Risultati da 1 a 2 di 2

Discussione: Auschwitz e Hiroshima

  1. #1
    Roderigo
    Ospite

    Predefinito Auschwitz e Hiroshima

    La vittoria della Bomba
    Hiroshima e Nagasaki, 57 anni fa.
    Come Auschwitz, il logo di un potere assoluto, indecifrabile, efficiente e arbitrario, l'evidenza della modernità della tecnica e della sua straripante vittoria sull'umanità, il punto estremo in cui il Potere si sia spinto nel secolo ingombrante che ci sta alle spalle. E in quello che ci sta davanti


    ANGELO D'ORSI

    Il 57° anniversario della prima bomba atomica sganciata il 6 agosto 1945 su Hiroshima, seguita dalla bomba a idrogeno lanciata su Nagasaki due giorni più tardi, è caduto nel rumoroso silenzio canonico della stagione balneare. Lo stesso sindaco della prima città martire dell'olocausto atomico ha lamentato che sempre meno la memoria collettiva richiama quell'evento, con le sue centinaia di migliaia di morti in pochissimi istanti, e la infinita scia di vittime (altri morti, un incalcolabile numero di invalidi e tre generazioni di malformati, per non parlare delle turbe psichiche che hanno colpito migliaia di persone sopravvissute all'agosto di 57 anni fa e gli stessi loro discendenti) che ne è seguita. Eppure, più che mai occorre ricordare quel fatto, oggi. Oggi che, venuto meno l'equilibrio del terrore, l'umanità è rimasta in una situazione di terrore senza equilibrio, oggi che l'orgoglio della prima superpotenza si è compiutamente trasformato in protervia del Potere Imperiale Unico, oggi che la sola risposta a questo eccesso di potenza appare la disperata follia del kamikaze... E come dimenticare l'incombere concreto della minaccia nucleare? Non si tratta solo di India e Pakistan; tutti ricordano che qualcuno nel corso della crociata contro Bin Laden "non ha escluso" il ricorso all'arma estrema, la "bomba"; tutti ricordano che anche i falchi del governo militare israeliano guidato dal superfalco Sharon contemplano quell'arma tra le "opzioni" a loro disposizione. Infine, mentre notizie inquietanti giungono, di tanto in tanto, dall'ex Urss, relative a traffici non meglio precisati di materiali nucleari, si sa che oggi la tecnica ha reso "facile", entro certi limiti, l'accesso all'arma nucleare: insomma dai "missili in giardino", come recitava un film dei bei tempi della coesistenza pacifica (l'altra faccia dell'equilibrio atomico), siamo passati alla "bomba in casa".

    Dunque attualità del rischio nucleare (taccio del nucleare civile, la cui realtà teratologica non ha bisogno di essere argomentata), anche se ormai la "bomba" ha forse perso il suo status di "arma suprema", raggiunta se non superata da forme assai più sofisticate ed efficaci di armi chimiche e batteriologiche. Ma non hanno perso il loro valore simbolico e il loro significato storico, Hiroshima e Nagasaki. E, dunque, al di là della domanda, oggi paradossalmente più attuale di dieci-quindici anni or sono, "un'altra Hiroshima è possibile?", v'è ancora da riflettere su quel significato.

    Da questo punto di vista, è fin dal 1945 che Hiroshima, parola che non è più un toponimo, non indica un luogo, ma è un logo, è stata avvicinata a un'altra parola che nasce come nome geografico e non ha tardato a divenire qualcosa d'altro: Auschwitz.

    Non nuovo, insomma, anzi secondo Enzensberger, che vi dedicò pagine stimolanti, un "luogo comune", il confronto istituito tra i due grandi olocausti del Novecento: quello atomico e quello nazista (ma - come ci ricorda ora il fascicolo 40 di "Giano", la rivista diretta da Luigi Cortesi - sono numerosi gli olocausti del XX secolo, e spesso obliterati da quello ebraico). Eppure sembra che in quell'accostamento, consueto, ma non troppo - a dispetto del giudizio di Enzensberger - tra i due luoghi diventati simbolo della distruttività genocida di cui l'essere umano è capace, si possa scorgere l'essenza stessa del secolo che ci sta alle spalle, con la sua gigantesca ombra cupa d'orrore. Se è vero come scrisse, folgorante, Adorno, che "tutta la cultura dopo Auschwitz ... è spazzatura", ivi compresa la critica ad essa; se è condivisibile la sentenza tante volte ripetuta che dopo Auschwitz il mondo non è più lo stesso (perciò, attenzione alle banalità iterative e alle false analogie, dilagate con l'11 settembre 2001); è altrettanto vero che il campo di sterminio nazista non costituisce una eccezione, una mostruosità nata dal nulla e nemmeno il mero prodotto della follia criminale di un pugno di uomini; piuttosto esso appare un frutto della modernità del "secolo breve", una perfetta rappresentazione della macchina produttiva, dell'organizzazione capitalistica del lavoro, della tecnologia applicata a un progetto concernente milioni di esseri umani. In tal senso, Auschwitz è fratello gemello di Hiroshima.

