VENEZIA - "Oliver Stone è un grande lavoratore, un grande raccontatore di storie vere. Tengo nel cuore l'Italia, viva l'Italia", così il presidente del Venezuela Hugo Chavez sul red carpet della Mostra del cinema di Venezia poco fa. Al grido di 'Lasciate passare', urlato dal microfono, la sicurezza ha cercato di fare ordine nel parapiglia creato con l'arrivo davanti al Palazzo del cinema. Arrivato con Stone, che indossa una vistosa cravatta rossa, Chavez si è fermato a salutare le persone sotto lo striscione 'Bienvenido presidente', tra bandiere rosse. Sorridente, si è sottoposto al photocall di rito.
Passerella trionfale, applausi scroscianti e standing ovation: per il presidente del Venezuela Hugo Chavez è stato un autentico trionfo il suo passaggio alla Mostra del cinema di Venezia per presentare il film di Oliver Stone a lui dedicato 'South of the border'. Dopo il photocall sul red carpet, Chavez con accanto Stone, lo scrittore Tariq Ali e una folta delegazione, si è soffermato a parlare con il presidente della Biennale Paolo Baratta e il direttore della Mostra del cinema Marco Mueller. Poi è entrato con la platea tutta in piedi ad applaudirlo lungamente. C'erano tra gli altri il segretario di Prci Paolo Ferrero e il giornalista Gianni Minà con cui Chavez si è fermato per alcuni minuti.

Un vero e proprio trionfo, con tanto di inno venezuelano, nella Sala grande di Venezia all'entrata del presidente Hugo Chavez per la proiezione di 'South of the Border', documentario fuori concorso alla 66/ma edizione del Festival di Venezia. Standing ovation mentre un fan del leader con tanto di bandiera ha intonato l'inno patriottico del 1810 che inizia con "Gloria al bravo pueblo!/que el yugo lanzó/ la Ley respetando /la virtud y honor". Chavez ha risposto con un bacio rivolto al suo compatriota. Il presidente si è poi seduto alla destra del regista Oliver Stone e, alla sinistra, del presidente della Biennale Baratta per assistere alla proiezione. In sala anche il ministro degli esteri venezuelano Nicolas Maduro. La proiezione è iniziata con mezz'ora di ritardo.


STONE, CON CHAVEZ INSEGUO IL SOGNO DI BOLIVAR
Dell'inviato Francesco Gallo

VENEZIA - "Il presidente Hugo Chavez qui al Lido per il mio documentario? Non posso dire né sì, né no". Oliver Stone è totalmente reticente di fronte a questa domanda in una conferenza stampa in cui non fa che ribadire con forza quello che ha già sostenuto in 'South of the Border' (il titolo é ispirato a una canzone di Sinatra, ndr), documentario fuori concorso al Festival di Venezia. Ovvero che molti paesi sono considerati dagli Usa e da molta stampa internazionale 'non democratici' (come Argentina, Cuba, Venezuela, Paraguay, Brasile e Bolivia) solo in maniera strumentale. Si avrebbe paura della incapacità da parte degli States di un vero controllo di questi Paesi perpetrato fino ad ora dai prestiti del Fondo Monetario Internazionale (FMI). "Il Fondo - dice - non è certo popolare nei sette paesi che ho incontrato e devo dire che Hugo Chavez è stato il primo a sfidarlo. Solo ultimamente - aggiunge - sono stati previsti 180 milioni di dollari solo per l'America Latina". E la passione che il regista di Platoon ha verso personaggi come Chavez diventa ancora più evidente alla domanda di un giornalista che gli fa notare come nel suo docu non ci sia traccia delle molte proteste contro il presidente. "Chavez - dice - è stato eletto da un voto popolare in ben dodici distinte elezioni. E il Venezuela poi ha avuto con lui un chiaro miglioramento economico". 'South of the Border' nasce anche "per combattere il livello di stupidità della stampa, un fenomeno questo davvero impressionante". Insomma il sogno che vorrebbe spezzare la politica degli Stati Uniti è, come spiega lo sceneggiatore del documentario, Tariq Ali "lo stesso di Bolivar, ma non attraverso le armi. Ovvero un'area sudamericana che abbia il suo status, la sua influenza e una moneta unica. Per cinquant'anni questo è stato impossibile anche grazie alla politica del Fondo Internazionale Mondiale". E che ci sia in quella grande regione una sorta di laboratorio politico della sinistra in 'America-Latina' è una cosa che riconosce anche lo stesso Oliver Stone: "si è quello che sta accadendo dagli anni Ottanta. Una cosa in qualche modo voluta proprio da Chavez, e non solo, e che si ritrova contro non solo il gigante degli Usa, ma anche le multinazionali". Oltre al progetto, per ora abortito, di fare un documentario sul leader dell'Iran Mahmud Akmadinejad, c'é chi gli chiede se avrebbe voglia di fare un documentario su Berlusconi: "avete tanti bravi registi in Italia come Sorrentino e Moretti, anzi lui l'ha già fatto. Tocca insomma ai registi italiani".

ANSA.it - VENEZIA: TRIONFO PER CHAVEZ E STANDING OVATION IN SALA

Finalmente un documentario che fa vedere anche l'altra parte della barricata, speriamo solo che non sia una boiata alla moore.

Interessantissimo il progetto, purtroppo al momento abortito, di fare un documentario su Ahmadinejad, ma forse ai sionistacci di hollywood la cosa non sarebbe andata giù per nulla...