Risultati da 1 a 8 di 8
  1. #1
    anticomunista
    Data Registrazione
    13 Aug 2002
    Località
    West Side
    Messaggi
    2,540
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Per capire il komunismo: lettura consigliata

    Quell'oblio mortificante sulle stragi rosse

    di Fabio Ranucci

    --------------------------------------------------------------------------------



    --------------------------------------------------------------------------------


    Il testo di Armando De Simone e Vincenzo Nardiello, "Appunti per un libro nero del comunismo italiano", ripercorre le vicende più oscure del Pci

    Il comunismo? Per Saragat era la tragedia del proletariato. E tante altre sono state le definizioni in questi ultimi decenni. La politica di chi ha cercato di sfamare i popoli ed invece ha affamato il mondo sta subendo un processo storico che qualcuno vorrebbe nascondere o spazzare via.
    Vi è stato un tempo in cui la politica, in Italia, ha avuto i caratteri dell'incubo. Quest'epoca di ferro non è durata poi molto, se si va a vedere. Dieci anni: fra il 1946 e il 1956; fra elezioni per la Costituente e i fatti d'Ungheria. Ma poco prima, dalle nostre parti, si erano consumate storie rosso sangue, stragi disumane, Portula, Schio. E, oltrecortina, il terrore dei gulag ha cambiato per sempre il volto dei paesi dell'Est. Qualcuno ha tentato, dopo il crollo del comunismo mondiale, con la democratizzazione e la decisione di liberarsi degli stereotipi del marxismo, di far luce su tutti quegli episodi che hanno sconvolto il mondo. Su crimini e misfatti stava calando definitivamente il sipario. Ma quando si comincia a fare i conti con la propria storia è molto difficile fermarsi a metà. E così, mentre nel mondo si continua a discutere chi fu in realtà Giuseppe Djiugasvili, detto Stalin, se quel magnifico georgiano di cui parlò Lenin o il tiranno sterminatore di contadini bollato come il grande criminale, un lucido stratega o un piccolo uomo precipitato nella vertigine della Storia, lo statista che seppe strappare la Russia alla sua condizione o la causa prima di tutti i mali che affliggono ancora oggi l'Est europeo, ho letto scrupolosamente, appassionatamente il testo dei giornalisti Armando De Simone e Vincenzo Nardiello che si intitola Appunti per un libro nero del comunismo italiano (Controcorrente, pagg. 317, lire 30.000). Uno squarcio che si riapre su un'epoca buia.

    Per non dimenticare quelli che vengono considerati gli errori di Togliatti e di quanti altri come lui sono stati giovani comunisti stalinisti.
    Già, nell'Unione Sovietica era stato costruito il migliore dei mondi possibili. Sull'Unità era impossibile leggere una critica piccola, piccolissima al Paese del socialismo. A Mosca tutto era perfetto. Eppure, si sapeva tutto, dei gulag e di quanto altro ha combinato Stalin. E quando ci si trovava di fronte alla linguistica di Stalin, i comunisti italiani parlavano con vaghezza di infallibilità. Nonostante il Ritorno dall'Urss di André Gide era stato scritto. Così come Buio a mezzogiorno di Koestler era stato anche tradotto, letto e discusso abbondantemente. Ma probabilmente non furono compresi. Poi, la svolta di quanti hanno riformulato il loro rapporto con il comunismo e con lo stalinismo e sono andati avanti per la loro strada, dentro o fuori il Pci, ed oggi non si danno pace. Tormentati da ombre e fantasmi.

