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Risultati da 11 a 20 di 20
  1. #11
    l'Edera del Cugino è sempre...
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    Le praterie del dubbio - Una delle poche cose, anzi forse la sola ch'io sapessi di certo era questa: che mi chiamavo Mattia Pascal E me ne approfittavo. Ogni qual volta qualcuno de' miei amici o conoscenti dimostrava d'aver perduto il senno
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    Predefinito Come dire a Dracula

    quando le leggi sembrano cambiali
    «Come dire a Dracula dov'è la banca del sangue». Così il pg di Torino, Giancarlo Caselli, definisce l'avviso di garanzia contestuale all'avvio delle indagini previsto dal ddl Pittelli suscitando l'immediata reazione dello stesso Pittelli e del presidente della Commissione Giustizia Pecorella («dovrebbe informarsi, ne parlerò a Casini»). Caselli inoltre giudica negative tutte le riforme: «Legittimo sospetto, immunità parlamentare e pacchetto Pittelli non ridurranno neanche di un giorno la durata interminabile dei processi perché sono riforme pensate per imputati eccellenti, cittadini di serie A».

  2. #12
    l'Edera del Cugino è sempre...
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    Le praterie del dubbio - Una delle poche cose, anzi forse la sola ch'io sapessi di certo era questa: che mi chiamavo Mattia Pascal E me ne approfittavo. Ogni qual volta qualcuno de' miei amici o conoscenti dimostrava d'aver perduto il senno
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    Predefinito

    C'è tornato sopra il premier davanti ai cronisti: «Sappiamo che l'opposizione intende inscenare manifestazioni, ma non ci preoccupa». Berlusconi andrà avanti pure sulla questione più controversa, la proposta Cirami che consentirebbe di spostare i processi laddove esiste un «legittimo sospetto». Non è mistero che la nuova legge darebbe una mano a spostare anche i processi del premier da Milano a Brescia: di qui girotondi e ostruzionismi annunciati per settembre. Rispetto alla legge sulle rogatorie, però, stavolta il Cavaliere punta a presentarla come una misura presa non già nell'interesse proprio, ma in quello di tutti i cittadini. «Ci impegneremo per far capire alla gente, che in gran parte l'ha già compreso, come sia diritto di ciascuno avere un giudice imparziale». Ecco l'esempio che ascolteremo spesso, nelle prossime settimane: «Se un cittadino ritiene che il giudice, oppure l'ambiente in cui si celebra il processo, non siano tali da garantire l'imparzialità della decisione, deve potersi rivolgere alla Corte di Cassazione, che è il giudice supremo, per dirgli: guarda la mia situazione e, se riscontri che l'imparzialità non è garantita, ti prego di spostare il processo dall'altro giudice naturalmente precostituito».

    ==========================================

    I RISCHI DELLA RIFORMA GIUDIZIARIA
    Illegittimo sospetto
    31 agosto 2002
    di Mario Chiavario

