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Discussione: Meraviglie del Cosmo

  1. #291
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    Predefinito Re: Meraviglie del Cosmo

    Risolto il 'mistero' delle nebulose planetarie

    Le loro forme e colori insoliti 'plasmati' da coppie di stelle


    La nebulosa Homunculus - fonte: Nathan Smith (Università della California, Berkeley e NASA)

    Scoperto il segreto delle forme insolite e dei colori delle nebulose planetarie: il loro 'scultore' è in moltissimi casi una coppia di stelle, che ruotano così velocemente l'una intorno all'altra da avere la stessa atmosfera. Il risultato, che conferma un'ipotesi fatta 40 anni fa, è frutto del lavoro dei ricercatori coordinati da Todd Hillwig, della Valparaiso University nell'Indiana, e in via di pubblicazione sulla rivista Astrophysical Journal.

    Le nebulose planetarie sono una sorta di 'cadavere stellare', perchè sono formate dal gas e dagli strati più esterni espulsi da una stella morente, quando si riduce e compatta per trasformarsi in una nana bianca. Ci sono più di un migliaio di nebulose planetarie, ma poche hanno la forma sferica e semplice che ci si aspetterebbe dai rantoli di una stella solitaria. Più spesso somigliano a delle clessidre o delle farfalle.

    Perché un sistema binario produca quella forma, bisogna che l'asse maggiore della nebulosa punti nella stessa direzione dell'asse attorno a cui orbitano le stelle. Così i ricercatoris i sono messi a cercare delle nebulose planetarie con stelle binarie al centro dove entrambi gli assi potessero essere misurati. Alla fine sono riusciti a identificare otto sistemi con queste caratteristiche.

    "Otto non sembrano tante, ma una volta che abbiamo il dato, diventa molto convincente che ci sia davvero una connessione - commenta Hillwig -. C'è solo una possibilità su un milione che tutti i sistemi si siano allineati". Per Noam Soker, dell'Istituto di tecnologia di Haifa, si tratta di un grande risultato, "che ci dice che ciò che forma e plasma una nebulosa planetaria è un sistema binario".

    Risolto il 'mistero' delle nebulose planetarie - Spazio & Astronomia - Scienza&Tecnica - ANSA.it - RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA
    Ultima modifica di Tomás de Torquemada; 23-10-16 alle 14:45
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  2. #292
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    Predefinito Re: Meraviglie del Cosmo

    Finita la corsa di Rosetta: si è posata sulla cometa 67P

    Avvenuto l'impatto tra la sonda il corpo celeste. In arrivo le prime immagini ravvicinate. Spenti definitivamente gli strumenti di bordo: grande attesa all'Agenzia spaziale europea per gli ultimi dati raccolti. Battiston (Asi): "Un successo anche grazie alla tecnologia italiana".


    L'ultima foto scattata dalla sonda a 51 metri dalla superficie della cometa

    Elena Dusi

    Roma - La sonda Rosetta è "atterrata" lentamente sulla sua cometa. Gli ordini inviati dalla Terra le hanno chiesto di fare il più lentamente possibile, in modo da regalarci le immagini ravvicinate della sua superficie. A impatto avvenuto, sono stati spenti per sempre. A poche centinaia di metri d’altezza Rosetta ha fotograto paesaggi lunari, rocce sparse, un suolo di colore metallico che sembra il fondale di un mare. L'avvicinamento "al rallentatore" è stato importante anche per evitare rimbalzi sulla superficie della cometa, che ha una forza di gravità troppo debole per trattenerla.

    Dopo dieci anni di viaggio per avvicinare la cometa 67P, 7 miliardi di chilometri percorsi e due anni trascorsi orbitandole intorno, la sonda conclude così la sua storia, quasi d’amore, con la roccia spaziale: raggiungendola in un abbraccio che sarà eterno, o quasi. E le immagini Esa, insieme al materiale che la sonda è riuscita ad inviare, sono immediatamente disponibili su Repubblica.it.

