentenza giudiziaria, e non contiene minimamente
    “la specifica dichiarazione che la colpa
    dell’Assassinio Rituale attribuita all’ebraismo
    è una infondata e perfida invenzione”.
    Come osò dunque asseverarlo così solennemente
    il Lord banchiere?» (22).
    Il Card. Merry del Val rispose al Rotschild
    il 18 ottobre 1913, con una semplice e
    fredda autenticazione della lettera di Innocenzo
    IV e della relazione di Ganganelli ai
    consultori del S. Uffizio.
    Ciò non significava assolutamente (come
    già era avvenuto circa quindici anni prima)
    che la S. Sede asserisse l’infondatezza dell’Accusa
    del Sangue. Anzi dai testi citati se
    ne arguisce esattamente il contrario!
    Monsignor Umberto Benigni e l’omicidio
    rituale
    Nel 1922, monsignor Umberto Benigni,
    nella sua Storia Sociale della Chiesa, era
    giunto alle stesse conclusioni, pur senza aver
    potuto consultare la documentazione Sul sacrificio
    di sangue attribuito agli ebrei, conservata
    nell’Archivio Segreto Vaticano, alla cui
    lettura è stato ammesso il Miccoli, qualche
    anno fa sebbene avesse potuto studiare gli
    articoli de ‘La Civiltà Cattolica’.
    Mi piace riportare le conclusioni del celeberrimo
    storico cattolico, per poter penetrare
    ancor meglio in tale “Mistero del Sangue”,
    senza cadere nei due errori opposti, per difetto:
    lo scetticismo negatore e per eccesso: la
    credulità superstiziosa e fanatica, che per voler
    affermare troppo, rischia di compromettere
    ciò che vi è di serio e storicamente fondato
    nella tesi dell’Omicidio Rituale ebraico.
    Il Benigni osserva, preliminarmente, che
    per poter affermare che un delitto sia Rituale,
    deve essere prodotto da una intenzione
    religiosa (l’odio contro i fedeli di un’altra religione)
    ed inoltre deve avere la forma di un
    rito. Per esempio, un Delitto sarà implicitamente
    Rituale se un cristiano è ucciso dagli
    ebrei, durante la Settimana Santa, per commemorare,
    con odio, la Passione di Gesù,
    mediante atti che riproducano la flagellazione,
    la coronazione di spine, la crocifissione.
    Il Delitto, sarà invece esplicitamente o
    pienamente rituale se un cristiano è martoriato
    come sopra (in odio alla fede cattolica) ed
    in più si userà il sangue della vittima per uso
    delle cerimonie ebraiche ufficiali o superstiziose,
    vale a dire a scopo di propiziazione religiosa
    o meglio ancora superstiziosa.
    Non sarebbe un Crimine perfettamente o
    pienamente rituale quello in cui si estraesse il
    sangue cristiano per farne un farmaco o una
    specie di sacramentale, senza il movente
    dell’odio religioso (23).
    Il Benigni, saggiamente, ammette che tra
    tutti i Crimini denunziati come Rituali, nel
    corso della storia, parecchi non siano stati
    provati storicamente come tali, ma ciò non
    autorizza ad asserire che tutti i Crimini ritenuti
    Rituali e denunziati come tali, siano tutti
    falsi (abusus non tollit usum)!
    All’obiezione ebraica che alcuni Papi
    avrebbero negato la storicità del Delitto Rituale,
    il Benigni risponde che:
    1°) Innocenzo IV, nella bolla del 28 maggio
    1287 all’Arcivescovo di Vienne, Giovanni
    di Bernin, espone innanzitutto il ricorso
    degli ebrei che si lamentavano di essere stati
    oppressi ingiustamente, a causa dell’accusa