    NON deve suscitare sorpresa la recente ordinanza della Cassazione, la quale ha escluso che l'adesione di un magistrato a una «corrente» dell'associazione di categoria dia a qualcuno il diritto di non essere da lui giudicato.
    Le analogie con una richiesta presentata dalla difesa dell'on. Previti nel processo Imi-Sir caricavano di suspense l'attesa per la pronuncia; ma si doveva pur sapere che in Italia le ragioni per «ricusare» un giudice - nelle cause civili come in quelle penali - risultano da elenchi chiusi, forniti dai rispettivi codici.
    E sarebbe davvero arduo trovare in tali elenchi qualche appiglio a una soluzione diversa da quella accolta dalla Corte: era autentica acrobazia interpretativa l'assimilare tout court l'appartenenza «correntizia» alla posizione di chi - per usare alcune tra le parole della legge - ha «manifestato il suo parere sull'oggetto del procedimento» oppure abbia dimostrato «inimicizia grave» con una delle «parti» processuali.
    >>>>>Le cose, però, cambierebbero se venisse approvato il cosiddetto «progetto Pittelli», all'esame della Camera, che configura come motivo di astensione e di ricusazione del giudice penale l'esistenza di «ragioni di convenienza» causate proprio «da comportamenti o manifestazioni di pensiero o da adesione a movimenti o associazioni che determinano fondato sospetto di recare pregiudizio all'imparzialità».
    È l'altra faccia dell'offensiva lanciata con la proposta di reinserire il «legittimo sospetto» quale motivo di trasferimento di un processo dalla sua sede naturale: e già si preannuncia un nuovo duro scontro in Parlamento e sulle piazze, con l'innesco di una catena, di azioni e reazioni, estranea al fisiologico rapporto tra istituzioni e società civile.
    >>>>>>Difficile, comunque, non esprimere preoccupazione per iniziative legislative del genere: per il metodo - ci dovremmo abituare alle leggi ad personam? - e per il merito.
    >>>>>>Se il progetto passasse, prenderebbe infatti corpo l'intrecciarsi di due pericoli: quello di un'inarrestabile caccia alle streghe e quello dell'ulteriore degenerazione di strumenti come la ricusazione e la rimessione, a danno della tempestività e della stessa serenità dei giudizi

    =============================================

  3. #13
    l'Edera del Cugino è sempre...
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    (Del 31/8/2002 Sezione: Interni Pag. 5)
    LA RISPOSTA DEL PRESIDENTE DELL´ASSOCIAZIONE NAZIONALE MAGISTRATI ALL´URGENZA DELLA MAGGIORANZA DI APPROVARE IL DECRETO

    Bruti Liberati: non ha senso dare priorità alla legge Cirami“

    "Il punto più pericoloso di questo ddl è la possibilità di sospensione automatica del processo quando viene sollevato il legittimo sospetto»

    ROMA COME si fa a non essere preoccupati? I segnali che arrivano non sono rassicuranti: con la legge Cirami e il pacchetto Pittelli c´è il rischio della paralisi dei processi. Mi auguro soltanto che la discussione sulla riforma dell´ordinamento giudiziario - seria, aperta, approfondita -, riprenda al Senato nel punto dove si era interrotta». Scampoli finali di una breve pausa estiva. Edmondo Bruti Liberati, presidente dell´Anm, non è ottimista, la ripresa si annuncia tempestosa in tema di giustizia: l´opposizione annuncia l´ostruzionismo alla Camera per non far approvare in tempi rapidi la legge sul legittimo sospetto e, il 14 settembre, si terrà a Roma la manifestazione nazionale dei girotodini per una «giustizia giusta».

    Il presidente Berlusconi ha dichiarato che la legge Cirami rappresenta una priorità, perché è una norma di garantismo assoluto che tutela i cittadini.
    «Suona abbastanza strano sentire parlare di legge Cirami come priorità. Mediamente ogni anno non vengono presentate più di dieci istanze di remissione, che vengono pressoché tutte respinte. Infatti, i casi accolti nella storia della repubblica sono uno ogni dieci anni, anche quando era in vigore la formula del legittimo sospetto. Tutte istanze accolte, poi, sono state al centro di polemiche, come nel caso del processo per la strage di piazza Fontana che fu trasferito da Milano a Catanzaro o per la tragedia del Vajont, da Belluno a L´Aquila. I casi di ripetuta applicazione della remissione hanno riguardato, negli anni `50 e `60, i processi di mafia trasferiti, su richiesta dei pm, dalla Sicilia e dalla Calabria. Era la resa di uno Stato incapace di tutelare i giudici popolari dalle minacce e dalle pressioni».