    Mentre noi oggi saremo costretti a dire addio alla sonda dell’Agenzia Spaziale Europea, costata 1,4 miliardi di euro, per Rosetta e 67P inizierà un lungo viaggio in una zona fredda e buia del cosmo, dove il Sole non riesce più a scaldare e alimentare i pannelli della sonda e le comunicazioni con la Terra sono diventate impossibili. Le ultime gocce di energia, a 700 milioni di chilometri da qui, serviranno per inviarci le immagini della discesa e del'''atterraggio''.

    Giovedì sera i motori di Rosetta sono stati accesi per pochi minuti e la discesa da 19 chilometri di altezza è gradualmente iniziata, prima alla “velocità” di 30 centimetri al secondo, poi fino a 90 (l’equivalente di una camminata tranquilla), man mano che la forza di gravità di 67P, sia pur debole, si farà sentire. La sonda nelle sue fasi finali di vita esplorerà una zona poco conosciuta della cometa (lunga appena 4 chilometri), analizzerà le tracce di gas presenti. Misurerà la temperature e la forza di gravità, inviando i dati all’Esoc (Centro europero per le operazioni spaziali) di Darmstadt.

    Lo studio delle comete, per l’Agenzia spaziale europea come per la Nasa, è oggetto di interesse scientifico (67P è uno dei corpi più antichi del Sistema Solare). Ma anche – in un futuro probabilmente non vicino – economico. Questi oggetti spaziali potrebbero infatti rivelarsi delle miniere viaggianti. La sonda europea ha dimostrato che raggiungerle e posarvici sopra (come ha fatto il lander di Rosetta, Philae, il 12 novembre 2014, che però ha smesso di comunicare con la Terra a luglio 2015), è operazione ardita ma non impossibile. Per il momento, però, alla sonda e alla cometa resterà tutto il tempo per esplorare insieme l’universo al riparo dagli occhi umani. Gli scienziati sulla Terra spenderanno anni, invece, ad analizzare la miniera di immagini che ci stanno arrivando proprio in questo momento.

    "Rosetta e Philae", ha commentato Jean-Pierre Bibring, lo scienziato responsabile del lander, “ci hanno dimostrato che la cometa contiene gli ingredienti che potrebbero aver aiutato la nascita della vita sulla Terra”. Nichi D’Amico, presidente dell'Istituto Nazionale di Astrofisica, ha spiegato che "con la missione abbiamo dimostrato di aver trasformato in realtà un'idea originale e coraggiosa: inviare cioè non solo una sonda, ma anche un lander a studiare da vicino il nucleo di una cometa. Mai nessuno prima lo aveva fatto. L'Italia, con l'istituto Nazionale di Astrofisica, l'ASI e varie industrie nazionali, ha giocato un ruolo di primo piano in questa missione europea”.

    Roberto Battiston, astrofisico di fama mondiale e presidente dell’Agenzia spaziale italiana, ha commentato: “Chissà se un giorno qualche turista spaziale non troverà le tracce di questa incredibile missione portata a termine dall’Europa, con un grande ruolo della tecnologia italiana. Oggi si parla di miniere sui corpi celesti minori. Un giorno forse, se andremo su Marte, potremmo sfruttare queste risorse per approvvigionarci di acqua o carburante”.

    “Addio Rosetta, hai concluso la tua missione” ha salutato Patrick Martin, lo scienziato manager della missione. Per il momento alla sonda e alla cometa resterà tutto il tempo per esplorare insieme l’universo al riparo dagli occhi umani. Gli scienziati sulla Terra spenderanno anni, invece, ad analizzare la miniera di immagini che ci stanno arrivando proprio in questo momento.

    Finita la corsa di Rosetta: si è posata sulla cometa 67P - Repubblica.it
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  3. #293
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    Predefinito Re: Meraviglie del Cosmo

    Addio Rosetta.
    Ma quanti figli del Perozzi in giro...
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    Chi abbandona gli animali è un bastardo!

  4. #294
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    Predefinito Re: Meraviglie del Cosmo

    Citazione Originariamente Scritto da Kaouthia Visualizza Messaggio
    Addio Rosetta.
    Requiem (al cioccolato) per una sonda defunta...