    di aver crocefisso una bambina. Poi il Pa-
    Papa Ganganelli, Clemente XIV
    pa ordina all’Arcivescovo che se le accuse
    siano false, impedisca la persecuzione degli
    innocenti, ma se invece il delitto fosse vero,
    deve essere punito.
    Il Papa, nella bolla del 5 luglio 1247,
    all’Episcopato di Francia e Germania, asserisce
    che gli ebrei di Germania dicono che falsamente
    vengono accusati di mangiare un cuore di
    fanciullo cristiano per la loro pasqua, e che ora
    egli non vuole che si commettano ingiustizie e
    qualora fossero state commesse contro di essi,
    si cessi e non li si molesti più ingiustamente.
    Nella bolla del 25 settembre 1253, afferma
    di non credere che gli ebrei mangino carne
    cristiana, non crede cioè a uno specifico
    fine del delitto rituale: l’antropofagia. Ritiene
    anzi che alcuni nobili cristiani abusino di
    tali accuse, per impossessarsi dei beni degli
    ebrei, e lo proibisce, ma non nega l’esistenza
    del Delitto Rituale in sé.
    2°) Martino V, nella bolla del 13 febbraio
    1429, proibisce ai predicatori di abusare
    della predicazione contro gli ebrei.
    Nella bolla del 2 novembre 1447, nega
    che gli ebrei celebrassero le loro feste mangiando
    il fegato o il cuore di un cristiano.
    Monsignor Benigni scrive che «da notabili
    ebrei, nel 1913, in occasione del processo Beylis,
    si domandò... con grande formalità alla S.
    Sede se erano autentiche la bolla di Innocenzo
    IV e la relazione del cardinal Ganganelli...
    La S. Sede rispose - per la bolla innocenziana,
    rimettendosi al giudizio degli storici
    competenti, - e per il rapporto Ganganelli,
    che consultato l’archivio, si era verificata
    l’autenticità di quello (...).
    Quanto al rapporto Ganganelli, esso è
    l’esposizione del giudizio personale di un
    porporato (e non già di un Papa) che negando
    essere provati tanti Delitti Rituali, conveniva
    nella realtà storica di quelli dei due beati
    Andrea da Rinn e Simoncino da Trento» (24).
    In breve, la Chiesa saggia prudente e materna,
    cerca di rasserenare gli animi, scongiurando
    che cadano nei due errori opposti, e
    perciò smentisce l’accusa specifica che gli
    ebrei mangino il cuore di un fanciullo cristiano,
    per evitare l’errore per eccesso o il fanatismo
    credulo ed esaltato; mentre afferma l’esistenza
    storica dell’Omicidio Rituale, onde evitare
    l’errore per difetto ovvero lo scetticismo.
    Anche oggi, ad esempio, vi sono degli
    esaltati che affermano che i giovani che
    muoiono il sabato sera, per incidente stradale,
    uscendo dalle discoteche, sono vittime di
    9
    Omicidi Rituali ebraici! Naturalmente ciò è
    falso anzi è pazzesco, ma ciò non autorizza a
    negare la realtà storica dell’Omicidio Rituale,
    “l’abuso - dicevano i latini - non toglie l’uso”.
    Così nel passato ci saranno stati degli esaltati,
    magari spinti da persone interessate, che in
    caso di carestia o di epidemia accusavano gli
    ebrei di aver infettato l’aria, i campi o l’acqua,
    per poi - magari - impossessarsi dei loro beni.
    La Chiesa procede lentamente e, come si
    suol dire, con i piedi di piombo, poiché “la fretta
    è cattiva consigliera”: nel caso di Simonino
    di Trento - per fare un esempio - intervenne ripetutamente.
    Sisto IV il 10 ottobre 1475 sospese