    Che non siano state sollevate molte richieste di remissione non è di per sé una ragione per non introdurre il legittimo sospetto, non crede?
    «Questa formula, ereditata dal Codice Rocco, è rimasta in vigore fino al 1989, quando il legislatore ha ritenuto di utilizzare formule più stringenti: il legittimo sospetto è l´eccezione più vistosa al principio del giudice naturale. La Cassazione ha sollevato il dubbio di costituzionalità della norma attuale ma solo nel caso in cui la Corte Costituzionale dovesse accogliere l´eccezione di incostituzionalità dovrà esaminare il merito dell´eccezione proposta per i processi di Milano. Il punto più pericoloso della legge Cirami, però, è un altro: è la possibilità della sospensione automatica del processo quando viene sollevata la questione del legittimo sospetto. Questa possibilità rappresenta un principio giuridico dirompente, perché consente alle parti di paralizzare il processo. Se una di loro avanza la richiesta di remissione di un processo che si celebra a Milano, per esempio, perché la presenza di una fitta nebbia influisce sugli umori e la serenità dei giudici, e allega i bollettini metereologici nella fase conclusiva del processo, questo si blocca in attesa che la Cassazione valuti la richiesta. Naturalmente, dichiarandola inammissibile. Dopo diversi mesi, ricomincia il processo e sempre una parte chiede il suo trasferimento perché, questa volta, è il troppo freddo a compromettere la serenità del giudice. Il processo si blocca nuovamente e così di seguito».

    Presidente, il suo è un paradosso...
    «Lo so che è un paradosso ma se la legge consente istanze paradossali vuol dire che non funziona. Aggiungo che c´è una sentenza della Consulta del 1996 che, per evitare questi paradossi, ha dichiarato incostituzionale il principio della sospensione automatica».

    Non è che gridate al lupo al lupo, come nel caso della legge sulle rogatorie, soltanto per impedire alla maggioranza di far approvare leggi a voi poco gradite?
    «Io non ho mai detto che la legge sulle rogatorie avrebbe bloccato i processi per il semplice motivo che tecnicamente è una legge così malfatta che in molti casi ha consentito ai magistrati di interpretarla ragionevolmente. Va anche rilevato che alcuni gravi problemi rimangono, tant´è che ancora oggi la Svizzera non ha fatto entrare in vigore l´accordo di cooperazione con l´Italia».

    Il responsabile Giustizia di Forza Italia, Giuseppe Gargani, sostiene che l´alto tasso di politicizzazione dei magistrati ha creato metastasi diffuse nel corpo giudiziario, e dunque che bisogna intervenire con il bisturi procedendo con la separazione delle carriere. Come risponde?
    «La politicizzazione dei magistrati è il nuovo slogan che ha sostituito le toghe rosse. Ha un valore pari alla formula "Piove governo ladro". Risponderò quando ci spiegheranno cosa vogliono dire, quando documenteranno episodi, fatti, quando spiegheranno quali meccanismi intendono attivare per contrastarla. Mi auguro che gli annunci di Gargani sulla riforma dell´ordinamento giudiziario non vengano fatti propri dalla maggioranza. Alla commissione Giustizia del Senato, il presidente Caruso ha impostato i lavori lasciando spazio a un serio approfondimento, la relazione introduttiva del senatore Bobbio ha proposto segnali di apertura. Ora sono stati presentati numerosissimi emendamenti che lo stesso presidente Caruso ha definito niente affatto ostruzionisitici. Come Anm seguiremo i lavori della commissione e, presa visione degli emendamenti, ci riserviamo di presentare le nostre osservazioni».

  4. #14
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    Predefinito e se lo dice Casini...

    Casini: «Manifestare è un diritto di tutti»
    ROMA. «Ritengo un diritto sacrosanto per tutti quello di manifestare in piazza le proprie convinzioni. Lo ha fatto il centrodestra, quando portammo un milione di persone a San Giovanni, lo possono tranquillamente fare Moretti e Cofferati organizzando i girotondi. Se le manifestazioni sono pacifiche, nessuno deve averne paura. Una democrazia intollerante ha già perso la sfida». Così il Presidente della Camera, Pierferdinando Casini, intervistato da «Giorno-Carlino-Nazione», ha spiegato la propria posizione sulle manifestazioni delle prossime settimane. Casini ha poi lanciato un chiaro messaggio a maggioranza e opposizione in vista dell´apertura dei lavori parlamentari, affinchè «mantengano vivo quel rispetto verso le istituzioni che è patrimonio comune di tutti i partiti