    P. S. Ho mantenuto la didascalia di Repubblica, ma credo che quella foto sia stata scattata a 5 metri dalla cometa e non a 51.
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  5. #295
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    Predefinito Re: Meraviglie del Cosmo

    Duemila miliardi di galassie per Hubble

    Un team di ricercatori ha estrapolato una nuova stima sul numero totale di galassie nell’Universo, che risulta superare di circa dieci volte i valori precedentemente conosciuti. Adriano Fontana (INAF Roma): «Il risultato conferma una cosa che già sapevamo: in epoca primordiale esisteva un grande numero di galassie molto piccole, che per ora sono invisibili ai nostri occhi».


    Elisa Nichelli

    Sembra che l’Universo sia più affollato di quanto avevamo fino ad ora previsto. Stando a un nuovo censimento realizzato grazie al telescopio spaziale Hubble il numero di galassie potrebbe arrivare a un totale di duemila miliardi, circa dieci volte tanto rispetto alle stime precedenti.

    Un team internazionale di ricercatori, guidato da Christopher Conselice dell’Università di Nottingham, ha analizzato i dati raccolti da Hubble in un volume di spazio che risale a epoche primordiali dell’Universo, trovando un numero di galassie dieci volte superiore a ciò che ci si aspettava. I risultati sono stati presentati sulla rivista scientifica The Astrophysical Journal e hanno implicazioni importanti sui processi di formazione delle galassie.

    La maggior parte delle galassie scoperte sono piccole e deboli in luminosità, con masse simili a quelle che oggi fanno da satelliti della nostra Via Lattea. Questi oggetti di piccola taglia risiedono in epoche remote del percorso di vita dell’Universo, e si sono poi fusi a formare galassie più grandi, portando a una diminuzione di densità nelle epoche più recenti.

    «I nostri risultati rappresentano una prova importante del fatto che le galassie hanno subito un’evoluzione significativa nel corso della storia dell’Universo, riducendosi drasticamente in numero attraverso fusioni successive», spiega Conselice. Il lavoro di Conselice e colleghi, volto a conoscere con maggior precisione il numero di galassie presenti nell’Universo, cerca di rispondere a una delle domande fondamentali dell’astronomia, che ha tenuto impegnate intere generazioni di ricercatori.

    Tra la metà degli anni Novanta e i primi del Duemila il telescopio Hubble ha realizzato due osservazioni profonde del cielo: l’Hubble Deep Field e l’Hubble Ultra Deep Field, acquisiti puntando nella stessa regione di cielo per diverse ore, portando lo strumento al massimo delle proprie capacità osservative. Questi primi sguardi approfonditi sul nostro Universo hanno permesso di stimare il numero di galassie osservabili a circa 100 miliardi di oggetti. Il nuovo studio fornisce una nuova stima di questo numero, che arriva almeno a 10 volte tanto.

    Conselice e il suo team hanno raggiunto questa conclusione studiando in dettaglio le immagini profonde di Hubble e i risultati già pubblicati da altri gruppi di ricerca. Hanno ricostruito un profilo tridimensionale, per poter risalire alle diverse epoche storiche osservate. Inoltre hanno utilizzato modelli matematici grazie ai quali hanno potuto dedurre l’esistenza di una popolazione di galassie attualmente non visibili dai telescopi a nostra disposizione.

    La stima finale evidenzia che circa il 90 percento delle galassie presenti nell’Universo sono attualmente troppo deboli e lontane per essere viste. Si tratta di una miriade di piccoli addensamenti di stelle che si sono fusi nel corso del tempo a formare le galassie come le conosciamo oggi. Uno dei migliori candidati per raggiungere in futuro questa grande porzione di oggetti piccoli è il James Webb Space Telescope (JWST) della NASA, il cui lancio è previsto nel 2018.

    Tra i lavori precedenti, citati da Conselice e colleghi nel corso dell’articolo scientifico, ci sono molti studi condotti da Adriano Fontana e il suo gruppo di ricerca presso l’INAF – Osservatorio Astronomico di Roma. Abbiamo dunque chiesto a Fontana un commento a questo risultato, che ha attirato l’attenzione di molti.