    il culto popolare già prestato a Simonino,
    come martire degli ebrei, poiché secondo il
    Papa nulla era stato ancora definitivamente
    constatato a proposito. Il Vescovo di Trento,
    Giovanni Hinterbach, istituì un processo, e si
    pronunziò a favore dell’Omicidio Rituale di Simonino,
    per mano degli ebrei, ma il commissario
    pontificio istituì un secondo processo, asserendo
    che il Vescovo di Trento aveva commesso
    delle irregolarità giuridiche. Allora il Papa
    istituì un terzo processo a Roma, dopo il quale
    asserì che il primo processo, del Vescovo di
    Trento, era stato fatto “rite et recte”, ma non
    approvò ancora il culto pubblico di Simonino.
    Nel 1584 Gregorio XIII, nel Martyrologium
    Romanum, promulgò che il 24 marzo 1475, a
    Trento vi era stata la “passio sancti Simeonis
    pueri a judeis saevissime trucidati, qui multis
    postea miraculis coruscavit”. L’8 giugno 1588,
    più di cento anni dopo il martirio di S. Simoni-
    Il martire Rodolfo da Berna
    no, Sisto V, ratificò per la diocesi di Trento, il
    culto pubblico reso al Beato Simonino (Cfr.
    L’Omicidio rituale in Sodalitium, n° 29, pagg.
    35-51). La Chiesa ha il concesso culto pubblico
    ed ha beatificato anche Andrea da Rinn sotto
    il pontificato di Benedetto XIV, 15 dicembre
    1753 e 22 febbraio 1755; e poi ancora Dominguito
    del Val (sotto Pio VII, 24 novembre
    1805, 12 maggio del 1807 e 7 agosto dello stesso
    anno), Cristoforo de La Guardia, presso Toledo
    (sempre sotto Pio VII) e Lorenzino da
    Marostica (sotto Pio IX, nel 1867).
    Ricordiamo ancora che secondo l’opinione
    del card. Ganganelli, relatore del S. Uffizio,
    uomo alieno da ogni fanatismo o estremismo,
    di tanti Delitti Rituali attribuiti agli ebrei nel
    corso della storia, sono da ritenersi per certi e
    veri quelli di Simonino da Trento ed Andrea
    da Rinn, uccisi “in odio alla Fede cristiana”.
    Perciò, conclude mons. Benigni, «perfino
    Benedetto XIV e il cardinal Ganganelli [che
    gli ebrei cercano di citare a loro favore e
    contro la tesi del ‘Mistero del Sangue’], hanno
    creduto storico il martirio dei Beati da
    Rinn e di Trento» (25).
    Mi sembra perciò, che si possa affermare,
    senza paura di sbagliarsi, la veridicità
    storica della tesi dell’Omicidio Rituale ebraico,
    senza cadere in eccessi di fanatismo, che
    lo vedono ove non c’è, ma senza neanche
    cadere nell’errore di scetticismo che si ostina
    a negarlo, dopo prove storiche e magisteriali
    così probanti.
    Note
    1) La documentazione di tale intervento è conservata
    in ASV, SS, 1900, rubr. 66, fasc. unico; e in ASU, Rerum
    variarum 1901, n° 7 bis (Sul Sacrifizio di sangue attribuito
    agli ebrei).
    Il professor Giovanni Miccoli, dell’Università di
    Trieste, è stato ammesso alla consultazione di tali documenti,
    e ne ha scritto in Storia d’Italia, Annali 11*, Santa
    Sede, questione ebraica e antisemitismo, Einaudi, Torino,
    1997, pagg. 1525-1544.
    In tale articolo mi baso sulle preziose ricerche del
    professor Miccoli. (Voglio precisare che il mio punto di
    vista è essenzialmente diverso da quello del Miccoli).
    2) Per quanto riguarda il problema dell’Omicidio
    Rituale ebraico si veda Sodalitium, n° 29, pagg. 35-51.
    3) Cfr. Sodalitium, n° 43, pagg. 3-18.
