L’esperienza “rosso-verde” del cancelliere tedesco Gerhard Schroeder, sta per esaurirsi, andando a grandi passi verso una sconfitta elettorale già annunciata in numerosi “lander” e che sta sempre più oscurando l’orizzonte. La Germania va alle elezioni generali del 22 settembre nella scia di una perdita di credibilità sempre più appariscente: nei confronti degli elettori e, più in generale, dell’opinione pubblica. E’ dunque un’estate rovente quella in cui si è ficcato Schroeder, testardo inseguitore di “gaffe” diplomatiche e di “passi falsi” politici che hanno ridotto la Germania “uber alles” a perdere la “leadership” europea della sua moneta (si parla del marco: l’euro ha messo in maggiore evidenza la caduta di credito) e dell’economia generale, cresciuta soltanto la metà della media del prodotto interno lordo dei Paesi dell’Unione, facendola diventare “ultima della classe”.
Con l’appesantimento di quattro milioni di disoccupati “veri”, mezzo in più del 1998, quando Schroeder è andato al potere infilandosi in una politica sociale ed economica “sorvegliata” dai sindacati e resa difficile, per ostacoli di ideologia ambientale, dai “verdi”. Schroeder solidissimo e, comunque privo di avversari degni, ma il suo consenso ha ugualmente avuto colpi durissimi. Otto ministri sono stati cambiati in quattro anni. L’ultimo, Rudolf Sharping, ministro della Difesa che ha accettato compensi illeciti per “lavori” che provenivano dal “mondo” che amministrava si è “indignato” e se ne è andato dichiarando: “Lo fanno tutti” e Schroeder, il cancelliere dimostratosi troppo paziente, è stato messo in ginocchio. Poi è stata la volta dello scandalo dei “voli-premio” della “Lufthansa” “personalmente” utilizzati da gran parte dei parlamentari di centrosinistra, che ha svelato un degrado etico insostenibile e una disinvoltura spregiudicata nell'interpretazione dei propri ruoli. Infine l’accertata incapacità di governare, documentata dagli insuccessi delle riforme, hanno fatto di Gerhard Schroeder un cancelliere “a perdere”.
Dicono i giornalisti: “Mantiene una larghissima popolarità rispetto al suo avversario”. Il “suo avversario –Stoiber- riflette: “Il massimo di popolarità in Germania lo ha la presentatrice (televisiva) Verona Feldbush…”, mostrando capacità reattive rapide e pungenti. Dicono i sondaggi: Schroeder è al 22 per cento, Stoiber, invece, resta quasi sconosciuto. La situazione delle coalizioni, invece, indica posizioni ben diverse: i “Cristiano sociali” di cui è leader Stoiber, uniti ai “frayelli” dell’ “Unione Cristiano Democratica” (gli eredi del discusso Helmut Kohl) sono approdati già al 40 per cento e i “liberali”, loro alleati, raggiungono il 9 per cento. Cifre, che complessivamente assicurano la maggioranza dei seggi, considerando che gli stessi “sondaggi” danno in costante diminuzione l’attuale maggioranza di governo. Oggi la “Spd” (partito socialdemocratico tedesco) è ancora forte del 36 per cento dei consensi, ma gli alleati “verdi” sono ad un 6 per cento ancora in calo. Per arrivare al 22 settembre ci sono ancora quarantasei giorni: sembrano tutti in salita per Schroeder, tutti in discesa per Stoiber.
Edmund Stoiber è nato sessant’anni fa, vicino Monaco, in Baviera. E’ sposato con tre figli; è laureato in legge. E’ stato “Ministerprasident” della Baviera (1993). Cattolico, rigorosamente riservato; non parla mai di se stesso, tiene alla larga il suo “ privato”. I maligni sfruttano una frase di un suo biografo per qualificarlo: “L’aneddoto da raccontare su Stoiber è che non ci sono aneddoti”. Si dice abbia cambiato la sua immagine di professore bavarese, eliminando soprattutto i classici (e antiquati) “gilet” chiusi alla gola. Nei fatti è uno che mostra sicurezza, determinazione e una gran forza carismatica nel momento in cui sale sul palco per un comizio, “infiammandolo”. Si è inventato una “festa bavarese” in Romagna (massì: a Rimini) per parlare ai tedeschi in vacanza.
Ama l’Italia. Va in vacanza da quarant’anni a Forte dei Marmi, preparatissimo sugli “attu”, ha accettato di “opporsi” a Schroeder l’undici di gennaio: non aveva praticamente nessuna visibilità. Da quel momento i “sondaggi” lo hanno “valutato” e il suo gradimento è cominciato a salire. Ha parlato con Berlusconi andando a vedere il Bayer di Monaco cui è tifosissimo battere il Valencia nella coppa dei campioni, allo stadio “Meazza” di Milano. Con Berlusconi ha un “feeling” logico: è nel Partito Popolare Europeo “vede” l’Europa come una Unione che deve produrre “sostanza”, non ideologie, e chiarisce: “quello che oggi conta è la competenza, la capacità di affrontare i problemi, la libertà nel rispetto della diversità delle persone. Ebbene: i partiti della mia area si dimostrano i più adatti. Per questo vincono in Europa. Anche i tedeschi lo stanno capendo, lo hanno capito