    «Il numero di galassie presenti nell’Universo è molto maggiore rispetto a quello che vediamo, e questo è noto da tempo», spiega ai microfoni di Media INAF Fontana. «I colleghi hanno fatto un conteggio aggiornato per quantificare il numero di oggetti intrinsecamente deboli e molto lontani. Sono strutture che non possiamo vedere, ma possiamo estrapolare una stima del loro numero dalla distribuzione di luminosità delle galassie».

    «È come immaginare di osservare la distribuzione delle persone sulla Terra. Anche in questo caso ci saranno poche grandi città e mano a mano che diminuisce la dimensione, un numero sempre maggiore di piccoli paesi. La stessa cosa accade per le galassie: guardando l’Universo vediamo un certo numero di oggetti di grossa taglia, ma sappiamo che ce ne sono tantissimi di taglia più piccola che non possiamo vedere, esattamente come non vediamo i piccoli centri abitati osservando la Terra dall’alto».

    «Noi sappiamo che queste galassie molto piccole e deboli esistono, siamo in grado di stimarle. Il punto è che la gran parte delle stelle è contenuta nelle galassie più grandi, mentre queste piccole ne contengono un numero molto minore», continua Fontana. «Il risultato è interessante, perché conferma una cosa che già sapevamo: in epoca primordiale esistevano un grande numero di galassie molto piccole, che per ora sono invisibili ai nostri occhi».

    «Inoltre è importante sapere quanto possono essere piccole le galassie, perché dalla loro dimensione minima dipende il tipo di materia oscura presente nell’Universo. Questo perché in passato la materia oscura si è addensata in grumi, e se le particelle di cui è composta sono fredde questi grumi possono avere dimensioni piccole, mentre se è fatta di particelle calde, i grumi iniziali devono avere dimensioni maggiori, e quindi questo secondo scenario le galassie molto piccole si formano in numeri molto inferiori».

    «I limiti attuali delle nostre osservazioni non ci permettono di arrivare a una stima precisa», conclude Fontana. «Sicuramente con JWST, il successore di Hubble Space Telescope che verrà lanciato tra due anni, riusciremo a raggiungere galassie molto più piccole, e potremo cominciare ad esplorare questa porzione di Universo».

    Duemila miliardi di galassie per Hubble « MEDIA INAF
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  6. #296
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    Predefinito Re: Meraviglie del Cosmo

    ExoMars: Schiaparelli in silenzio, Tgo è un successo

    Da Lander comunque dati preziosi per seconda fase missione


    Successo parziale della missione ExoMars. La buona notizia è che l'Europa ha un'altra sonda nell'orbita di Marte, il Tgo (Trace Gas Orbiter), che sta funzionando perfettamente; la notizia meno buona è che il lander Schiaparelli è rimasto in silenzio


    ExoMars, Schiaparelli in silenzio, nessun segnale

    Il lander Schiaparelli della missione europea ExoMars continua a essere silenzioso: la sonda Mro (Mars Reconnaissance Orbiter) della Nasa, che ha sorvolato l'area in cui dovrebbe trovarsi il veicolo "ha cercato di comunicare con il lander, ma non ha registrato niente", ha detto all'ANSA Paolo Ferri, direttore delle operazioni di volo dell'Agenzia Spaziale Europea (Esa). Non c'è quindi al momento alcuna conferma che il lander della missione ExoMars sia attivo sul suolo di Marte. Non tutto è perduto, comunque, perché durante la ricezione a Terra dei dati della sonda Mro c'è stato un problema di comunicazione. Non è chiaro, quindi, se il silenzio sia dovuto proprio a questo oppure a un problema del lander Schiaparelli. La risposta potrà arrivare soltanto intorno alle 22,30 italiane, in seguito a un secondo passaggio di Mro sull'area in cui dovrebbe trovarsi Schiaparelli.

    Il segnale del lander Schiaparelli è stato perduto un minuto prima che il veicolo della missione ExoMars toccasse il suolo marziano. Le speranze di ristabilire le comunicazioni non sono comunque perdute.

