Risultati da 1 a 8 di 8
  1. #1
    Roderigo
    Ospite

    Predefinito Il New York Times contro Bush: Questa non è politica, è ossessione

    In un editoriale del "New York Times" alcuni interrogativi pragmatici e irrisolti sulla prossima operazione
    «Questa non è politica, è ossessione»


    Nicholas D. Kristof

    E' ora che anche i fifoni buoni a nulla si facciano sentire sull'Iraq.
    Finora il dibattito è stato monopolio di tipi dal petto villoso che schiacciano scarafaggi a mani nude e invocano l'invasione come una questione di principio e dalle colombe che stringono mani a più non posso e si oppongono a qualsiasi intervento militare unilaterale - a meno che non sia in favore delle balene.

    Ma molti di noi non hanno questioni di principio a cui riferirsi. Per noi l'attuale dibattito sull'Iraq sembra in larga misura mancare l'obiettivo; il punto vero non è se si voglia o no rovesciare Saddam, ma che prezzo dovremmo pagare per farlo. (...) In altre parole, i più tra noi sono allegri patrioti codardi in cerca di facili vittorie ma in fuga di fronte alle difficoltà. Provo imbarazzo a dar voce alla mancanza di fegato, ma si tratta di un approccio pratico. (...) Il presidente Bush mi ha convinto che non ci sono motivi filosofici per cui non si debba rovesciare il governo iracheno, visto che gli stessi iracheni starebbero meglio insieme al resto del mondo. Ma il signor Bush non ha risolto alcune questioni di ordine pratico rispetto ad un'eventuale invasione. Queste questioni sono:
    1) Siamo in grado di rovesciare Saddam in modo rapido e a un costo in termini umani ragionevole? Saddam, stavolta, sarà abbastanza intelligente da non mandare 350mila uomini in mezzo al deserto a fare da facile bersaglio. Potrebbe invece tenerli nelle città in mezzo ai civili dove gli Usa non li possono bombardare così facilmente.

    2) Un'invasione non scatenerebbe piuttosto un attacco chimico invece di prevenirlo? E' difficile immaginarsi che Saddam, se lasciato al potere, metterebbe a rischio il suo futuro compiendo azioni terroristiche con l'antrace o il vaiolo. Ma se invadiamo l'Iraq sarà assolutamente incentivato a giocare il tutto per tutto. In particolare, i pianificatori militari si affannano a dire che possa far piovere gas nervino su Tel Aviv, nella speranza di trasformare l'invasione in Iraq in una guerra arabo-israeliana. (...)
    3) Abbiamo un piano per l'Iraq del dopo-Saddam? Non possiamo semplicemente consegnare il paese al prossimo generale di turno che viene dalla minoranza Sunni del 20 percento. (...)
    4) E il deserto iracheno è davvero il posto migliore per spendere 55 miliardi di dollari? Combattere una guerra costerà forse 35 miliardi e ce ne vorranno altri 20 per ricostruire l'Iraq. Più di quanto il governo federale spenda in un anno per l'istruzione elementare e secondaria e la ricerca sanitaria messe insieme.

    5) E' possibile che una guerra contro l'Iraq intralci la guerra al terrorismo? La furia che si scatenerebbe nel mondo arabo potrebbe portare a un'ondata di antiamericanismo (...). Che si fa se vinciamo in Iraq ma perdiamo in Arabia Saudita?

    Può darsi che il presidente Bush sia in grado di affrontare questi cinque test. Per esempio, se pensiamo a come vincere rapidamente e a far nascere una democrazia fiorente in Iraq, che alimentasse la lotta contro il terrorismo, e non la ostacolasse, allora anch'io sarei guerrafondaio. (...) Ma invece sembra che il presidente, come se intossicato da purezza morale, abbia deciso che, costi quel che costi, invaderà l'Iraq. E questa non è politica, è ossessione.

    Liberazione 28 agosto 2002
    http://www.liberazione.it

  2. #2
    agaragar
    Ospite

    Predefinito Re: Il New York Times contro Bush: Questa non è politica, è ossessione

    mettiamo anche l'articolo di liberazione
    Guerra all’Iraq: anche gli americani voltano le spalle a Bush

