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Discussione: Egitto misterioso

  1. #21
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    Naturalmente, come la maggior parte delle leggende del Titanic, la storia della mummia di Amen-Ra imbarcata sulla grande nave è falsa. Non c'era nessuna mummia egizia sul Titanic.

    E' anche nota la genesi della leggenda:

    Il 12 aprile 1912 il Titanic stava attraversando l'Atlantico verso la sua destinazione fatale. Il viaggio pareva andare per il meglio. Un gruppo di otto persone si ritrova nella sala da fumo della prima classe per discutere sul significato della vita ed altre amenità. Una di queste persone era William Thomas Stead, famoso giornalista. Mentre calava la notte, Stead inizia a raccontare una storia di fantasmi; proclamando di non essere assolutamente supersitizioso, inizia a raccontarla prima della mezzanotte del 12 Aprile e termina il racconto appena scoccata la mezzanotte. La storia riguardava il ritrovamento di una mummia egiziana e la traduzione di una iscrizione incisa sul sarcofago. L'iscrizione iniziava con l'ammonimento che chiunque avesse proferito ad alta voce l'iscrizione stessa, avrebbe incontrato una morte violenta. Gli altri sette ascoltano la storia con sinistra curiosità.
    - Stead stai parlando seriamente?
    - Esiste davvero una maledizione simile?
    - E dove si trova la mummia?
    - Non su questa nave, voglio sperare...
    Due giorni dopo, sei di quelle persone che ascoltarono la storia annegarono insieme al Titanic, compreso lo stesso Stead. L'unico sopravvissuto fu Frederick Seward, un avvocato di New York, che ne parlò in una intervista ad un giornalista del "New York World", il 19 Aprile, appena sbarcato dal Carpathia che lo aveva recuperato, poco dopo il disastro; raccontò di una storia agghiacciante e premonitrice ma riguardo ai dettagli di quanto raccontato da Stead, disse di "non aver il coraggio di riferirla".
    Più tardi invece la raccontò, più o meno nella forma che vi ho riportato, allo scrittore Jay Henry Mowbray che lo intervistò per il suo libro sui sopravvissuti del Titanic (“Sinking of the Titanic: Thrilling Stories from Survivors.”)

    Questa reticenza fu sufficiente ai giornalisti perché si iniziasse a parlare dell'esistenza di una mummia sul Titanic, di mance date ai marinai dal suo proprietario per imbarcarla in una scialuppa al momento dell'affondamento, del suo trasferimento sul Carpathia e del suo segreto arrivo a New York. A causa dei disastri che continuò a provocare si decise poi di rispedirla in Inghilterra e il primo maggio 1915 il sarcofago fu fu imbarcato sul "Lusitania"...
    E' nata così una delle tante leggende del Titanic.

  2. #22
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  3. #23
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    LA MUMMIA DI TUTANKHAMON MALEDICE ANCHE LA TAC


    IL CAIRO - Una ragione in più per rafforzare la leggenda della “maledizione di Tutankhamon”: anche la Tac utilizzata per esaminare la mummia del celebre faraone vissuto più di 3000 anni fa è rimasta bloccata per più di due ore, prima di funzionare regolarmente.

    Oltre alla malaria che colpì il finanziatore della scoperta nel 1922, il britannico Lord Carnarvon, provocandone poi la morte, e ad una serie infinita di aneddoti, raccolti in libri, sulle disgrazie di chi ha avuto a che fare con la storia del faraone diciottenne morto in circostanze misteriose, questo elemento viene raccontato dal settimanale egiziano in lingua inglese Ahram Weekly. Lo studioso che ama essere considerato “il papà” delle vestigia dell’antico Egitto, Zahi Hawass, è riuscito a sottoporre il reperto, trovato in condizioni quanto mai preoccupanti, al moderno esame della tomografia assiale computerizzata.

    Per togliere ogni dubbio sulle reali cause della morte, a tutt'oggi misteriosa e spesso attribuita a complotti di palazzo della 18ma dinastia, Hawass ha fatto arrivare nella Valle dei Re uno scanner mobile, regalato da una fondazione tedesca, a bordo di un ingombrante tir chiuso, con il quale «abbiamo avuto quasi un incidente stradale - ha detto - arrivando sulla sponda destra di Luxor». Tuttavia, anche se spaventate, le tecnologie hanno fatto il proprio dovere e la Tac alla fine ha fissato 1700 immagini in 15 minuti. Risultato: il cranio non ha alcun segno di colpi inferti con corpi contundenti, come si credeva dal 1968.