    Il segnale della discesa di Schiaparelli era stato ricevuto correttamente dal radiotelescopio Gmrt (Giant Metrewave Radio Telescope) che si trova in India, a Pune, "ma si è interrotto verso la fine. Rispetto ai tempi previsti, questo è accaduto nella fase finale, quando mancava un po' meno di un minuto al momento dell'arrivo sul suolo", ha detto Ferri. D'altro canto, però, "quello del radiotelescopio era una sorta di esperimento". Le comunicazioni più attese erano quelle della sonda Mars Express, ma anche quest'ultima ha confermato la perdita del segnale, interrotto improvvisamente prima dell'arrivo a Terra".


    Tantissime ipotesi

    Al momento sono tantissime le ipotesi sul motivo per cui il segnale del lander Schiaparelli si è interrotto un minuto prima che il veicolo della missione ExoMars toccasse il suolo. I tecnici al lavoro nel centro di controllo della missione, nel Centro per la scienza e la tecnologia (Esoc) dell'Agenzia Spaziale Europea (Esa), stanno esaminando la situazione. Ci sono speranze, anche se remote.

    Quella che aspetta i responsabili della missione sarà una lunga notte dedicata all'analisi dei dati della sonda Tgo (Trace Gas orbiter), che ha segnato comunque un successo con il perfetto ingresso nell'orbita marziana. Le ipotesi sul tappeto sono le più diverse. La peggiore, ha detto il responsabile delle operazioni di volo dell'Esa, Paolo Ferri, è il mancato funzionamento dei retrorazzi: in questo caso il veicolo avrebbe avuto un impatto violento sul suolo marziano. L'ipotesi ottimistica è invece che nelle ultime fasi dell'arrivo su Marte Schiaparelli abbia avuto un problema nel cambio di antenna, che era previsto dalla missione. "Nella notte - ha proseguito Ferri - lavoreremo all'analisi dei dati dell'orbiter Tgo, che saranno più dettagliati di quelli arrivati dal radiotelescopio di Pune e dalla sonda Mars Express. Sono stati registrati durate la discesa di Schiaparelli e contengono tantissimi parametri acquisiti in tempo reale che potranno dirci molto di più. Siamo molto fiduciosi che riusciremo a capire che cosa sia successo".


    Battiston (Asi), un successo anche se parziale

    ExoMars è comunque un successo, l'orbiter Tgo è riuscito nella missione mentre del lander Schiaparelli avremo dettagli solo nelle prossime ore ma ha comunque inviato dati preziosi: a dirlo è Roberto Battiston, presidente dell'Agenzia Spaziale Italiana (Asi), a margine dell'evento organizzato a Roma per seguire la storica discesa della missione dell'Agenzia Spaziale Europea (Esa). "Questa sera abbiamo avuto un successo e un successo parziale", ha spiegato Battiston, aggiungendo che "La sonda Tgo è stata un successo, era un pezzo importantissimo della missione e necessario per la seconda fase quella che porterà un rover nel 2020". Tgo si è infatti inserito in orbita marziana da cui studierà molti parametri atmosferici e sarà fondamentale per guidare l'arrivo della prossima parte della missione ExoMars prevista tra 4 anni. "Per il lander Schiaparelli - ha proseguito - sappiamo che ha funzionato correttamente nella prima fase di ingresso e ha inviato i dati alle sonde che lo seguivano. Abbiamo perso il segnale ma è ancora presto per capire cosa sia avvenuto. In ogni caso è un successo parziale, perché i dati li ha inviati, questo era l'aspetto più importante".


    Woerner(Esa), dita incrociate per Schiaparelli ma è comunque un successo

    "Teniamo le dita incrociate, forse nella notte avremo risultati chiarificatori e magari anche positivi". Lo ha detto il direttore generale dell'Agenzia Spaziale Europea (Esa), Jan Woerner, al termine della diretta dal centro di controllo della missione di ExoMars, riferendosi all'atterraggio del lander Schiapparelli su Marte, sul cui esito si dovrebbe sapere di più domattina, dopo che stanotte saranno stati esaminati tutti i dati raccolti Woerner ha ricordato che quello del lander Schiaparelli era "un test di atterraggio. Uno strumento per un test che, sì, ha funzionato, anche se non sappiamo ancora i dettagli, e che abbiamo fatto per raccogliere dati per la prossima missione del 2020. I dati che saranno esaminati questa notte ci serviranno per sapere come fare atterrare con tecnologia europea il Rover su Marte. E' stata un'ottima decisione di andare per la prima volta con uno strumento di test". "Per l'Esa - ha aggiunto - volare fino a Marte ed entrare in un'orbita sicura attorno al pianeta per una missione che servirà a conoscere l'atmosfera e a scoprire se c'è vita è una grande sfida e un grande risultato", ha detto Worner ringraziando i colleghi russi e americani e i partner industriali della missione.