    Ripercorrere una parte della storia del Pci attraverso ricerche storiografiche e documenti e valutarne gli esiti è stata senz'altro una esperienza irripetibile per gli autori di questo saggio ricco di spunti critici. Pagine da leggere voracemente, dall'intervista allo storico Stéphane Courtois, già noto per aver dato alle stampe il Libro nero del comunismo, agli eccidi dopo il 25 aprile, la strage di Portula e le vicende di "Gemisto", ovvero Francesco Moranino, raccontate da Giorgio Bocca nella sua Storia dell'Italia partigiana che, "dopo aver trascorso, dal 1941 al 1943, tre anni in carcere a Civitavecchia insieme a comunisti 'storici' come Pesenti e Scoccimarro per una condanna a dodici anni, fu liberato, tornò in Piemonte, divenne partigiano e scelse il nomignolo di 'Gemisto'". E che divenne deputato, a ventisei anni, nel 1946, nell'assemblea costituente. "Un caso esemplare della storia comunista in questo Paese. Il Pci, per salvare un proprio deputato, nominato sottosegretario alla Guerra, che si era macchiato di svariati omicidi durante la guerra partigiana ai danni d'altri partigiani 'bianchi', e per il quale la Camera aveva autorizzato l'arresto, prima lo fece scappare in Cecoslovacchia, dove esercitò l'incarico di commissario politico del Pci, poi, al momento dell'elezione di Saragat a presidente della Repubblica, contrattò i propri voti con la concessione della grazia presidenziale al fuggiasco". Il caso Moranino è raccontato con dovizia di particolari proprio come la strage del '45 nella prigione di Schio, ove un gruppo di ex partigiani uccise 53 detenuti accusati di collaborazione con i fascisti. Un altro eccidio dimenticato.

    O le gesta della Volante Rossa, quel gruppo che, "nell'immediato dopoguerra a Milano, eseguì decine di 'condanne a morte'". Oppure, in perfetto stile staliniano, il gulag all'italiana, la "Cartiera" di Mignagola di Carbonera, in provincia di Treviso, "una piccola 'Auschwitz'… un campo di sterminio per fascisti o presunti tali, contro i quali un gruppetto di partigiani comunisti si accanì con una ferocia e una crudeltà raccapricciante: processi farsa, torture da enciclopedia delle perversioni, violenze d'ogni tipo, assassini ispirati dal più degradato sadismo, forni crematori, corpi straziati, buttati nel fiume, sciolti nell'acido o arsi nei forni della cartiera". Nel libro è riportato il racconto del senatore Antonio Serena, autore de "I giorni di Caino", che parla di Villa Dal Vesco, la "Villa degli orrori", dove "tutti i documenti dei prigionieri erano preventivamente distrutti dal 'tribunale del Popolo'". "Ad un prigioniero poliomielitico, prima di essere abbattuto a fucilate, fu imposto di arrampicarsi su di un mucchio di carbone". Poi, il delitto di Malga Bala, la strage del Monte Manfrei, in Liguria, "Quando i comunisti ammazzavano i sacerdoti", la questione di Trieste negli anni '43-'45, I morti di via Medina, a Napoli, e la preparazione del colpo di Stato, che prevedeva "la costruzione di campi di concentramento regionali per gli oppositori".
    Su quelle vittime, ancora oggi vi è un silenzio tombale, un oblio mortificante.