    Quando si dice «Fare i conti senza l’oste». Mentre il presidente statunitense continua, imperterrito, nel suo proposito di attaccare il rais di Baghdad, Saddam Hussein, gli americani, in un sondaggio, gli voltano le spalle. Ieri, Bush, in una cornice da film western, riuniva i “falchi” della sua amministrazione nel ranch che possiede in Texas. Tutti d’accordo: «Eliminare Saddam, è interesse di tutti». Tutti chi? Gli spagnoli non hanno una posizione particolarmente definita. I tedeschi hanno già tagliato corto senza mezzi termini. La Russia, dal canto suo, ha siglato accordi commerciali con Baghdad per i prossimi dieci anni. Ieri, poi, ha frenato anche l’Inghilterra. Il ministro degli Esteri britannico, Jack Straw, ha fatto sapere che per lui, nel caso in cui Hussein facesse rientrare gli ispettori dell’Onu, senza porre loro troppe condizioni, la guerra si potrebbe anche non fare. E adesso, il popolo a stelle e strisce, non sembra molto convinto della necessità di un attacco. Il più polare quotidiano statunitense, “Usa Today”, ha commissionato negli scorsi giorni, un sondaggio sull’argomento al “Gallup”, accreditata società di rilievi statistici. Il risultato è chiaro. In un solo mese, da quando l’attacco all’Iraq ha operato una metamorfosi, da campagna elettorale a concreta guerra, con tutti gli annessi e connessi, gli interventisti sono calati di 9 punti percentuali. Sembra strano che ad esprimersi così sia stato il popolo vittima dell’attentato al World Trade Center. All’indomani dell’11 settembre in tutta la confederazione la parola d’ordine era appunto “war”, oggi non lo è più. Mentre i marines si preparano, ingrassando già - forse - gli anfibi, l’idea di una guerra, e una nazione, con pochi alleati, a fare da Zorro non piace più. I favorevoli alla guerra sono letteralmente crollati: dal 74% alle prime ”scaramucce”, al 61% dello scorso mese, all’attuale 53%. E il presidente texano non deve sottovalutare questi dati. Il sondaggio, infatti, parla anche di un calo della fiducia degli americani nell’azione del governo di George W. junior, giunta al 65%, mai così bassa. Gli statunitensi, tuttavia, non assolvono affatto Saddam Hussein: la maggior parte di loro, pari all’86% degli interpellati, è sicuro che il rais sostiene i gruppi del terrore progettando di assalire gli Usa. Una buona percentuale, il 53%, lo considera coinvolto nell’attentato dell’11 settembre. Il 94% inoltre è sicuro che Saddam possegga e continui a produrre armi di distruzione di massa, e ben l’83% teme che Baghdad potrebbe usarle in un eventuale attacco contro Washington. La guerra, sicuramente non imminente, si preannuncia un lungo impegno per l’amministrazione di George W. Bush, e sempre con meno §consensi tra chi lo ha eletto.

    Alberto Tomasso

  3. #3
    agaragar
    Ospite

    Predefinito

    Con l'affare iraq si stanno superando tutti i limiti del ridicolo.

    1) Siamo in grado di rovesciare Saddam in modo rapido e a un costo in termini umani ragionevole?
    Saddam fu già sconfitto nel 1991, da allora è rimasto "misteriosamente" saldamente al potere, alimentando(uno sconfitto!)una incredibile campagna di allarmismo sui pericoli delle sue terribili armi,ma, più nascostamente fungendo da comodo appoggio per tutti i più sporchi traffici dell'occidente(droga,armi,riciclaggio,terorismo ecc.)

    2) Un'invasione non scatenerebbe piuttosto un attacco chimico invece di prevenirlo?
    vedi sopra, e non potevano pensarci prima?, e le ispezioni? e l'embargo?

    3) Abbiamo un piano per l'Iraq del dopo-Saddam?
    certamente più semplice dell'afganistan, specialmente 10 anni fa.

    4) E il deserto iracheno è davvero il posto migliore per spendere 55 miliardi di dollari?
    ....per due volte...i soldi furono già spesi nel 1991.

    5) E' possibile che una guerra contro l'Iraq intralci la guerra al terrorismo?
    è possibile che Saddam rimasto al potere abbia favorito il terrorismo?

    lo scandalo Saddam, sconfitto ma al potere, più bravo di hitler e del socialismo sovietico, appare ora evidente anche agli analfabeti che non leggono i giornali, e getta anche una luce sinistra su altre "inspiegabili" situazioni geopolitiche:
    Cuba,korea,Vietnam.

    Una tardiva deposizione di Saddam non eliminerebbe lo scandalo di quello che avvenne, lo nasconderebbe solo alla vista,
    e allora se gli USA in realtà crearono Saddam, che se lo tengano,scheletro non nell'armadio ma in giardino,finchè non sarà l'ora di una vera resa dei conti,di una vera chiarificazione.

    Questo è il significato della presa di posizione di vari alleati usa,
    non lo pseudo pacifismo di Liberazione, che in questo caso sembra l'organo di stampa della famiglia bush...

  4. #4
    agaragar
    Ospite

    Predefinito

    ilnuovo ultim'ora, 29-8 2002


    18.59 Gli attacchi dell'11 settembre annunciati piu' di un anno prima ad Amburgo

  5. #5
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    Predefinito

    Strano.

    Credevo che gli statunitensi fossero un popolo di deficienti, stupidi ed ignoranti.

    Non è così che, di solito, vengono descritti?

  6. #6
    agaragar
    Ospite

    Predefinito

    ma tutto il mondo è paese.........

  7. #7
    agaragar
    Ospite

    Predefinito

    1991
    28 febbraio Alle nove di sera George Bush, in tv, annuncia al mondo la fine della guerra. Saddam accetta le 12 risoluzioni dell’Onu

    3 marzo In una tenda nel deserto a Safwan, a sud di Bassora, i generali iracheni firmano la resa davanti al generale Schwarzkopf. Saddam parla già di ricostruzione. I danni stimati sono di 60-100 miliardi di dollari per il Kuwait e di 150 miliardi di dollari per l’Iraq

    3 marzo-13 marzo Nel sud dell’Iraq, a Bassora, si registrano violente proteste e insurrezioni di popolo. I militari iracheni reprimono la rivolta compiendo una vera e propria strage. Secondo gli Usa vengono massacrati tra i 30mila e i 60mila civili. Saddam non esita a usare gli elicotteri per stanare i ribelli


    lo stesso aiuto dato ai cubani contro Castro............

  8. #8
    Roderigo
    Ospite

    Predefinito

    Originally posted by Jan Hus
    Strano.
    Credevo che gli statunitensi fossero un popolo di deficienti, stupidi ed ignoranti.
    Non è così che, di solito, vengono descritti?
    Ma no, quelli sono i filo-statunitensi.
    Cos'è che ti risulta strano?

    R.

 

 

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