    Dopo la tac è stato anche possibile produrre una ricostruzione digitale del viso del giovane faraone. Non particolarmente bello, ma attraente, il naso caratteristicamente aguzzo, lo sguardo fiero e fisso contro le avversità del tempo. Certo un monarca che poteva suscitare preoccupazioni nei suoi collaboratori perché, insediatosi a nove anni, se fosse vissuto, avrebbe custodito il potere forse più a lungo di ogni altro suo predecessore o successore.


    Come sarà stato ucciso allora Tutankhamon? Perché credo che la teoria della morte violenta continuerà a tormentare le fantasie dei ricercatori. In fondo, un omicidio illustre è molto più affascinante di una banale morte per causa naturale...

  4. #24
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    Il mistero della seconda mummia

    Il brevissimo tempo che decorre tra la morte di Tutankhamen e la sua inumazione (solo 70 giorni) ha indotto l'egittologo britannico Nicholas Reeves a ritenere che Tutankhamen avesse trasferito le mummie reali di suo padre Akhenaton e della regina Nefertiti da Amarna (la capitale del nuovo culto monoteistico) alla Valle dei Re allo scopo di riutilizzarle per il proprio corredo funebre.
    Il sarcofago di quarzite in cui fu seppellito Tutankhamun in origine era destinato a Nefertiti e molti sono gli oggetti tipicamente femminili presenti nella tomba.
    La stessa splendida maschera funeraria di Tutankhamen sarebbe in realtà quella del grande Akhenaton, il Faraone eretico suo padre.
    Ma erano due le mummie presenti nella camera funeraria di Tutankhamen, quando Howard Carter vi entrò per la prima volta.
    Sulla quella di Tutankhamen aspettiamo i risultati della TAC, ma sull'altra - ben più misteriosa e intimamente connessa a questa mescolanza di corredi funebri - vale la pena di dire alcune cose.

    In un angolo della camera funeraria, Carter trovò dunque un altro piccolo sarcofago (reperto 317a-2, "Mummy of a child ritualistically wrapped " http://www.ashmol.ox.ac.uk/perl/gi-c...7a(2)-c317a-02), nel quale rinvenne una mummia molto più piccola di quella del giovane Tutankhamen.
    Pur essendo una mummia molto piccola - il reperto venne classificato come un feto di 5 mesi - gli arti di questa erano completamente e stranamente sviluppati.
    Carter fece appena in tempo a far fotografare da Burton il reperto, perché durante il trasporto verso il museo del Cairo la piccola mummia scomparve per sempre.
    Ci sono persone ancor oggi che credono che si trattasse della mummia di un alieno, lo stesso essere extraterrestre già adorato da Akhenaton: il Dio Alieno per cui il faraone, pochi anni prima, aveva rivoluzionato la religione egiziana, sostituendo al politeismo, un monoteismo in cui il dio Aton (il disco solare) doveva essere l’unico Dio.

    La foto della piccola mummia è disponibile in "The Howard Carter Archives" insieme a tutte le altre interessantissime foto effettuate da Burton al momento della scoperta e ai suoi diarii.
    Il database fotografico è anche consultabile per parole chiave (in inglese) all'indirizzo http://www.ashmol.ox.ac.uk/perl/gi-ca-qsearch.pl
    Questa ampia documentazione fotografica dovrebbe anche contenere (io però non l'ho trovata e temo che questa sia davvero una leggenda) la famosa tavoletta con incisa la maledizione del Faraone (“La morte colpirà con le sue ali chiunque disturberà il sonno del faraone”) che sarebbe anch'essa andata perduta durante il trasporto al Cairo.


    http://www.ashmol.ox.ac.uk/perl/gi-c...1&curr=317a(2)


    Una ricostruzione dell'alieno di Roswell

  5. #25
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    In Origine Postato da pcosta