    Nella seconda parte, c'è una accurata analisi di quella che fu definita la "Gladio Rossa", l'esercito clandestino del Pci, un apparato paramilitare. Poi, la persecuzione subita dai comunisti italiani in Unione Sovietica e "i benefici finanziari ottenuti dall'Urss grazie all'azione del Pci ai danni dell'Italia".
    Nella quarta parte, il dossier Mitrokhin, storia di "spioni" del Bel Paese al soldo sovietico. I giornali, soprattutto quelli di opposizione al centrosinistra a guida Ds, ne hanno parlato a lungo. "Divulgato in Italia nel mese di settembre '99 come l''apertura degli archivi segreti del Kgb', il rapporto consta di una serie di schede trascritte dall'archivista Vassilij Mitrokhin, definito dagli agenti inglesi come 'ex agente del Kgb attendibile ma parzialmente informato'". Seicentoquarantacinque pagine ricavate dagli appunti dell'ex funzionario della Lubianka con tutte le spie italiane nella rete rossa del Kgb, nomi e date della storia del nostro Paese dal dopoguerra al 1984. Sino alla sesta parte del libro, tra interviste ed interventi sull'argomento che il tempo, incredibilmente, sembra aver cancellato. E' terribile infatti pensare che queste storie lontane oggi non interessano nessuno. E il motivo è da ricercare anche nel comportamento dei funzionari del Pci alla fine degli anni Ottanta.
    Nell'89, a 68 anni dalla scissione di Livorno, il partito fondato nel 1921 da Gramsci e Bordiga, la forza politica che di lì a poco si chiamerà Pds, voleva chiudere al più presto possibile le polemiche sul comunismo, reale o nuovo, e sancire, con l'adesione all'Internazionale socialista, la sua collocazione nella sinistra democratica e riformista. Tuttavia, grazie anche a testi come "Appunti per un libro nero del comunismo italiano", il sangue della storia non è asciugato in fretta e, citando Goethe, è facile dire che l'altezza della quercia si misura quando è caduta. Da una parte quindi c'è stato il continuismo minoritario di quanti non se la sentono di riconoscere il fallimento storico del comunismo ed hanno coltivato l'illusione di salvare il salvabile temendo al tempo stesso che il Pci, rinunciando alla specificità che storicamente ha contraddistinto i comunisti dalle altre forze di sinistra, era destinato a perdere la propria ragion d'essere. Dall'altra invece c'è stato un continuismo di segno opposto, che ha trovato largo credito nel nuovo gruppo dirigente, secondo cui il partito di Gramsci e di Togliatti sarebbe stato fin dall'inizio sostanzialmente diverso dai suoi confratelli e pertanto, attestandosi successivamente su posizioni socialiste e riformiste non avrebbe fatto altro che sviluppare la sua vocazione originaria. L'ondata di piena che ha travolto argini che sembravano indistruttibili non poteva essere ignorata dal Pci. Achille Occhetto, di fronte alla catastrofe, al crollo del comunismo sovietico e del suo simbolo, il Muro di Berlino, annunciò nuove proposte e nuovi progetti. Il Pci cambiò nome, lasciando però invariata la sostanza del suo modo di essere. Il vecchio nome rappresentava la memoria di sé, una memoria che non poteva essere cancellata. Come i crimini dopo il 25 aprile. Ma l'essere comunisti allora, in quegli angosciosi e lunghissimi anni, era cosa incomparabilmente diversa dall'essere comunisti oggi, o dall'esserlo stati ieri, ai tempi di Cuba e del Vietnam. L'essere comunisti allora significava credere in modo assoluto nella innegabile grandezza di Stalin e nella intelligenza infallibile di Togliatti, che adesso qualcuno vorrebbe dimenticare, magari rifacendosi al tavolo da gioco. Ora i compagni che sino a ieri l'altro alloggiavano in via delle Botteghe oscure passano le giornate ad odiare il loro passato, pensando a cose simmetricamente opposte a quelle che hanno pensato allora. Con la stessa fermezza di un tempo. E sono tutti in prima fila, tutti in cattedra di anticomunismo. Niente da stupirsi, di fronte a questo exploit del trasformismo italico. Ci hanno ripensato, ed ora citano Torquato Tasso: "Ché nel mondo mutabile e leggero, costanza è spesso il variar pensiero". Li ritroviamo tutti nei posti di comando, nei giornali e nelle televisioni, storici, filosofi, giornalisti, musicisti di lunga e salda fede comunista, obbedienti alla ragion di partito comunista mentre ci spiegano con un bell'impeto da facce di piperno che Stalin era cattivo, che l'Urss era l'ultimo impero coloniale da abbattere. Hanno trasformato, con gelida raffinatezza, in una ragione di vita la specialità a non vedere mai il mondo come è, ma a stravederlo sempre in funzione di una chiesa. Sosteneva un vecchio proverbio cinese: "Quando bevi acqua, ricordati della fonte". I comunisti italiani lo hanno forse dimenticato.