    4) G. MICCOLI, op. cit., pagg. 1527-1528.
    5) Uso fatto dagli ebrei nei riti del sangue cristiano, in
    «CC» (Civiltà Cattolica), 32 (1881), II, pag. 602.
    6) In ASV, SS, 1895, rubr. 66, fasc. unico, f. 20r, lettera
    del 26 luglio 1889.
    7) G. MICCOLI, op. cit., pag. 1529.
    8) «OR», 23 novembre 1899, L’omicidio rituale giudaico.
    9) «OR» 26 luglio 1892. Bushoff e gli omicidi rituali.
    10) «OR» 5 agosto 1892. A proposito di Bushoff.
    10
    11) Cit. in G. Miccoli, pag. 1531.
    12) G. MICCOLI, op. cit., pag. 1532.
    13) A Jampol, in Polonia, nel fiume Oregna, che si
    getta nel Dniester, nel 1756, venne trovato un cadavere.
    Gli ebrei vennero accusati di Omicidio Rituale e ricorsero
    a Roma; il Papa Benedetto XIV incaricò il Padre
    Lorenzo Ganganelli, che divenne successivamente
    cardinale e Papa, di esaminare la questione, in qualità
    di consultore del S. Uffizio. «Il... Ganganelli esprime il
    parere che la detta accusa sia del tutto eguale a quelle
    che, al tempo del Papa Innocenzo IV (1243-1254), eransi
    elevate contro gli ebrei in Germania» (V. MANZINI,
    Sacrifici umani e omicidi rituali, ristampa, Genova, Melita,
    1988, pag. 133). Il Papa Innocenzo IV negava soltanto
    che gli ebrei “se corde pueri comunicant interfecti”
    e non la veridicità dell’Omicidio Rituale.
    Il Ganganelli presentò la relazione alla Congregazione
    delle Grazie il 2 marzo 1758. Egli dopo un serio
    esame, quantunque «ritenesse veri i fatti di Trento e di
    Rinn» (V. MANZINI, op. cit., pag. 230), concluse che
    l’accusa contro gli ebrei di Jampol, che avrebbero mangiato
    a mò di Comunione il cuore del cristiano trovato
    morto nel fiume, era falsa e che in quel caso specifico
    mancavano delle prove serie sulla loro colpevolezza.
    Nella sua relazione il Padre Ganganelli scriveva:
    «Ammetto dunque per vero il fatto del Beato Simone,
    fanciullo di tre anni, ucciso dagli ebrei, in odio alla Fede
    di Gesù Cristo, in Trento, nell’anno 1475... Ammetto
    eziandio per vero un altro fatto accaduto l’anno 1462 nel
    villaggio Rinnese [Rinn in Tirolo n.d.a.], Diocesi di
    Bressanone, nella persona del Beato Andrea, fanciullo
    barbaramente trucidato dagli ebrei in odio alla Fede di
    Gesù Cristo» (V. MANZINI, op. cit., pag. 244).
    L’opinione del Ganganelli, dunque, oltre ad essere
    quella di un semplice dottore privato, non negava la verità
    storica dell’Accusa del Sangue (anzi ammetteva
    esplicitamente il Martirio del Beato Simonino da Trento
    e del Beato Andrea da Rinn, da parte degli ebrei);
    ma negava soltanto, come Innocenzo IV nel XIII secolo,
    che gli ebrei si “comunicassero” con il cuore di un
    cristiano nella loro festività Paquale. Nulla di più nulla
    di meno!
    14) G. MICCOLI, op. cit., pagg. 1534-1535.
    15) G. MICCOLI, op. cit., pagg. 1536-1537.
    16) Ibid., pag. 1539.
    17) ASU, SS, D 2-i, pagg. 76-87.
    18) Cit. in G. MICCOLI, pag. 1543.
    19) «CC», Serie 11, vol. VII, 7 luglio 1881, pagg. 230-235.
    20) «CC», 32 (1881), II., pag. 330.
    21) «CC», op. cit., pag. 333.
    22) «CC», op. cit., pag. 334.
    23) Cfr. U. BENIGNI, Storia Sociale della Chiesa, Vallardi,
    Milano, 1922, vol. IV, tomo I, pag. 370.
    24) Op. cit., pag. 381.
    25) Op. cit., pag. 383.
    Papa Martino V
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

