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Risultati da 11 a 20 di 93

Discussione: Egoismo e altruismo

  1. #11
    Claude
    Ospite

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    Riporto un post che ho scritto, e liberamente tratto da un libro (calcoli morali di Mero che a quanto ho capito è una specie di matematico) in cui il comportamento egoista è, in definitiva quello migliore, se combinato con quello altruista di qualcun'altro, e comunque migliore di quello altruista qualora tutti si somportano in maniera altruista (qui, cioè, l'altruismo è il peggio di tutti).




    Lei, la sera, vuole andare al concerto, lui alla partita (entrambi desiderano farlo col proprio partner). Non riescono a decidersi, e, per una serie di ragioni, si trovano, il pomeriggio, da soli (sono entrambi al lavoro) e perciò, dovranno scegliere dove andare, se al concerto o alla partita, senza sapere cosa sceglierà l'altro.
    Cosa dovrebbero fare i due, contando che, qualunue cosa facciano, preferiscono comunque farla insieme? Per il marito il meglio è andare alla partita con la moglie, il meno peggio andare al concerto con la moglie, poi l'andare alla partita da solo e, infine, andare al cincerto da solo. La moglie: concerto col marito, partita col marito, concerto da sola, partita da sola.
    Come è facile capire, la situazione migliore, cioè quella in cui si realizzano i migliori risultati possibili per entrambi, si realizza se uno dei due si comporterà in maniera egoista e l'altro in maniera altruista. (per es. l'uomo andrà alla partita e la donna si "sacrificherà", in modo tale che lui avrà realizzato il megliore mentrer la moglie il secondo miglior risultato). Se si comportano in maniera egoista tutti e due, avranno entrambe il terzo miglior risultato, e, se si comportano entrambe in maniera altruista avranno entrambe il peggior risultato possibile (marito al concerto da solo e moglie alla partita da sola).

  2. #12
    Roderigo
    Ospite

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    Originally posted by Jan Hus
    No, questa è la funzione del conservatorismo, che è cosa diversa dall'anitocomunismo, nel senso che i conservatori sono anticomunisti, ma gli anticomunisti non sono necessariamente conservatori (e i comunisti non sono necessariamente "progressisti").
    Mi riferivo all'anticomunismo reale.

    R.

  3. #13
    Roderigo
    Ospite

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    Originally posted by Jan Hus
    Non credo che le cose stiano in questo modo.
    Chi sta a sinistra dovrebbe sapere quanto è umiliante non trovare lavoro o perderlo. Non si tratta di dare contentini, ma di conciliare il rispetto degli individui con le possibilità della società.
    Intanto le "possibilità della società" si conciliano con cifre stratosferiche relative a rendita finanziaria, evasione fiscale, grandi patrimoni concentrati in poche mani, consumismi di lusso, magastipendi e magapensioni, e chissà ancora quanta corruzione. Mi piacerebbe capire quanto dei sacrifici sociali che vengono compiuti servono per osservare le cosiddette compatibilità e quanto per mantenere tutto questo.
    Ma per tornare alla discussione precedente, quel che rifiuto è la retorica che propaganda la libertà di scelta del lavoratore, per far passare misure di libertà padronale. Ricordo in varie occasioni i dirigenti diessini, da D'Alema a Veltroni, spiegare in TV come e quanto la flessibilità piacesse anche ai giovani, che non vogliono fare lo stesso lavoro per tutta la vita. Veramente offensivo.

    R.

  4. #14
    Roderigo
    Ospite

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    Originally posted by Claude
    Ma dipende. In che senso danno? Se io e te facciamo i tacchini con la stessa ragazza, e lei non ha tendenze poliandriche, sicuramente uno di noi due subirà un danno, perchè l'altro verrà scelto, e allora....che si dovrebbe fare....smetterla entrambe di tacchinare?
    No, perchè nessuno perde nulla di ciò che già possiede o di ciò che gli spetta di diritto. Inoltre, la ragazza non è un bene di cui usufruire, ma una persona. Il mio discorso è relativo alla dimensione economico-sociale e non mi convince il ricorso alla psicologia, quindi alla dimensione psico-affettiva, come leva del contradditorio. Sono sfere diverse.

    R.