    L'uno (il campo) e l'altra (la bomba) sono espressione della forma più estrema - per la loro epoca - di modernità: in ambedue la tecnologia riveste un peso rilevante; sulla città martire giapponese come nel maggior campo di sterminio nazista non v'è un vero scopo strategico da perseguire. L'eliminazione degli ebrei (ma anche dei Sinti, o dei Rom...) non risponde a una logica politica, certo non primariamente; l'olocausto praticato dai nazi - ha scritto Agnes Heller - "è l'insensatezza assoluta": come non ricordare Primo Levi quando scrive che chi varcava i cancelli del Lager non era colpito solo dalla tremenda apparenza del luogo, ma anche e forse soprattutto dalla sua incomprensibile natura, dalla sua assoluta indecifrabilità. Una perfetta macchina industriale volta a "trasformare" la materia prima (gli internati avviati alle "docce", mentre i loro effetti personali vengono selezionati e impacchettati, e in sequenza i loro corpi portati ai forni, e i loro resti incombusti nelle fosse per essere ridotti in ceneri, vendute come fertilizzanti ai contadini del circondario), sulla base di un'organizzazione interna che ricorda da vicino quella della fabbrica, con gare d'appalto, corruzione compresa delle SS per ottenere, da parte delle ditte produttrici di forni, le agognate commesse. Il campo di sterminio non persegue un vero e proprio progetto politico, per quanto perverso e pazzesco, come i disegni che presiedono ai gulag staliniani o all'eliminazione dei kulaki; piuttosto "l'unicità" di Auschwitz risiede nella sua gratuità, nella sua autofinalità: esso non è un mezzo, ma un fine in sé stesso, con l'aggiunta dell'"esempio", del "monito", dell'"avvertimento". Campo di terrore anche perché sparge intorno a sé il terrore, insomma.

    Anche le bombe del 6 e 8 agosto 1945 non perseguivano lo scopo che di norma i mezzi bellici cercano di ottenere: recare danno all'avversario per costringerlo alla resa, o alla trattativa. Com'è noto, la guerra contro il Giappone era già vinta; e invano l'ambasciatore di Tokyo tentò di presentare la dichiarazione di resa; gli Stati Uniti volevano "provare" le loro bombe (la tecnologia e, dietro, il complesso militare-industriale); il lancio della bomba ha come scopo il lancio stesso (e lo scoppio) della bomba: vederne l'effetto, ammirarne la potenza distruggitrice, eventualmente correggerla, e - come poi accadde - aumentarla; e nel contempo, come i nazisti, ma subordinatamente, gli statunitensi vincitori miravano ad avvertire il mondo, a dare un monito specialmente ai russi. I più forti siamo noi e, se vogliamo, possiamo fare al resto dell'umanità quello che ora abbiamo fatto ai "musi gialli".

    Modernità e gratuità, tecnologia e interessi industriali, potere militare e potere simbolico: soprattutto, Hiroshima è frutto e segno di un potere arbitrario, fuori dalle regole e dalle convenzioni, estraneo ad ogni prassi e logica dei rapporti internazionali, diverso dalle pratiche di sterminio delle guerre del Novecento, nella sua tragica grandiosità "finale". Auschwitz come Hiroshima non sono lì, alle nostre spalle, a dirci a quale livello possa giungere l'odio, tutt'altro: esse sono piuttosto manifestazioni autentiche della banalità del male, per dirla con la Arendt. Ci dicono come si possa realizzare il male assoluto eliminando i sentimenti, scientificizzando l'azione, programmando la distruzione di massa: i nazi vogliono semplicemente cancellare gli ebrei (e gli altri) perché nel "mondo nuovo" della svastica non v'è posto per loro, insignificanti esseri molesti, con la stessa scientifica naturalezza con cui si provvede a disinfestare una città dalle zanzare; analogamente i piloti di Hiroshima e Nagasaki non odiano mentre schiacciano i bottoni che recheranno morte e distruzione, compiono un gesto che è tecnico, non vedono il nemico; anzi il nemico nemmeno esiste: è una città, un punto sulla carta geografica. Il tutto, sotto il segno del potere, della forma più moderna di potere: Auschwitz è testimonianza di un potere arbitrario nella sua assolutezza; nel campo il potere è davvero legibus solutus, sciolto da ogni limite, vincolo, freno (si veda il bel libro di Wolfgang Sofsky, L'ordine del terrore, Laterza). La bomba come il forno crematorio esprimono, nella modernità della tecnica e nella sua straripante vittoria sull'umanità, il punto estremo cui la logica del Potere si sia spinta nel secolo che ci sta alle spalle: un secolo troppo ingombrante e greve per potercene liberare ricorrendo alla non disinteressata politica dell'oblio o alla inquietante strategia di un "revisionismo" becero che tutto pareggia, tutto unifica, tutto riduce al magma informe di una storia senza responsabilità. Perciò oggi dobbiamo ricordare Hiroshima e Nagasaki.

