[color=dark blue]Caro La Malfa, ricordo un suo libro uscito nel 2000 dal ...
[/color]
Caro La Malfa, ricordo un suo libro uscito nel 2000 dal titolo «L'Europa legata: i rischi dell'euro» che venne considerato fin troppo severo nel giudizio sul Trattato. L’esperienza di questi anni conferma quelle sue valutazioni: è troppo rigido il Patto di stabilità, secondo cui i Paesi membri debbono, quali che siano le circostanze economiche, evitare deficit pubblici superiori al 3 per cento del Pil («sarebbe bene che Piero Fassino e i suoi - lei ricorda in una parte della lettera che ho dovuto tagliare per ragioni di spazio - non dimenticassero mai che Romano Prodi dichiarò in un'intervista a Le Monde che il Patto è "stupido"»). Ma soprattutto - qui riprendo il suo ragionamento - è sbagliata l’impostazione della politica monetaria che pone l’accento solo ed esclusivamente sul pericolo dell’inflazione e consente alla Banca centrale europea di disinteressarsi per esempio dell'assurdità delle attuali quotazioni dell’euro. È chiaro che più alto è l’euro minori sono i rischi di importare inflazione, ma un euro che valga il 30 per cento più del dollaro comporta un crollo della competitività internazionale delle merci prodotte in Europa e in Italia e quindi la sostanziale stagnazione economica. È la rigidità della politica monetaria a spingere agli sfondamenti del Patto di stabilità: se l’economia non tira, i governi debbono cercare di sostenerla e per farlo non hanno che lo strumento della finanza pubblica o sotto forma di maggiori spese o sotto forma di minori entrate.
«Per questo motivo - lei conclude - penso che abbia ragione il governo italiano a proporsi una riduzione delle entrate e aggiungo che, perché sia efficace ai fini della ripresa, è bene che essa sia fatta, in tutto o in parte, in deficit. Il problema da valutare non sono i parametri di Maastricht che per qualche anno consentono il superamento del limite del 3 per cento senza provocare sanzioni. Il problema è il giudizio sul debito pubblico italiano che le agenzie di rating potrebbero dare a seguito di un superamento del limite del 3 per cento.
Io ritengo che se la manovra venisse studiata e presentata bene, non è detto che essa non potrebbe essere accolta in modo non negativo dai mercati». Ma le è chiaro, caro La Malfa, che se la manovra viene giustificata essenzialmente come il rispetto di una promessa elettorale, se la maggioranza è divisa, se il ministro dell’Economia è oscillante, se come lei dice «la Banca d’Italia vuole sfruttare l’occasione per impedire alle Camere una riforma del risparmio e se l'opposizione, temendo il successo del governo, si scatena», tutto diventa più difficile e più rischioso.