  5. #15
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    Predefinito Franti alla sbarra

    In Francia il Sessantotto è finito un’altra volta ieri mattina: con l’inizio del nuovo anno scolastico, lo studente dai 13 anni in su che insulta un professore rischia la condanna a sei mesi di carcere. E’ la legge Perben (dal cognome del ministro proponente) che in francese fa rima con Le Pen e da noi si presta ai giochi di parole. La sterzata autoritaria è netta e, per la maggioranza «perbenista», auspicabile: ormai i minorenni sono visti come un problema di ordine pubblico.

    Se la Perben l’avesse varata il governo italiano, scriveremmo tutti che è una legge fascista. Infatti un po’ lo è, ma trattandosi di una regola severa, è quanto di più detestabile esista per la nostra destra sbrisolona. La quale non solo non l’approverebbe mai, ma fornirebbe alle giovani vittime del sopruso giudiziario un servizio completo di assistenza, altrimenti noto come pacchetto Taormina-Previti, e comprensivo di: a) ricusazione dell’insegnante oltraggiato e sua sostituzione col bidello durante i compiti in classe per legittimo sospetto, b) ricerca di materiale scottante sui precedenti sessantottini del «prof» che giustifichino ampiamente le parolacce rivoltegli dall’allievo, c) comparsata del monello in lacrime da Vespa e Costanzo, scortato da genitori molto preoccupati per l’avvenire della scuola italiana. Nella migliore dellle ipotesi, l'insegnante insultato se la caverebbe con sei mesi di galera.

    5 settembre 2002 Massimo Gramellini

  6. #16
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    Predefinito Franti alla sbarra

    In Francia il Sessantotto è finito un’altra volta ieri mattina: con l’inizio del nuovo anno scolastico, lo studente dai 13 anni in su che insulta un professore rischia la condanna a sei mesi di carcere. E’ la legge Perben (dal cognome del ministro proponente) che in francese fa rima con Le Pen e da noi si presta ai giochi di parole. La sterzata autoritaria è netta e, per la maggioranza «perbenista», auspicabile: ormai i minorenni sono visti come un problema di ordine pubblico.

    Se la Perben l’avesse varata il governo italiano, scriveremmo tutti che è una legge fascista. Infatti un po’ lo è, ma trattandosi di una regola severa, è quanto di più detestabile esista per la nostra destra sbrisolona. La quale non solo non l’approverebbe mai, ma fornirebbe alle giovani vittime del sopruso giudiziario un servizio completo di assistenza, altrimenti noto come pacchetto Taormina-Previti, e comprensivo di: a) ricusazione dell’insegnante oltraggiato e sua sostituzione col bidello durante i compiti in classe per legittimo sospetto, b) ricerca di materiale scottante sui precedenti sessantottini del «prof» che giustifichino ampiamente le parolacce rivoltegli dall’allievo, c) comparsata del monello in lacrime da Vespa e Costanzo, scortato da genitori molto preoccupati per l’avvenire della scuola italiana. Nella migliore dellle ipotesi, l'insegnante insultato se la caverebbe con sei mesi di galera.

    5 settembre 2002 Massimo Gramellini

  7. #17
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    Predefinito Come ha ragione!!!

    La finta paura della piazza.