  4. #24
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  5. #25
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  6. #26
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    Predefinito BEATO LORENZINO DA MAROSTICA

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    Predefinito SAN DOMENICO DEL VAL

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    Predefinito SAN CRISTOFORO

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    Predefinito

    Vampiri, assassini o semplicemente... antiche "usanze"?

    A cura di Fabio GALANTE






    La storia contemporanea, tralasciando l'odio e le continue lotte fra Israeliani e Palestinesi, li ha dipinti come un popolo pacifico odiato e discriminato ingiustamente. Dobbiamo allora precisare che nei secoli scorsi non sono stati così pacifici come lo sono ora, e se sono stati perseguitati in passato forse ci doveva essere un motivo molto più valido delle ragioni per cui alcuni li odiano oggi.

    I militanti di tutti i Partiti Comunisti, parlando della cristianità, non fanno altro che attaccare la Chiesa a causa del suo passato non proprio roseo. "Se vedi un punto nero spara a vista! O è un prete o un fascista!" Questo era ad esempio il motto dei nostri valorosi partigiani, dal quale traspare un odio verso la Chiesa e i suoi seguaci. Costoro non sanno che i fautori della loro Ideologia, in passato, non sono stati degli stinchi di Santi! Anzi, in alcuni casi specifici, gli Ebrei si sono distinti per l'efferatezza di alcune azioni e usanze deplorevoli.

    Vediamone alcune in ordine cronologico.

    La veridicità di queste notizie non è garantita; (come non si può garantire a priori sui fatti storici in genere) risulta comunque interessante la dovizia dei particolari con cui sono descritti ( fonte sito: www.holywar.org )



    YAnno 1071. A Blois, un bambino crocefisso poi buttato nel fiume. Il Conte Teobaldo fa bruciare gli ebrei colpevoli. -

    Y1114. A Norwich in Inghilterra, Guglielmo, fanciullo di dodici anni, è attirato in una casa ebrea, fu crocifisso in mezzo a mille oltraggi il dì di Pasqua, e perché meglio rappresentasse Gesù Cristo sulla Croce, venne ferito al fianco. -

    Y1160. A Glocester, gli ebrei crocifiggono un bambino. -

    Y1179. A Parigi, il fanciullo Riccardo viene sacrificato nel Castello di Pontoise il Giovedì Santo; ed è onorato come Santo a Parigi. -

    Y1181. A Parigi, San Rodberto, fanciullo, viene ucciso dagli ebrei verso le feste di Pasqua. -

    Y1182. I giudei a Pontoise crocifiggono un giovanetto dodicenne, per cui vengono espulsi dalla Francia. A Saragozza, accade lo stesso a Domenico del Val. -

    Y1236. Presso Hagenau, tre fanciulli di sette anni sono immolati dagli ebrei in odio a Gesù Cristo. -

    Y1244. A Londra, un fanciullo cristiano viene martirizzato dagli ebrei; oggi si venera nella Chiesa di S. Paolo. -

    Y1250. In Aragona, un fanciullo di sette anni viene crocefisso nel periodo della Pasqua ebraica. -

    Y1255. A Lincoln, Ugo fanciullo rapito dagli ebrei viene nutrito fino al giorno del sacrifizio. Molti ebrei convengono da varie parti dell’Inghilterra, e lo crocifiggono, rinnovando in lui tutte le scene della Passione di N. S. come ci narrano Mathieu Paris e Capgrave. Weever ci fa sapere ancora che i giudei delle principali città d’Inghilterra rapivano fanciulli maschi per circonciderli, per flagellarli e per coprire il loro capo di spine. -

    Y1257. A Londra, un altro fanciullo cristiano immolato dai giudei. -

    Y1260. A Wessemburg, un fanciullo ucciso dagli ebrei. -

    Y1261. A Pfortzeim Bade, una bambina settenne strozzata poi dissanguata ed annegata. -

    Y1283. A Magonza, un bambino venduto dalla sua balia agli ebrei e da questi UCCISO. -

    Y1285. A Monaco, un fanciullo viene dissanguato. Il suo sangue serve di rimedio agli ebrei. Il popolo brucia la casa dove gli ebrei si erano rifugiati. -

    Y1286. A Oberwesel sul Reno, Wernher quattordicenne martirizzato per tre giorni con ripetute incisioni. -

    Y1287. A Berna, Rodolfo giovanetto ucciso nella Pasqua dagli ebrei. -

    Y1292. A Colmar, un fanciullo ucciso come sopra. -

    Y1293. A Crems, un fanciullo immolato dagli ebrei, due degli uccisori sono puniti, gli altri si salvano corrompendo le autorità con l'oro. -

    Y1294. A Berna, un altro fanciullo svenato dai giudei. -

    Y1302. A Remken, lo stesso. -

    Y1303. A Weissensee di Turingia, Corrado Scolaro, figliuolo di un soldato, dissanguato con incisioni alle vene. -

