Le "bandoliere rosse" attaccano il governo.

[brunik]

Il mio idolo "Gianfrancuccio" Miccichè attaccato con accuse infamanti: pare che dalle intercettazioni risulti che i 20 grammi di cocaina fossero destinati al ViceSuperMinistro dell'Economia.


Le ipotesi sono sempre più inquietanti. Dando per scontato che lo spacciatore entrava alle 10 di sera al ministero per andare al gabinetto, e non certo per andare dal viceministro, che casualmente lavorava fino a tardi proprio quella sera, "Gianfrancuccio" (come lo chiama al cellulare il socio in affari del figlio di Riina) sostiene si tratti di un complotto per farlo dimettere, perchè lui dà fastidio essendo contro certe porcherie.

La conclusione è una sola: E' QUALCUNO DEL GOVERNO CHE VUOLE PRENDERE IL SUO POSTO PER FAVORIRE CERTE PORCHERIE.

Quindi: un complotto di qualcuno di Forza Italia ai quali dava fastidio? Perchè i Carabinieri ce l'hanno proprio con lui? Quali sono le "porcherie" che lui ha fermato?


Corriere della Sera, 10.8.02

LA REAZIONE

Il viceministro: nell’Arma c’è qualche persona deviata

Per il suo avvocato si tratta di un «depistaggio». «Questa è una campagna di denigrazione di inaudita violenza»


MILANO - «All’interno di qualche organo di polizia c’è qualche persona deviata che sta puntando a ottenere risultati diversi da quelli che il suo contratto d’onore con l’Arma gli aveva fatto prendere». Reagisce così, Gianfranco Miccichè, alla diffusione del contenuto dell’informativa dei carabinieri, secondo la quale il viceministro dell’Economia è, «verosimilmente», «la persona alla quale Alessandro Martello ha consegnato la cocaina». Un attacco alle presunte «deviazioni» dell’Arma dei carabinieri e una difesa della Procura di Roma, il cui comportamento «sembra molto corretto». Concetto ribadito l’avvocato Grazia Volo, secondo la quale si tratta di «un depistaggio con fine politico». Un «depistaggio», cioè, con lo scopo di ottenere le dimissioni dall’incarico di viceministro, atto che Miccichè sostiene di non avere alcuna intenzione di compiere. Non c’è nulla di nuovo da chiarire, dice Miccichè. L’informativa dei carabinieri, del resto, «non è stata oggetto» del colloquio avuto con i magistrati: «Quella è stata una mia deposizione spontanea per chiarire alcune cose, ma non c’è stato assolutamente alcun riferimento, proprio perché la Procura, nell’ordinanza di custodia per le persone implicate, non aveva fatto praticamente riferimenti precisi, perché non li riteneva verosimili». Nell’ordinanza il gip scriveva: «Plausibilmente (Martello, ndr) sembra essere uno stretto collaboratore di un "viceministro" di tale ministero (dall’annotazione di servizio dei carabinieri risulterebbe collaboratore del viceministro Gianfranco Miccichè) a cui sarebbe stata portata dal detto indagato cocaina (circa grammi 20) presso la citata sede ministeriale».
L’avvocato Grazia Volo non vuole nemmeno sentire parlare di questa ordinanza che «è un atto vecchio spacciato per nuovo» e si scaglia contro «una campagna di denigrazione di inaudita gravità». Per il legale di Miccichè, quella dei carabinieri è «una semplice ipotesi», che è successiva al colloquio con Miccichè. «L’insinuazione» che la partita di droga abbia raggiunto l’onorevole «è improponibile per una serie di ragioni. La prima, è che se ci fossero stati elementi sufficienti, dal momento che l’azione penale è obbligatoria, la Procura di Roma avrebbe dovuto assumere iniziative completamente diverse. Inoltre la Procura non avrebbe potuto sentire l’onorevole Miccichè come testimone. E, ove ci fosse stata questa sicurezza, a Martello doveva essere contestato il fatto preciso, invece il fatto Miccichè non è affatto inserito nella sua imputazione».
Il rapporto dei carabinieri, sostiene l’avvocato, è stato «artatamente attualizzato» e questo «stillicidio di illazioni e falsità contro il ministro ha un intento deviante». Come Miccichè, anche l’avvocato risparmia da ogni accusa la Procura, alla quale «non posso attribuire la fuga di notizie». Non si può dire lo stesso, sostiene la Volo, per «organi investigativi che hanno avuto un comportamento deviato e tendente a ottenere un risultato politico e non giudiziario».
Del resto lo stesso Miccichè aveva già dato nei giorni scorsi una sua interpretazione delle sue vicende, riferendosi alla vittoria ottenuta alle elezioni politiche in Sicilia: «Nasce tutto da lì. Ho dato fastidio a molti come uomo politico. E darò ancora più fastidio come uomo di governo, perché non sono disponibile ad avallare certe porcherie fatte negli anni passati in nome del Sud. Per questo vogliono farmi fuori e a tutti i costi». E ora, a chi gli chiede qual è la strategia che intende seguire da domani, risponde: «La mia strategia è continuare a lavorare per il Mezzogiorno».

[leo (POL)]

"Un ministro che, pur essendo in grado di provare la propria innocenza, si dimette per essere stato sospettato e accusato, darebbe oggi agli italiani la più efficace dose di fiducia".



Ma chi è 'sto forcaiolo?

















Marcello Pera sulla Stampa il 3 luglio 1992.