    In un angolo della camera funeraria, Carter trovò dunque un altro piccolo sarcofago (reperto 317a-2, "Mummy of a child ritualistically wrapped " http://www.ashmol.ox.ac.uk/perl/gi-c...7a(2)-c317a-02), nel quale rinvenne una mummia molto più piccola di quella del giovane Tutankhamen.
    Pur essendo una mummia molto piccola - il reperto venne classificato come un feto di 5 mesi - gli arti di questa erano completamente e stranamente sviluppati.
    Carter fece appena in tempo a far fotografare da Burton il reperto, perché durante il trasporto verso il museo del Cairo la piccola mummia scomparve per sempre.
    Ci sono persone ancor oggi che credono che si trattasse della mummia di un alieno, lo stesso essere extraterrestre già adorato da Akhenaton: il Dio Alieno per cui il faraone, pochi anni prima, aveva rivoluzionato la religione egiziana, sostituendo al politeismo, un monoteismo in cui il dio Aton (il disco solare) doveva essere l’unico Dio.
    E questo confermerebbe la teoria secondo cui furono gli alieni a costruire le piramidi. O, almeno, andrebbe dritto in quella direzione…


    Questa ampia documentazione fotografica dovrebbe anche contenere (io però non l'ho trovata e temo che questa sia davvero una leggenda) la famosa tavoletta con incisa la maledizione del Faraone (“La morte colpirà con le sue ali chiunque disturberà il sonno del faraone”) che sarebbe anch'essa andata perduta durante il trasporto al Cairo.
    La leggenda (?) parla anche di una seconda tavoletta all'ingresso della tomba, rimossa e sotterrata (alla velocità della luce) da Carter. Corre voce che l'incisione ammonisse: "Siano disseccate le mani alzate contro di me, contro le mie effigi e le immagini che mi assomigliano"...

  6. #26
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    Riscrivere la Storia, cancellando o modificando il passato, è un vecchio vizio dell’uomo, così vecchio che qualcosa del genere accadeva già 3.500 anni fa. Un vero e proprio caso di damnatio memoriae è la storia, d'amore e potere, che lega due personaggi straordinari dell’Antico Egitto, molto ambiziosi e molto sfortunati.

    "Figlia del Re, sorella del Re, sposa del Dio e grande moglie del Re": questi i titoli di Hatschepsut, figlia, moglie e matrigna di faraoni prima che il destino le offrisse la possibilità di regnare lei stessa. E regnò per vent'anni, lasciando dietro di sé odi profondi e tracce importanti. Un'avventura che condivise con un uomo rispettato dai potenti e noto per la sua sapienza: l'architetto di corte Senenmut. Un legame, il loro, che li accomunò nella buona e nella cattiva sorte: le loro immagini furono distrutte, il loro ricordo cancellato per secoli e i loro segreti dispersi, forse per sempre…


    HATSCHEPSUT



    Non lontano dall’antica Tebe, oggi Luxor, sorge uno dei più noti e imponenti monumenti dell’Antico Egitto: il tempio che Senenmut costruì per Hatschepsut. Per Hatshepsut, questa costruzione doveva essere non solo una monumentale tomba per se stessa e per il padre Tuthmosi I, ma anche un tempio che, dedicato al dio Amon, celebrasse le origini divine del suo potere. Un terzo scopo – più segreto - era quello di testimoniare il legame tra Hatschepsut e il suo architetto che, infatti, è rappresentato circa 70 volte nel tempio.



    Hatschepsut visse tra il 1.500 e il 1450 a.C. Era figlia di Tuthmosis I e sposa del fratellastro Tuthmosis II. Morto quest’ultimo, avrebbe dovuto salire al trono Tuthmosis III, figlio del faraone e di una concubina. Ma era troppo giovane e così Hatschepsut divenne reggente: il figliastro sarebbe stato sotto la sua tutela fino alla maggiore età.

    Ma quando arrivò per Tuthmosis III il momento di governare, le cose erano cambiate: Hatschepsut aveva ormai in mano tutte le leve del potere politico e religioso. E, perché forma e sostanza potessero andare di pari passo, le si cucì addosso un mito fatto apposta per darle una dimensione divina, come per ogni sovrano degno di questo nome.

    Hatschepsut voleva presentarsi come figlia di Amon-Ra: da qui il mito secondo cui il Dio si era impossessato del corpo di Tutmosis I per unirsi alla regina Ahmosis e generare un monarca di origine divina. Con queste credenziali, Hatschepsut aveva tutti i diritti a governare come Faraone. Cosa che di fatto aveva già iniziato a fare, arrivando al punto di apparire in pubblico e farsi raffigurare con abiti maschili e con una barba finta. Un’operazione di “immagine” alquanto spregiudicata, anche se la regina ebbe il pudore di eliminare dai suoi titoli almeno quello di "toro possente" ( ).