    Y1345. A Monaco, il Beato Enrico crudelmente ucciso. -

    Y1401. A Diessenhofen di Wurtemberg, un fanciullo di quattro anni comprato per tre fiorini e dissanguato dagli ebrei. Nel processo fatto per codesto assassinio, l’ebreo accusato confessò «che ogni sette anni tutti gli ebrei hanno bisogno di sangue cristiano. Un altro rivelò che il cristiano assassinato doveva essere minore di tredici anni. Un terzo disse che si servivano di quel sangue nella Pasqua; che ne facevano seccare una parte per ridurla in polvere; e che se ne servivano pei loro riti religiosi.-

    Y1410. In Turingia, sono cacciati gli ebrei per delitti contro fanciulli cristiani. -

    Y1429. A Rovensbourg, Luigi Von Bruck, giovanetto cristiano, viene sacrificato dai giudei mentre li serviva a tavola tra la Pasqua e la Pentecoste: il suo corpo viene trovato ed onorato dai cristiani. -

    Y1454. In Castiglia, un fanciullo è fatto a pezzi ed il suo cuore cotto per cibo. Per questo ed altri simili delitti gli ebrei vengono poi cacciati dalla Spagna nel 1459. -

    Y1457. A Torino, un giudeo è colto nell’istante medesimo, in cui sta per scannare un fanciullo.- 1462. Presso Inspruk, il Beato fanciullo Andrea nato a Rinn, viene dissanguato il 9 luglio dagli ebrei che ne raccolgono il sangue. -

    Y1475. A Trento, il celebre martirio del B. Simoncino, di cui esistono i processi originali; dai quali affiora che gli ebrei di Trento, rei dell’assassinio rituale del B. Simoncino, ne rivelarono molte altre dozzine da loro e dai loro correligionari commessi allo stesso scopo rituale nel Tirolo, nella Lombardia, nel Veneto ed altrove in Italia, Germania, Polonia, ecc. ecc. -

    Y1480. A Treviso, si commette un delitto simile al precedente di Trento. -

    Y1480. Assassinio del B. Sebastiano da Porto Buffole nel Bergamasco. -

    Y1480. A Motta di Venezia, un fanciullo viene immolato il Venerdì Santo. -

    Y1486. A Ratisbona, sei fanciulli vittime degli ebrei. -

    Y1490. A Guardia presso Toledo, un fanciullo crocefisso. -

    Y1494. A Tyrman in Ungheria, un fanciullo rapito e dissanguato. -

    Y1503. A Waltkirch in Alsazia, un fanciullo di quattro anni, venduto da suo padre agli ebrei per dieci fiorini, col patto che gli fosse restituito vivo dopo averne cavato sangue. Gli ebrei lo uccisero dissanguandolo. -

    Y1505. A Budweys, fatto simile. -

    Y1520. A Tyrnau ed a Biring, due fanciulli dissanguati. Perciò furono allora cacciati gli ebrei dall’Ungheria. -

    Y1540. A Suppenfeld in Baviera , Michele di quattro anni torturato per tre giorni. -

    Y1547. A Rave in Polonia, il figlio di un sarto sacrificato da due ebrei. -

    Y1569. A Witow in Polonia, Giovanni di due anni venduto per due marchi all'ebreo Giacomo di Leizyka, è da lui crudelmente ucciso. Altri fatti simili accaduti a Bielko ed altrove. -

    Y1574. A Punia in Lituania, Elisabetta di sette anni assassinata dall’ebreo Gioachino Smerlowiez il martedì prima della domenica delle Palme, il suo sangue vien raccolto in un vaso. -

    Y1590. A Szydlow, un fanciullo scompare. Dopo alcuni giorni, viene ritrovato il cadavere dissanguato con incisioni e punture. -

    Y1595. A Gostin, un fanciullo è venduto agli ebrei per essere dissanguato. -

    Y1597. Presso Sryalow, un fanciullo ucciso. Col suo sangue gli ebrei aspergono la nuova Sinagoga per consacrarla. -

    Y1650. A Caaden, un fanciullo di cinque anni e mezzo chiamato Mattia Tillich vi è assassinato l’11 marzo. -

    Y1655. A Tunguch in Germania, un fanciullo assassinato. -

    Y1669. A Metz, un fanciullo di tre anni rubato dal giudeo Raffaele Levi, è crudelmente assassinato. Il suo cadavere fu trovato orribilmente mutilato. Il reo venne arso vivo per sentenza del Parlamento di Metz il 16 giugno 1670. -