    FA persino un po´ ridere il modo in cui il presidente del Consiglio e i suoi ministri o politici parlano della «piazza»: con timore e allarme, con un tono da Maria Antonietta regina di Francia di fronte alla rivoluzione, con accenti da generale Bava-Beccaris pronto a far sparare sui manifestanti popolani, come evocando un fantasma cruento in una fiction tv.
    Persino i termini sono grotteschi: «scatenare la piazza», «la piazza non vincerà», «non temiamo la piazza», quasi fossimo in guerra . Non è così.
    Manifestazioni, in Italia, ce ne sono sempre state negli ultimi cinquant´anni,e non hanno mai fatto paura politica a nessuno; in certi periodi, le manifestazioni studentesche del sabato pomeriggio a Milano e a Roma rappresentavano un appuntamento fisso anche virulento e sfasciavetrine, ma più che cercare di reprimerne gli eccessi non s´è mai fatto; la stessa cosa succedeva e succede in tutte le capitali europee all´insorgere di particolari problemi. Qual è lo spavento? Che il manifestare di centinaia di migliaia di persone possa far capire che non tutti sono d´accordo con il governo, che non tutti vogliono tanto bene a Berlusconi? Ma questo si sa già, non è una novità per nessuno. Alle ultime elezioni politiche, oltre un anno fa, il centrodestra ebbe un grande successo: prese il 49,5% alla Camera, il 42,5% al Senato. Conquistò una maggioranza vittoriosa e importante, ma non l´unanimità: il risultato diceva che oltre metà degli elettori italiani avevano votato per altri. Se di questa oltre metà d´Italia si fosse tenuto il conto dovuto, se non si fosse scambiato il governare con lo spadroneggiare, le cose sarebbero andate diversamente. Ma se questa oltre metà d´Italia viene ignorata e inascoltata, è ovvio che cercherà di farsi sentire. Non sarebbe comunque il caso di spaventarsi, il governo non si trova di fronte ad alcuna forma di sovversione né di pulsione rivoltosa violenta: e lo sa benissimo. La paura della «piazza» è infatti finta, inesistente. E´ un vecchio espediente d´un modo non democratico di governare. Proclamare la pericolosità di manifestazioni pacifiche o d´una opposizione sin troppo mite, serve a criminalizzare chiunque non sia d´accordo con il governo compresi i suoi elettori, serve a ribadire e rafforzare l´idea «chi non sta con noi è un delinquente», serve a coprire tutti gli errori, le scemenze e le bugie continuamente elargitici dal presidente e dai suoi. Lietta Tornabuoni

  8. #18
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    Predefinito e poi uno dice (a ragione) che rimpiange la dc!!!

    ...i democristiani avevano più senso dello Stato, è vero. E´ storicamente, oggettivamente vero». ....

    (Del 13/10/2002 Sezione: Interni Pag. 7)
    IL SEGRETARIO AMMINISTRATIVO DELLA DC PROTAGONISTA DEI PROCESSI DI TANGENTOPOLI
    «I missini mi additavano dai comizi»
    Citaristi: ricordo gli attacchi di allora, la tv ci ha condannato>>