  5. #15
    Roderigo
    Ospite

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    Originally posted by Claude
    Lei, la sera, vuole andare al concerto, lui alla partita (entrambi desiderano farlo col proprio partner). Non riescono a decidersi, e, per una serie di ragioni, si trovano, il pomeriggio, da soli (sono entrambi al lavoro) e perciò, dovranno scegliere dove andare, se al concerto o alla partita, senza sapere cosa sceglierà l'altro.
    Cosa dovrebbero fare i due, contando che, qualunue cosa facciano, preferiscono comunque farla insieme? Per il marito il meglio è andare alla partita con la moglie, il meno peggio andare al concerto con la moglie, poi l'andare alla partita da solo e, infine, andare al cincerto da solo. La moglie: concerto col marito, partita col marito, concerto da sola, partita da sola.
    Come è facile capire, la situazione migliore, cioè quella in cui si realizzano i migliori risultati possibili per entrambi, si realizza se uno dei due si comporterà in maniera egoista e l'altro in maniera altruista. (per es. l'uomo andrà alla partita e la donna si "sacrificherà", in modo tale che lui avrà realizzato il megliore mentrer la moglie il secondo miglior risultato). Se si comportano in maniera egoista tutti e due, avranno entrambe il terzo miglior risultato, e, se si comportano entrambe in maniera altruista avranno entrambe il peggior risultato possibile (marito al concerto da solo e moglie alla partita da sola).
    Ma c'è un altruista che ha inventato il telefono.
    In caso di impossibilità, la scelta più altruista è rimandare la decisione al primo incontro. Sarebbe stato poi ancora più altruista decidere per tempo, prima di ritrovarsi soli al lavoro. Ma forse, questo evoca lo spettro della pianificazione.

    R.

  6. #16
    Claude
    Ospite

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    Rispondo ad enstrambe i post, visto che il mio PC si rifiuta ostinatamente di fare apparire il pulsante "quote".


    Al posto di un una donna si può mettere un lavoro, per es.
    Cosa c'è di "insano" nel concorrere con un'altra persona per un unico posto di lavoro? E' insana quella persona che occupa un posto sapendo bene che ciò significherà sottrarlo a qualcun altro?
    Questo è l'egoismo sano di cui parlo, non il latrocinio (sottrarre qualcosa che è già di qualcun altro, o appropriarsi di qualcosa a cui non si ha diritto.)


    La soluzione del gioco del marito e della moglie deve per forza di cose, per essere la migliore possibile, contenere un comportamento egoistico e uno altruistico, sia che ci si possa sia che non ci si possa mettere d'accordo. Perchè entrambi i partecipanti stiano il meglio possibile qualcuno si dovrà sacrificare per l'altro, mentre qualcuno dovrà far valere i propri desideri come superiori a quelli dell'altro. Non si scappa. La situazione migliore cioè, deriva dall'acettazione da parte di entambi di una gerarchia.

    Si può tuttavia fare un ragionamento la cui base non stia nella considerazione della bontà degli effetti finali delle azioni individuali che si vanno ad interrelare. Si pone, per es. come regola dell'azione l'altruismo. In questo caso si avrà un bel principio morale rispettato e due persone infelici.

  7. #17
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    Originally posted by Roderigo
    Non tutto ciò che è fisiologico è sano. Il persegumento del proprio interesse con danno altrui, entro una certa misura può essere ritenuto fisiologico (anche da chi ha subito il danno?), ma non credo possa essere sano.
    Il danno altrui, in una certa misura, è inevitabile.

    In due vogliamo diventare insegnanti ma c'è un solo posto disponibile. D'altra parte, pagare due insegnanti per un lavoro che uno solo potrebbe svolgere benissimo è inefficiente per la società.

    Ciascuno dei due persegue legittimamente il proprio interesse cercando di diventare insegnante, e, sotto questo aspetto, entrambi sono egoisti.

    Al tempo stesso, il gioco è a somma zero: ciascuno dei due cagiona, inevitabilmente, un danno all'altro.

  8. #18
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    Originally posted by Roderigo
    Cos'è? La teoria della Rivoluzione compatibile?
    No, è la teoria della Riforma compatibile.

    Originally posted by Roderigo
    Citare Confucio a sostegno di un discorso conservatore, mi pare più che appropriato.