    Schiaparelli è su Marte, ma si attende la conferma buon atterraggio

    Il lander Schiaparelli dovrebbe avere toccato il suolo di Marte, ma non è stato ancora ricevuto a Terra nessun segnale che possa testimoniare la buona riuscita dell'atterraggio. Nessuna notizia dal radiotelescopio Gmrt (Giant Metrewave Radio Telescope) che si trova in India, a Pune, e che aveva intercettato il 'risveglio' dall'ibernazione del lander protagonista della missione ExoMars, organizzata dalle agenzie spaziali di Europa (Esa) e Russia (Roscosmos). Nel frattempo anche l'orbiter della missione ExoMars, il Tgo (Trace Gas Orbiter) è 'nascosto' da Marte e non è in grado di inviare i segnali che ha registrato durante la discesa. Entra quindi in gioco la sonda dell'Esa Mars Express, che dall'orbita marziana ha seguito tutte le fasi della discesa di Schiaparelli, fin dall'ingresso nell'orbita di Marte.


    La prima volta dell'Europa sul suolo di Marte

    Per la prima volta un veicolo europeo, con tanta tecnologia italiana a bordo, attraverserà l'atmosfera di Marte in una discesa mozzafiato di sei minuti nella quale raccoglierà dati e informazioni. Adesso Schiaparelli si sta avvicinando a Marte in stato di ibernazione per risparmiare energia e si 'risveglierà' alle 15:37 italiane, per prepararsi alla discesa. Allora accenderà il computer di bordo e gli strumenti con cui eseguirà il controllo completo delle sue condizioni. "Purtroppo non potremo vedere il momento dell'ingresso in orbita", ha detto all'ANSA il direttore delle operazioni di volo delle missioni dell'Esa, Paolo Ferri. "Se saremo fortunati - ha aggiunto - il segnale di Schiaparelli potrebbe essere ricevuto dal radiotelescopio Gmrt (Giant Metrewave Radio Telescope) che si trova in India, a Pune". In ogni caso il segnale arriverà con i dieci minuti di ritardo caratteristici delle comunicazioni fra Marte e la Terra. "Sarà comunque un segnale molto debole - ha rilevato Ferri - e potrebbe essere sufficiente il minimo disturbo per perderlo".


    I 6 minuti della discesa

    Nel frattempo il viaggio di Schiaparelli verso Marte "procede come previsto; tutto è perfetto", ha detto Walter Cugno, direttore del programma Exomars per la Thales Alenia Space (Thales - Leonardo Finmeccanica). Quando entrerà nell'atmosfera marziana, alle 16:42, i suoi sensori cominceranno a raccogliere dati sull'atmosfera del pianeta rosso. "Potremo dire che Schiaparelli sarà sopravvissuto alla discesa solo dopo aver ricevuto il segnale", ha detto ancora Ferri.


    Segnali dal suolo marziano

    Una volta sul suolo marziano il veicolo continuerà a mandare segnali per 15 minuti e poi dovrà spegnere il trasmettitore per risparmiare energia, ma continuerà a lavorare e a raccogliere dati. Fino a quel momento lo avranno 'ascoltato' la sonda Mars Express dell'Esa e l'orbiter della missione ExoMars, il Tgo (Trace Gar Orbiter). Quest'ultimo lo farà nel bel mezzo di una manovra che lo impegnerà per ben due ore e mezzo, necessaria per entrare correttamente nell'orbita marziana. Saranno i dati di queste due sonde, ricevuti a Terra fra le 18:00 e le 18:30, a dire se Shiaparelli ha toccato il suolo. Fra le 19,00 e le 20,00 a risvegliare nuovamente il piccolo lander sarà la sonda Mro (Mars Reconnaissance Orbiter) della Nasa, e i segnali di Schiaparelli saranno di nuovo ricevuti a Terra, mentre il veicolo continuerà a lavorare.