    il manifesto 8 agosto 2002
    http://www.ilmanifesto.it

  2. #2
    Paul Atreides
    Ospite

    Predefinito

    Del buon D'Orsi, intellettuale di ascendenze salernitane, lessi con profitto il suo bel libro sulla cultura torinese tra le due guerre. Leggo invece con simpatico stupore questo suo articoletto del genere "militante" sul quale vorrei apporre delle piccole chiose

    1) La bomba è cosa diversa dal forno crematorio. La prima è davvero sublimazione della modernità, il secondo invece ha una storia molto più modesta ed addirittura autoctona in quanto il primo crematorio europeo venne costruito in quel di Milano nel 1875, dotato di forno Polli-Clericetti

    2) Il lager e il gulag sono ahimé la medesima cosa e già dal momento dell'internamento dei detenuti. Infatti, l'internamento era basato sia per Hitler che per Lenin su di un semplice provvedimento amministrativo e sulla nozione di "arresto preventivo", ergo senza processo e quindi senza definizione di pena

    3) Sofsky dedica ben tre capitoli del suo libro (X-XI-XII) all'élite dei detenuti e alla delega del potere ad essa concessa dalle SS e all'autogoverno degli stessi detenuti assicurato appunto dai Kapò e dai cosiddetti "notabili". D'Orsi dimentica di dire che i detenuti politici (in primis i comunisti) erano parte preponderante di questa élite assieme ai detenuti "comuni"

    4) Auschwitz rispondeva ad una chiarissima finalità economica, esattamente come i gulag: ossia, trasformazione dei detenuti in manodopera schiavistica. Per rendersene conto basta solo dare un'occhiata a tutto il sistema dei sottocampi collegati al campo principale (Auschwitz I, appunto "stammlager" ossia campo principale) e alla impressionante mole di industrie ecc che vi faceva capo. I campi erano quarantasei (46) di cui Monowitz-Buna (quello di Primo Levi) era il più grande. Per una descrizione dell'enorme apparato produttivo retto dalla popolazione concentrazionaria del campo principale e dei 46 sottocampi basta consultare F. Sessi, "Appendice storico-bibliografica" a R. Hoess, "Comandante ad Auschwitz", Einaudi, 1997, pp. 250-255

 

 

Discussioni Simili

  1. Hiroshima
    Di Lorenzo nel forum Politica Estera
    Risposte: 12
    Ultimo Messaggio: 06-08-07, 21:12
  2. Hiroshima 2
    Di Der Wehrwolf nel forum Etnonazionalismo
    Risposte: 0
    Ultimo Messaggio: 09-01-07, 17:13
  3. Hiroshima
    Di Lorenzo nel forum Politica Estera
    Risposte: 16
    Ultimo Messaggio: 29-08-03, 12:13
  4. Hiroshima
    Di Totila nel forum Etnonazionalismo
    Risposte: 2
    Ultimo Messaggio: 07-08-02, 15:51

Chi Ha Letto Questa Discussione negli Ultimi 365 Giorni: 0

Permessi di Scrittura

  • Tu non puoi inviare nuove discussioni
  • Tu non puoi inviare risposte
  • Tu non puoi inviare allegati
  • Tu non puoi modificare i tuoi messaggi
  •  
[Rilevato AdBlock]

Per accedere ai contenuti di questo Forum con AdBlock attivato
devi registrarti gratuitamente ed eseguire il login al Forum.

Per registrarti, disattiva temporaneamente l'AdBlock e dopo aver
fatto il login potrai riattivarlo senza problemi.

Se non ti interessa registrarti, puoi sempre accedere ai contenuti disattivando AdBlock per questo sito