    Testa colossale della regina Hatshepsut (1479-1457 a.C.)

    Hatschepsut fu accorta e sensibile, protettrice delle arti, ben voluta, poco disposta alla guerra. Quindi stupisce ancora di più che qualcuno abbia voluto cancellarne il ricordo: il suo nome non è inserito in nessuna delle liste ufficiali dei vari faraoni… quasi non fosse mai esistita o non avesse mai governato. Tra le ipotesi fatte c’è quella secondo cui non le fu perdonato il tentativo di voler governare nonostante il suo essere donna. E questo in un mondo dove le donne avevano un ruolo importante ma pur sempre secondario.

    Eppure Hatschepsut le pensò davvero tutte per far dimenticare il fatto che era una donna a governare l’Egitto. E arrivò all’impensabile: una tomba per sé, nella Valle dei Re. Per rendere meno sfacciata la sua pretesa, aveva fatto trasportare il sarcofago del padre nella sua tomba. Ma, per quanto autorevole, Tuthmosi I non era altro che una mummia. Ad Hatschepsut serviva l’aiuto di un uomo potente e vivo quanto lei: lo trovò in Senenmut.

    Senenmut era un uomo di grande sapienza e, forse, la sua unione con la regina non fu solo sentimentale e politica. C’erano altri legami segreti tra loro, simboleggiati da un tunnel che sembra unisca la tomba di Senenmut al tempio di Hatschepsut, che sorge poco distante.

    Nell’antichità i veri sapienti erano quelli che conoscevano il cielo, il moto degli astri e i ritmi della natura. La stessa religione, del resto, si basava su questi elementi. Tutti riconoscono che Senenmut fu tra i maggiori sapienti della sua epoca. Un sapere che aveva appreso a Karnak quando, istitutore del giovane Tuthmosi III, poté entrare nella «Casa della Vita», sede di tutti i più profondi segreti del clero egizio. Forse volle condividere con Hatschepsut queste conoscenze, infrangendo così il patto di silenzio che legava i sacerdoti egizi, custodi gelosi di segreti millenari.

    Quel che è certo è che il potere di Hatschepsut e di Senenmut svanì intorno al 1455 a.C., quando salì al trono Tuthmosis III. Si dice che fu proprio il figliastro a volere la cancellazione della memoria della Grande Regina, scalpellando le sue immagini da templi, statue e obelischi. Ma c’è chi sostiene che questa damnatio memoriae fu invece opera di Ramesse II, vissuto 150 anni dopo. Infatti, se avesse davvero odiato la matrigna, Thutmosi III non avrebbe consentito che Hatschepsut fosse sepolta nella Valle dei Re. E nulla si sa della fine di Senenmut, tranne il fatto che continuò ad avere un ruolo importante anche durante il regno di Tuthmosis III.

    E’ forse solo un caso ma, in una sala del Museo del Cairo, il busto di Hatchepsut sembra ancora guardare verso Senenmut, qui rappresentato da una delle tante statue che lo ritraggono con la figlia di Hatschepsut…

    Liberamente tratto dal sito www.voyager.rai.it ( link )


    Senenmut con la principessa Neferura, figlia di Hatchepsut (1479-1457 a.C.)

  7. #27
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    LA TOMBA DI SENENMUT

    La tomba di Senenmut, che gli archeologi indicano col numero 353, si trova a poche centinaia di metri dal tempio Hatshepsut.

    «Avendo percorso tutti gli scritti dei profeti, non ignoro nulla di quel che è successo a partire dal primo giorno»

    Così, stando a un’antica iscrizione, diceva di se stesso Senenmut. E il famoso soffitto della camera A di questa tomba ce lo dimostra: si tratta di una delle più complete e documentate rappresentazioni del cielo, così come lo conoscevano gli antichi egizi. Da come sono disposti i pianeti si è dedotto che probabilmente questo soffitto venne eseguito nel 1463 a. C. Studiato a lungo dagli archeologi del Metropolitan Museum negli anni ’50 e ’60, il soffitto astronomico è la prima rappresentazione della sfera celeste mai prodotta dall’uomo. E una delle meraviglie dell’antico Egitto.