    Il ruolo dell'Italia

    Dedicato all’astronomo italiano Giovanni Schiaparelli, autore della prima mappa completa di Marte, il lander è solo un esempio della ricerca e della tecnologia italiane che sono a bordo della missione ExoMars. l'Agenzia Spaziale Italiana (Asi), è infatti il principale contributore con 350 milioni di euro, pari al 32% del valore complessivo della missione, di 1,3 miliardi. E' in prima fila anche l'industria italiana, con Leonardo Finmeccanica e Thales Alenia Space (Thales- Leonardo Finmeccanica), che ha integrato entrambi i veicoli nei suoi stabilimenti di Torino. A Torino la Telespazio (Leonardo Finmeccanica-Thales) ha contribuito al centro di controllo del lander Schiaparelli, gestito dall'Altec, la società nata dalla collaborazione fra Thales Alenia Space e Asi. Importante anche il contributo scientifico dell'Italia, con Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), università di Padova e Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn).

    ExoMars: Schiaparelli in silenzio, Tgo è un successo - Spazio & Astronomia - Scienza&Tecnica - ANSA.it - RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA
    Ultima modifica di Tomás de Torquemada; 21-10-16 alle 15:32
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  7. #297
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    Predefinito Re: Meraviglie del Cosmo

    Marte, ecco l'immagine Nasa della sonda Schiaparelli: "Si è schiantata sul pianeta rosso a 300km/h"

    L'immagine a bassa risoluzione da Mro. Individuato anche il punto di impatto. Sonda "probabilmente esplosa", Battiston: arrivato il 95% dei dati attesi.


    Tiziano Toniutti

    Due giorni dopo la missione ExoMars, terminata con la perdita del segnale dal lander Schiaparelli, arriva la conferma: la sonda si è schiantata su Marte a 300 chilometri all'ora ed è probabilmente esplosa. E arriva anche l'immagine Nasa in cui si individua la zona d'impatto del dispositivo. L'immagine è stata scattata dal Mars Reconnaissance Orbiter (Mro), che ha "visto" il sito di atterraggio Schiaparelli. Rispetto all'ultimo passaggio di Mro su quella zona di suolo marziano, ci sono due nuovi segni, riconducibili all'impatto del mezzo. L'immagine mostra due macchie scure: una, più luminosa e definita, è il paracadute; l'altra, più scura e confusa, è il cratere generato dall'impatto e si trova a poco più di 5 chilometri a ovest del punto in cui Schiaparelli avrebbe dovuto toccare il suolo. "Quando i retrorazzi sono stati spenti ed è precipitato al suolo, il lander stava eseguendo una manovra corretta", ha detto Paolo Ferri, responsabile delle operazioni di volo delle missioni dell'Esa.

    Schiaparelli è entrata nell'atmosfera marziana per una discesa di 6 minuti verso la superficie, ma il contatto è stato perso poco prima del touchdown. I dati registrati dall'altro componente veicolare, il Trace Gas Orbiter, sono attualmente in fase di analisi per capire cosa è accaduto durante la discesa. Nel frattempo, la fotocamera a bassa risoluzione CTX dell'Mro ha catturato le immagini del sito previsto per il touchdown, il Planum Meridiani. La cattura delle immagini della zona era un'operazione pianificata.

    L'immagine rilasciata oggi ha una risoluzione di 6 metri per pixel e mostra due nuovi oggetti sulla superficie rispetto a un'immagine dalla medesima fotocamera scattata nel maggio di quest'anno. Uno dei due è il paracadute che avrebbe dovuto frenare Schiaparelli. L'oggetto appare luminoso e, misurandolo sulla risoluzione dell'immagine, può essere associato a un diametro di 12 metri. L'altra novità è una macchia scura sfocata di circa 15x40 metri a circa 1 km a nord del paracadute. Secondo l'interpretazione, è derivante dall'impatto del modulo Schiaparelli stesso, a seguito della caduta in cui i retrorazzi sono stati spenti dal computer per motivi ancora da chiarire.

