Intervista di Roberto Bertinetti alla scrittrice indiana Anita Desai, tratta dal Messaggero dell'8 agosto.
"Si sente a suo agio negli Stati Uniti?
«Decisamente no. Continuo a considerarmi un'ospite e l'America rappresenta, per me, la sintesi di un Occidente egoista, ripiegato su se stesso. Dopo gli attentati dell'11 settembre le cose sono peggiorate, la diffidenza nei confronti degli stranieri è aumentata. Oggi gli Stati Uniti mi sembrano una nazione aggressiva, attraversata da manie isolazioniste e da un'ondata crescente di retorica militarista. Mi preoccupa l'assenza quasi totale di voci critiche, anche tra gli intellettuali. Molti, in privato, dicono di non condividere le scelte di politica internazionale di Bush, ma su questi temi non c'è quasi dibattito pubblico e il silenzio viene scambiato per consenso». "
Da notare che l'intervistata risiede da molto tempo negli Stati Uniti, dove insegna (al MIT, l'Istituto di Tecnologia del Massachusetts).
Ora, ci si potrebbe chiedere: se alla Desai gli Stati Uniti non piacciono (e nessuno mette in discussione che costei abbia tutto il diritto di detestare gli Stati Uniti, se non le piacciono) perché ci vive?
Non è mica un'emigrata con la valigia di cartone.
Nessuno la costringe.