Guerra all’Iraq: anche gli americani voltano le spalle a Bush
Quando si dice «Fare i conti senza l’oste». Mentre il presidente statunitense continua, imperterrito, nel suo proposito di attaccare il rais di Baghdad, Saddam Hussein, gli americani, in un sondaggio, gli voltano le spalle. Ieri, Bush, in una cornice da film western, riuniva i “falchi” della sua amministrazione nel ranch che possiede in Texas. Tutti d’accordo: «Eliminare Saddam, è interesse di tutti». Tutti chi? Gli spagnoli non hanno una posizione particolarmente definita. I tedeschi hanno già tagliato corto senza mezzi termini. La Russia, dal canto suo, ha siglato accordi commerciali con Baghdad per i prossimi dieci anni. Ieri, poi, ha frenato anche l’Inghilterra. Il ministro degli Esteri britannico, Jack Straw, ha fatto sapere che per lui, nel caso in cui Hussein facesse rientrare gli ispettori dell’Onu, senza porre loro troppe condizioni, la guerra si potrebbe anche non fare. E adesso, il popolo a stelle e strisce, non sembra molto convinto della necessità di un attacco. Il più polare quotidiano statunitense, “Usa Today”, ha commissionato negli scorsi giorni, un sondaggio sull’argomento al “Gallup”, accreditata società di rilievi statistici. Il risultato è chiaro. In un solo mese, da quando l’attacco all’Iraq ha operato una metamorfosi, da campagna elettorale a concreta guerra, con tutti gli annessi e connessi, gli interventisti sono calati di 9 punti percentuali. Sembra strano che ad esprimersi così sia stato il popolo vittima dell’attentato al World Trade Center. All’indomani dell’11 settembre in tutta la confederazione la parola d’ordine era appunto “war”, oggi non lo è più. Mentre i marines si preparano, ingrassando già - forse - gli anfibi, l’idea di una guerra, e una nazione, con pochi alleati, a fare da Zorro non piace più. I favorevoli alla guerra sono letteralmente crollati: dal 74% alle prime ”scaramucce”, al 61% dello scorso mese, all’attuale 53%. E il presidente texano non deve sottovalutare questi dati. Il sondaggio, infatti, parla anche di un calo della fiducia degli americani nell’azione del governo di George W. junior, giunta al 65%, mai così bassa. Gli statunitensi, tuttavia, non assolvono affatto Saddam Hussein: la maggior parte di loro, pari all’86% degli interpellati, è sicuro che il rais sostiene i gruppi del terrore progettando di assalire gli Usa. Una buona percentuale, il 53%, lo considera coinvolto nell’attentato dell’11 settembre. Il 94% inoltre è sicuro che Saddam possegga e continui a produrre armi di distruzione di massa, e ben l’83% teme che Baghdad potrebbe usarle in un eventuale attacco contro Washington. La guerra, sicuramente non imminente, si preannuncia un lungo impegno per l’amministrazione di George W. Bush, e sempre con meno §consensi tra chi lo ha eletto.
Alberto Tomasso