Stoiber: «La mia sfida a Schröder
Così rilanceremo la Germania»
Il candidato cristiano-democratico: «L’Italia si impegni per l’Unione»


DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
BERLINO - L’Italia potrebbe impegnarsi di più in Europa. Il governo di Roma dovrebbe lanciare nuove iniziative di politica europea, da solo o anche in collaborazione con la Germania. Lo dice, in un’intervista al nostro giornale, il premier bavarese Edmund Stoiber, candidato della Cdu-Csu alla cancelleria tedesca.
«L’Italia - così lo sfidante conservatore di Gerhard Schröder - è un Paese straordinariamente europeista, ma a mio avviso potrebbe, con maggior decisione, formulare proposte per la Convenzione europea e per lo sviluppo dell’Unione».
Stoiber definisce il nostro come «uno dei Paesi più amici con la Germania», sicuramente perché «è particolarmente amato dai tedeschi», i quali «hanno un legame a doppio filo con la cultura italiana».
Edmund Stoiber ha concesso questa intervista congiunta al Corriere della Sera , a Le Monde , al londinese The Times e al settimanale svizzero Neue Zürcher am Sonntag . Il candidato conservatore e la sua Cdu-Csu hanno chiuso con una chiara vittoria la prima fase della campagna per le elezioni del 22 settembre. Nettamente in testa nei sondaggi, quasi sempre in anticipo sull’iniziativa politica rispetto al cancelliere Schröder e alla coalizione rosso-verde, Stoiber è entrato nella breve pausa estiva indossando il mantello del favorito, anche se non ha ancora risolto il suo problema personale: nel confronto di popolarità (sia pure di importanza relativa in Germania, dove il cancelliere non è eletto direttamente dai cittadini), il premier bavarese rimane infatti largamente dietro Schröder, anche se il vantaggio di quest’ultimo s’è quasi dimezzato nell’ultimo mese.
E’ sicuramente cambiato, Edmund Stoiber. Gli esperti d’immagine sembrano aver fatto miracoli. I suoi vestiti hanno forme più morbide, le sue cravatte colori più suadenti, sotto le giacche non indossa più gli orribili gilet chiusi in gola, tanto amati dai politici bavaresi. I colli delle camicie non sono più piccoli, arrotondati e collegati con una fettuccia, ma scendono appuntiti ed eleganti. La pelle del viso è gradevolmente abbronzata.
Prima spessa e massiccia, la montatura degli occhiali, sempre dorata, si è fatta sottile e leggera. Pur risultando ancora poco a suo agio, il candidato cristiano-sociale appare meno legnoso, meno professorale nei toni, pronto a non lasciarsi sfuggire l’occasione di una battuta. Per giocare la partita della vita, Stoiber non sembra proprio aver lasciato nulla al caso.
Signor Stoiber, perché vuole diventare cancelliere?
«Perché credo di poter tirare fuori il mio Paese dall’ultimo posto nella classifica europea della crescita; perché credo di poter fare molto di più dell’attuale governo tedesco per ridurre la disoccupazione e dare alla Germania un po’ più di stabilità. Desidero anche portare un maggiore orientamento verso l’umanesimo cristiano: questo per me significa, in primo luogo, rafforzare la responsabilità personale, favorire la libertà e incoraggiare la solidarietà con i più deboli, ma non con coloro i quali conducono un’esistenza di comodo a spese degli altri».
La sua piattaforma elettorale è ricca di promesse: più soldi per le famiglie, l’istruzione e la Difesa; meno tasse, meno oneri sociali per le imprese, meno quota statale sull’economia. Ma dove troverete tutti i soldi per mantenerle e, allo stesso tempo, rispettare i vincoli imposti dal Patto di stabilità dell’euro?
«Attraverso una maggiore crescita e la riduzione della disoccupazione. Schröder è responsabile di 500 mila disoccupati in più di quelli che aveva promesso: dove prende gli 11 miliardi di euro che ci costano? Nessuno se lo domanda. La disoccupazione è cara, non è solo un problema umano. I dati di luglio ci riveleranno che abbiamo ancora nuovi disoccupati e ciò costerà altri denari. Noi vogliamo invertire la tendenza. Centomila disoccupati in meno significano 2,3 miliardi di euro in più nelle casse dello Stato. La nostra intera politica è orientata a questo doppio obiettivo: ridurre la disoccupazione, aumentare la crescita economica».
E di quanto tempo avete bisogno?
«Di una legislatura, almeno per ciò che riguarda la riduzione degli oneri sociali e la riduzione dell’aliquota massima al 40 per cento. Diminuire la quota statale sul reddito è un obiettivo di più lungo periodo. Quanto alla disoccupazione, noi non siamo un’economia dirigistica. Possiamo solo creare le condizioni perché si ricominci a investire. Il fatto, però, che in questa fase gli imprenditori in Germania sono pessimisti e non investono dipende anche dalla perdita di fiducia, provocata da questo governo...».
E dalla pessima congiuntura di un’economia internazionale sempre più globalizzata...
«La disoccupazione non c’entra nulla con la globalizzazione, è tutta prodotta in casa: guardi che non l’ho detto io, ma l’ex cancelliere socialdemocratico Helmut Schmidt. E a ragione».
Le sue promesse elettorali sembrano piacere ai tedeschi: la Cdu- Csu è infatti largamente in testa nei sondaggi. Ma la sua popolarità personale resta inferiore a quella di Schröder. Come spiega questa contraddizione?
«Lo sa che Verona Feldbusch (presentatrice tv, n.d.r. ) è ancora più popolare? I politici non possono piacere a tutti. Se il criterio principale per essere eletti fosse la popolarità personale, allora il cancelliere federale dovrebbe essere Joschka Fischer. Ma, nonostante il fatto che piaccia, il suo partito, i Verdi, ha il 6 per cento. La verità è che, in politica, più della popolarità conta la competenza. Alla domanda "chi risolve meglio i problemi economici, Schröder oppure Stoiber?", sono io a essere in testa. Stessa cosa per il mercato del lavoro. Questo è decisivo: agli elettori della Pds (il partito post-comunista erede della ex Germania Est, n.d.r. ) Schröder piace probabilmente più di me, ma poi voteranno la Pds, non la Spd».
Lei e la Cdu-Csu fate una campagna elettorale all’insegna della difesa delle classi più deboli. Non le sembra un po’ paradossale tentare di dipingere la Spd, la socialdemocrazia, come il partito del grande capitale?
«Questo lo dovrebbe chiedere al cancelliere Schröder, il quale fa una politica fiscale a favore della grande industria e si sente il compagno dei padroni. Vedremo come la prenderanno i suoi elettori. Io voglio agire nell’interesse di tutti, i piccoli e i grandi».
Herr Ministerprä
Paolo Valentino


Esteri