    La vita è strana, il destino è incredibile, e segue delle traiettorie impensabili, dicono quando si parla della loro storia, piena di zone oscure. Ecco perché il libro di De Simone e Nardiello ha un grande merito: ci porta a ragionare in modo pragmatico, a vedere il comunismo come è. E soprattutto come è stato.

    Fabio Ranucci

  2. #2
    anticomunista
    Data Registrazione
    13 Aug 2002
    Località
    West Side
    Messaggi
    2,540
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito il crollo del comunismo: una riflessione

    DIECI ANNI FA IL CROLLO DEL COMUNISMO

    Un crollo improvviso, ma non del tutto inatteso, segnava la fine di un grande sistema totalitario e delle sue fideistiche aspettative



    Il grande impero voluto da Stalin iniziò a dare segni di cedimento fin dalla morte del suo illustre leader. Il dissenso intellettuale interno, le aspirazioni ad una maggiore indipendenza nell’Europa orientale, la controversia con la Cina, e la instabilità dei suoi legami con i paesi del Terzo Mondo (ricordiamo la clamorosa rottura con l’Egitto nel 1972) si manifestarono ben presto, e segnarono una crisi alla quale una classe dirigente incapace di rinnovamento non poteva fare fronte. Il disegno a lungo perseguito di una sfida all’Occidente costringeva il colosso ad una corsa agli armamenti e ad una guerra di logoramento, alla quale la sua economia, indebolita da una cattiva gestione, non poteva resistere.

    Il comunismo non cadde inseguito ad una iniziativa militare del mondo occidentale, ma ebbe termine a causa di quei ceti emergenti che la stessa dottrina marxista intendeva rappresentare. Studenti e lavoratori delle grande industria non erano disposti ad accettare come nel passato una vita gestita autoritariamente dall’alto, e la caduta del regime mise in luce i privilegi di una categoria che aveva fatto del conformismo il suo tradizionale sistema di potere.

    Al crollo del comunismo regime seguì una netta regressione del comunismo movimento. In Occidente e in tutto il mondo libero, i miti di quello che poteva essere considerato il “Sole dell’avvenire” iniziarono ad apparire in una luce diversa. Il comunismo risultava ormai estraneo alla situazione sociale dei nostri paesi, dove la legislazione sociale aveva attenuato le tensioni sociali e i ceti medi si erano progressivamente ampliati, e profondamente lontano dalle nostre coscienze. Sappiamo infatti che la società di oggi richiede creatività e mobilità, non solo masse umane e macchine, sappiamo che l’economia non si può “ingabbiare” attraverso provvedimenti autoritari, ma richiede lo sforzo e l’innovazione del singolo. Se i lavoratori della passata generazione accettavano la “disciplina di partito” a causa delle difficili condizioni in cui versavano, le nuove generazioni, ormai integrate nella società, rifuggono decisamente da tali sistemi. Il comunismo infatti ebbe successo in quei paesi scarsamente industrializzati dove la scarsità di istruzione e la consuetudine all’obbedienza rendeva la popolazione disponibile ad accettare l’invadenza dello stato, mentre la libertà e la dignità personale venivano visti come qualcosa di lontano, qualcosa a cui si poteva rinunciare.