    Y1803. Possiamo a buona ragione porre qui in primo luogo questa data 1803, poiché in quest’anno uscì la prima volta alla luce il libretto di Teofito. Esso vale storicamente più di molte altre autorità per dimostrare che gli ebrei sempre usarono, usano e debbono usare (se pure sono ebrei osservanti) il sangue cristiano nei loro riti. -

    Y1810. Negli atti del Processo di Damasco, esiste una lettera di John Barcker ex-Console inglese in Aleppo dove si parla di una povera cristiana scomparsa da Aleppo. Tutti accusavano un ebreo, Raffaele d’Ancona, di averla scannata per raccoglierne il sangue. -

    Y1827. A Varsavia, scompare un bambino cristiano nell’occasione della Pasqua ebrea. -

    Y1831. A Pietroburgo, un fanciullo assassinato dagli ebrei a scopo rituale. Così sentenziarono quattro giudici. -

    Y1839. A Damasco, si scopre alla dogana una bottiglia di sangue portata da un ebreo, il quale offre diecimila piastre perché si nasconda la cosa. -

    Y1840. A Damasco il celebre processo per l’assassinio di Padre Tommaso da Calangiano Cappuccino e del suo servo cristiano uccisi dagli ebrei per scopo rituale. Gli ebrei furono condannati, benché poi graziati per danari. Quegli ebrei assassini erano quasi tutti italiani di Livorno. Il processo originale è negli Archivi di Parigi, successivamente venne stampato dal Laurent nel vol. II des Affaires de Syrie. -

    Y1843. A Rodi Corfù, assassinio ebreo di bambini cristiani. -

    Y1881. Ad Alessandria d’Egitto l’assassinio del giovane greco Fornarachi, di cui si occuparono tutti i giornali del 1881-1882. Il cadavere fu trovato dissanguato, tutto punzecchiato, e simile a statua di cera. -

    Y1882. A Tisza Eszlar in Ungheria, una giovinetta di 14 anni è scannata nella Sinagoga dal sacrificatore ebreo. Più recentemente ancora nel 1891 fu trovato presso l'ebreo Buschoff, in Xanten nella Prussia Renana, il cadavere del fanciullo cattolico Giovanni Hegmann senza una goccia di sangue. Il Buschoff venne processato, ma poi assolto, grazie alla potenza dell’oro ebraico!

    I sacrifici continuarono, altri cristiani furono barbaramente uccisi a scopo rituale, ma la grande ricchezza degli Ebrei, insabbiò i successivi casi.

    In conclusione...

    ...dobbiamo continuare a parlare della Chiesa facendo continui riferimenti al suo passato? Se facciamo questo dobbiamo tener conto anche del passato di tutte le altre etnie religiose.

    Così facendo non si fa altro che alimentare l'odio che è presente in ognuno di noi, l'odio verso il diverso, verso qualcosa che non comprendiamo, verso usanze che non condividiamo.

    Ogni popolo ha avuto il proprio passato, bello o brutto che sia! Se lo nascondiamo, non diventiamo migliori agli occhi degli altri. Accettare gli errori commessi in passato significa non ripeterli in seguito o almeno cercare di non farlo.

    Attaccare la Chiesa su vicende e avvenimenti di mille anni fa, è un grande segno di ignoranza e stupidità, così come attaccare gli Ebrei su vicende e usanze legate al passato.

    Con la comunicazione e lo scambio di idee fra opposte fazioni politiche o religiose, si accresce il patrimonio mondiale dell'educazione e della tolleranza, cose indispensabili ad un Paese che si possa definire civile.

    Una persona intelligente e saggia, così pure come una persona ignorante e stupida, non ha il marchio del partito o della religione cucito sulla pelle... per fortuna.

    Un uomo è intelligente o è stupido a prescindere dal Partito a cui vota o se va in Chiesa o nella Sinagoga. Sono gli uomini a costruire il mondo civile, non è il partito o la religione. Se un Partito impone ad un suo militante di uccidere un uomo dell'opposta fazione politica, la decisione spetta all'uomo e non al Partito! E' l'individuo che cambia il corso della storia, non la massa
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

 

 
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