    IL volto scavato da una vita difficile e da una lunga malattia, a 81 anni Severino Citaristi resta l´uomo mite di sempre e anche i giudizi più severi li esprime senza acrimonia: «Ma cosa vuole? In Parlamento gli ex missini sono tornati a denunciare gli sbagli degli altri, dimenticando i propri: “la verità è che i finanziamenti illeciti li hanno presi tutti, compreso l´Msi”. Senza quei soldi i partiti non vivevano. La differenza è che qualcuno ha pagato, qualcun altro no».
    Cassiere della Dc prima del crollo, voluto da tutte le correnti per la sua proverbiale onestà, l´imprenditore bergamasco Severino Citaristi non era mai stato un big della Prima Repubblica, ma alla fine del 1992 diventò il simbolo della «rivoluzione giudiziaria»: sul suo petto si scaricò una raffica di avvisi giudiziari e di condanne, la sua reputazione risultò minata, anche se chi lo conosce è pronto a giurare sulla definizione di Mino Martinazzoli: «Severino Citaristi? Un galantuomo».
    >Senatore, nella polemica rovente di questi giorni tra ex missini ed ex democristiani è stato detto che i big Dc non cambiarono mai le leggi in corsa e a proprio uso. Almeno ci pensaste?
    >>«Diciamolo chiaramente: avremmo potuto farlo. Ma non lo facemmo. Di più: non ci sognammo di farlo. Mai. E quel che è stato detto in questi giorni, che i democristiani avevano più senso dello Stato, è vero. E´ storicamente, oggettivamente vero».
    >La differenza tra i politici di ieri e quelli di oggi?
    >>«Noi abbiamo avuto coraggio, abbiamo affrontato i processi, nel mio caso tanti processi e abbiamo riconosciuto i nostri errori quando ne abbiamo commessi».
    >Tornando agli anni caldi di Tangentopoli, non ritiene che fu la sinistra, ancor più della destra, a cavalcare lo spirito del tempo? >>«Certo, i comunisti ebbero questa capacità, ma non furono i soli, non bisogna dimenticarselo».
    >A chi allude?
    >>«I giornali in quel periodo non erano teneri. E poi non dimentichiamoci mai la tv».
    >Tutta la tv?
    >>«Basta ricordarsi cosa dicevano in quel periodo le tv di Berlusconi...».
    >Chi altro cavalcò l´onda emotiva?
    >>«Sicuramente la Lega. E anche i missini. In quei mesi e in quegli anni bastava ascoltare i loro comizi e leggere i loro giornali».
    >Bossi più di Fini?
    >>«Ricordo quel che disse contro di noi l´onorevole Gianfranco Fini durante un comizio a Milano. E ricordo bene che citò esplicitamente il mio nome. E quelle accuse le abbiamo pagate, chi in un modo, chi in un altro».
    >In che senso?
    >>«Nel senso che il sottoscritto ha pagato fisicamente e politicamente, altri soltanto politicamente. Altri non hanno pagato per niente».
    >Da destra, è riemersa una teoria singolare: la magistratura avrebbe operato bene sino al 1994, poi da quando è stato indagato Berlusconi, i giudici sarebbero diventati «rossi»: lei che ne pensa?
    >>>>«Vogliono salvare quel che non è salvabile. Io, per esempio, non ho mai sparlato delle istituzioni, non ho mai attaccato la magistratura nel suo complesso. C´è il magistrato capace e quello meno capace».
    >Ma come? Proprio perché molti dicono che lei è un galantuomo, non è più pesante sopportare il fardello di condanne definitive? >>«Ma guardi che io riconosco gli sbagli compiuti per quanto riguarda il finanziamento del mio partito. Per la corruzione no! Quel reato io non l´ho compiuto e ricordo la dizione con la quale sono stato condannato: "per aver collaborato con ignoti pubblici ufficiali". Mai conosciuti questi pubblici ufficiali».
    >Senatore, la polemica di questi giorni, ha riaperto le sue ferite? >>«Qualcuno, come Bruno Tabacci, un uomo schietto e di gran valore, dice che io sono un uomo fondamentalmente sereno. Certo, sotto il profilo morale sono tranquillo. Quegli errori li ho fatti per il mio partito. Ma è anche vera un´altra cosa...».
    >Cosa senatore?
    >>«Che sono stato condannato e che l´esecuzione della mia pena è stata sospesa per motivi di salute».

  9. #19
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    Predefinito

    La città proibita ai girotondi

    13 ottobre 2002
    di Barbara Spinelli

    UNA singolare complicità sembra unire destre e sinistre ufficiali contro i movimenti di protesta che da qualche tempo si riconoscono attorno a Nanni Moretti, e che vengono chiamati Girotondi.

    E’ la complicità di una classe politica che ha lungamente corteggiato la società civile, che ha teorizzato in passato i movimenti di base o il popolo rivoluzionario, e che d’un tratto ne è tediata, inorridita.

    Lo spirito di clan si insedia nuovamente nelle menti dei professionisti della politica, e si sa quel che caratterizza il clan: l’appartenenza a un collettivo chiuso, a una città proibita che ha un proprio linguaggio e pretende di possedere una propria inaccessibile sapienza.

    Il clan ha comuni attributi, e chi non fa parte dell’esoterica confraternita è trattato alla stregua di un nemico, intento a disturbare i manovratori. Quando si attribuisce ai Girotondi un’anima antipolitica è questo tedio che si segnala, questo fastidio verso una società che non si limita ad ascoltare e digerire quel che le viene somministrato, ma che si alza in piedi da sola ed esercita un controllo e si fa sentire quando è scontenta.