    Il comunismo predicava l’emancipazione dei lavoratori non attraverso la concessione di benefici da parte delle classi superiori, ma attraverso un processo di “autocoscienza” che avrebbe portato la classe operaia ad essere protagonista della realtà. Nei paesi dove il comunismo si affermava, al contrario subiva sistematicamente una involuzione economica, una riduzione dei suoi diritti - privata anche dei suoi legittimi rappresentanti del sindacato - e costretta a vivere in una società civile soffocante che non offriva possibilità di miglioramento. Dobbiamo infatti ricordare che Lenin, l’uomo che più di ogni altro influenzò le teorie del socialismo, nutriva una sfiducia profonda nella società, nelle sue capacità di rinnovamento autonomo, e quindi nella democrazia, non diversa da quella di altri sistemi totalitari della sua epoca. Lenin riteneva che la classe operaia si sarebbe abbandonata ad un inconsulto sindacalismo che non avrebbe edificato una reale società comunista, il vero strumento di cambiamento era al di fuori di essa, nel partito, un partito in cui assemblee e organi rappresentativi avevano poco spazio, un partito profondamente verticista e chiuso. Ciò portò ad una progressiva degradazione del movimento rivoluzionario, all’interno del quale vennero eliminati tutti gli elementi innovatori, considerati elementi di disturbo, progressivamente sostituiti dagli uomini della burocrazia. Chi legge le biografie di Malenkov, Krusciov, Breznev o di Cernienko, si troverà di fronte a uomini chiusi, lontani dal mondo delle idee e della cultura, che nella loro vita avevano conosciuto pochissimo del mondo esterno, e che avevano fatto dell’allineamento alle direttive superiori, anche quelle manifestamente prive di una qualche utilità, il loro metodo di carriera.

    Alla base del comunismo leninista troviamo un’idea profondamente estranea al mondo moderno. Il pensiero moderno ha fatto dell’uomo e della società i protagonisti della realtà. Non ritiene che il loro bene debba essere gestito dall’alto, che esista un’autorità investita del potere di decidere i nostri destini, ma ritiene che la coscienza sia il fondamento dell’umanità, e la libertà la sua condizione irrinunciabile. In altri termini il comunismo crollò perché al di là di singole situazioni contingenti era contrario al senso profondo della storia, come avrebbe detto il filosofo tedesco Hegel.

  3. #3
    Forumista esperto
    Data Registrazione
    10 Jul 2002
    Messaggi
    10,207
     Likes dati
    0
     Like avuti
    9
    Mentioned
    5 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Ariel è Luciano Atticciati...

    ...oppure si dimentica di citarlo?

    Nel merito, l'analisi di Ariel/Atticciati è del tutto condivisibile

  4. #4
    moderatore di bachelite
    Data Registrazione
    12 Aug 2002
    Località
    Germania
    Messaggi
    44,146
     Likes dati
    1,029
     Like avuti
    737
    Mentioned
    84 Post(s)
    Tagged
    1 Thread(s)

    Predefinito

    ariel ==> il crollo del comunismo: una riflessione (non mia io copio e incollo, poi chissenefrega)

  5. #5
    moderatore di bachelite
    Data Registrazione
    12 Aug 2002
    Località
    Germania
    Messaggi
    44,146
     Likes dati
    1,029
     Like avuti
    737
    Mentioned
    84 Post(s)
    Tagged
    1 Thread(s)

    Predefinito

    simpatico anche l'omino a cavallo. chi è, tuo zio?

  6. #6
    Resistente
    Data Registrazione
    09 Mar 2002
    Località
    LA RELIGIONE E' CONSIDERATA VERA DALLA GENTE COMUNE, FALSA DAI SAGGI E UTILE DAI GOVERNANTI.
    Messaggi
    5,393
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Re: Per capire il komunismo: lettura consigliata

    [QUOTE]Originally posted by ariel
    [B]Quell'oblio mortificante sulle stragi rosse

    di Fabio Ranucci

    --------------------------------------------------------------------------------



    --------------------------------------------------------------------------------


    Il testo di Armando De Simone e Vincenzo Nardiello, "Appunti per un libro nero del comunismo italiano", ripercorre le vicende più oscure del Pci

    Cosa si deve fare per campare! E poi, ecchecazzo! Un po' di fantasia, un minimo d'immaginazione, non guasterebbe; ancora ai manifesti stile "48" siamo rimasti. Continuate cosi' cari allocchi, bevete gioiosi dalla "fonte berlusca"; intanto il nostro caro governo vi sta lasciando letteralmente in mutande, e fra qualche anno,molti dei miei cari compatrioti somiglieranno in toto al "cavaliere" del simpatico libretto.