    Un anno di 12 mesi, ognuno dei quali di 30 giorni. Ogni giorno composto da 24 ore. Già 3.500 anni fa gli egizi avevano elaborato una scansione del tempo simile alla nostra grazie alla loro conoscenza del cielo.

    Il soffitto, che misura 3 metri per 3,60, è diviso in due parti: in quella inferiore c’è il calendario egizio. In quella superiore c’è invece la raffigurazione dell’emisfero australe. Al centro quattro imbarcazioni: le due più piccole rappresentano Giove e Saturno. Le maggiori invece Sirio, a sinistra, e Orione, a destra. Quest’ultima raffigurazione ha suscitato l’interesse di molti studiosi perché le tre stelle della Cintura di Orione sembrano ricalcare la posizione delle tre piramidi di Micerino, Chefren e Cheope, mentre una quarta stella ha la posizione esatta della Sfinge rispetto alle tre piramidi.

    E le tre ellissi intorno alla stella centrale della Cintura di Orione (Epsilon Orionis) non hanno ancora trovato una spiegazione. Non si tratta di un segno tipico della scrittura egizia. Torna quindi il sospetto che Senemut abbia voluto lasciare qui una traccia del suo sapere, che volle forse condividere con Hatschepsut, infrangendo così il patto di silenzio che legava i sacerdoti egizi, custodi gelosi di segreti millenari.

  8. #28
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    RITROVATA LA MUMMIA DELLA REGINA NEFERTITI (?)


    Forse gli egittologi sono ormai prossimi a ufficializzare uno dei colpi grossi dell’archeologia mondiale, una di quelle scoperte in grado da sole di uscire dai limiti sempre meno angusti degli addetti ai lavori.
    Zahi Hawass, Direttore del Supremo Consiglio delle Antichità Egizie al Cairo, con un susseguirsi di dichiarazioni sempre più circostanziate sta ammettendo la forte probabilità che uno dei sette sarcofagi racchiusi nella tomba recentemente trovata nella Valle dei Re apparterrebbe niente meno che a Nefertiti. La regina immortale, la bellissima sposa del faraone-eretico Akhenaton (Amenophis IV), la “Bella che è arrivata” (come recita il suo nome nell’antica lingua degli egizi) prenderebbe finalmente corpo, dopo millenni di oblio; e la sua maschera funeraria, così realistica in pieno stile amarniano e così straordinariamente simile al famoso ritratto racchiuso negli “Staatliche Museen” di Berlino, ci consentirebbe di intuirne le bellissime fattezze in vita.

    Come è noto tre settimane or sono l’équipe dell’Università di Memphis (USA) ha rinvenuto una nuova tomba nella Valle dei Re (di fronte a Luxor), a soli 5 metri dalla celeberrima sepoltura di Tut Ankh Amon: coperto dalle sovrastrutture in pietrisco e pagliericcio delle casupole degli operai costruttori di tombe, si è rivelato un pozzo profondo 4 metri, che si concludeva in una camera sepolcrale; all’interno sette sarcofagi perfettamente conservati e 27 giare sigillate e pesanti 45 Kg ciascuna, dal contenuto ancora da verificare, ma verosimilmente recipienti per alimenti per la nutrizione dei defunti nella vita ultraterrena. I sarcofagi in legno dipinto hanno fin da subito rivelato una fisionomia antropomorfa e una natura fortemente realistica, ben lontana dall’astrattismo ieratico dell’Egitto classico: simili caratteristiche hanno indotto gli studiosi a pensare a personaggi legati in qualche modo all’esperienza monoteista nella città di Amarna (voluta da Akhenaton, che regnò tra il 1364 e il 1347 a.C.), caratterizzata da uno spiccato realismo artistico, come rivela la numerosa statuaria e le incisioni parietali, improntate a definire i personaggi ritratti nel rispetto delle loro sembianze umane.