    Estranei ai Girotondi, i fautori della lotta di classe sono spesso più ascoltati di Moretti. Sono politicamente più accorti: questo li protegge dalle ingiurie come dai sarcasmi. Il fatto che una piazza di questo genere susciti tante claniche antipatie è non poco sospetto, ed è frutto di una debolezza più che di una forza.

    Una debolezza che contamina tutti i partiti consolidati, vecchi e nuovi, e che in realtà nasce dalla loro grande dipendenza dalle folle, dall’opinione pubblica. Nell’ultimo decennio infatti la politica si è fatta lì, lontano dai circuiti dei partiti che Tangentopoli aveva svuotato di significati, e a volte dell’onore. Il fenomeno Berlusconi è nato fuori dai partiti, e così la Lega.

    E’ un’ubriacatura da cui adesso si vuol uscire, e di questo sforzo i Girotondi pagano il prezzo. Le mura che cingono la classe politica tornano a chiudersi: ermetiche e conformiste come ai tempi della partitocrazia. L’ubriacatura è finita, e tuttavia il virus che Berlusconi ha diffuso permane.

    L’unica piazza che calma le apprensioni è quella virtuale, dedita alla digestione passiva del cibo politico: la piazza degli spettatori televisivi e degli occasionali sondaggi, la piazza di chi subisce la politica con sbadato disappunto o con assenso stordito - tra un voto e l’altro - ma senza partecipare e tenerla sotto controllo.

    Questa chiusura dei partiti è solo apparentemente razionale, improntata a responsabilità. Monopolizzando la res publica e chiamando antipolitica tutto quel che ruota attorno al principe e ai suoi mandarini, essi restringono smisuratamente le responsabilità e le funzioni che nelle società complesse vengono esercitate da una classe ben più vasta della classe politica: la classe dirigente, che non è fatta solo di tecnici del governo ma che comprende vari corpi sociali: sindacati e imprenditori, giornalisti e magistrati, associazioni e partiti.

    Tocqueville li considerava essenziali al funzionamento della democrazia e all’equilibrio dei poteri costituzionali, e dava loro il nome di particolari potenti. Di questa classe dirigente - e potente - i Girotondi sono ormai parte costitutiva, e qui è uno dei motivi del tedio che destano un po’ ovunque, nelle corporazioni già consolidate della politica e non solo nel centro-destra.

    Ma proprio perché sono divenuti classe dirigente, i Girotondi hanno speciali obblighi, speciali doveri di coerenza. Non possono limitarsi a realizzare se stessi nella mobilitazione, come fossero un movimento che accampa i diritti di una classe o un genere biologico e che ignora la necessità dei doveri. ...........

    (articolo completo, per chi volesse approfondire, su "La Stampa"

  10. #20
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    Le praterie del dubbio - Una delle poche cose, anzi forse la sola ch'io sapessi di certo era questa: che mi chiamavo Mattia Pascal E me ne approfittavo. Ogni qual volta qualcuno de' miei amici o conoscenti dimostrava d'aver perduto il senno
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    Roma, 17:07
    > > Fiat, D'Alema: Berlusconi pensa a minare Corriere e Stampa
    > >
    > > Massimo D'Alema ha sferrato un durissimo attacco al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi nel corso del suo intervento alla direzione dei Ds che presiede. Per capire la "mediocrità" della classe dirigente che è al governo, ha detto, "basta l'immagine del presidente del Consiglio che riceve i vertici della Fiat a casa sua, a Arcore, mentre si può ragionevolmente pensare che più che a salvare l'industria italiana stia calcolando se questa tragedia può essere per lui l'occasione di manomettere l'indipendenza del Corriere della Sera e della Stampa".
    > > Questa - ha aggiunto D'Alema - è una classe dirigente "che ha fallito in pochi mesi, basta guardare alle immagini di questi giorni di un governo schierato sotto l'occhio vigile dell'onorevole Cesare Previti per votare disciplinatamente la legge Cirami mentre si consuma la tragedia della Fiat". (red)

 

 
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