    Uno sguardo più da vicino a queste caratteristiche arriverà la prossima settimana con HiRISE, la fotocamera a più alta risoluzione a bordo dell' Mro. Le due nuove caratteristiche fotografate si trovano a 353.79 gradi di longitudine est, 2.07 gradi di latitudine sud su Marte. La posizione del segno scuro mostra che Schiaparelli ha deviato di circa 5,4 km a ovest del suo previsto punto di atterraggio. Nel frattempo, si continua a decodificare i dati estratti dalla registrazione dei segnali dalla discesa del lander registrati dal Tgo, per stabilire correlazioni con le misure effettuate con il GMRT, un telescopio sperimentale situato in India, e con il Mars Express dell'Esa. La traiettoria di discesa del modulo è stato osservata da tre diverse località, il personale al lavoro potrebbe essere in grado di ricostruire la catena di eventi con grande precisione.

    Battiston: "Ricevuto il 95% dei dati attesi". "Da Schiaparelli abbiamo avuto il 95% dei dati attesi e la tecnologia pianificata per l'ingresso nell'orbita di Marte ha funzionato: lo ha detto il presidente dell'Asi, Roberto Battiston, commentando le immagini. "La foto - ha osservato Battiston - ci mostra che Schiaparelli è caduto esattamente dove avrebbe dovuto atterrare. Se il computer non avesse fatto un errore avremmo avuto la ciliegina sulla torta, ma la torta l'abbiamo". Da Schiaparelli, ha proseguito il presidente dell'Asi, "abbiamo avuto il 95%-96% dei dati, l'ingresso nell'atmosfera marziana è stato perfetto e il paracadute ha funzionato a dovere. Come sempre - ha aggiunto - le cose nello spazio riservano delle incognite. In questo caso ha sbagliato il computer, ma non c'è stato qualcosa di sbagliato dal punto di vista tecnico". La tecnica messa a punto per questa prima fase della missione ExoMars, ha rilevato, "è quella che ci permette di affrontare la seconda fase della missione, nel 2020". Guardando le immagini riprese dalla sonda Mro, ha detto ancora "Schiaparelli ha quasi centrato l'area a forma di ellisse nella quale era previsto l'atterraggio: si è comportato in modo eccellente, sembra quasi un tiro al bersaglio. Certamente - ha concluso - senza l'errore fatto dal computer tutto avrebbe potuto essere perfetto, ma penso che possiamo davvero essere contenti".

    Marte, ecco l'immagine Nasa della sonda Schiaparelli: "Si è schiantata sul pianeta rosso a 300km/h" - Repubblica.it
    "Tante aurore devono ancora splendere" (Ṛgveda)

  8. #298
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    Predefinito Re: Meraviglie del Cosmo


    I resti della sonda Schiaparelli nel cerchio rosso in alto, il paracadute è il punto bianco nel cerchio rosso in basso (Nasa)



  9. #299
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    Predefinito Re: Meraviglie del Cosmo



    Una Luna così vicina alla Terra la vedremo soltanto tra 18 anni, il 25 novembre 2034. E non si tratta solo della Luna più vicina del 2016, ma anche quella più grande del 21° secolo. Nella notte tra il 14 e il 15 novembre spunta la ‘Superluna’, la più grande e luminosa degli ultimi 68 anni. Perché quando sarà nella fase di plenilunio in contemporanea si troverà nel perigeo della sua orbita, ovvero nel punto più vicino alla Terra, esattamente a 356.410 chilometri da noi. Ci sembrerà il 14% più grande e ben il 30% più luminosa rispetto a tutte le altre lune piene. Secondo i tecnici della Nasa la Luna diventerà piena circa due ore dopo il suo passaggio nel perigeo. Secondo gli ultimi aggiornamenti previsionali sarà possibile vederla al Nord e Toscana, mentre su medio Adriatico, Sud e Isole molto probabilmente ci saranno nubi e piogge.





    La superficie della Luna ripresa dalla sonda giapponese Selene

  10. #300
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