(da L’ARENA DI VERONA – 28 agosto 2002)
LAVAGNO. Il 20 settembre manifestazione di Forza Nuova
Protesta contro i clandestini sfruttati per il lavoro nero
A Vago sono sempre più numerosi e vengono usati in campagna
Lavagno. Si svolgerà il 20 settembre, alle 21, nella piazza di Vago, la manifestazione organizzata da Forza Nuova contro gli extracomunitari clandestini. «Ribellarsi è ormai un dovere», recitano i manifesti che il responsabile del movimento di estrema destra per l'Est veronese Cristiano Pasi ha già distribuito in alcuni bar a Lavagno e San Martino Buon Albergo. «Prima del comizio distribuiremo i volantini fuori dalle chiese delle cittadine che confinano con Vago», annuncia Pasi. «È una forma di protesta giusta, a patto che quel giorno venga rispettato l'ordine pubblico, perché denuncia una situazione, quella dei clandestini a Vago, che è sotto gli occhi di tutti», spiega il vicesindaco Luca Bona (Alleanza nazionale) che ha autorizzato il raduno.
(...) «A Vago si radunano molti irregolari giunti nell'Est veronese», dice Pasi. «In piazza girano almeno cinque, sei clandestini al giorno. I "caporali" reclutano la manodopera da mandare a lavorare in nero nelle campagne attorno a Lavagno», assicura il comandante della polizia municipale di Lavagno Andrea Volpe. Gli extracomunitari che si raggruppano a Vago provengono da Belfiore, Ronco, Albaredo e Zevio dove i raccolti abbondano. Volpe, assieme agli altri due agenti, pattuglia anche di notte le coltivazioni attorno a Vago per scovare gli immigrati stranieri che si accampano nei casolari abbandonati.
(...) Le famiglie di Vago, però, non hanno mai protocollato in municipio alcuna lettera per segnalare la probabile presenza di clandestini. Se notano qualcosa, preferiscono riferirla a voce agli agenti. «La popolazione non si espone perché teme ritorsioni», sostiene Volpe che, due anni fa, grazie al coraggio di una mamma, ha accompagnato in Questura a Verona due albanesi che infastidivano le bambine che frequentavano le elementari di Vago. (...)
La proposta del senatore Luigi Viviani dell’Ulivo
«Una caserma dismessa per accogliere i senzatetto immigrati»
«Toglierli dalla strada e offrire loro un tetto dignitoso». Il fenomeno dell’immigrazione è un problema sociale vasto e complesso, ma l’emergenza presenta conti da saldare subito. E di quei due interventi immediati parla il senatore dell’Ulivo Luigi Viviani, commentando la nuova ondata di stranieri senzatetto giunta a Verona quest’estate. È un’emergenza da mille posti letto, dotata cioè di numeri più che sufficienti per farla deragliare sul versante della malavita. «È qui», dice Viviani, «che deve emergere la differenza di approccio culturale e politico di una amministrazione di centrosinistra rispetto al centrodestra. (...) Una prima soluzione, per far fronte all’emergenza, portrebbe essere quella di creare un centro di prima accoglienza capace di offrire un tetto a un certo numero di immigrati nel periodo loro necessario a trovare una sistemazione. Si potrebbe utilizzare una delle caserme dismesse della città, anche in prospettiva di un uso definitivo a questo scopo in futuro».
«Poi il problema casa», continua Viviani, «va affrontato in termini di concertazione sociale chiamando attorno a un tavolo tutti i soggetti interessati (industriali, artigiani, sindacati, Ater, Agec, ecc.) per realizzare insieme una serie di strumenti tendenti a offrire una sistemazione abitativa dignitosa a chi lavora. Sia attraverso la costruzione di nuovi alloggi sia attraverso strumenti di garanzia studiati per consentire l’affitto di appartamenti disponibili ma finora inibiti agli immigrati».
(...) Ma non è solo una casa la risposta che la città e chiamata a dare a chi arriva in cerca di lavoro e di una vita migliore. «Rimangono i problemi relativi all’accesso agli altri diritti di cittadinanza sociale e di integrazione degli immigrati e delle loro famiglie. In questo campo, occorre rendere concreto l’esercizio dei diritti alla salute, all’istruzione, al lavoro nel caso venga perduto. Anche se l’ambito più impegnativo, e decisivo per l’esito dell’intero processo di integrazione, rimane quello dell’inserimento sociale e culturale. (...)
(da IL GIORNALE DI VICENZA – 28 agosto 2002)
Gli immigrati si sono insediati nella zona vecchia: e non mancano le proteste
Alte parla solo straniero
Comprano case, aprono negozi, piazza S. Paolo è loro
(...) Lì si è formato un vero e proprio quartiere degli immigrati, come accade nelle grandi città. Degli oltre 1500 stranieri iscritti all’ufficio anagrafe di Montecchio Maggiore, oltre la metà fanno tappa ad Alte. Sono sempre di più i negozi gestiti da stranieri. Sempre di più gli immigrati che acquistano casa. E lo fanno proprio nel cuore di Alte perché il quartiere è vecchio, come confermano anche alcune agenzie immobiliari. Lo fanno anche perché proprio lì ci sono altri immigrati. È così che Alte sta cambiando volto. (...) «Sono qui da ventidue anni - dichiara un commerciante locale - e negli ultimi tre anni le cose sono radicalmente cambiate: il sabato e la domenica pomeriggio non si vede più la famiglia italiana a passeggio tra le vetrine, ma solo extracomunitari, che pur apprezzando gli articoli di qualità, non dispongono dei mezzi per acquistarli. Dal punto di vista commerciale, non vedo positivamente questo sviluppo della situazione: sto seriamente pensando di cambiare zona».
Hossain macellaio musulmano «Gli italiani da noi non entrano»
Indiano, 28 anni, di cui 6 in conceria Ora s’è messo in proprio
In tre anni, sono arrivati a dieci i negozi gestiti da stranieri a Montecchio. Di questi, la metà si trova concentrata nella zona di Alte, intorno a piazza S. Paolo. L'ultimo è quello di Hossain Edmad, che sulle orme della precedente attività, ha aperto all'inizio di luglio una macelleria, arricchita nelle scorse settimane con prodotti alimentari tipici del suo paese. La nuova macelleria si differenzia dalla precedente, sia per la tipologia della carne che per la macellazione della stessa, che segue rigorosamente il rito musulmano.
«Ho scelto questa piazza perché è frequentata praticamente solo da stranieri - precisa Hossain - In un certo senso, potrei dire che Piazza S. Paolo è di noi stranieri. (...)
Non appena possibile, Hossain farà arrivare in Italia anche la moglie e il figlio di due anni, che ancora non ha visto. (...)
Ormai siamo invasi dagli immigrati e le nostre belle città si stanno lentamente trasformando in suck maleodoranti.
Perché i clandestini non vengono rimpatriati?