    In particolare la maschera di uno dei sarcofagi in questione presenta un volto femminile con la frangetta e con un taglio degli occhi di tipologia nubiana (regione di origine di Nefertiti) e assai simile ai ritratti da noi posseduti della bellissima sovrana. Un ulteriore elemento, emerso in queste ultime ore, conforterebbe gli esperti in una simile attribuzione: uno dei sarcofagi è più piccolo, quindi adatto a un bambino. Ebbene, in base all’analisi e alle deduzioni di Otto Schaden, Direttore della Missione dell’Università di Memphis, sembra che la mummia in esso contenuta sia quella di una bambina; e che il viso di colore giallo rimandi all’oro e dunque riveli le origini regie del personaggio sepolto. Dunque, se si tratta di una principessa, viene spontaneo pensare a una principessa di Amarna, a una delle sei figlie di Nefertiti e Akhenaton, morte quasi tutte in giovanissima età per ragioni diverse. Ecco che allora prende sostanza l’ipotesi che la mummia femminile adulta sia proprio quella di Nefertiti e che tutti i corpi siano stati nascosti di fretta per sottrarli a trafugatori dei corredi funebri regali o, più verosimilmente, alla vendetta dei sacerdoti del dio Amon e delle altre divinità tebane, tornati a contare dopo la restaurazione del politeismo.

    Hawass, quasi moderno veggente, è pressoché certo dell’attribuzione e in una sua recentissima analisi ne ha dimostrato l’alta probabilità mettendo insieme elementi incontrovertibili: «Innanzitutto la Valle dei Re fu destinata unicamente al riposo dei faraoni e delle loro famiglie; inoltre la tomba scoperta è una ‘cachette’, un nascondiglio pensato per la protezione eterna di mummie che all’epoca scottavano. Infine i personaggi lì sepolti, sicuramente databili su base archeologica alla XVIII Dinastia (quella di Akhenaton e della sua famiglia), rivelano evidenti particolari dello stile amarniano. Insomma mi sento di azzardare la certezza delle identificazioni proposte, che presto potrebbero venire confermate».

    Aristide Malnati - Fonte: www.ilsole24ore.com (2 marzo 2006)



    Ricostruzione del volto di Nefertiti
    (Immagine Discovery Channel © 2003)

  9. #29
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    LA PIRAMIDE DI CHEOPE? "COSTRUITA DALL'INTERNO"

    È l'ipotesi di Jean-Pierre Houdin che ha ricostruito in 3D la storia dell’unica sopravvissuta tra le Sette Meraviglie del mondo.
    Una scala esterna, una interna a spirale e una grande galleria, con un sistema di contrappesi per sollevare le travi di granito. Così gli antichi egizi avrebbero costruito la Grande Piramide, l’unica opera sopravvissuta delle Sette Meraviglie del Mondo.

    Un'ipotesi - basata su una ricostruzione virtuale - presentata dall’architetto Jean-Pierre Houdin secondo cui la piramide di Cheope, costruita a Giza, sarebbe stata realizzata dall'interno.

    “La scala esterna -sostiene l'architetto- servì per la costruzione dei primi 43 metri della tomba del faraone, la seconda scala, quella interna a spirale che si snodava dietro alle facce della piramide, servì invece per completare la costruzione, mentre la grande galleria, grazie a un sistema di contrappesi meccanici permetteva di sollevare le pesanti travi di granito (fino a 63 tonnellate)”.

    Dopo aver condotto otto anni di ricerche, Houdin nei mesi scorsi ha immaginato che la costruzione del sito di Cheope fosse il primo esempio di costruzione a livello industriale. Per raffinare e verificare ulteriormente la sua teoria egli ha chiesto aiuto a Dassault Systèmes, una azienda specializzata in ricostruzioni virtuali in 3D, ritenendo che le nuove tecnologie potessero aiutarlo a risolvere il mistero delle piramidi egizie, che dura ormai da 4.500 anni. Grazie al computer è stato infatti possibile modellare ed esplorare la piramide in 3D e creare delle simulazioni. Fino ad arrivare all'ipotesi di costruzione dall'interno, presentata dall'architetto francese.

    Fonte: www.adnkronos.com (30.03.07)



    La ricostruzione di Houdin: i costruttori della piramide di Cheope hanno
    utilizzato una serie di contrappesi e una rampa a spirale ascendente
    all'interno dell'edificio e per questo motivo mai trovata (Reuters)



    Ricostruzione durante una fase dei lavori di realizzazione della piramide di Cheope a Giza
    (Dassault Systemes/Ap)

  10. #30
    RibelleSano
    Ospite

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    Vi segnalo questo libro che però non ho mai letto:

    http://www.politicaonline.net/forum/..._degli_dei.php

 

 
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