(Del 13/8/2002 Sezione: Cronache italiane Pag. 10)
ORDIGNO DIMOSTRATIVO ALL´ISTITUTO DI ZOOTECNIA
Una bomba a Modena «No agli xenotrapianti»
Il centro è sempre stato duramente contestato dai gruppi animalisti
MODENA
Una bombola di gas collegata a una tanica di benzina con l´innesco bruciacchiato ma, per fortuna, spento. Potrebbe trattarsi di un gesto dimostrativo, ma non si esclude che ci fosse la volontà di colpire in maniera plateale quella che gli animalisti chiamano con disprezzo la «fabbrica di pezzi di ricambio per umani», cioè l´Istituto Sperimentale di Zootecnia di Modena, dove da anni si allevano maiali transgenici con l´obiettivo di ottenere organi da trapiantare sull´uomo. L´allarme è scattato intorno alle 12 di ieri mattina all´istituto sperimentale di Zootecnia di San Cesario sul Panaro, ente di ricerca del ministero per le Politiche Agrarie. Ma nell´ambiente tutti lo conoscono come «Beccastecca», dal nome della via dove sorge la vecchia sede del Centro per il controllo genetico dei suini, convertito nel 1996 in centro di ricerca sui maiali transgenici. Un progetto, questo, finanziato dal ministero dell´Agricoltura e, in parte da quello della Ricerca Scientifica. L´edificio, in mezzo alla campagna tra San Cesario e Castelfranco Emilia, è in questo periodo al centro di un intervento di ampliamento per la costruzione della nuova sede. Ieri al cantiere non lavorava nessuno per lo stop della settimana di Ferragosto. Ma uno dei funzionari del Centro era passato per controllare che fosse tutto a posto. Ad attirare la sua attenzione, una scritta fatta con la vernice nera sul muro esterno: «Fermate gli xenotrapianti». Insospettito, ha pensato di dare un´occhiata all´interno. Ha superato la recinzione del cantiere e ha trovato per terra alcuni volantini scritti a mano con un pennarello nero: «La creazione di animali transgenici va fermata». Ed è stato a questo punto che ha avvertito l´odore del gas provenire da un piccolo locale in fase di costruzione, un bagno privo di finestra. Qui c´era una bombola con la valvola aperta. Poco distante, una tanica di benzina collegata con un innesco, un tubo con polvere pirica e una miccia collegata con uno zampirone, una di quelle comunissime spirali verdi che servono per tenere lontane le zanzare, qui usata perché mantiene a lungo la combustione. L´estremità dello zampirone era bruciacchiata ma spenta. Significa che l´attentatore ha voluto dimostrare che avrebbe potuto dar fuoco al gas ma non l´ha fatto oppure, che la miccia si è spenta e l´attentato è fallito? Per ora gli inquirenti non si sbilanciano in ipotesi. «Anche se - spiega il tenente colonnello dei carabinieri Carlo Gerosa, che coordina le indagini - chi ha confezionato l´ordigno non era uno sprovveduto». Certo chi ha piazzato l´ordigno il 12 agosto, a cantiere deserto, non cercava probabilmente la strage, ma l´esplosione della bombola avrebbe potuto non solo danneggiare seriamente l´edificio, ma anche ferire chi si fosse trovato nei paraggi. Saranno i carabinieri del Ris, il reparto investigazioni scientifiche di Parma, a studiare l´ordigno per fornire qualche indicazione in più su chi l´ha fabbricato. A loro il sostituto procuratore Fausto Casari, che conduce l´inchiesta, ha infatti intenzione di affidare una perizia tecnico-scientifica. Sui volantini non c´erano scritte né simboli che possano ricondurre a qualche movimento, e in serata non erano ancora arrivate rivendicazioni. Ma l´area sulla quale si incentrano i sospetti è quella anarchico-animalista, da sempre contraria agli esperimenti sugli animali. Fin dalla sua apertura, nel 1996, il Centro Beccastecca di Modena - l´unico in Italia dove si fa ricerca sui maiali transgenici - è stato al centro di contestazioni. «Sono io che ho "prodotto" questi maiali. Questo è un atto terroristico». Maria Luisa Lavitrano, la responsabile del progetto sugli xenotrapianti non ha dubbi. «Questo è un atto di terrorismo - dice -. E non è la prima volta che accade. L´ordigno era molto primitivo - spiega la Lavitrano - Ma i Carabinieri hanno detto che poteva esplodere davvero. Chi ha agito non è certo ecologista». La ricercatrice sottolinea che, in realtà, a Modena non viene fatta alcuna sperimentazione. «Sono solo allevati gli animali transgenici - spiega - Può darsi che queste persone siano contrarie e, sugli xenotrapianti, noi siamo pronti a discutere. Ma non l´abbiamo mai nascosto. È venuta la tv, i giornalisti. Lavoriamo in modo trasparente, secondo le regole vigenti, con soldi pubblici. Non serviamo alcuna azienda farmaceutica...Questi animali sono un patrimonio comune della scienza e servono per la salute in futuro, salvare la vita di uomini. Delle centinaia di persone che ogni giorno muoiono perchè non ci sono abbastanza organi per i trapianti. Per questo noi non abbiamo nessuna intenzione di rinunciare».
Raffaella Quaquaro