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Operaio
Non intendevo consigliarti di spacciare, era una battuta sulla tua idea che gli immigrati lavorano sodo, non capisco come fai ad essere così disinformato, eppure sei di Torino, di pusher dovresti saperne qualcosa, di prostituzione che si vede già dal mattino presto anche, di furti e altro non ne parliamo neanche, o sei un clone di un forumista di sinistra oppure non esci mai di casa perchè sei ancora piccolo, fammi capire.
p.s gli immigrati che lavorano come "negri" sono i Cinesi, il resto è da rimpatriare, e te lo dice uno che lavora nei cantieri con molti extrac.
«Sì, lavorare con gli islamici è difficile»
Imprenditori schierati con il vescovo: «Meglio chi viene dall'Est»
IMMIGRATI E LAVORO
di Chiara Bert
TRENTO. «Sì, è vero, con gli immigrati dell'Est Europa si lavora meglio che con gli islamici». Il giorno dopo le dichiarazioni di monsignor Luigi Bressan davanti agli artigiani trentini, dagli imprenditori è un coro di consensi alle parole dell'arcivescovo. Il più duro è Gianni Benedetti, direttore di Assoartigiani: «Il problema con i musulmani - dice - è che hanno poca voglia di lavorare, noi ce ne siamo accorti da tempo e per questo preferiamo assumere gente con una cultura più vicina alla nostra».
Tenere sempre presenti le difficoltà d'integrazione legate alla cultura e alla religione: questo il consiglio rivolto 2 giorni fa dal vescovo ai piccoli imprenditori. «Di fronte a due persone che si offrono di lavorare - ha affermato Bressan -, meglio preferire un polacco rispetto a un musulmano». Una regola che le categorie produttive sembrano aver fatta propria già da tempo, in nome di uno spirito imprenditoriale più attento alle esigenze economiche delle aziende che agli scambi interculturali. Il perché lo spiega senza mezzi termini il direttore degli artigiani Benedetti: «Gli immigrati dell'Est hanno un'etica del lavoro, quelli islamici no. Non si può lavorare con chi sparisce per 15 giorni, non presenta i certificati medici o pretende di festeggiare il Ramadan senza tenere conto dei ritmi produttivi della nostra società». «Ecco perché - prosegue Benedetti -, se uno dei miei associati mi chiede un consiglio su un'assunzione, non ho dubbi, scelgo un lavoratore dell'Est».
Presenza problematica quella degli extracomunitari in Trentino, eppure sempre più indispensabile per un mercato del lavoro che tira ma che in certi settori fatica a trovare manodopera locale. A parlare sono i dati dell'ultimo dossier Caritas (vedi box a lato, ndr): nella nostra provincia, un'assunzione su 5 riguarda lavoratori stranieri, la cui presenza, nell'ultimo anno, è aumentata del 18,2%, passando da 12 mila a 14 mila unità. E se il Trentino si conferma regione del lavoro stagionale, con quasi il 70% degli immigrati impiegati nell'agricoltura e nel turismo, è vero che il loro numero cresce anche nella media e piccola industria e nel terziario.
Solo nelle aziende artigiane, i lavoratori provenienti da paesi extra Ue sono 2000, di cui 180 sono titolari di un'impresa. Tutti cattolici, tutti dei paesi dell'Est? Non proprio, o non ancora. «Dipende dai settori - risponde Flavio Tosi, presidente degli artigiani -. Nel porfido e nel comparto alimentare oggi sono soprattutto cinesi, nell'edilizia prevalgono gli albanesi e i marocchini, nei trasporti gli slovacchi». Per Tosi la religione c'entra poco, «il problema con i lavoratori islamici - sostiene - è soprattutto culturale. Non sono abituati ad avere degli orari, non concepiscono di essere ripresi per qualche minuto di ritardo, non riconoscono l'autorità delle donne. A chi deve garantire un corretto svolgimento del lavoro all'interno di un'azienda, tutto questo crea quotidiane difficoltà». «Monsignor Bressan ha detto quello che la maggior parte di noi pensa - aggiunge il presidente degli artigiani -: con le persone di cultura vicina alla nostra è più facile capirsi, dopodiché è chiaro che in tutte le culture esistono lavoratori bravi e lavoratori meno bravi».
Il ragionamento proposto dal vescovo trova d'accordo anche Italo Craffonara. «Per storia, tradizioni e modi di vita c'è una maggiore affinità con i lavoratori dei Paesi dell'Est - sottolinea il presidente degli albergatori -, basta pensare al peso che le persone di religione musulmana attribuiscono alle pratiche religiose e alla loro ricaduta anche sulla vita lavorativa». Niente di nuovo, dunque, nelle parole di Bressan. «Io stesso - aggiunge Craffonara - non ho mai assunto lavoratori islamici, e ritengo naturale che si privilegi la collaborazione con i paesi europei piuttosto che con il mondo arabo».