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    Question Sistema Presidenziale ... ricordando Randolfo Pacciardi




    Non vorrei dire una sciocchezza , ma visto che si ritorna a parlare di " presidenzialismo " non fu una bandiera di Pacciardi ?
    -----------------------------------
    vedi anche.....:
    http://www.politicaonline.net/forum/...714#post197714

  2. #2

  3. #3
    hussita
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    bella la pagina su cronologia, chissà chi l'ha scritta


  4. #4
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    Predefinito IL GIORNALE DI CALABRIA 2 novembre 2002

    La schiacciante vittoria della Dc nel '48 non comportò l'automatica adesione al blocco atlantico

    1949, nella NATO grazie a PACCIARDI
    La schiacciante vittoria della Democrazia Cristiana nelle elezioni del 18 aprile 1948 non comportò, in politica estera, l'automatica ed immediata integrazione dell'Italia nel blocco degli Stati occidentali. I rapporti con i futuri alleati, infatti, erano in quel momento tutt'altro che idilliaci a causa di diverse questioni irrisolte: dalla sistemazione delle ex colonie alla collocazione di Trieste, ma soprattutto per la spinosa questione del trattato di pace, ritenuto ingiusto anche da diversi esponenti della compagine governativa. Nodi difficili da sciogliere, che in un primo momento impedirono ad Alcide De Gasperi di formulare una politica estera italiana decisamente filo atlantica.
    La spinta repubblicana. Ma i motivi principali che spingevano De Gasperi ad assumere questo atteggiamento di grande cautela riguardavano la politica interna. Oltre alla inevitabile opposizione social-comunista, infatti, il presidente del Consiglio dovette fare i conti con larga parte dell'elettorato cattolico, schierato su posizioni neutraliste in campo internazionale. Esponenti della sinistra democristiana, come Dossetti e Gronchi, non fecero mistero della loro contrarietà alla scelta atlantica. Anche i socialdemocratici tentennarono parecchio prima di schierarsi apertamente a favore del Patto atlantico, e le divisioni interne al partito di Saragat minarono diverse volte la stabilità del governo.
    In fin dei conti, il partito che spinse maggiormente, sin dall'estate del 1948, per l'ingresso dell'Italia nell'alleanza atlantica, risultò essere quello repubblicano, che all'interno del quinto Gabinetto De Gasperi occupò i prestigiosi e fondamentali dicasteri degli Esteri, con Carlo Sforza, e della Difesa, con Randolfo Pacciardi. Mentre il primo, attraverso i contatti con le ambasciate, si adoperò per eliminare le resistenze anti italiane ancora molto forti soprattutto a Washington e Londra, il secondo svolse, all'interno del Consiglio dei ministri, una proficua opera di convincimento riguardo la necessità di un rapido accordo con le potenze occidentali. È così che Pacciardi ricorda quel travagliato periodo storico: "Quando cominciai a lavorare alla Difesa, vigeva ancora il trattato di pace impostoci dopo la disfatta militare del fascismo. Un trattato profondamente ingiusto che non ci permetteva nulla, specialmente per ciò che riguardava la ricostituzione delle nostre forze armate. L'Unione Sovietica ci era apertamente nemica e le altre nazioni vincitrici non avevano alcuna simpatia per l'Italia, pur mostrando verso di noi atteggiamenti corretti ma freddi. Con l'adesione alla Nato, invece sarebbe cambiato tutto. Saremmo diventati alleati e gli anglo-americani non avrebbero avuto alcun interesse ad avere alleati deboli. Per questo io spingevo per l'adesione, pressato a mia volta da Tarchiani, ambasciatore negli Stati Uniti, che ci incitava a non perdere tempo. Altrimenti l'alleanza atlantica si sarebbe costituita lo stesso e noi ne saremmo rimasti fuori. L'unico paese a sostenere apertamente la nostra adesione al Patto Atlantico era la Francia che non voleva diventare territorio di confine. Gli americani erano moderatamente favorevoli, ma non si sbracciavano per noi. E gli inglesi erano apertamente contrari. La necessità di aderire era avvertita indistintamente da tutti i ministri, ma sentivo che c'era una certa lentezza e perplessità nella decisione e non capivo perché, dato che non c'erano contrasti apparenti. Fremevo".
    De Gasperi frena ancora. Con il discorso pronunciato il 20 novembre 1948 a Bruxelles, anche De Gasperi si schierò decisamente a favore dell'alleanza militare con l'Occidente. In quella circostanza, infatti, il presidente del Consiglio ruppe gli indugi e illustrò i pericoli di una politica estera neutralista, che avrebbe portato l'Italia a un isolamento sterile e destinato a rivelarsi pericoloso, soprattutto nel caso fosse scoppiato un terzo conflitto mondiale. Nei fatti, però, De Gasperi assunse una posizione di attesa, tanto che ancora agli inizi del 1949 non era riuscito a convincere l'intera maggioranza ad aderire al fronte occidentale. Fu Pacciardi che convinse il governo ad accelerare i tempi per la scelta definitiva: "Nel gennaio 1949 decisi di fare una pacciardata. Era stato convocato un Consiglio dei ministri con all'ordine del giorno le solite cosette amministrative. Appena iniziata la seduta, mi alzo e dico a De Gasperi: ‘Presidente, domando la parola'. ‘Per che cosa'? ‘Per la nostra adesione al Patto atlantico'. ‘Ma non è all'ordine del giorno'. ‘Continuando di questo passo non ci sarà mai. Bisogna spicciarsi. Se non entriamo ora non entreremo più, perché nessuno ci vuole. Esigo che se ne discuta adesso e che si entri nell'ordine delle decisioni'. De Gasperi puliva continuamente gli occhiali con un fazzoletto, sembrava distratto, gli occhi fissi verso un punto indistinto della parete, non disse neanche una parola. Io cominciai a parlare, illustrando tutte le ragioni che militavano a favore di un nostro ingresso immediato nel Patto atlantico.
    Dopo di me parlò Fanfani anche lui favorevole e poi tutti gli altri. Saragat non intervenne in quella riunione, zitto come De Gasperi. Un paio di settimane dopo De Gasperi mi mandò a chiamare. ‘Ti ricordi la riunione dell'altro giorno? Appena finita la riunione Saragat mi seguì in ufficio e diede le dimissioni da vicepresidente del Consiglio. Oggi Saragat è ritornato da me a dire che anche il partito socialdemocratico dà disco verde all'adesione alla Nato'. Poi mi dette una lezione di buon governo che accettai con piacere: ‘Vedi come siete voi giovani? Volete per forza sfasciare il muro quando lo si può aggirare. Se ti avessi dato retta avremmo avuto la crisi di governo e non saremmo potuti entrare nel Patto atlantico. Ora, invece, va tutto bene. Possiamo andare in Parlamento'". L'8 marzo Washington informò l'ambasciatore Tarchiani che l'Italia era ufficialmente invitata nell'alleanza atlantica. Il 18 marzo il Parlamento, dopo una infuocata seduta durata cinquantuno ore, dette la fiducia al governo, sicché il 4 aprile 1949 Carlo Sforza poté firmare, alla presenza di Truman, l'ingresso dell'Italia nel Patto Atlantico.
    (gat)

  5. #5
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  6. #6
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    Caro Nuvolarossa
    ho visitato i siti riferiti a Pacciardi, vorrei chiederti però dove é possibile reperire degli scritti riguardanti lo stesso Pacciardi.
    Ti ringrazio

  7. #7
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  8. #8
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    Nuvolarossa grazie per le informazioni e
    per la tua immediata risposta.
    Ciao

    Trifoglio 52

  9. #9
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