  7. #7
    moderatore di bachelite
    Data Registrazione
    12 Aug 2002
    Località
    Germania
    Messaggi
    44,146
     Likes dati
    1,029
     Like avuti
    737
    Mentioned
    84 Post(s)
    Tagged
    1 Thread(s)

    Predefinito Re: Re: Per capire il komunismo: lettura consigliata

    [QUOTE]Originally posted by un uomo libero
    [B]
    Originally posted by ariel
    Continuate cosi' cari allocchi, bevete gioiosi dalla "fonte berlusca";
    ma fate occhio che non è oligominerale. il residuo fisso a 180° è un po' altino.

  8. #8
    anticomunista
    Data Registrazione
    13 Aug 2002
    Località
    West Side
    Messaggi
    2,540
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Re: Re: Per capire il komunismo: lettura consigliata

    [QUOTE]Originally posted by un uomo libero
    [B]
    Originally posted by ariel
    Quell'oblio mortificante sulle stragi rosse

    di Fabio Ranucci

    --------------------------------------------------------------------------------



    --------------------------------------------------------------------------------


    Il testo di Armando De Simone e Vincenzo Nardiello, "Appunti per un libro nero del comunismo italiano", ripercorre le vicende più oscure del Pci

    Cosa si deve fare per campare! E poi, ecchecazzo! Un po' di fantasia, un minimo d'immaginazione, non guasterebbe; ancora ai manifesti stile "48" siamo rimasti. Continuate cosi' cari allocchi, bevete gioiosi dalla "fonte berlusca"; intanto il nostro caro governo vi sta lasciando letteralmente in mutande, e fra qualche anno,molti dei miei cari compatrioti somiglieranno in toto al "cavaliere" del simpatico libretto.
    ringrazia il cielo se c'è Berlusconi altrimenti a quest'ora i tuoi kompagni rossi avrebbero ridotto l'Italia al livello della Romania.

    e ti confido una cosa: quel cavaliere scheletrico apocalittico è l'immagine che molti italiani hanno ancor oggi dei komunisti.

 

 

Discussioni Simili

  1. Il crollo del Comunismo
    Di canefantasma nel forum Sinistra Italiana
    Risposte: 42
    Ultimo Messaggio: 04-07-07, 08:27
  2. Il crollo del muro di Berlino e del comunismo sovietico
    Di ivanhoe nel forum Politica Nazionale
    Risposte: 29
    Ultimo Messaggio: 27-11-05, 15:17
  3. Il crollo del Comunismo ... ovvero del Fascismo rosso ...
    Di nuvolarossa nel forum Centrodestra Italiano
    Risposte: 10
    Ultimo Messaggio: 21-11-05, 13:46
  4. Il crollo del Comunismo ... ovvero del fascismo rosso ...
    Di nuvolarossa nel forum Centrosinistra Italiano
    Risposte: 17
    Ultimo Messaggio: 21-11-05, 12:32
  5. Risposte: 38
    Ultimo Messaggio: 19-04-04, 01:09

Permessi di Scrittura

  • Tu non puoi inviare nuove discussioni
  • Tu non puoi inviare risposte
  • Tu non puoi inviare allegati
  • Tu non puoi modificare i tuoi messaggi
  •  
[Rilevato AdBlock]

Per accedere ai contenuti di questo Forum con AdBlock attivato
devi registrarti gratuitamente ed eseguire il login al Forum.

Per registrarti, disattiva temporaneamente l'AdBlock e dopo aver
fatto il login potrai riattivarlo senza problemi.

Se non ti interessa registrarti, puoi sempre accedere ai contenuti disattivando AdBlock per questo sito