    Secondo me, non è un discorso conservatore.

    Lo diventa se si assume che niente si possa cambiare, che tutto ciò che è sbagliato o ingiusto debba essere considerato inevitabilmente e ineluttabilmente tale.

    Ad ogni modo, per una critica del velleitarismo rivoluzionario ti consiglio la visione del film "Brian di Nazaret" ("Life of Brian") dei Monty Python.

    Non ne conosco una più efficace.

    Oltretutto, è un film, oltre che irriverente, anche estremamente divertente.

  9. #19
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    Originally posted by Roderigo
    Intanto le "possibilità della società" si conciliano con cifre stratosferiche relative a rendita finanziaria, evasione fiscale, grandi patrimoni concentrati in poche mani, consumismi di lusso, magastipendi e magapensioni, e chissà ancora quanta corruzione. Mi piacerebbe capire quanto dei sacrifici sociali che vengono compiuti servono per osservare le cosiddette compatibilità e quanto per mantenere tutto questo.
    Anche se non esistesse nessuna di queste cose, sarebbe impensabile, in un sistema economicamente dinamico, in un sistema che si sviluppa, che nessuno perda mai il proprio lavoro.

    La sinistra vede, giustamente, il problema della perdita del lavoro come un problema del quale deve farsi carico, soprattutto (ma non esclusivamente) la società, e non soltanto perché, quando questo accade, diminuisce la resistenza al cambimamento (ciò che facilita lo sviluppo).

    La destra, invece, lo concepisce come un problema eminentemente individuale.

    C'è una differenza qualitativa in tutto questo.

    Originally posted by Roderigo
    Ma per tornare alla discussione precedente, quel che rifiuto è la retorica che propaganda la libertà di scelta del lavoratore, per far passare misure di libertà padronale. Ricordo in varie occasioni i dirigenti diessini, da D'Alema a Veltroni, spiegare in TV come e quanto la flessibilità piacesse anche ai giovani, che non vogliono fare lo stesso lavoro per tutta la vita. Veramente offensivo.
    Io mi annoio facilmente sul lavoro. Questo non significa che sarei contento se fossi licenziato, né che il licenziamento debba essere considerato una benedizione.

    La retorica sul libero mercato dà molto fastidio anche a me; il che non significa che io non sia favorevole alla libertà d'iniziativa, anche in linea di principio.

  10. #20
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    Originally posted by Roderigo
    Intanto le "possibilità della società" si conciliano con cifre stratosferiche relative a rendita finanziaria, evasione fiscale, grandi patrimoni concentrati in poche mani, consumismi di lusso, magastipendi e magapensioni, e chissà ancora quanta corruzione. Mi piacerebbe capire quanto dei sacrifici sociali che vengono compiuti servono per osservare le cosiddette compatibilità e quanto per mantenere tutto questo.
    Anche se non esistesse nessuna di queste cose, sarebbe impensabile, in un sistema economicamente dinamico, in un sistema che si sviluppa, che nessuno perda mai il proprio lavoro.

    La sinistra vede, giustamente, il problema della perdita del lavoro come un problema del quale deve farsi carico, soprattutto (ma non esclusivamente) la società, e non soltanto perché, quando questo accade, diminuisce la resistenza al cambimamento (ciò che facilita lo sviluppo).

    La destra, invece, lo concepisce come un problema eminentemente individuale.

    C'è una differenza qualitativa in tutto questo.

    Originally posted by Roderigo
    Ma per tornare alla discussione precedente, quel che rifiuto è la retorica che propaganda la libertà di scelta del lavoratore, per far passare misure di libertà padronale. Ricordo in varie occasioni i dirigenti diessini, da D'Alema a Veltroni, spiegare in TV come e quanto la flessibilità piacesse anche ai giovani, che non vogliono fare lo stesso lavoro per tutta la vita. Veramente offensivo.
    Io mi annoio facilmente sul lavoro. Questo non significa che sarei contento se fossi licenziato, né che il licenziamento debba essere considerato una benedizione.

    La retorica sul libero mercato dà molto fastidio anche a me; il che non significa che io non sia favorevole alla libertà d'iniziativa, anche in linea di principio.

 

 
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